INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/33112 presentata da CANGEMI LUCA ANTONIO (MISTO) in data 20001214

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Al Ministro dell'interno, al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: l'Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Catania e' stato gestito negli ultimi anni dal Governo della regione Sicilia attraverso commissari unici, emanazione diretta degli assessori regionali pro tempore ai lavori pubblici, che hanno utilizzato propri dipendenti, incentrando in se' medesimi le incompatibili funzioni di controllare e controllato; questa modalita' di gestione e' durata dal luglio 1993 al novembre 1999, con inammissibile dilatazione rispetto ai brevissimi tempi assegnati da leggi nazionali e regionali per la ricostituzione e l'insediamento degli ordinari organi collegiali di gestione: consiglio di amministrazione e collegio sindacale; la lunga ed ingiustificata gestione monocratica ha formato oggetto di inchiesta della commissione parlamentare regionale antimafia, la quale, a conclusione dell'indagine, presento' il 20 marzo 1996 all'Ars relazione del Presidente contenente severi giudizi sull'operato del primo commissario, ingegner Alessandro Tusa, evidenziandone «la sensibilita' ad interessi politici di parte ...il continuo ricorso a consulenze ed incarichi esterni con ingiustificato aggravio di spese» e rilevando ancora «che lo Iacp di Catania... e' stato gestito con logiche affaristiche e clientelari»; la relazione dell'antimafia regionale del marzo 1996 non venne presa in alcuna considerazione dal governo regionale, che persevero' nella pratica di nominare commissari unici, non soggetti a controllo di legittimita'; nel dicembre 1997 il commissario Valerio Infantino, nominato dall'assessore Lo Giudice e confermato dall'Assessore Manzullo, venne arrestato su ordine della Dda di Palermo con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbativa d'asta, corruzione e abuso d'ufficio per illecita gestione della spesa pubblica; nel febbraio 1999 anche la Dda di Catania procedeva a richiedere nuova cattura dell'Infantino con analoghe accuse, segnatamente riferite all'appalto Iacp denominato «Tavoliere» e all'asta del secondo lotto dell'ospedale Garibaldi di Catania; per conseguire i propri obiettivi il commissario Infantino aveva, con il concorso attivo degli assessori che lo avevano nominato, ottenuto il licenziamento - a mezzo di un commissario ad acta inviato a tale scopo - del direttore generale dell'ente avvocato Francesco Messineo, rappresentando lo stesso un ostacolo ai suoi disegni (di cio' si trova traccia nelle dichiarazioni rese all'autorita' giudiziaria da Angelo Siino); in data 10 ottobre 1998 sette parlamentari regionali dell'opposizione di sinistra presentavano interrogazione al presidente della regione e all'assessore ai lavori pubblici circa le finalita' perseguite dal governo regionale con la rimozione del predetto dirigente che si rivelo' determinante per consentire all'Infantino di «pilotare» appalti per centinaia di miliardi mediante intese spartitorie secondo il metodo descritto da Angelo Siino, il quale nel gennaio 1998, deponendo nel processo «Orsa Maggiore Tre» (Corte di Assise di Catania), aveva dichiarato di avere frequentato esponenti di spicco della Mafia catanese e di altre province, facendo riferimento a riunioni che sarebbero state ospitate nella «casa di un certo Tusa... di Borgo Libertinia, la cui tavola non si scunzava mai» secondo quanto riportato dalla Sicilia dell'8 gennaio 1998; successivamente la cattura dell'Infantino, viene inviato presso lo Iacp di Catania un tale Ercole Musumeci; durante la gestione di quest'ultimo, nel settembre 1998 viene aggiudicato un appalto (gia' bandito dall'Infantino) alla Cgp di Giulio Romagnoli, lo stesso che il 24 ottobre 1998 sara' tratto agli arresti per turbativa di aste pubbliche; il governo regionale, solo dopo i plurimi provvedimenti restrittivi dell'autorita' giudiziaria, nel dicembre 1999, con sei anni di colpevole ritardo, ha insediato un consiglio di amministrazione senza tuttavia provvedere a ricostruire il collegio dei sindaci, lasciando cosi' privo di controllo il nuovo organismo con la conseguenza di rendere inefficaci tutti gli atti di natura contabile per la cui validita' e' prescritto il parere obbligatorio dei sindaci; il nuovo presidente dell'ente, dottor Luigi Marano, accentra in se' altre cariche e funzioni pubbliche il cui coevo esercizio si appalesa di ostacola ad una attenta ed oculata gestione della cosa pubblica: egli infatti contemporaneamente dovrebbe assolvere le funzioni di dirigente dell'assessorato regionale alla sanita' e di commissario straordinario di palazzo Adriano nella provincia di Palermo; la carenza di controllo ha reso piu' agevole al presidente dello Iacp di Catania una gestione non meno censurabile di quella della gestione commissariale. La linea di continuita' nelle spreco di risorse pubbliche attraverso il ricorso continuo ed ingiustificato a consulenze ed incarichi esterni si riscontra nella nuova amministrazione persino per adempimenti ordinari omessi dagli uffici dell'ente, e precipuamente dai dirigenti di esso lautamente stipendiati ed incentivati con «premi» ed indennita' che non trovano riscontro nelle prestazioni lavorative dovute e non effettuate anche per anni (i bilanci consuntivi, ad esempio, mancano da ben tredici anni); l'omissione delle ordinarie prestazioni lavorative, anziche' indurre l'Amministrazione ad intraprendere azioni di stimolo alla produttivita' e, ove necessario, iniziative di carattere disciplinare e di verifica della regolarita' delle assunzioni e delle carriere, ha costituito, al contrario, un alibi per incrementare le proprie «clientele» in danno dell'Erario, attribuendo adempimenti rientranti nelle competenze degli Uffici a ditte e professionisti esterni, tra l'altro scelti ad libitum; il dirottamento all'esterno di compiti propri degli uffici dell'ente e' stato addolcito con l'erogazione di lucrosi premi ai dirigenti inadempienti. Tale dirottamento si e' realizzato in particolare con: a) l'affidamento della redazione dei bilanci consuntivi, fermi al 1986, ad una societa' multinazionale, la Deloitte Consulting, che ha una base operativa a Palermo; b) il convenzionamento con professionisti esterni per le gestioni condominiali; c) l'utilizzazione di societa' immobiliari per la vendita degli alloggi; d) il ricorso ad esterni per incarichi tecnici assolvibili dai tecnici dipendenti; e) l'affidamento a privati della gestione riscossione dei canoni di locazione. La suindicata sorta di «privatizzazione» dell'ente pubblico Iacp di Catania ha destato la viva protesta persino da parte di un membro del Consiglio di Amministrazione, che per fare sentire il proprio motivato dissenso ha reso pubblica denuncia a mezzo stampa (La Sicilia del 27 marzo 2000); la dirigenza dell'ente che ha coadiuvato prima i commissari e oggi l'attuale presidente appare anch'essa frutto di scelte discrezionali, in cui ogni seria valutazione su capacita' e risultati sembra essere del tutto assente; ad esempio il direttore generale, nonch direttore amministrativo e direttore del Servizio Ragioneria (con pericolosa commistione di funzioni) e' stato <chiamato> per mansioni esecutive e quindi, promosso sul campo. Lo stesso ha diretto il servizio ragioneria dell'ente nel periodo per il quale non risultano redatti i bilanci consuntivi affidati oggi alla Deloitte Consultino. Cosi' il dirigente tecnico e' stato assunto a tempo determinato divenuto indeterminato senza aver superato pubblico concorso; quanto precedentemente descritto avviene senza che finora si sia manifestato un qualsiasi forma di controllo di legalita' ed un intervento efficace al fine di impedire pratiche che dissipano ingenti risorse della collettivita' e piegano ad interessi particolari una importante struttura pubblica che dovrebbe assolvere un decisivo ruolo sociale -: se non si ritenga necessario, anche interessando la prefettura di Catania della vicenda, adottare adeguate ed urgenti iniziative per verificare la situazione dello Iacp di Catania e sollecitare a questo fine la regione siciliana per le sue specifiche competenze a riguardo; se non ritengano opportuno di informare il Parlamento sulle vicende descritte dall'interrogante sulle iniziative riguardo ad esse assunte. (4-33112)
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