INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/31615 presentata da VENDOLA NICOLA (MISTO) in data 20000926

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Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: la magistratura agrigentina ha emesso molteplici provvedimenti giudiziari nei confronti degli ex e attuali amministratori comunali di Agrigento, incluso l'attuale sindaco Calogero Sodano, per i reati di falso ideologico, truffa aggravata e turbativa d'asta, reati che si sarebbero consumati in relazione all'appalto per i lavori di urbanizzazione di Favara Ovest; il sindaco Sodano, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il primo settembre 2000, ha affermato che eventuali irregolarita' nell'appalto di Favara Ovest sono da addebitarsi ai funzionari che hanno predisposto materialmente gli atti, dato che la legge Bassanini ha esonerato gli amministratori comunali dalla gestione degli appalti pubblici; in verita', la suddetta legge in Sicilia e' entrata in vigore alla fine del 1998, mentre i fatti contestati dalla magistratura si riferiscono al periodo precedente: gia' da questo punto di vista risulta grave ed inutile il tentativo del sindaco di giocare la carta dello scarica barile; nei giorni scorsi il sindaco Sodano ha continuato ad esternare le sue disinvolte 'verita'' sulla vicenda politico-giudiziaria che lo vede coinvolto; in particolare ha dichiarato: '...e' strano che si voglia attribuire al comune il rilascio dei certificati antimafia alle imprese. I certificati vengono rilasciati dal Prefetto, e se pensava che le ditte che lavoravano con il comune fossero in odore di mafia aveva l'obbligo di non firmare' (La Sicilia dell'8 settembre 2000 pag. 17). 'Il Sindaco non puo' sapere se un imprenditore e' mafioso, questo e' compito del Prefetto. Il Prefetto Marino ha certificato che i soggetti che partecipavano alla gara di Favara Ovest non erano mafiosi. Se Marino pensava che quella ditta fosse formata da delinquenti aveva il dovere di non firmare il certificato antimafia' (Giornale di Sicilia del 8 settembre 2000 pag. 23); le affermazioni del sindaco Sodano, contrastano con quanto affermato dal letto Marino nel mese di febbraio del 1999 davanti alla Commissione Nazionale Antimafia; il prefetto Marino, nella suddetta audizione, spiegava con chiarezza che quando l'importo dell'appalto e' inferiore alla cosiddetta soglia comunitaria non vengono attivate specifiche attivita' informative, limitandosi la procedura alla mera comunicazione dei soggetti partecipanti e vincitori della gara, con un sostanziale esautoramento delle funzioni di controllo della prefettura. 'Viceversa - dichiara testualmente il prefetto Marino - per gli appalti superiori alla soglia comunitaria non si da' piu' la comunicazione ma l'informazione. E' ovvio che in questo caso l'informazione puo' consentire al Prefetto di fare attivita' di investigazione e puo' anche svolgere un'attivita' di accesso che completa il quadro a tutto vantaggio della stazione appaltante al fine di individuare ipotesi di condizionamento che indicano l'eventuale non affidabilita' del soggetto. Nel caso in specie (appalto di Favara Ovest) si trattava di un appalto al di sotto della soglia comunitaria per il quale era stata emessa soltanto la comunicazione' (cosi' e' scritto nel resoconto stenografico del sopralluogo della Commissione Antimafia del primo febbraio 1999, alle pagine 9 e 10); da successivi accertamenti, emergeva che una delle tre imprese che si era aggiudicata l'appalto dei lavori di Favara Ovest era indicata come intestata ad un imprenditore il cui padre risultava indagato per il reato associazione mafiosa; il punto-chiave della vicenda di Favara Ovest e' esattamente nel sistema di gara d'appalto scelto, non senza polemiche, dall'amministrazione Sodano; mentre l'importo a base d'asta della gara e' di lire 5.530.025.000 (dunque inferiore a quei circa dieci miliardi che sono la soglia comunitaria), ai partecipanti alla gara veniva chiesto come requisito discriminante di aver svolto negli ultimi tre anni lavori due volte e mezzo superiori all'importo a base d'asta (siamo dunque abbondantemente oltre i dieci miliardi della soglia comunitaria); in data 31 ottobre 1997 la sezione autonoma degli industriali edili di Catania (Ance) invia al sindaco Sodano una nota di contestazione del sistema di gara di appalto, ritenuto ingiustificatamente discriminante; alla suddetta nota, la giunta municipale di Agrigento rispondeva con nota dell'ingegnere capo (persona di fiducia del sindaco), in data 10 novembre 1997, rivendicando la legittimita' della scelta operata, facendo riferimento all'articolo 5 del decreto legislativo n. 406 del 1991 e alla motivazione contenuta nella delibera n. 428 del 12 agosto 1997 relativa all'approvazione del bando di gara. In quest'ultima nota, in risposta all'Ance di Catania, si sottolineava il fatto che questo sistema del non frazionamento dei lotti serviva per evitare infiltrazioni mafiose nella gara d'appalto; il lodevole intento di evitare infiltrazioni mafiose non si compira', purtroppo, nel passaggio decisivo: quello relativo alla piena disponibilita' di informazioni approfondite sui partecipanti alla gara; qui torna, negli atti concreti della giunta Sodano, l'ambiguo gioco di rappresentare l'appalto come inferiore alla soglia comunitaria, nonostante l'importo complessivo dell'appalto di Favara Ovest fosse di 33 miliardi e le ditte chiamate a partecipare alla gara dovessero avere i requisiti di cui si e' detto; in sostanza, l'amministrazione Sodano, consapevolmente ad avviso dell'interrogante, dolosamente, impedisce alla prefettura l'esercizio delle sue funzioni di controllo, poiche' comunica, per via burocratica, notizie relative alla base d'asta e non gia' all'entita' reale dell'opera; in virtu' della comunicazione ricevuta, la prefettura non era tenuta ad attivare attivita' ispettive; cosi' si verifico', a dispetto delle esibite 'buone intenzioni' del sindaco di Agrigento e del suo ingegnere capo, che tra gli imprenditori vincitori della gara d'appalto ci fosse il proprietario della 'Aronica costruzioni', figlio di un signore, che risultera' socio della medesima societa', arrestato piu' volte e accusato di omicidio e di associazione mafiosa; alla luce di quanto sopra, appare davvero patetico il tentativo del sindaco Sodano di fuorviare l'opinione pubblica, scaricando sui funzionari municipali o addirittura sul prefetto Marino quelle che in tutta evidenza appaiono come precise responsabilita' della sua amministrazione; in questo quadro, e alla luce delle inchieste in corso, si apre una questione ineludibile legata alla permanenza in carica dell'attuale amministrazione comunale di Agrigento -: quale giudizio si dia dell'intera vicenda; quali accertamenti si intenda porre in essere per verificare la sussistenza di elementi atti alla rimozione dall'incarico del sindaco Sodano e della sua giunta. (4-31615)
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