RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00074 presentata da PASTORELLI ORESTE (MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)) in data 03/06/2014

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Atto Camera Risoluzione in Assemblea 6-00074 presentato da PASTORELLI Oreste testo di Martedì 3 giugno 2014, seduta n. 238 L'Assemblea, premesso che: il tema degli sprechi alimentari e delle possibili misure da adottare in ordine a tale problematica sono di pressante attualità nell'odierno dibattito politico; come riportato da molte mozioni aventi, ad oggetto tale questione, i rapporti elaborati dalle organizzazioni internazionali sono pressoché unanimi nel segnalare le gravissime ricadute, economiche e sociali, derivanti dallo spreco alimentare; la stessa FAO nel settembre 2013 ha stimato in 750 miliardi di dollari l'anno i costi economici direttamente collegati al mancato utilizzo delle risorse alimentari prodotte a livello globale; con riferimento all'Italia i dati raccolti nel 2011 dall'Osservatorio sullo spreco alimentare, «Waste Watchers» indicano che lo spreco di cibo a livello domestico è costato a famiglia poco meno di 1.600 euro all'anno, ovvero, secondo altre stime concordanti, mezzo punto del Pil, ossia tra 8 e 9 miliardi di euro; l'origine di questo fenomeno risiede in una molteplicità di fattori (non solo di ordine economico, ma anche culturale); dai malfunzionamenti tecnici nei processi produttivi; (cosiddetti «scarti di produzione») alla difficoltà del consumatore di pianificare correttamente o propri acquisti alimentari, dalla previsione di grammature scorrette (ad esempio nei capitolati dei bandi di gara per mense ospedaliere eccetera) al ritiro di parte delle derrate alimentari (specie nel settore ortofrutticolo) al fine di stabilizzarne i relativi prezzi; nel settore agroalimentare, dunque, si registrano gli sprechi maggiori, i quali ammontano al 2,6 per cento del totale prodotto, pari a circa 1,9 milioni di tonnellate di cibo; il problema degli sprechi alimentari, date le sue dimensioni globali, sta interessando le stesse istituzioni europee, in primis il Parlamento europeo il quale ha approvato una risoluzione volta a stimolare l'adozione – da parte dei competenti organi europei – di strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea, fissando, quale obbiettivo da raggiungere, la riduzione del 50 per cento gli sprechi alimentari entro il 2015 nello spazio europeo; attualmente l'Italia è ben lontana dal raggiungere tale traguardo, posto i prodotti ritirati dal commercio sono destinati solo in parte alla distribuzione gratuita alle fasce deboli della popolazione, alle scuole o agli istituti di pena; la maggior parte di tali derrate alimentari è, infatti, destinato alla distillazione alcolica (36 per cento), al compostaggio e biodegradazione (55 per cento) e all'alimentazione animale (4 per cento); la legge n.155 del 2003 rappresenta in Italia un primo, timido, tentativo di invertire le tendenze sopra descritte, incoraggiando le donazioni di cibo pronto e non consumato che, altrimenti, verrebbe «scartato» e facilitando le attività delle organizzazioni che distribuiscono pasti e generi alimentari agli indigenti in modo gratuito; si tratta di una normativa, alla luce delle cifre allarmanti che quest'Aula ben conosce, deve essere implementata attraverso una serie di interventi che ne estendano l'applicabilità ad ulteriori fattispecie; tali misure sono necessarie poiché in grado di incidere profondamente (e positivamente) non solo sul tessuto sociale nazionale, ma sulla stessa sostenibilità dei nostri modelli produttivi; occorre, dunque, estendere l'applicazione della legge n.155 del 2003 a soggetti ulteriori rispetto alle sole associazioni ONLUS, prevedendo la possibilità che ad essere equiparati al «consumatore finale» siano anche gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB), le alle Aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP), dalle associazioni riconosciute alle fondazioni private; occorre, poi, incentivare gli stessi produttori e distributori di prodotti a donare a tali soggetti (tutti con finalità no profit ) gli alimenti freschi e/o cucinati non consumati e ritirati, prevedendo la possibilità di detrarre dalla quota variabile della Tares, calcolata sulla base dei rifiuti prodotti/stimati, il quantitativo relativo ai prodotti alimentari che vengono donati, impegna il Governo: ad assumere idonee iniziative, anche dì tipo legislativo, volte a contrastare il fenomeno degli sprechi alimentari, incentivando il recupero e la destinazione di tali beni alle fasce sociali più deboli; ad implementare la normativa vigente in tema di donazione di derrate alimentari ritirate dal commercio, estendendo l'applicazione medesima anche a soggetti diversi dalle Associazioni ONLUS e prevedendo sgravi e benefici fiscali per quelle attività commerciali che collaborino con tali soggetti mediante la donazione degli alimenti ritirati dal commercio, sebbene commestibili; ad adottare politiche, che, contrastando il suddetto fenomeno degli sprechi alimentari, possano portare ad una significativa riorganizzazione della produzione agroalimentare, specie sotto il profilo quantitativo. (6-00074) « Pastorelli , Di Lello , Locatelli ».
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