INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05645 presentata da PICIERNO PINA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20111102

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic5_05645_16 an entity of type: aic

Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-05645 presentata da PINA PICIERNO mercoledi' 2 novembre 2011, seduta n.544 PICIERNO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: secondo la prima ricerca Eurispes- Coldiretti sulle Agromafie, presentata a Roma il 21 giugno 2011, il settore agroalimentare, di importanza strategica per l'economia italiana con il suo 10 per cento del prodotto interno lordo, e' fortemente condizionato dalle mafie nell'intera filiera, dalla produzione agricola e zootecnica al confezionamento e conserva, dal commercio al trasporto, dai marchi alla ristorazione; il rapporto Agromafie calcola in 12,5 miliardi di euro l'anno il volume d'affari delle cosche nel settore agroalimentare, di cui 3,7 miliardi da reinvestimenti in attivita' lecite con capitali illeciti, 8,8 miliardi da attivita' illecite; si tratta di un'enorme quantita' di denaro sottratto al made in Italy proprio nel settore in cui il nostro Paese da' il meglio di se' in patria e all'estero, con gravi ricadute sulla qualita' dei prodotti e sulla salute dei consumatori, oltre che con pesanti conseguenze in termini economici; l'investimento di capitali mafiosi in attivita' imprenditoriali lecite si realizza con particolare successo proprio in ristoranti e pizzerie in Italia e all'estero, in alcuni casi in importanti catene e marchi della ristorazione. Secondo Coldiretti, sono cinquemila soltanto in Italia; come riportato da un articolo apparso sul settimanale «Espresso» l'11 agosto 2011 (pagina 50, a firma Lirio Abbate e Gianluca Di Feo), un'indagine della procura antimafia di Napoli ha svelato i meccanismi con i quali la camorra mette a disposizione milioni di euro sporchi per ristoranti e pizzerie di imprenditori capaci e incensurati, che oltre a riciclare i fondi producono guadagno lecito e nuove entrate nelle casse dei clan; fondamentali per le indagini, come rileva l'Espresso, sono state le dichiarazioni del collaboratore Salvatore Di Lauro, boss dei «Capitoni» di Napoli, che ha raccontato dei 2 milioni di euro investiti nei ristoranti di Marco Iorio, citato anche da un altro collaboratore, Giuseppe Misso; tra i soci di Marco Iorio figurerebbero nomi di spicco della politica e del calcio, come l'ex senatore di Forza Italia Antonio Maione e l'ex deputato Antonio Martusciello, i calciatori Cannavaro e Borriello. A seguito di questa indagine, i pubblici ministeri hanno disposto il sequestro di 17 locali; a quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica, inoltre, sarebbero coinvolti nell'indagine catene celebri, come le pizzerie Regina Margherita, i bar Cocozza, i pub Nexxt, nonche' locali esclusivi dei Parioli a Roma, attivita' a Napoli, Caserta, Torino, Bologna, Genova, mentre altre erano in via di apertura a Varese e Bergamo e si preparava anche l'espansione internazionale del gruppo; secondo quanto e' stato pubblicato, Salvatore Di Lauro non avrebbe fatto ricorso ad alcuna forma di violenza o minaccia per entrare in affari con l'imprenditore Marco Iorio, ma semplicemente, in alcune conversazioni intercettate, avrebbe preso accordi per un investimento di 2 milioni di euro, ripagato con 100.000 euro l'anno, ovvero il 5 per cento. Un tasso di interesse che nessuna banca sarebbe disposta ad accettare; nelle medesime intercettazioni, gli esponenti dei clan valuterebbero il guadagno in nero proveniente dai ristoranti in 800.000 euro l'anno e indicherebbero tra le spese quelle destinate a fare regali ad esponenti della Guardia di finanza. I capitali verrebbero poi trasferiti in Svizzera attraverso un giro di fatture fittizie; nei medesimi nastri gia' citati, secondo i giornalisti, si parlerebbe anche della creazione di una compagine per investire sulla celebre catena «I fratelli La Bufala», di Geppi Marotta, contro cui non sono state mosse accuse. L'obiettivo sarebbe quello di implementare la rete estera dei La Bufala attraverso un fondo «di 30 milioni a favore di quattro diverse cordate imprenditoriali, al fine di rendere piu' difficile il rintraccio dei capitali». La retata delle forze di polizia avrebbe fatto saltare le trattative; un'altra importante scalata imprenditoriale in odore di camorra e' quella che riguarda la catena «Pizza Ciro», o «Ciro e Ciro». È stata fondata da Salvatore Righi, una volta uscito di galera per aver riciclato denaro dei clan attraverso la sua friggitoria a Napoli. Questo marchio in pochi anni ha aperto 17 locali nella capitale, uno dei quali a pochi passi da Montecitorio, tra pizzerie, ristoranti e pub, 73 sigle aperte in 15 anni in tutta Italia; queste imprese sono controllate nominalmente da una complessa serie di scatole cinesi che porta continuamente a cambiare marchio e insegne; secondo quanto risulta all'Espresso, alcuni collaboratori di giustizia avrebbero indicato i fratelli Righi come persone molto vicine al clan Contini, in particolare il pentito Luigi Giuliano avrebbe rilasciato informazioni circostanziate sui metodi utilizzati dai Righi per il riciclaggio di denaro per conto dei clan -: quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sviluppare un'azione efficace di prevenzione e di contrasto delle infiltrazioni e del riciclaggio da parte dei clan nel settore della ristorazione, vista la difficolta' nell'accertare il reato di riciclaggio e la veste imprenditoriale, tra il legale e l'illegale, con cui i clan si stanno riorganizzando non solo in tutta Italia, ma anche all'estero; quali strumenti legali e operativi intendano perfezionare o mettere a disposizione della Guardia di finanza e delle forze di polizia in generale per consentire piu' rapidi ed efficaci accertamenti sulla provenienza dei capitali che vengono investiti in catene di ristorazione e singoli locali, in modo da tutelare in questo settore una concorrenza leale e da permettere agli imprenditori onesti di prevalere, difendendo il migliore made in Italy, quello della legalita'. (5-05645)
xsd:string INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05645 presentata da PICIERNO PINA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20111102 
xsd:integer
20111102- 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05645 presentata da PICIERNO PINA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20111102 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 
xsd:dateTime 2014-05-15T02:41:21Z 
5/05645 
PICIERNO PINA (PARTITO DEMOCRATICO) 

data from the linked data cloud

DATA