INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/26560 presentata da MALAVENDA ASSUNTA (MISTO) in data 19991029
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Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: nell'agosto del 1993 Salvatore Migliorino, uomo del clan di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata, decide di collaborare e riferisce al sostituto della procura di Napoli Armando D'Alterio che l'omicidio del giornalista abusivo del Mattino Giancarlo Siani e' stato deciso e portato a termine dagli uomini di Gionta; si riaprono le indagini sull'omicidio Siani, inizia poi il processo che si conclude il 14 aprile 1997 davanti alla seconda sezione della corte d'assise presieduta da Pietro Lignola con giudice estensore Giuseppina D'Antonio, con la condanna all'ergastolo per i mandanti (i boss Valentino Gionta, Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante) e per i killer (Ciro Cappuccio, Armando Del Core e Ferdinando Cataldo); l'8 aprile 1999 e' iniziato il processo di secondo grado davanti alla prima sezione della corte d'assise d'appello presieduta da Corrado Colangelo; il 7 luglio 1999 la corte di assise d'appello (presidente Corrado Colangelo, giudice a latere Angelo Finaldi), conferma i sei ergastoli per i mandanti e per i killer e i ventotto anni di reclusione inflitti a Gabriele Donnarumma, pentito del clan Gionta e cognato del padrino di Torre Annunziata, e ritiene complice degli esecutori dell'omicidio Siani Gaetano Iacolare, esponente del clan Nuvoletta assolto in primo grado, e lo condanna a ventotto anni di carcere; nelle indagini scrupolose e penetranti, condotte per tre anni dal pubblico ministero, Armando D'Alterio e dall'allora capo della squadra mobile della questura di Napoli Bruno Rinaldi, era emerso un quadro ricco di insospettabili complicita' e di silenzi inspiegabili intorno alla vicenda Siani, prima e dopo l'omicidio; in particolare Rinaldi aveva preparato due documentate relazioni sulle indagini: la prima dell'8 dicembre 1993 di ventisei pagine; la seconda dell'11 agosto 1995 di trecentotrenta pagine; la sintesi della prima relazione era contenuta in venti punti: 1) Giancarlo Siani era minacciato; 2) Giancarlo Siani aveva ultimato un dossier su Torre Annunziata; 3) l'ordinanza-sentenza del giudice istruttore Palmeri e' stata sviata nelle conclusioni relative al movente dell'omicidio da deposizioni mendaci e reticenti; 4) l'ambiente di lavoro del Siani, cioe' la redazione del Mattino, era inquinato da elementi quali Giuseppe Calise, che ha indirizzato tutti i colleghi dell'epoca su piste diverse da quella di Torre Annunziata; 5) i giornalisti del Mattino hanno escluso, proprio per l'impostazione suddetta, che il Siani fosse stato minacciato e che avesse ultimato un libro su Torre Annunziata; 6) Giulio Avati e Maurizio Cerino si sono "disinteressati", in tempi diversi di un'informazione validissima ai fini dell'indagine e che riguardava un incontro tra il Siani e l'agente di pubblica sicurezza Manocchia Giovanni, avvenuto nel primo pomeriggio del 23 settembre 1985, riferito dalla guardia giurata Silvestre Armando; 7) Silvestre Armando ha dichiarato la verita'; 8) l'agente Manocchia Giovanni ha dichiarato il falso; 9) il pubblico ministero Lancuba Armando, interessato dal Calise, del quale era intimo amico, non ha inviato, per unione agli atti, le dichiarazioni del Silvestre e del Manocchia al fascicolo del caso Siani, bensi' ha costituito un fascicolo di atti relativi che archivia, pur in presenza delle opposte dichiarazioni dei due in sede di confronto; 10) il suddetto fascicolo processuale si apre con una missiva presentata dal giornalista del Mattino, Maurizio Cerino, che, corrispondente della sala stampa della questura per lo stesso quotidiano, fa finta di seguire con apprensione le indagini sul caso Siani, di approfondire la ricerca di un articolo di stampa pubblicato sul Giornale di Napoli e che accennava ad una deposizione di una guardia giurata, manifestando la curiosita' di conoscere l'esito degli accertamenti su di un episodio del quale in effetti, era stato protagonista unitamente al Calise; 11) il dottor Lancuba viene indicato dal collaboratore di giustizia Migliorino Salvatore, come il magistrato che si era interessato favorevolmente per un processo a carico di Valentino Gionta ed altri; 12) il giornalista Irlando Antonio ha dichiarato il falso in merito all'esistenza del dossier scritto dal Siani, da lui coadiuvato almeno per quanto attiene alla veste tipografica; 13) Giancarlo Siani, nel primo pomeriggio del 23 settembre 1985, dovette essere avvertito dell'imminenza di un'azione violenta nei suoi confronti. Ritiene, chi scrive, che cio' puo' aver fatto solo chi era a conoscenza diretta dei loschi affari di Torre Annunziata cioe' il pretore Gargiulo o chi sapeva che il Siani aveva intenzione di pubblicare un libro su quegli stessi loschi affari, e cioe' Irlando Antonio o Giuseppe Calise, informato dal Bertone (all'epoca sindaco socialista di Torre Annunziata), perche' entrambi legati allo stesso carro politico; 14) il movente dell'omicidio risiede nella scoperta da parte del Siani del connubio esistente in Torre Annunziata tra politici, camorristi ed imprenditori, connubio gestito da Domenico Bertone e dal pretore Gargiulo, e nella volonta' dello stesso di divulgare tali sue conoscenze; 15) l'intreccio suddetto e' stato ampiamente dimostrato attraverso le indagini che hanno condotto all'emissione di numerose ordinanze di custodia cautelare nei confronti di rappresentanti delle tre categorie citate: politici, camorristi ed imprenditori; 16) le prime indicazioni circa gli autori materiali sono state orientate da anonimi sul clan Gionta e sul clan Nuvoletta, tra loro callegati, come, processualmente noto; 17) a distanza di anni le dichiarazioni del Migliorino, attendibili ed ampiamente riscontrate, confermano le indicazioni anonime, sia per quanto riguarda il movente, che per quanto attiene gli esecutori materiali; 18) Cappuccio Ciro ha una fortissima somiglianza con Agnello Alfonso, riconosciuto all'epoca come uno degli esecutori materiali dell'omicidio; 19) Cataldo Ferdinando ha il gruppo sanguigno "0", lo stesso di quello rilevato sui mozziconi di sigaretta lasciati sul luogo dell'agguato; 20) Cataldo Ferdinando nel colloquio con la moglie nel carcere di Bellizi Irpino chiama in causa il Cappuccio e manifesta tutta la sua preoccupazione in relazione al ventilato pentimento di questi che lo porterebbe a non uscire piu' dal carcere -: poiche' con la sentenza di appello si e' fatta chiarezza in maniera pressocche' definitiva sui killer e sui mandanti di primissima fila se ci sia oggi l'energia e la volonta' politica per andare oltre le responsabilita' gia' individuate degli uomini dei clan camorristici e attraverso nuove indagini e drastiche iniziative amministrative fare finalmente piena luce e pulizia negli ambienti politici, giudiziari e professionali che prima hanno consentito, se non addirittura favorito, l'omicidio del giovane cronista e hanno poi per anni depistato le indagini. (4-26560)
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2014-05-15T12:25:28Z
4/26560
MALAVENDA ASSUNTA (MISTO)