"INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/28360 presentata da CENTO PIER PAOLO (MISTO) in data 20000210" . . _:B3b21831be844a3da79256baae991eee8 . "CENTO PIER PAOLO (MISTO)" . "Al Ministro della solidarieta' sociale. - Per sapere - premesso che: il 19 novembre 1993, in una fabbrica cinese, la Zhili Toy Handicraft Factory che produceva giocattoli per l'azienda italiana Artsana spa/Chicco scoppiava un incendio dove perdevano la vita 87 donne mentre 47 rimanevano ferite in vario modo di cui 14 in maniera tale da non essere piu' autosufficienti; la direzione dell'azienda aveva bloccato le uscite di sicurezza e messo inferriate alle finestre per evitare furti e che la stessa rappresentava una delle piu' note imprese denominate 'Tre in Uno' dove magazzino, officina e dormitorio erano tutti nello stesso edificio. Cio' e' potenzialmente pericoloso perche' se divampa un incendio nel magazzino coinvolge i lavoratori ai piani superiori come poi e' successo; la ditta riconosciuta responsabile della tragedia dal tribunale di Kuiyong corse ai ripari dichiarandosi fallita sottraendosi cosi' alle proprie responsabilita' nei confronti delle vittime del rogo; i due imprenditori della Zhili dopo aver ricevuto brevi condanne stanno ora dirigendo una fabbrica a circa 50 chilometri da dove sorgeva la Zhili, nella quale circa il 70 per cento dei prodotti sono per l'etichetta Chicco; a seguito di una prima campagna di pressione e boicottaggio promossa a livello internazionale dalla Toy Coalition e a livello nazionale dai sindacati e dalle organizzazioni non governative la Chicco accettava di stanziare 300 milioni di lire per il risarcimento delle operaie rimaste uccise e quelle gravemente ustionate in Asia solo alle imprese che rispettino i fondamentali diritti dei lavoratori previsti dalle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro; nonostante dal 1997 la Artsana spa abbia piu' volte annunciato la volonta' di pagare una compensazione alle vittime del rogo tramite la Caritas di Hong Kong a tutt'oggi nulla e' stato versato e il legale della ditta interpellato dall'organizzazione non governativa Toy Coalition li ha informati che per mancanza di un elenco ufficiale il denaro era stato utilizzato in altro modo (finanziamento di alcuni progetti) e che della cosa ne era a conoscenza anche la Cisl italiana che aveva firmato l'accordo; l'organizzazione non governativa stessa aveva fornito tramite la Cisl italiana una lista di circa 40 nomi con indirizzi dettagliati -: quali iniziative intenda intraprendere perche' la Artsana spa/Chicco versi quanto dovuto alle vittime del rogo ed inoltre quali iniziative anche di carattere legislativo affinche' le ditte italiane siano responsabili in solido con le ditte appaltatrici all'estero. (4-28360)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/28360 presentata da CENTO PIER PAOLO (MISTO) in data 20000210"^^ . "4/28360" . "20000210-20000921" . . "2014-05-15T12:34:21Z"^^ . . "1"^^ . . _:B3b21831be844a3da79256baae991eee8 "Nel 1993, nei pressi di Shenzhen, nella Repubblica Popolare Cinese, scoppio' un incendio nella Zhili Toy Handicraft Factory, fabbrica che produceva giocattoli per la Societa' Artsana-Chicco. Dagli accertamenti effettuati, risulto' che la causa diretta del rogo fu un corto circuito elettrico. Il numero cosi' elevato di vittime - 87 morti e 47 feriti, nella quasi totalita' operaie immigrate da altre province della Cina - sembro' dovuto alla mancata applicazione delle norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e, piu' in particolare, al fatto che le uscite di sicurezza erano bloccate per supposte ragioni di sicurezza. La Artsana S.p.A sostenne di non aver potuto esercitare alcuna vigilanza sulle condizioni di lavoro praticate dalla ditta appaltatrice, in quanto il contratto di fornitura era stato concluso con una trading di Hong Kong (nel 1993 ancora colonia britannica) e non con la Zhili Toy Handicraft Factory. A seguito di una campagna - lanciata in tal senso dalla 'Coalition for the Safe Production of Toys', che raccoglie varie Organizzazioni non Governative di Hong Kong - la Artsana-Chicco, nell'ottobre 1997, concluse un accordo con i sindacati confederali italiani per la creazione di un Fondo di 300 milioni di lire. La gestione di tale Fondo, istituito con il preciso compito di compensare gli eredi delle vittime con una somma equivalente a circa 3 milioni di lire a persone, venne affidata alla Caritas di Hong Kong, In seguito, la carente collaborazione dimostrata dalle Autorita' cinesi ed il lungo tempo impiegato per la compilazione della lista dei beneficiari del Fondo, indussero la Societa' Artsana a cambiare la destinazione dell'intera somma. Venne stabilito di dare attuazione ad altre opere quali la ricostruzione di scuole elementari nel nord della Cina e l'assistenza per la creazione di tre officine per la produzione di arti artificiali. Successivamente, la Artsana ha poi confermato la sua intenzione di utilizzare l'importo, ancora disponibile sul fondo di compensazione costituito all'origine e, se necessario, ad integrarlo, al fine di rimborsare gli eredi delle vittime ed il personale rimasto invalido a seguito dell'incidente. Il Governo italiano si adoperera', per quanto possibile, affinche' l'impresa in questione dia seguito concreto a tale sua intenzione. Circa il secondo quesito sollevato dall'interrogante, si fa presente che il Governo italiano, allo scopo di promuovere il carattere universale dei diritti dell'uomo, non solo civili e politici, ma anche sociali, economici e culturali, vuole contribuire a diffondere in altri paesi livelli elevati di sicurezza sul luogo di lavoro. Nell'epoca della globalizzazione, infatti, alla piena liberta' di movimento di merci e capitali non corrisponde ancora una adeguata opera per l'armonizzazione internazionale verso l'alto degli standards sociali, cioe', nel caso specifico, di quelli attinenti la sicurezza sul luogo di lavoro. E' tuttavia arduo ipotizzare, dal punto di vista giuridico, una responsabilita' in solido dell'impresa committente e dell'impresa appaltatrice, trattandosi di due persone giuridiche indipendenti. Nell'ordinamento italiano, infatti, tale responsabilita' 'in solido' non e' affermata neanche nei casi di aziende consociate appartenenti ad una stessa impresa transnazionale e costituenti quindi una vera e propria unita' economica. Il principio della sussistenza della responsabilita' dell'impresa committente viene d'altronde sempre piu' spesso, sotto la spinta dell'opinione pubblica, recepito dalle aziende italiane attraverso l'adozione di codici di condotta o la conclusione di protocolli d'intesa con le parti sindacali. La stessa Artsana, nel luglio 1998, ha sottoscritto un Codice di Condotta ai sensi del quale si impegna a richiedere ai suoi fornitori ed ai loro subappaltatori il rispetto delle norme internazionali poste a tutela del lavoro. Eventuali infrazioni, da verificarsi grazie al libero accesso degli ispettori Artsana ai locali dell'impresa appaltatrice, costituiscono violazione del contratto di produzione od ordine di acquisto. In tale campo sono attualmente presenti alcune ipotesi legislative che prevedono forme di garanzia pubblica nell'esercizio dei diritti di ispezione e di controllo che le imprese italiane generalmente acquisiscono, in particolar modo per il controllo di qualita' di prodotti, quando concludono un contratto di fornitura od appalto con imprese estere. Tale garanzia potrebbe concretizzarsi con la presentazione al nostro Parlamento di relazioni, presentate delle imprese italiane che abbiano delocalizzato fasi del processo produttivo, che illustrino la conformita' delle condizioni di lavoro praticate dall'impresa estera appaltatrice alle varie Convenzioni dell'OIL - Organizzazione Internazionale del Lavoro - recepite dall'Italia. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini." . _:B3b21831be844a3da79256baae991eee8 "20000712" . _:B3b21831be844a3da79256baae991eee8 "SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI" . _:B3b21831be844a3da79256baae991eee8 .