. . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/31213 presentata da VENDOLA NICOLA (MISTO) in data 20000727"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/31213 presentata da VENDOLA NICOLA (MISTO) in data 20000727" . . "2014-06-06T10:27:57Z"^^ . "4/31213" . . "Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che: nel mese di ottobre del 1999 il tribunale di Napoli dichiarava, su istanza di alcuni creditori, il fallimento d'ufficio della Italgrani Spa, riscontrando nella gestione di questa societa' profili evidenti di falso in bilancio, di falso in relazioni sociali e di mancanza di concreta fattibilita' inerente il progetto di riassetto economico; gli stessi suddetti creditori - che lamentavano l'insolvenza dell'azienda nei loro confronti - successivamente ritiravano le istanze presentate; la Italgrani comprendeva altre attivita' come la Molini di Foggia, la Finagria, la Mais Vagone, la Maltagliati, la Molini di Stabia, la Molini Pastifici di Lucera (Foggia) e molte altre sia in Italia che all'estero; sin dal 1999 venivano posti in essere una serie di incontri sindacali per risolvere la questione della liquidazione della Italgrani e del risvolto occupazionale messo seriamente in discussione con la dichiarazione di fallimento; il giorno 3 febbraio 2000 a Foggia presso l'Associazione industriali prima, e l'ufficio del lavoro poi, le organizzazioni sindacali di categoria - la Flai-Cgil e la Fat-Cisl unitamente alla Rsu aziendale - siglavano due accordi: a) il primo con la Molini Pastifici di Lucera che prevedeva il licenziamento e la messa in mobilita' dell'organico, ad eccezione di un dipendente, e le modalita' di pagamento delle competenze maturate e non corrisposte (Tfr, mensilita' di gennaio); b) il secondo con la Molipasta che, in previsione dell'imminente 'passaggio' di gestione, prevedeva a brevissimo termine il rientro di una parte di organico (previo abbattimento di livello salariale, ridefinizione delle qualifiche e delle mansioni), attingendo il medesimo dalla lista di mobilita', con l'obbiettivo, per quanto possibile, di far rientrare nel tempo la restante parte dell'organico; il giorno 5 febbraio 2000 a seguito dell'accordo, nonche' di cessazione dell'attivita', la Molini Pastifici procedeva a licenziare le maestranze e ad avviare per le medesime la procedura della messa in mobilita'; il giorno 9 febbraio 2000 il tribunale di Napoli dichiarava fallita la Molini Pastifici; a decorrere dal successivo 10 febbraio i lavoratori ricevevano da parte della Cri-Puglia la comunicazione del riconoscimento nonche' dell'avvenuta iscrizione o riscrizione (per alcuni provenienti dalla Molini di Foggia) nelle liste di mobilita'; la Molipasta subito dopo la dichiarazione di fallimento dichiarava di aver presentato alla Curatela fallimentare, nella persona del professor Armando Mussolino, la richiesta di fitto e/o gestione dello stabilimento della ex Molini Pastifici; all'atto dell'insediamento il curatore fallimentare dichiarava alle maestranze e alle organizzazioni sindacali di categoria di essere propenso al fitto in via generale, tenendo conto anche dell'aspetto occupazionale, previa opportuna valutazione delle proposte ad egli pervenute od in via di presentazione (in quella occasione riferi' che di li' a poco avrebbe provveduto a rendere pubblica la ipotesi di assegnazione di fitto o gestione, cosa che fino a fino giugno 2000 non avveniva), e previa autorizzazione da parte del giudice delegato dottor Luigi Abete; contestualmente il curatore invitava e autorizzava le maestranze a presidiare e sorvegliare lo stabilimento 24 ore su 24, assicurando loro che per il momento non avrebbe potuto far fronte ad alcun tipo di compenso economico ad eccezione delle spese per l'acquisto del gasolio occorrente per il funzionamento del gruppo elettrogeno, garantendo che con il recupero di alcune somme della vendita della pasta giacente in magazzino avrebbe potuto procedere a parziali compensi (cosa a tutt'oggi non verificatasi, nonostante sia stata quasi completata la vendita della pasta); da febbraio a maggio i lavoratori, con sacrifici anche economici, provvedevano a vigilare lo stabilimento, con grandi disagi derivanti dalla irregolarita' con la quale il curatore metteva a disposizione le somme per l'acquisto del gasolio (cento mila lire al giorno); difatti, i lavoratori stessi e le organizzazioni sindacali di categoria hanno dovuto piu' volte anticipare di tasca propria tali somme ed in alcune circostanze sono stati costretti a richiedere un contributo economico esterno per poter far fronte a tale necessita' dopo aver dovuto occupare nello stabilimento senza luce durante le ore notturne, mettendo in serio pericolo la propria sicurezza nonche' incolumita'; sempre da febbraio a maggio, durante i vari incontri avutisi sia con il giudice delegato che con il curatore fallimentare al fine di chiarire nonche' richiedere gli sviluppi ed aggiornamenti della situazione, sono emerse delle contraddizioni o comunque incomprensioni inerenti l'intero 'iter' fallimentare; difatti in merito agli adempimenti di tipo amministrativo e/o similare e' emerso che: a) la curatela o chi per essa non ha provveduto a rilasciare i modelli Cud, non mettendo in condizione i lavoratori di poter compilare e presentare la dichiarazione dei redditi tramite il modello 730/2000; negando loro di fatto di espletare un loro diritto/dovere e pregiudicando i benefici che tale modello consentiva loro di ottenere in merito a deduzioni, detrazioni, rimborsi e quant'altro; b) la curatela o chi per essa non ha provveduto al rilascio dei modelli DS22 necessari all'Inps per poter liquidare ai lavoratori le somme dovute; c) la curatela o chi per essa (sino ad oggi) non ha provveduto a collocare i lavoratori ne' in Cigs, ne' tanto meno in mobilita', impedendo ai medesimi il godimento di tali Istituti previsti dalla vigente legislazione; d) in merito, il giudice delegato riferisce che tutti i lavoratori si intendono collocati in Cigs, benche' non si sia provveduto ad espletare richiesta alcuna a chi di competenza (ministero del lavoro); il curatore invece riferisce che, vista la trattativa di fitto in atto con la Molipasta e considerando che tale trattativa prevede l'assunzione di una parte dei lavoratori ex dipendenti della Molini pastifici, e' in attesa da parte della Molipasta di un elenco di nominativi da assumere, precisando di dover collocare gli stessi in mobilita' (per poter permettere alla stessa di assumere il personale occorrente dalla mobilita' con le conseguenti agevolazioni e sgravi che tale Istituto consente di ottenere) e i restanti (gli esclusi) in Cigs; in merito al fitto e/o gestione dello stabilimento, ad oggi non si comprendonoalcuni comportamenti e alcune vicende appaiono oscure: a) perche' il curatore, pur avendo ottenuto, stando a quanto risulta all'interrogante, l'autorizzazione del giudice al fitto, non procede in tal senso; b) quali sono le modalita' e le condizioni di fitto; c) perche' il curatore ha deciso in un secondo momento di portare avanti l'assegnazione del fitto in forma privata: la proposta della Molipasta e' unica o vi e' una 'cordata' di soggetti interessati al fitto? d) l'orientamento del curatore, assunto all'inizio e poi capovolto, di avviare l'assegnazione di fitto/gestione in forma pubblica, ovvero a mezzo di bando indicante le modalita', le condizioni e quant'altro, non era piu' utile e conveniente per i creditori? In quel caso i lavoratori, in quanto creditori, non avrebbero forse potuto accedervi? dalla fine di maggio ad oggi, i lavoratori, riscontrando da parte del giudice l'avvenuta presa di posizione, senza possibilita' alcuna di un confronto di merito, e da parte del curatore un disinteressamento, per non dire assenza rispetto a queste problematiche, dopo aver richiesto al curatore un incontro tra le parti (Curatela, Molipasta e Ooss) e dopo aver ottenuto unicamente un rifiuto, decidevano di sospendere la vigilanza dandone preventivo avviso al Curatore. Subito dopo i lavoratori, nel tornare a richiedere tale incontro (questa volta formalmente), non potendo far altro che constatare non solo l'assenza di risposta ma anche l'avvenuta 'aggiudicazione' da parte del curatore ad una ditta esterna per la vigilanza dello stabilimento con contestuale inizio delle operazioni di carico (vendita della pasta, 7000 quintali circa), quasi concluse in pochissimi giorni, decidevano di iniziare a manifestare pubblicamente contro quanto accaduto, iniziando a coinvolgere le istituzioni locali, comune, prefettura, eccetera; nella prima quindicina di giugno si sono aggiunti altri dubbi ed interrogativi in merito alla vendita della pasta ed all'assegnazione di vigilanza esterna: a) e' una coincidenza la vendita della pasta e il concomitante rifiuto dei lavoratori a vigilare lo stabilimento? b) tenuto conto che la pasta e' stata tutta venduta e destinata a uso zootecnico a prezzi risibili e quindi con un ricavo esiguo e che una parte dei 7000 quintali in giacenza nel magazzino era in perfetto stato di conservazione e di conseguenza collocabile o 'cedibile' a costi di mercato senz'altro superiori, non vengono ad essere penalizzati i creditori se effettivamente e' stata adottata tale valutazione nonche' forma di vendita? c) la curatela come utilizzera' tale ricavato? Oggi dovra' far fronte anche alle spese 'interne' ovvero al pagamento delle spettanze alla ditta che sta effettuando la vigilanza: allora i lavoratori che fino a qualche giorno fa hanno effettuato tale identica 'prestazione' hanno diritto ad un uguale e/o equo compenso; d) perche' ai lavoratori, in quanto prestatori d'opera verso la curatela, nonche' in quanto creditori, non e' stato riconosciuto alcun tipo di compenso? e) le competenze economiche spettanti alla ditta esterna di vigilanza sono da considerarsi 'debito verso lo Stato' e, di conseguenza, liquidate prima dei lavoratori-creditori? Se tale 'scaletta prioritaria' venisse applicata vorra' dire che ai lavoratori oltre l'inganno si aggiungera' la beffa; inoltre i giudici, dottor Luigi Abete del tribunale di Napoli (giudice delegato) ed il professor Armando Mussolino (curatore fallimentare), entrambi, titolari del fallimento della Molini e Pastifici di Lucera, dal 9 febbraio ad oggi non sembrerebbe all'interrogante si siano granche' attivati per una soluzione positiva e mirata alla tutela dei lavoratori-creditori; i succitati giudici avrebbero invalidato e/o impedito l'erogazione della indennita' di mobilita', non consegnando i modelli DS22 necessari all'Inps per poter materialmente far usufruire, ai lavoratori aventi diritto, di tale trattamento economico. Tale 'inadempienza' ha negato il godimento di fatto e di diritto di tale riconoscimento nonche' l'erogazione conseguente, prevista dalla legislazione vigente, nonostante che i lavoratori avessero richiesto in data 5 febbraio 2000 ed ottenuto in data 10 febbraio 2000 da parte della Cri-Puglia l'avvenuta iscrizione nelle liste di mobilita'; i giudici hanno deciso e avviato le 'procedure' inerenti la messa in fitto e/o gestione dello stabilimento in forma privata e comunque prendendo in considerazione solo la proposta della Molinpasta; i giudici hanno 'invitato' e comunque autorizzato i lavoratori a presidiare e sorvegliare lo stabilimento 24 ore al giorno senza alcun tipo di aiuto, compenso o spettanza economica di sorta, fatta eccezione di alcune somme messe a disposizione per l'acquisto del gasolio occorrente per il funzionamento del gruppo elettrogeno durante le ore notturne; i giudici hanno deciso, avviato e concluso le 'procedure' inerenti la vendita della pasta in giacenza nel magazzino dello stabilimento (7000 quintali circa) in modo e forma poco chiara; da ultimo non si e' provveduto a 'collocare' i lavoratori comunque in mobilita' o Cigs, recando loro di fatto un danno economico notevole; non si e' avviata la procedura di messa in fitto o gestione dello stabilimento a mezzo di bando pubblico; non si e' avviata la procedura di vendita all'incanto dei beni aziendali (solo pasta?) a mezzo di bando pubblico -: se non si ritenga opportuno effettuare una ispezione presso la Sezione fallimentare del tribunale di Napoli, per accertare la congruita' dei provvedimenti adottati nella suddescritta vicenda, ispezione che abbia riguardo anche all'operato complessivo, assolutamente opaco, della curatela fallimentare; cosa si intenda fare per risarcire tutti i lavoratori che, dopo aver subito i provvedimenti di messa in mobilita', a causa ad avviso dell'interrogante della superficialita' colpevole delle competenti autorita' non fruiscono neppure degli ammortizzatori sociali previsti dalle vigenti normative. (4-31213)" . "20000727-" . "VENDOLA NICOLA (MISTO)" . "0"^^ . .