INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01331 presentata da VENETO ARMANDO (POPOLARI E DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 19961222

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic5_01331_13 an entity of type: aic

Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che all'interrogante risultano i seguenti fatti: da circa quindici giorni l'onorevole Michelangelo Agrusti, gia' deputato della Repubblica, ha inviato al Ministro interrogato, al Consiglio superiore della magistratura, al procuratore generale presso la Corte di appello di Trieste ed al procuratore della Repubblica di Pordenone un esposto relativo a fatti gravi, costituenti illeciti penali e disciplinari, posti in essere da magistrati del tribunale di Pordenone; la denunzia si fonda su documenti, tra cui una dichiarazione a firma del signor Da Re Danilo, marito del giudice dottoressa Anna Fasan, giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Pordenone, che ha avuto il coraggio di rendere noti comportamenti che meritano accertamento e sanzione ancor piu' rapidamente e con maggior rigore di quanto non debba accadere a seguito della collaborazione prestata dai "pentiti"; questo poiche' il signor Da Re non ha contrattato alcuna ricompensa per esporre i fatti a lui noti e perche' la qualita' dei protagonisti, l'affidamento su di loro posto dalla pubblica opinione e la ampiezza delle lesioni prodotte impongono prese di posizione nette e senza ipocrisie; assume infatti il signor Da Re di essere stato testimone e partecipe - sia pure per ragioni parentali - di decisioni giudiziarie assunte prima e fuori dai luoghi istituzionali, con commistione di funzioni, ed a fini persecutori, laddove l'abuso del proprio ufficio per interessi di parte si mescola ad altri fatti che potrebbero costituire piu' gravi reati e che solo una approfondita indagine potra' evidenziare; si legge nell'esposto, a firma Da Re, che il dottor Tito Raffaele, sostituto procuratore della Repubblica in Pordenone, abbia da sempre esercitato una forte influenza sulla dottoressa Anna Fasan; si legge altresi' che il dottor Rossi, giudice di quel tribunale, ponesse a disposizione dei due la sua competenza professionale cosi' completando una terna che decideva chi dovesse essere arrestato, per quale motivo e per quanto tempo; chi assolto e chi condannato; a leggere la memoria del signor Da Re si ha la fotografia di un concerto dedito a gestire il potere derivante dalle rispettive funzioni in danno di inermi cittadini; in particolare, pare che il signor Da Re fosse a previa conoscenza di molte sentenze tanto da gioirne nell'apprendere l'esito giudiziario dai mezzi di informazione; egli cita, a mo' di esempio, la sentenza Del Fabbro, che vedeva coinvolto anche l'onorevole Agrusti, e che sarebbe stata frutto dell'accordo del dottor Tito e della dottoressa Fasan con la collaborazione del dottor Rossi, nel contesto della volonta' espressa dal dottor Tito di "incastrare" l'onorevole Agrusti, arrestato nel corso del congresso nazionale del suo partito; il che - secondo il Da Re - appariva alla moglie ed ai suoi amici essere importante per lo scalpore giornalistico che avrebbe suscitato; aggiunge il Da Re che gli interrogatori degli arrestati vennero gestiti in modo da ottenere dichiarazioni accusatorie e che la fase di preparazione del processo vide impegnati il dottor Tito e la dottoressa Fasan nel convincere un componente il collegio diverso dal dottor Rossi, perche' gli imputati venissero condannati; Da Re prosegue citando il processo dividend stripping, del quale il dottor Rossi e' giudice, dopo avere aiutato il giudice dell'udienza preliminare, dottoressa Fasan, a stendere atti relativi alla affermazione di responsabilita'; i casi Arzino, Zanussi, "Canale 55", Pollesel, Vitulli, Labozzetta, Cinausero, Euromercato; e per ciascuno di essi indica fatti e personaggi a dimostrazione della gestione della giustizia per fatto proprio, con tendenze alla persecuzione, da ciascun episodio emergendo un quadro di supponenza, certezza di impunita', oltre che di mistificazione e persecuzione in danno di inermi cittadini; il racconto del signor Da Re e' denso di particolari ed individua fonti di prova utili per accertare la verita', a condizione che si agisca con immediatezza, prima cioe' che il potere del quale sono dotati i personaggi da investigare valga ad inquinare le prove; i riscontri alle dichiarazione del Da Re serviranno, non solo per conoscere i fatti, ma anche per saggiare la credibilita' dello stesso che, tuttavia, pare essere in possesso di conoscenze particolareggiate e riscontrabili anche attraverso l'esame dei fascicoli processuali citati; primo fra tutti quello relativo alla vicenda Agrusti, conclusasi con l'assoluzione dell'imputato in grado d'appello, dopo che la sentenza, a firma della dottoressa Fasan, aveva interpretato i dati probatori in senso accusatorio -: se sia a conoscenza dei fatti esposti e della denunzia a firma Agrusti nonche' dei documenti ad essa allegati; quali urgenti provvedimenti investigativi abbia disposto per garantire la dignita' dell'esercizio delle funzioni giurisdizionali in Pordenone oltre che a fini di esercizio dell'azione disciplinare. (5-01331)
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