_:B5dccbf428ae182831a2a7f6d645d2268 "In base alla documentazione acquisita dal Policlinico Universitario a Gestione Diretta di Udine, risulta che il sig. Dionisio Camarrone venne invitato a presentarsi presso l'Ambulatorio Trapianti dello stesso Policlinico il 31 luglio 1998. Dall'anamnesi risultava che la storia clinica del paziente aveva avuto un primo riscontro nel 1990, quando, in seguito ad accertamenti eseguiti occasionalmente, fu documentata un'epatopatia HCV positiva. Per tale motivo il paziente si rivolse nel 1995 a Lione dove, per il buon compenso della malattia, non veniva posta indicazione al trapianto di fegato. Il paziente rimase virtualmente asintomatico fino alla primavera del 1997, quando il quadro clinico si complicava con l'insorgenza di epatocarcinoma. Nuovamente il sig. Camarrone si rivolgeva a Lione; purtroppo a causa della lunga lista di attesa, non veniva considerato candidabile a trapianto. Il paziente contatto' allora la Divisione Chirurgica \"M. Donati\" dell'Ospedale San Carlo Borromeo di Milano dove, in data 2 maggio 1997, venne sottoposto ad intervento chirurgico di \"segmentectomia epatica laterale sinistra\". Il referto istologico definitivo deponeva per \"carcinoma epatocellulare a cellule chiare, ben differenziato. Cirrosi epatica macro-micro nodulare moderatamente attiva. Indenni i margini di resezione epatica e negativa la citologia su liquido ascitico\". Il decorso postoperatorio veniva complicato da scompenso ascitico controllato con terapia medica; in data 22 maggio 1997 il Sig. Camarrone veniva dimesso dall'ospedale San Carlo. In particolare, non si faceva piu' menzione di metastasi polmonari bilaterali, gia' segnalate nella diagnosi di accoglimento. Come conclusione della prima visita presso l'Ambulatorio Trapianti di Udine, veniva confermata l'esistenza di un'epatopatia HCV correlata suscettibile, fermo restando il buon controllo della malattia tumorale, di trapianto epatico, verso il quale il paziente presentava una forte motivazione. In tale occasione non risultava possibile, per mancanza di accertamenti ematochimici completi e recenti, eseguire una stadiazione \"Child-Pugh\" dell'epatopatia; veniva comunque fornita al paziente una lista di accertamenti da eseguire per completare la valutazione clinica, in previsione dell'iscrizione in lista di attesa per trapianto. In particolare, veniva richiesto al paziente una rivalutazione radiografica del torace (in relazione al quesito di metastasi polmonari), una scintigrafia ossea, un'ecocardiografia con stima della frazione di eiezione e dei regimi pressori polmonari. Oltre a queste raccomandazioni, il paziente veniva informato che, per motivi legati al gruppo sanguigno 0 positivo, il tempo di attesa in lista attiva, analogamente a quanto accade in altri Centri Trapianto, avrebbe potuto essere lungo. Come da accordi, il paziente eseguiva a domicilio gli accertamenti consigliati, inviandone i referti (Rx torace, scintigrafia ossea e ecocardiografia). In data 2 marzo 1999, il paziente veniva ricoverato presso la Clinica Medica del Policlinico Universitario di Udine per completare gli accertamenti previsti dal protocollo di studio per l'immissione in lista. Oltre a radiografia del torace, dei seni paranasali, ortopantomografia, clisma opaco, TAC encefalica, ecocardiografia, spirometria, esofagogastroduodenoscopia, elettroencefalogramma, valutazione anestesiologica, maxillo-facciale, psichiatrica e psicologica, veniva eseguita un'arteriografia selettiva epatica con lipiodol che documentava: \"Esiti di epatectomia parziale sn (III segmento), con presenza di punti metallici. Nei limiti il tripode celiaco e l'arteria mesenterica superiore; nelle fasi tardive si evidenziano grossolani circoli venosi. Pervia la vena porta. Nei limiti l'arteria epatica con rami intraepatici assottigliati e tortuosi. Non aree di ipervascolarizzazione. La procedura e' stata completata con iniezione di lipiodol ultra fluido (LUF)\". Il paziente veniva dimesso il giorno 12 marzo 1999 con diagnosi di \"cirrosi epatica HCV-relata in classe A di \"Child-Pugh\" in esiti di resezione epatica per carcinoma\". Il 26 marzo 1999 veniva eseguita TC addome post-lipiodol con il seguente referto: Esiti di resezione del lobo epatico di sinistra. Il fegato appare dismorfico, con ipertrofia del lobo caudato, a profili piuttosto rugosi e densitometria piu' grossolana. Non sono evidenti aree di accumulo di lipiodol. Pervia la vena porta, con evidenza di ectasie delle vene gastriche brevi; splenomegalia. Non rilievi particolari a carico di pancreas e reni. Non linfoadenomegalia in ambito addominale\". Completati tutti gli accertamenti previsti, veniva concordata collegialmente l'idoneita' del paziente all'iscrizione in lista di attesa per trapianto di fegato. Pertanto, la cartella di iscrizione debitamente compilata e firmata dal paziente, unitamente ai campioni di sangue intero necessari alla tipizzazione, veniva inviata al Centro Interregionale di Riferimento (CIR) del Nord Italia Transplant (NITp) di Milano tramite corriere espresso in data 30 marzo 1999. Dal 31 marzo 1999 il paziente risulta iscritto in lista attiva. Alle 15,35 del giorno 12 aprile 1999, in seguito alla segnalazione da parte del CIR di un donatore a Vicenza identificato inizialmente compatibile il sig. Camarrone veniva selezionato come possibile candidato a trapianto. Subito dopo i preliminari accordi telefonici con la Prefettura di Palermo per il trasporto urgente del paziente a Udine, perveniva al Policlinico Universitario dal CIR la rettifica di non compatibilita' di gruppo. Per tale motivo il sig. Camarrone era ricontattato a domicilio ed informato dell'accadulo. Il paziente veniva rivisto nell'Ambulatorio Trapianti il 19 luglio 1999 ed il 18 ottobre 1999. In quest'ultima occasione venivano inviati al CIR la cartella di aggiornamento clinico ed i campioni di sangue intero come previsto dal protocollo NITp. In tale data la stadiazione dell'epatopatia \"Child-Pugh\" era B-7 (status 3) ed ai controlli ecografici non vi era evidenza di lesioni epatiche. Il giorno 1o febbraio 2000, il paziente eseguiva a Palermo un'ecografia dell'addome superiore con il seguente quadro: \"Fegato ad ecostruttura disomogenea in toto, con immagine ad ecostruttura ipoisoecogena nel VII segmento di circa 1,5 cm, nel contesto di una piu' vasta area (circa 4 cm) disomogenea. Alterazione ecostrutturale senza focalita' del IV segmento. Esiti di segmentectomia sinistra. Colecisti piccola (3 cm), che proietta cono d'ombra, interamente ripiena di calcoli. Vie biliari non dilatate. Vena porta di 13 mm. Milza con diametro longitudinale di cm 16 ad ecostruttura disomogenea. Ascite minima. In conclusione: sospetta recidiva di HCC. Utile TAC spirale ed AFP\". In data 5 febbraio 2000 il paziente eseguiva a Palermo una TC epatica che segnalava: \"Esiti di resezione del lobo epatico, sinistro. Lobo epatico destro ipertrofico con aspetto morfologico come da epatopatia cronica. Non si documentano lesioni focali epatiche. Splenomegalia. Dilatazione della vena porta e delle sue radici. Pancreas regolare. Non evidenza di significative lesioni renali\". Il 22 febbraio 2000 il paziente ripeteva a Palermo un'ecografia dell'addome superiore: \"Al controllo odierno e' chiaramente visibile un'area ipoecogena con orletto di 11-12 mm nel VII segmento con restante parenchima disomogeneo in toto. Non variazioni del resto dell'esame\". Alla luce dei referti di cui sopra, che sollevavano il forte sospetto di recidiva neoplastica con progressione di malattia, il 10 marzo 2000 il paziente veniva ricoverato presso la Clinica Chirurgica del Policlinico Universitario di Udine per eseguire un'arteriografia selettiva multipla. Questo e' il referto dell'esame durante il quale veniva effettuata anche chemioterapia intraarteriosa epatica: \"Cateterismo superselettivo dell'arteria epatica propria. Sono stati iniettati 10 ml di lipodol. La fase angiografica documenta regolare vascolarizzazione arteriosa, con area di precoce ritorno venoso nella presumibile zona del V e VI segmento. L'impregnazione e' piuttosto disomogenea, vi sono alcune zone di incremento, di aspetto nodulare, di non univoco significato nell'area verosimile del IV segmento e del VI segmento. Controllo TC tra 20 gg\". In attesa di completare l'approfondimento diagnostico post-lipiodol, con l'intento di codificare l'esistenza di una recidiva neoplastica multifocale o meno, veniva comunicata telefonicamente al NITp, in data 20 marzo 2000, la temporanea sospensione del sig. Camarrone dalla lista di attesa. Come concertato, il 3 aprile 2000 il paziente eseguiva a Palermo TC addome a 15 giorni dalla somministrazione intraarteriosa di lipiodol. Si evidenziava quanto segue: \"esiti di resezione del lobo sinistro del fegato con presenza di clips metalliche. Fegato a contorni bozzuti e densita' diffusamente disomogenea. Presenza al IV di area tondeggiante, di 13 mm di diametro massimo, intensamente iperdensa per accumulo di lipiodol; altra areola delle stesse caratteristiche della precedente, di 8 mm di diametro, si apprezza sempre al IV segmento strettamente contigua alla colecisti che si presenta calcolotica\". La decisione di temporanea sospensione dalla lista veniva comunicata telefonicamente alla moglie e al figlio del sig. Camarrone, spiegandone estesamente le motivazioni e consigliando la ripetizione del trattamento di chemioembolizzazione, programmata per il successivo il maggio 2000. Di sua spontanea volonta' il paziente si rivolgeva quindi al Centro Trapianti \"ISMETT\" di Palermo, esibendo la documentazione radiologica in suo possesso. Come riferito telefonicamente in data 27 giugno 2000 dai coordinatori del Centro \"ISMETT\", il paziente fu escluso a priori da una valutazione per trapianto a causa della presenza delle lesioni epatiche segnalate. Veniva tuttavia proposto il trattamento chemioterapico dell'epatocarcinoma recidivo. In data 27 aprile 2000, in occasione di una conversazione telefonica con un coordinatore \"ISMETT\", la moglie del sig. Camarrone riferiva che il marito avrebbe preferito completare a Udine il trattamento selettivo antiblastico gia' iniziato. Per tale motivo e per volonta' del paziente ogni rapporto con l'\"ISMETT\" veniva interrotto. Come da accordi, il giorno 11 maggio 2000 era ripetuta a Udine la chemioembolizzazione trans-arteriosa eseguita in regime di ricovero ordinario. Il referto cosi' deponeva: \"Indagine eseguita per puntura femorale destra. La fase diagnostica dimostra la presenza di due piccoli noduli di aumentata impregnazione nel 4o segmento e all'intorno della presunta area del letto della colecisti. Tale reperto e' stato quindi confermato dal cateterismo superselettivo della cistica e dei rami afferenti al 4o segmento. Si e' quindi proceduto alla chemioterapia dei vasi cateterizzati mediante iniezione di miscela di lipiodol e cisplatino (6 piu' 3 ml). Le arterie sono state quindi temporaneamente occluse con pochi frustoli di spugna di fibrina\". Nel corso di quest'ultimo ricovero perveniva la richiesta dal rappresentante legale del Sig. Camarrone di produrre documentazione scritta sui motivi di sospensione temporanea dalla lista. Pertanto, una circostanziata relazione a firma del Direttore Sanitario era consegnata \"brevi manu\" al paziente stesso. Un nuovo controllo TC addome post-lipiodol eseguito a Udine il 31 maggio 2000 evidenziava \"millimetrici accumuli di lipiodol (4) che si collocano rispettivamente al 4 segmento (2), al 7 segmento (1) ed 8 (1). Quadro compatibile con localizzazioni multiple di HCC\". Il caso clinico veniva rivalutato in sede di meeting trapianti il giorno 8 giugno 2000. Sulla scorta degli elementi emersi che non ottemperavano i criteri del protocollo approvato dal NITp in pazienti affetti da HCC, unanimemente il paziente veniva escluso dalla lista di attesa per trapianto di fegato e tale decisione era comunicata al paziente e al CIR con lettera data 13 giugno 2000. Occorre sottolineare che presso la struttura del Policlinico Universitario di Udine, fino ad oggi, non sono stati effettuati trapianti in pazienti con analoghe situazioni cliniche. D'altro canto, le linee guida per il trapianto di fegato adottate dalla Unita' Trapianti dello stesso Policlinico corrispondono a quelle sancite dal Nord Italia Transplant Program (NITp), allegate alla presente risposta. In conclusione, si sottolinea che gli elementi essenziali della valutazione sono stati: 1) l'appropriatezza di tutti gli accertamenti diagnostici eseguiti; 2) la correttezza della scelta di includere il paziente in lista di attesa rispetto ad una stadiazione della malattia e di escluderlo in seguito ad una accertata diffusione di metastasi intraepatiche, perche' nella attuale fase della malattia il trapianto non rappresenta la migliore terapia; 3) il comportamento del Centro trapianti di Palermo, che ha evidenziato il peggioramento del paziente e non ha ritenuto di inserirlo in lista, confermando la non indicazione al trapianto nelle attuali condizioni; 4) il comportamento del Centro di Udine che ha proposto una prosecuzione della terapia con chemioembolizzazione, tecnica che, considerate le attuali condizioni del Sig. Camarrone, appare in grado di dare migliori risultati rispetto al trapianto; 5) il rinnovamento della scelta del Centro di Udine da parte del paziente per proseguire il trattamento con chemioembolizzazione, che evidenzia l'esistenza di un atteggiamento fiduciario da parte del Sig. Camarrone; 6) il contenuto dei protocolli NIT, pubblicati nella Carta dei Servizi del Centro di Riferimento Interregionale NITp del Policlinico di Milano fatti propri dal Centro di Udine che sono stati correttamente seguiti. Per completezza, si allega parte della documentazione prodotta dal Policlinico Universitario di Udine, concernente le modalita' della gestione delle liste di attesa e le indicazioni riguardanti il trapianto di fegato per epatocarcinoma su cirrosi (Allegato in visione presso la Segreteria del Servizio Resoconti). Il Ministro della sanita': Umberto Veronesi." . _:B5dccbf428ae182831a2a7f6d645d2268 "20000712" . _:B5dccbf428ae182831a2a7f6d645d2268 "MINISTRO MINISTERO DELLA SANITA'" . _:B5dccbf428ae182831a2a7f6d645d2268 . "20000522-20001020" . _:B5dccbf428ae182831a2a7f6d645d2268 . . . "2014-05-15T12:41:34Z"^^ . . "Al Ministro della sanita'. - Per sapere - premesso che: in data 12 maggio 2000 e' stata comunicata per iscritto da parte della direzione sanitaria del policlinico universitario a gestione diretta di Udine (Pu a Gd) l'avvenuta 'sospensione' dalla lista d'attesa per il trapianto di fegato del signor Camarrone Dionisio, nato a Palermo il 16 settembre 1936 ed ivi residente; tale comunicazione scritta e' stata sollecitata verbalmente e ripetutamente negata (con inconsistenti motivazioni), e giunge a seguito di apposito telegramma inviato dal legale rappresentante del paziente in questione (in aggiunta a lettera firmata dal paziente); tale comunicazione di 'sospensione' giunge dopo verbali annunci di 'esclusione' pervenuti ai familiari da parte dei sanitari interessati; solo a seguito di vibrate proteste su correttezza e legittimita' di tale improvvida decisione (adottata contro le convenzioni accettate in materia di recidiva su epatocarcinoma da cirrosi ex virus Hcv, come in seguito si dimostrera') si e' avuta notizia della rettifica (da 'esclusione' a 'sospensione'); almeno dal 1992 (primo esame positivo), il paziente soffre di cirrosi epatica (degenerazione epatica da virus Hcv, epatite C, contratta in seguito a trasfusione presso struttura pubblica); in seguito alla conclamazione di detta malattia, irreversibile, il paziente inizio' una difficilissima ricerca di un centro che potesse offrirgli la speranza di un trapianto, solo rimedio possibile; nel 1997, presso l'Ospedale San Carlo di Milano, in seguito ad accertata neoplasia epatica, il paziente fu sottoposto ad intervento di resezione chirurgica (e non a trapianto, come sarebbe stato giusto, secondo quanto prescritto da dottrina e protocolli); a meta' del 1998, a seguito di ricerche condotte sui centri ospedalieri specializzati in Italia nella cura delle epatopatie, il paziente chiese al Pu a Gd di Udine una visita approfondita per la candidatura alla lista d'attesa per il trapianto di fegato; tale visita si tenne (per la durata di 15 giorni furono effettuati esami di ogni tipo, e fu addirittura ordinato un intervento radicale di rimozione dei denti maggiormente a rischio, onde evitare rischi emorragici post trapianto) ma l'iscrizione in lista avvenne effettivamente sette mesi dopo, e cioe' il 31 marzo del 1999; pochissimo tempo dopo l'inserimento in lista, il paziente venne allertato per il trapianto (era pronto il fegato di un donatore), e a seguito di tale comunicazione fu richiesto, come di norma in questi casi, alla Prefettura di Palermo, l'approntamento di un volo straordinario per il suo immediato trasporto ad Udine; nel giro di un'ora - da parte dello stesso Pu a Gd - fu detto che la comunicazione era 'errata' (il fegato non sarebbe stato compatibile perche' era diverso il gruppo sanguigno), episodio davvero deprecabile (come e' possibile si verifichino errori tanto marchiani; secondo quanto affermato nei protocolli pubblicati dalla commissione 'Epatocarcinoma' dell'Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), e significativamente intitolati 'Epatocarcinoma. Linee guida per la diagnosi e la terapia', l'indicazione a trapianto epatico per epatocarcinoma su cirrosi e' cambiata piu' volte negli ultimi vent'anni, oscillando da posizioni estremamente aperte nei confronti di ogni neoplasia a complete preclusioni nei confronti di qualsiasi malattia. Le attuali indicazioni al trapianto di fegato per epatocarcinoma derivano da una profonda revisione delle esperienze internazionali (...) L'eta' g 60 anni, come per il resto delle indicazioni generali a trapianto epatico, e' da considerarsi controindicazione solo relativa (ovverossia, relativa alle condizioni generali del paziente: funzionalita' epatica, sia pure in un soggetto cirrotico, e funzionalita' organica complessiva, ndr) (...) In sintesi, l'attuale schema di indicazioni al trapianto per epatocarcinoma e' il seguente: 1) neoplasie primitive (epatocarcinoma) giudicate non resecabili su epatopatie croniche e cirrosi; 2) noduli neoplastici singoli (malattia monofocale): fino a 5 cm di diametro; 3) noduli neoplastici singoli (malattia multifocale): fino a 3 noduli ciascuno di dimensioni inferiori a 3 cm di diametro; 4) assenza di malattia extraepatica; 5) assenza di adenopatie metastatiche e/o trombosi portale neoplastica e/o di invasione tumorale dei tronchi venosi sovraepatici o della vena cava. (...) Il rispetto dei criteri di selezione permette quindi di portare la sopravvivenza post trapianto a valori analoghi a quella dei pazienti trapiantati per la sola cirrosi, cioe' senza sovrapposizione di epatocarcinoma (...) Il trapianto di fegato rimane dal punto di vista teorico la terapia piu' definitiva nei confronti dell'epatocarcinoma, in quanto oltre alla rimozione radicale della neoplasia, e' in grado di eliminare anche la cirrosi nel fegato nativo. (...) L'epatocarcinoma tende a recidivare nel fegato ed ha scarsa propensione a diffondersi in sedi extraepatiche: pertanto la recidiva di epatocarcinoma e' stata trattata, a seconda dei casi, con trapianto ortotopico di fegato, resezione chirurgica, alcolizzazione, e piu' recentemente, con termoablazione. In linea di principio la recidiva da metastasi locoregionale e' una debole indicazione al trattamento col trapianto, poiche' sottintende un elevato rischio di invasione portale e recidiva post trapianto. Per le altre forme di recidiva valgono di principio i criteri suggeriti per il trattamento del tumore originario: la scelta del trattamento e' funzione dello stato di deterioramento clinico, numero e dimensioni delle recidive. (...) Nei pazienti in lista d'attesa per trapianto di fegato la terapia piu' indicata per contrastare la crescita e la diffusione della neoplasia e' la chemioembolizzazione intraarteriosa; lo scorso 11 maggio, presso il Pu a Gd di Udine, la recidiva - una sola localizzazione certa (malattia unifocale) di dimensioni inferiori a cm. 1,3 - e' stata trattata con chemioembolizzazione; la chemioembolizzazione e' stata praticata mesi dopo l'identificazione della recidiva e numerosi esami (richiesti dalla struttura ospedaliera ed effettuati tra Palermo e Udine) e soltanto a fronte di insistenti proteste dei familiari del paziente: era stato rivolto loro un 'invito' ad eseguire una 'alcolizzazione' (certo meno efficace di una chemioembolizzazione) in altra struttura ospedaliera; la collocazione della recidiva, in altra parte del fegato rispetto a quella in cui si verifico' il primo episodio tumorale (l'intero lobo interessato fu resecato chirurgicamente), e il fatto che la recidiva sia stata identificata ecograficamente nel gennaio scorso e sottoposta a chemioembolizzazione solo nel maggio successivo (senza che nel frattempo altre localizzazioni siano venute alla luce), tutto cio' depone in favore della sua identificazione come nuovo tumore originario (evento prevedibilissimo in una cancrocirrosi), e non come recidiva (o secondarieta') del tumore precedente, radicalmente espunto dall'organo; a seguito delle richieste di chiarimento del paziente e dei suoi familiari sul mancato trapianto, sulla originaria 'esclusione' (poi trasformatasi miracolosamente in 'sospensione temporanea') dalla lista d'attesa per il trapianto di fegato, due sanitari hanno rivolto loro altri 'inviti': 'Se lo porti a Parigi, a New York', 'Portatevelo in un altro ospedale'; nella lettera a firma del direttore sanitario del Pu a Gd di Udine, si giustifica la decisione di 'sospensione' dalla lista d'attesa del paziente sostenendo che: 'Le ragioni (...) derivano da una stima dell'attuale rapporto rischi-benefici del trapianto in base ai dati di letteratura e di consenso professionale e livello nazionale; in particolare, l'aspettativa di sopravvivenza mediana dopo recidiva di epatocarcinoma resecato chirurgicamente e' stimabile in circa 32 mesi; la terapia standard di una recidiva di epatocarcinoma dopo resezione chirurgica puo' prevedere 3 opzioni: una nuova resezione epatica; l'iniezione percutanea di etanolo; la chemioembolizzazione transarteriosa; tutte queste opzioni sono giudicate discretamente efficaci in presenza di una buona riserva di funzione epatica; la sopravvivenza dopo trapianto del fegato in presenza di recidiva di epatocarcinoma e' gravata da un elevato rischio di ripresa della malattia tumorale scarsamente suscettibile di controllo in conseguenza dell'immunosoppressione ed e' ulteriormente penalizzata da caratteristiche quali eta' maggiore di 60 anni, infezione da Hcv, pregressa chirurgia del quadrante addominale superiore; in queste condizioni, nell'esperienza del centro, dove non sono mai stati eseguiti trapianti su recidiva chirurgica, non e' da attendersi una sopravvivenza a tre anni dopo trapianto significativamente migliore a (sic) quella offerta dalle altre opzioni terapeutiche; si deve inoltre considerare che nel breve termine, il rischio di mortalita' e' significativamente piu' alto nel caso di trapianto rispetto alle opzioni di terapia locoregionale; per le ragioni sopraindicate il nostro centro ha consigliato ed avviato una terapia di tipo locoregionale al termine della quale, in presenza di un buon controllo di malattia, si potra' rivalutare l'attuale sospensione temporanea. (...)'; il paziente deve al complessivo malfunzionamento del sistema sanitario nazionale tanto la malattia (cancrocirrosi ex virus Hcv, quest'ultimo contratto mediante trasfusione effettuata in ospedale pubblico) quanto la mancata cura della stessa (nell'ordine: difficile inserimento in lista d'attesa, resezione epatica al posto del trapianto per il tumore originario, chemioembolizzazione al posto del trapianto per la recidiva e precedente 'sospensione temporanea' dalla lista d'attesa); le giustificazioni addotte dalla direzione sanitaria del Pu a Gd di Udine a sostegno della 'sospensione' contrastano con quanto prescritto dall'Aisf (in relazione, particolarmente, all'analogia stabilita tra alcune forme di recidiva e il trattamento del tumore epatico originario, con tutto quel che ne consegue in termini di indicazioni al trapianto, al solo patto di rispettare determinate condizioni - tutte rispettate quelle elencate ai punti 1, 2, 3, 4, 5 dello scritto succitato per esteso - e con la sola 'relativa' controindicazione dell'eta' - piu' di 60 anni - in un paziente in buone condizioni epatiche e complessive); pareri esattamente contrari a quello rilasciato dal Pu a Gd di Udine (e favorevoli cioe' alla soluzione radicale del trapianto) sono stati espressi da autorevoli sanitari di Palermo e di Milano; stante il pericolo incombente (ridottissime probabilita' di vita senza un trapianto) la differenza tra sospensione 'temporanea' e 'definitiva' risulta nulla; la nominale rettifica dell'ultimora addotta dal Pu a Gd di Udine (non piu' 'esclusione' ma 'sospensione') o e' una tardiva ed insufficiente ammissione dell'errore commesso o e' un grave ed offensivo tentativo di dilazionare la necessaria e inevitabile soluzione del problema: e cioe' l'immediata reimmissione del paziente in lista d'attesa, con priorita' adeguatamente riveduta; trapianti di fegato a seguito di recidive sono stati effettuati sia presso il Pu a Gd di Udine che presso altre strutture ospedaliere del Nord Italia (per esempio: Bologna e Milano, e a questo proposito andrebbero verificati tanto l'effettivo funzionamento quanto la validita' e l'universalita' dei criteri adottati dal Nit, Nord Italia Transplant, che ha sede a Milano); gran parte delle 'ragioni' addotte a sostegno della decisione di 'sospensione temporanea' (citati eta' maggiore di 60 anni, infezione da Hcv, pregressa chirurgia del quadrante addominale superiore) erano note al Pu a Gd di Udine gia' nel 1998, ben prima quindi della decisione di inclusione nella lista d'attesa per il trapianto, e i tempi medi, statisticamente ricavati, di recidiva dopo un tumore originario erano ben conosciuti, o e' - a quest'ultimo riguardo - auspicabile lo fossero dai sanitari interessati; le condizioni del paziente sono buone, per esplicita ammissione del Pu a Gd di Udine: (citato) 'La terapia standard di una recidiva di epatocarcinoma dopo resezione chirurgica puo' prevedere 3 opzioni: una nuova resezione epatica; l'iniezione percutanea di etanolo; la chemioembolizzazione transarteriosa. Tutte queste opzioni sono giudicate discretamente efficaci in presenza di una buona riserva di funzione epatica'; resta del tutto oscuro, in assenza di ulteriori specificazioni, il significato della seguente frase: '(citato) (...) non e' da attendersi una sopravvivenza a tre anni dopo trapianto significativamente migliore a (sic) quella offerta dalle altre opzioni terapeutiche.'; un errore, o ancora una superficiale valutazione, o peggio una decisione cosciente che conducano all'esclusione (o alla 'sospensione temporanea') dalla lista d'attesa per il trapianto del fegato, possono determinare la morte di un individuo -: quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per: l'immediata reimmissione del paziente in questione (stante il pericolo mortis) nella lista d'attesa per il trapianto di fegato del Pu a Gd di Udine, con priorita' adeguatamente riveduta; verificare la corretta gestione delle liste d'attesa per il trapianto di fegato presso il Pu a Gd di Udine e la validita' e l'universalita' dei criteri adottati dal Nit di Milano; impedire il ripetersi di simili incredibili episodi. (4-29814)" . . . "PISCITELLO CALOGERO (I DEMOCRATICI - L'ULIVO)" . "4/29814" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/29814 presentata da PISCITELLO CALOGERO (I DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 20000522" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/29814 presentata da PISCITELLO CALOGERO (I DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 20000522"^^ . "1"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" .