RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00268 presentata da BELLOTTI LUCA (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20100219

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Atto Camera Risoluzione in Commissione 7-00268 presentata da LUCA BELLOTTI venerdi' 19 febbraio 2010, seduta n.286 La XIII Commissione, premesso che: nel mare antistante la costa nord dell'isola di San Pietro e il litorale del comune di Portoscuso sono ancora in attivita' le tonnare fisse che appartengono e mantengono una tradizione millenaria; le origini di questa tipologia di pesca si perdono nella notte dei tempi e quelle sopra ricordate della Sardegna sono storicamente in ininterrotto esercizio dagli inizi del secolo XVI; si tratta di un sistema di pesca che impegna per il periodo stagionale da marzo a luglio centinaia di lavoratori e, per la sua concezione, non ha mai inciso o pregiudicato la conservazione degli stock di tonno rosso del Mediterraneo; la tonnara fissa e' un complesso di reti di che si allontana dalla costa su cui e' impiantato solo per qualche migliaio di metri (al massimo), fissato al fondo marino, non cerca il pesce, ma lo attende, e cattura limitate e marginali entita' dei grandi branchi che, per ragioni proprie alla specie, nel periodo tardo primaverile si avvicinano nelle acque territoriali; fino agli inizi degli anni Settanta questo sistema di pesca e' stato l'unico che ha garantito l'approvvigionamento del blue fin o «tonno rosso che e' sempre stata un'importante fonte di apporto di carni pregiate per la popolazione anche per il suo elevato tasso di proteine contenute. Inoltre le catture consentono il mantenimento di un'attivita' conserviera che attualmente sopravvive solo a Carloforte; verso la prima meta' degli anni settanta e' apparso nei mari di tutto il mondo un sistema di pesca che gia' nell'Atlantico era stato utilizzato per la cattura del tonno yellow fin e altre specie similari; si tratta della cosiddetta «tonnara volante» o «circuizione» che e' caratterizzata da un indiscriminato e massiccio prelievo di pescato, in quanto utilizza sistemi di localizzazione, quali aerei o elicotteri, e/o dispositivi di attrazione e richiamo (FINN) attuato mediante navi tonniere, che calano enormi distese di reti che chiudendosi «a trappola» possono prelevare interi branchi di tonni; tale situazione, per quanto riguarda il Mediterraneo e il tonno rosso, si e' venuta ulteriormente ad aggravare dopo l'apertura del mercato giapponese e l'invenzione delle farm, ove il tonno pescato in mare aperto viene rinchiuso in gabbie off shore e alimentato per farlo ingrassare per poi rivenderlo; tutto cio' ha incrementato a dismisura il prelievo in modo tale da creare i problemi di sopravvivenza della specie di cui oggi si discute; in tutto questo sistema le tonnare fisse hanno incontrato notevoli difficolta' che hanno portato alla pressoche' totale estinzione di questo sistema di pesca, tanto che oggi in Sardegna rimangono soltanto tre tonnare in esercizio. Ma questa attivita' non e' soltanto una iniziativa economica, perche' e' profondamente radicata nella cultura e nella vita dei territori in cui vengono calati questi attrezzi. Pertanto, la perdita di essa significa anche la perdita delle tradizioni, della storia economica, di usi, mestieri e soprattutto della nostra cultura e di un tipico e fondamentale prodotto della tipologia regionale; verso la meta' degli anni novanta venne creato l'ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione del tonno dell'Atlantico e del Mediterraneo) il quale, dopo un primo periodo di controllo delle catture, ha fissato per ogni nazione delle quote massime di pescato; la Comunita' europea ha aderito indistintamente a tale organismo, e quindi l'Italia, in quanto membro della Comunita' europea, vi ha anch'essa aderito; purtroppo, nell'aderire, l'Italia non ha mai tutelato il sistema di pesca tradizionale delle tonnare fisse, che e' l'unica pesca del tonno che si puo' definire ecocompatibile; infatti, mai le tonnare fisse hanno trovato opposizione da tutte le principali associazioni ambientaliste, anzi sono queste stesse a riconoscere i pregi e le qualita' di un'attivita' di pesca che riesce a unire l'economia con un rispetto dell'ambiente unico nel suo genere; infatti, per proteggere quest'attivita' alieutica il codice della navigazione prevede che per tutto il periodo (circa 4 mesi di calo della tonnara) venga interdetta in un'intera zona attorno alla tonnara una vasta zona di mare con una superficie di circa 12 miglia qualsiasi altra pesca. In tal maniera si mettono a riposo notevoli aree costiere, provocando un effetto positivo sul generale ripopolamento ittico. Oltretutto, la rete della tonnara fissa utilizza una maglia molto larga che consente ai pesci piu' piccoli di non essere catturati, come non vi restano impigliati delfini o altre specie pelagiche di grossa taglia che non si accostano agli sbarramenti di rete; ad oggi si ignora quale quota verra' riservata dal Ministero alle tonnare fisse, ed e' messa in dubbio la possibilita' che venga organizzata la campagna di pesca 2010, le cui attivita' preparatorie devono iniziare non oltre il mese di febbraio; per garantire una sopravvivenza, attraverso un risultato utile, sono indispensabili: la garanzia che solo per le tre tonnare di Sardegna siano consentite almeno 240 tonnellate di pescato considerando che per le tonnare maggiori, come quella di Carloforte-Isola Piana, il superamento dei costi si ha intorno alle 120 tonnellate e per le altre due minori di Portoscuso-Capo Altano e Portoscuso-Portopaglia attorno alle 60 tonnellate per ciascuna; l'attribuzione di quote ad ogni singolo attrezzo, mentre una entita' indivisa, cui attingerebbero anche le tonnare siciliane e quella ligure di Camogli, renderebbe impossibile il controllo durante la stagione perche' con la quota indivisa se anche una sola tonnara realizzasse pescato anticipato toglierebbe la vita alle altre. In proposito e' di comune esperienza che non tutte le tonnare conseguono risultato distribuito nei tre mesi di pesca, potendo accadere anzi che, come avviene per esempio per le tonnare di Carloforte, si abbia la maggiore entita' di catture nel mese di giugno; la chiusura della pesca al 30 giugno del 2010; bisogna tenere presente che i costi maggiori per ogni singola tonnara sono rappresentati dalla preparazione dell'attrezzo, dal suo impiantamento in mare e dall'arruolamento del personale e questi costi, quindi, entro marzo sono gia' definiti e accollati; se si persistesse sul criterio della quota indivisa, una volta che per avventura fosse raggiunta l'autorita' obbligherebbe tutte le tonnare a interrompere l'attivita', anche a quelle che abbiano ancora pescato poco, con che le esporrebbe a sicuro fallimento; conclusivamente, deve essere garantito singolarmente un quantitativo minimo nei termini sopra indicati a tutte le tonnare in esercizio che devono essere quelle esistenti come risultano iscritte nell'apposito elenco che fu formato dal Ministero competente anteriormente al 2005 salvo poi che della quota globale, per quanto non utilizzata da altre tonnare, possano beneficiare le altre; impegno del Governo e riservare alle tonnare fisse sul contingente assegnato all'Italia una quota globale che consenta di attribuire ad ogni tonnara fissa iscritta nell'apposito elenco anteriormente al 2005 una singola quota di pescato non inferiore alle 120 tonnellate per le tonnare maggiori e 60 tonnellate per quelle minori e comunque una quota rapportata all'effettiva entita' delle catture dichiarate negli ultimi tre anni; a consentire la pesca nelle tonnare fisse dal 15 aprile al 30 giugno di ogni anno; in subordine a interdire la pesca alle tonnare fisse per l'anno 2010 con conservazione, per quelle di Sardegna, della concessione per il 2011 e congruamente indennizzare dette tonnare fisse in base alla quantita' di pesca conseguita nell'anno 2009. (7-00268)«Bellotti, Ascierto».
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