_:B606a791222be85da9762bd1f98af3193 "19991111" . _:B606a791222be85da9762bd1f98af3193 "SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03645 presentata da CUSCUNA' NICOLO' ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980129" . . . . _:B606a791222be85da9762bd1f98af3193 . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03645 presentata da CUSCUNA' NICOLO' ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980129"^^ . . "2014-06-06T10:58:27Z"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE" . . "Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri per le politiche agricole, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, della sanita', degli affari esteri, del lavoro e della previdenza sociale e dell'industria, del commercio e dell'artigianato. - Per conoscere - premesso che: l'autocritica costruttiva, come nel presente caso, e' nel programma del Polo per le liberta', cio' nel pieno rispetto della onesta' politica ed intellettuale, a tutela dello sviluppo economico ed occupazionale della nazione e con riscontro a tutto l'elettorato ed agli avversari politici; la presente interrogazione dimostra come sia possibile che accada quanto giustamente la stampa nazionale pone spesso nella massima evidenza e cioe' che le regioni risultino incapaci di utilizzare i cospicui fondi che l'Unione europea eroga all'Italia e come questi vengano restituiti intonsi all'incredulo mittente; sono presenti nel mondo circa 160 milioni di capi della specie animale bufalo (Bubalus bubalis) suddivisi in molte razze tra le quali la nostra \"mediterranea\" il cui allevamento e' gloria e ricchezza della zootecnia italiana e soprattutto campana (circa 160.000 capi), in particolare delle province di Caserta, oltre 120.000 capi, e Salerno, 30.000 capi, su di un totale nazionale di 200.000 capi; e' cosi' evidente che, quando si parla di comparto bufalino italiano si intendono le province di Caserta e di Salerno con oltre il 75 per cento dei capi presenti su tutto il territorio nazionale (l'80 per cento nell'intera Campania con Benevento e Napoli); l'allevamento bufalino italiano, altamente selezionato e primo al mondo in termini qualitativi e di medie di produzione per capo da latte, a differenza dell'estero, persino delle nazioni che solo da poco ospitano questa specie animale, e' purtroppo finalizzato solo alla produzione lattiera e l'unica materia prima ottenuta, appunto il latte, viene trasformata in un solo anche se pregevole formaggio (400.000 quintali di mozzarella; 600 miliardi di lire di fatturato) senza che vi sia stata diversificazione nella trasformazione casearia e senza alcun altro ipotetico utilizzo, come al contrario accade in tutte le nazioni che allevano la stessa specie animale; il comparto bufalino ha vissuto un fulgido periodo per quello che riguarda la produzione ed il commercio della famosa mozzarella di bufala DOP (denominazione d'origine protetta) con ottimi utili per gli operatori del settore e possibilita' di lavoro per le maestranze (20.000 addetti in Campania), ma oramai si avvia verso una fase di stallo, anche per l'incapacita' di acquisire nuovi mercati. L'espansione verso nuovi mercati richiede, come per qualsiasi altro settore della produzione agro-zootecnica, una organizzazione manageriale e associazionistica, coraggio nelle scelte imprenditoriali, investimenti per rinnovare le troppe fatiscenti strutture e per individuare innovazioni di prodotto, unica ricetta per \"entrare in Europa\", pronti alle sfide economiche che ci attendono nel prossimo millennio; il raggiungimento di questi scopi deve necessariamente passare attraverso una accurata e lungimirante politica agraria, capace non solo di saper attingere dalle disponibilita' offerte dall'Unione europea, ma tale da suscitare il necessario stimolo negli immotivati e rassegnati operatori del settore, per far loro compiere quel salto di qualita' che li faccia divenire moderni e competitivi imprenditori; il problema e' quindi a monte, dove il comparto bufalino vive una condizione di \"perversione zootecnica\" nella quale la filiera bufalina e' pressocche' inesistente come dianzi affermato e l'unica risorsa e' fornita dalla produzione del latte e dalla sua trasformazione in mozzarella; l'inesistenza della filiera bufalina sta essenzialmente nel fatto che, a differenza del comparto bovino, oltre a non esserci altri utilizzi del latte, la carne e quindi la pelle di questo animale non vengono prodotte e cio' con una lunga serie di conseguenze che dimostrano come i principali problemi del comparto bufalino si riconducano essenzialmente alla mancata produzione della carne; i 200.000 capi presenti in Italia costituiscono un numero esiguo anche perche', da alcuni decenni, molti \"mediterranei\" vengono venduti all'estero per la nostra incapacita' di crescita del comparto latte. Cio' generera' una forte concorrenza estera che nel tempo costituira' una sorta di boomerang sul comparto bufalino italiano; ogni anno vengono soppressi poco dopo la nascita circa 50.000 capi maschi che altrimenti dovrebbero servire a produrre carne per la quale, nonostante le sue pregevoli e naturali caratteristiche (pochissimo colesterolo e grassi, ipocalorica, alto tenore in proteine, molto ferro organico, tenera e succosa), non e' mai stato creato il mercato; soppressione e smaltimento (per sotterramento o in corsi d'acqua) avvengono in modo illegale e con danno all'ambiente ed alle falde idriche; questa \"consuetudine\" sara', prima o poi, utilizzata per discreditare il comparto bufalino da multinazionali del settore che gia' da tempo vorrebbero accaparrarsi il mercato del formaggio mozzarella in genere, dopo avere eliminato il piu' qualificato concorrente; l'esiguo numero di maschi presenti nelle aziende, per di piu' spesso erroneamente e casualmente individuati come potenziali riproduttori all'eta' di soli due giorni, fa si' che la selezione genetica su linea maschile sia rallentata e che avvenga spesso in condizioni di consanguineita'; e' inoltre rallentata anche la selezione genetica su linea femminile dato che la rimonta dei capi da latte e' eccessivamente prolungata nel tempo, scoraggiata dalla impossibilita' di utilizzo per carne per la scarsa remunerazione della stessa, causa l'assenza del mercato; non si e' mai fatta in Italia selezione per carne. Questa si basa su riscontri morfologici, e' quindi rapida nel fornire risultati ed e' alla portata di ogni allevatore. Nonostante non sia mai stata praticata, il bufalo \"mediterraneo\" presenta gia' un accrescimento pari se non migliore ad un bovino di razza \"frisona\", piu' comunemente noto come \"pezzata nera\". C'e' quindi da attendersi esiti positivi dalla selezione per carne, tali da far divenire il nostro bufalo una specie animale a \"duplice attitudine\", fatto di non trascurabile importanza anche per rispondere, sempre e nel tempo, alle mutevoli richieste del mercato e per il migliore e completo utilizzo e dei foraggi e di ogni tipologia agronomica del territorio nazionale e campano in particolare; la mancata creazione del mercato della carne bufalina (ricerca, sperimentazione, avvio nella produzione, marketing, pubblicita' eccetera), momento che precede o che accompagna la diffusa produzione, causa il fatto che vengano sfruttate, oltre ogni limite e fino ad una eta' eccessiva (anche 20 anni), le femmine da latte. Cio' con problemi per la qualita' del latte e per la caseificazione ed il commercio della mozzarella che e' di troppo rapida deteriorabilita' per poter raggiungere qualsiasi mercato mondiale. Le femmine, infatti, come accade nel comparto bovino, per non peggiorare la qualita' media del latte, andrebbero progressivamente eliminate ad una eta' inferiore, quando le loro carni, a differenza di una bestia vecchia, sono ancora utilizzabili e gradite ai consumatori e tali quindi da offrire una remunerazione agli allevatori; finiscono invece al macello solo gli animali vecchi e malandati, spesso anche nefropatici, per cui si e' generata diffidenza nei consumatori, soprattutto locali, erroneamente convinti che la carne bufalina abbia odore e sapore strani e sgradevoli (forniti dall'eta' eccessiva, dalle condizioni e dalle strutture di allevamento non mirate per la carne, dalla nefropatia eccetera) perche' solo quella e' la carne bufalina a loro nota; e' purtroppo diffusamente ancora presente, soprattutto negli allevamenti bufalini della provincia di Caserta, la brucellosi. Si tratta di una antropozoonosi, cioe' di una malattia che dall'animale e dalle sue produzioni puo' essere trasmessa all'uomo anche attraverso il latte, divenendo \"febbre maltese\", ma grazie alla tecnologia di caseificazione della mozzarella (dove, tra le altre cose, si ottiene la filatura della pasta a circa 90^C), viene garantita la salubrita' del prodotto. La brucellosi e' compatibile con il consumo delle carni (di scelta inferiore) e questa malattia non solo e' presente, ma ne e' anche agevolata la migliore diffusione tra gli animali, proprio perche' gli allevatori bufalini non sono motivati ad eliminare i capi infetti, sapendo di non ricavare quasi nulla per la carne a differenza di quanto al contrario ottengono gli allevatori di bovini. La presenza di questa patologia negli allevamenti bufalini da' una immagine di arretratezza a tutto il comparto, contravviene ai regolamenti sanitari e comunitari ed e' un reale problema per la produzione e per la salute degli animali stessi e per chi ci lavora a stretto contatto (medici veterinari, mandriani, mungitori). E' causa, inoltre, di un ulteriore grave danno economico agli allevatori in quanto porta aborto e di conseguenza perdita di produzione di latte. La risoluzione di questo problema, essendo oramai scaduto ogni termine, con una posizione rigida nei confronti dello stesso gia' manifestata dal ministero della sanita' e dai competenti organi dell'Unione europea, ricadra' a breve sull'ente regione Campania, primo responsabile per la pessima gestione della vicenda nel passato, ma anche nel presente, con il comportamento dell'attuale amministrazione che e' oggetto della presente interrogazione; gli allevatori bufalini perdono cosi' da sempre un reddito addizionale a quello che ricavano dal latte: la carne. E' questo un fatto di fondamentale importanza, secondo quanto da anni si afferma in materia di scelte aziendali ed in qualsiasi campo della produzione, da parte dei piu' qualificati esperti economici, la cui \"ricetta\" per il futuro indirizza qualsiasi imprenditore a lucrare il massimo, valorizzando ogni aspetto trascurato dello specifico comparto; il mancato decollo del comparto bufalino, soprattutto a causa della incompletezza della filiera, dell'assenza di spirito associazionistico fra gli operatori e di una programmazione e di una organizzazione manageriali, aggrava in Campania o comunque non supporta come potrebbe la gia' precaria situazione economico-occupazionale, nel mentre, proprio in questo settore, sono a portata di mano mete fino ad ora impensate; il decollo dell'intera filiera, con il conseguente aumento dell'occupazione, e' la ovvia ed imprescindibile premessa, come in altri casi, per il definitivo annientamento della delinquenza in Campania ed e' nello specifico l'unica possibilita' per garantire certezze per il futuro agli imprenditori ed ai lavoratori gia' impegnati nel comparto bufalino; esiste un commercio clandestino di carne bufalina circoscritto soprattutto alle vecchie bufale a fine carriera. Questo commercio, non essendo gli allevatori produttori di carne, e' sfuggito loro di mano ed essi non detengono piu' alcun potere contrattuale nei confronti dei commercianti. Cio' e' causa del prolungamento della carriera produttiva per il latte oltre ogni limite e mortifica altresi' la produzione mirata della carne stessa; nella sola provincia di Caserta non si sa come smaltire, e cio' avviene spesso in maniera illegale e dannosa per l'ambiente, ben un milione di quintali all'anno di siero residuo dalla caseificazione della mozzarella. Questo siero potrebbe essere trasformato a livello industriale per il recupero di materie prime (cosi' come previsto in un progetto gia' approvato in sede Cipe e dal Ministro del bilancio), ma potrebbe anche essere adoperato \"tal quale\" per l'alimentazione dei maschi da carne, essendone sconsigliabile per vari motivi l'utilizzo sulle giovani femmine da destinare ad una lunga carriera produttiva per il latte e quindi finalizzate a raggiungere nella condizione di giovenche gravide il ragguardevole valore di 5-6 milioni di lire/capo; e' quindi evidente che non si puo' produrre latte di qualita', caseificare senza problemi, commercializzare mozzarella, fare selezione genetica per il latte, essere in regola con le leggi, smaltire il siero eccetera senza che si produca anche la carne; la carne di bisonte americano, simile ma inferiore qualitativamente a quella bufalina, e' gia' diffusa in tutto il territorio francese a mezzo di una catena di ben 140 ristoranti ed ha un prezzo fino a 150 franchi francesi al chilo; gli allevatori bufalini del resto d'Europa (Inghilterra, Bulgaria, Romania) e del Nord Italia, grazie anche alle sventure altrui e cioe' alla vicenda del morbo della \"mucca pazza\" (encefalopatia spongiforme bovina o BSE), sono gia' riusciti a creare questo mercato e stanno realizzando ottimi guadagni proprio con la produzione e la vendita della carne bufalina; e' stimabile in circa 2.000 addetti il numero di persone che potrebbero trovare lavoro nella sola Campania se si riuscisse a creare il mercato della carne bufalina e del relativo indotto (trasformazione anche della pelle, trasporto, macellazione, mediazione commerciale eccetera), atteso che nella sola provincia di Caserta vi sono circa 1.000 allevamenti e che i posti di lavoro per la carne andrebbero ad aumentare di pari passo all'incremento numerico dei capi da latte allevati (si ricorda che un mammifero produce latte dal momento che partorisce); molte delle motivazioni citate sono gia' contenute in tre interrogazioni presentate in passate legislature dall'interrogante ai Ministri interessati (n. 4-02700 del 2 agosto 1994, n. 4-06555 del 17 gennaio 1995 e n. 4-14927 del 18 ottobre 1995); quanto affermato sulla necessaria ed improcrastinabile ripresa della produzione delle carni nazionali risponde pienamente alle pressanti richieste dei sempre piu' preoccupati consumatori italiani e trova ampio riscontro nel piano carni dell'Aima, che ha inserito la carne bufalina nel suo programma, grazie anche alle interrogazioni presentate a suo tempo; e' noto che del premio Aima per la carne bufalina si stanno gia' avvalendo sopratutto gli allevatori bufalini del Lazio e del Nord Italia; il Consorzio \"Progetto Bufala\", con afferente il Cicob (Consorzio tra industriali del comparto bufalino), entrambi con sede in Via Roma, 74 Caserta 81100, sono i promotori di due progetti approvati in sede Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il 23 luglio 1997 nell'ambito del patto territoriale per lo sviluppo della provincia di Caserta e dal Ministro del bilancio il 20 dicembre 1997, progetti che prevedono il recupero di materie prime dal siero residuo dalla caseificazione della mozzarella a mezzo di una trasformazione industriale e la produzione e la trasformazione della carne bufalina di prima qualita', quest'ultimo per un investimento totale di 5 miliardi di lire per la realizzazione di un centro nel casertano di ingrasso e trasformazione di 1.200 capi da carne all'anno; precedentemente, e cioe' in data 13 dicembre 1995 (prot. n. 2/12498) il consorzio \"Progetto Bufala\", il quale sin dalla sua costituzione, e cioe' dicembre 1993, ha lavorato in favore della produzione, della trasformazione e della commercializzazione della carne bufalina, aveva presentato alla regione Campania (piani operativi plurifondo regione Campania deliberazione n. 4435. Sedute del 1^ agosto 1995. Misura 4.1.4. Interventi di valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli) una richiesta di finanziamento per un progetto totale di 750 milioni di lire di presupposto a quello succitato che il Cipe ed il Ministro del bilancio avrebbero poi approvato. Questo progetto e' tarato sulle province di Caserta e di Salerno quindi afferisce al 75 per cento del patrimonio nazionale ed e' finalizzato, sempre per la carne bufalina, alla creazione del disciplinare di produzione e di qualita' e di un protocollo interprofessionale d'intesa, alla realizzazione di un marchio di qualita' e di una linea grafica di confezionamento, a una indagine di mercato per una azione coordinata di marketing, alla elaborazione di una scheda con dati e parametri sulle caratteristiche merceologiche, alla elaborazione e somministrazione di questionari alle aziende, ad una verifica presso i produttori, alla divulgazione dei risultati agli interessati con monitoraggio e verifica degli stessi, alla elaborazione e stampa di un libro ricette, insomma un progetto utile a chiunque vorra', anche autonomamente dal \"Progetto Bufala\", produrre carne bufalina, aderendo pero' ad un costituendo \"Consorzio di tutela di produttori di carni bufaline\", finalizzato a sancire appunto la produzione di questa derrata, per far si' che dovunque questa venga prodotta, anche al di fuori della Campania, sia di qualita' e tutelata e riconosciuta nello stesso modo dai consumatori; nel numero 3/95 pag. 13 di \"Bubalus bubalis\", rivista specializzata di settore, appariva una intervista all'onorevole ingegner Antonio Lubritto, assessore all'agricoltura e foreste della regione Campania, il quale alla domanda: \"Cosa devono in concreto attendersi gli operatori zootecnici in termine di immediato sostegno?\", rispondeva tra le altre cose: \"Altro progetto che intendiamo sostenere ed attuare e' quello di creare un consorzio per la valorizzazione e commercializzazione della carne bufalina che sicuramente permetterebbe una maggiore forza di penetrazione nel mercato delle carni e, quindi, si realizzerebbe una ulteriore fonte di guadagno per gli allevatori bufalini\"; e' accaduto, purtroppo, che solo e proprio da parte dell'ente che piu' di ogni altro avrebbe dovuto sposare questa lodevole iniziativa e cioe' la regione Campania e piu' in particolare l'assessorato all'agricoltura, sia giunto un inqualificabile freno a quanto il consorzio \"Progetto Bufala\", con la collaborazione dei piu' eminenti cattedratici universitari del settore, sulle sue sole forze e' riuscito a fare in meno di quattro anni di duro lavoro e come e' testimoniato da oltre 120 pagine di rassegna stampa; infatti, in data 7 agosto 1997, il dirigente del servizio \"interventi strutturali per la valorizzazione delle produzioni - sviluppo dell'agriturismo\" dottor Alberico Pergamo scriveva al consorzio \"Progetto Bufala\" che il progetto presentato non rispondeva agli obiettivi della regione Campania in quanto: a) \"un'azione che si propone l'obiettivo di sviluppare i consumi della carne bufalina sarebbe interessante se riguardasse tutta l'area di produzione di carne di bufala atteso che il mercato della carne bufalina e' pressoche' inesistente\"; b) \"inoltre per assicurare efficacia all'intervento il programma dovrebbe essere meglio strutturato e di piu' ampio respiro\"; venivano divulgati dal consorzio la notizia ed i contenuti che si commentano da soli, alla stampa: in sintesi il classico \"cane che si morde la coda\"; a cio' seguiva il diretto interessamento del presidente della III Commissione permanente programmazione, agricoltura, turismo, altri settori produttivi della regione Campania, l'onorevole dottor Benedetto Lombardi che gia' nel mese di settembre 1997 perorava la giusta causa del consorzio \"Progetto Bufala\" indirizzando una lettera di protesta per l'accaduto al presidente della regione Campania, onorevole avvocato Antonio Rastrelli ed all'assessore all'agricoltura, della stessa regione, onorevole ingegner Antonio Lubritto, il quale, il 20 ottobre 1997, contraddicendo se stesso (vedi intervista a \"Bubalus bubalis\") rispondeva che: l'istanza non e' stata accolta dal nucleo di valutazione per i seguenti motivi: a) il mercato della carne bufalina e' pressoche' inesistente; b) l'azione che intendeva proporsi per sviluppare i consumi della carne bufalina doveva riguardare tutta l'area di produzione della carne di bufala; c) il programma proposto e' stato ritenuto non bene sviluppato e abbastanza limitato; nel mentre accadevano queste vicende: in data 22 settembre 1997 (Corriere di Caserta), 29 settembre 1997 (Corriere di Caserta), 11 ottobre 1997 (Il Giornale di Caserta), 3 novembre 1997 (Corriere di Caserta), 4 novembre 1997 (Il Mattino), 4 dicembre 1997 (Corriere di Caserta), 4 dicembre 1997 (Il Mattino), 5 dicembre 1997 (Roma), 8 dicembre 1997 (Corriere di Caserta), 16 dicembre 1997 (Corriere del Mezzogiorno), 5 gennaio 1998 (Corriere di Caserta) e nel numero IV/1997 di Bubalus bubalis usciva una serie di articoli e di interviste ispirate dal direttore del consorzio \"Progetto Bufala\", Alessandro Scorciarini Coppola, dottore in scienze della produzione animale, il quale senza mezzi termini puntualizzava l'incapacita' dell'assessorato all'agricoltura della regione Campania; il pressappochismo e l'incompetenza degli afferenti all'assessorato all'agricoltura della regione Campania, nel danneggiare l'immagine dell'ente stesso in questa vicenda danno piena ragione, linfa vitale e sostegno a coloro i quali, in una certa parte della nazione stanno cercando di portare avanti un'idea separatista e razzista nei confronti del sud Italia; l'assessorato all'agricoltura della regione Campania con questo suo comportamento scriteriato finisce per favorire il mercato clandestino della carne bufalina e responsabilita' possono essere addebitate a carico dell'assessore Lubritto, del dirigente dottor Pergamo e del nucleo di valutazione dello stesso assessorato per il comportamento esposto che potra', se reiterato nel tempo, procurare grave ed irreversibile danno economico al comparto bufalino; e' questa una vicenda, infatti, che ha mostrato tutti i limiti di una pessima organizzazione, gestita purtroppo nei vertici da autentici incompetenti, con l'aggravante che quello bufalino e' un comparto economico ed occupazionale secondo in Campania solo al turismo e primo nella provincia di Caserta -: se non intendano adoperarsi perche' il progetto, gia' approvato dal Cipe e dal Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, possa essere attuato cosi' da utilizzare pienamente i finanziamenti dell'Unione europea. (5-03645)" . . . . "1"^^ . "19980129-19991111" . "5/03645" . . . "CUSCUNA' NICOLO' ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE)" . . . .