INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/29242 presentata da SAONARA GIOVANNI (POPOLARI E DEMOCRATICI - L'ULIVO) in data 20000329

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Ai Ministri delle finanze e dell'industria, del commercio e dell'artigianato. - Per sapere - premesso che: il 16 marzo scorso il quotidiano Il Sole-24 Ore riassumeva in termini essenziali di una ricerca sulla situazione - invero molto differenziata - del prelievo fiscale relativo alle imprese del settore moda. Nell'articolo, tra l'altro, si legge che 'per le Pmi del settore di peso dell'imposte sull'utile lordo e' in media del 61 per cento, considerando le imposte dirette sul reddito e l'Irap. L'incidenza del fisco e' molto piu' leggera per le aziende quotate, per quelle del lusso e per i gruppi, che in media pagano imposte dirette del 39 per cento sul loro utile lordo. Lo rivela una ricerca condotta da Pambianco-Strategie di impresa sui bilanci 1998 di 603 tra aziende e gruppi dei settori tessile-abbigliamento, calzature, pelletteria, occhiali, profumi e gioielli: un campione di 80 mila miliardi di fatturato, che rappresenta due terzi del giro d'affari di tutto il sistema moda. L'intero settore versa all'erario il 46 per cento dei 5.296 miliardi di utile lordo realizzati nel 1998, ma la media nasconde le profonde differenze tra le 76 aziende piu' forti (i gruppi, le societa' del lusso e quelle in Borsa) e le altre 527, che nel conto del fisco pagano care anche le loro carenze strutturali e di gestione che sono frequenti in molte piccole imprese. Quasi meta' del gettito fiscale del campione e' concentrata nei primi venti contribuenti, che pagano 1.208 miliardi di lire per le imposte cui 3.669 di utile lordo. Il piu' importante tra i contribuenti e' il gruppo Marzotto, che nel 1998 ha pagato 142 miliardi di lire su 271 di utile lordo, cioe' il 52 per cento: sei punti in piu' della media generale e addirittura tredici in piu' della media per le grandi imprese. Il piu' "bravo" e' il gruppo Gucci, che nel 1998 ha versato meno del 18 per cento dei suoi 440 miliardi di utile lordo: la sede della holding Gucci Group e' ad Amsterdam, dove il trattamento fiscale sulle societa' e' molto piu' morbido e fa sentire i suoi effetti sui conti del bilancio, consolidato appunto in Olanda. Una benefica influenza estera che investe anche altri gruppi, a partire da un big come Prada (attraverso la holding olandese Prapar) che nel 1998 ha avuto un carico di imposte del 28 per cento sull'utile lordo. Piu' si accentua il processo di internazionalizzazione - spiega Carlo Pambianco - piu' le imprese possono ridurre l'impatto del fisco sui loro bilanci. Non solo un'internazionalizzazione finanziaria, ma anche produttiva, con gli stabilimenti all'estero, e commerciale, con le filiali straniere: investimenti che hanno un ritorno positivo sul bilancio. Lo dimostrano i virtuosi del fisco, tutti agevolati dalla possibilita' di consolidare i risultati ottenuti dalle consociazioni estere: Zegna Holditalia (che ha pagato imposte per il 22 per cento dell'utile lordo nel 1998), Ferragamo (26 per cento), Armani (27 per cento), Loxottica e Miroglio (28 per cento), Ittierre (29 per cento) e il gruppo Benetton che e' il terzo contribuente in valori assoluti, dopo Marzotto e Max Mara, ma riesce a contenere l'incidenza delle imposte al 31 per cento. Mentre i piccoli, raramente presenti con societa' all'estero, risentono di piu' della pressione fiscale. Non e' soltanto merito della propensione internazionale: anche la situazione fiscale pregressa puo' incidere, a volte appesantendo il prelievo, sulla variazione della percentuale di imposte. "Incide anche il gioco degli anticipi e dei saldi di imposta - spiega Pambianco - oppure la possibilita' di dedurre o meno la possibilita' di dedurre o meno certe spese", mentre anno dopo anno si affinano le politiche fiscali delle imprese piu' grandi, facilitando la riduzione del peso dei tributi che si ritrova in numerosi bilanci' -: se il Governo abbia preso atto dei dati della ricerca e se intenda porre in atto misure qualificanti per evitare una sostanziale discriminazione fiscale tra grandi gruppi attrezzati per la internazionalizzazione delle sedi e delle produzioni e aziende di minori dimensioni sottoposte - anche in questo versante - a fattori di concorrenzialita' paradossali. (4-29242)
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SAONARA GIOVANNI (POPOLARI E DEMOCRATICI - L'ULIVO) 

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