INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19501 presentata da MATTEOLI ALTERO (MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE) in data 19931103

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_19501_11 an entity of type: aic

Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: da tempo in Toscana si segnalano lamentele da parte di cittadini di varia estrazione sociale in merito al grave problema della giustizia o, per meglio dire, a cio' che appare ingiustizia agli occhi della pubblica opinione; si lamenta l'archiviazione o, peggio, l'insabbiamento di esposti e di querele nonostante le stesse siano corredate di precise e circostanziate prove a supporto; si ritiene giusto ed opportuno, qui di seguito, elencare alcune vicende giudiziarie il cui iter ha sorpreso la pubblica opinione; nonostante siano trascorsi ormai 27 anni dal novembre 1966, cioe' da quando la citta' di Firenze fu invasa da una disastrosa alluvione, i territori delle province di Firenze, Pisa, Livorno, Pistoia e Lucca in questi giorni, a causa delle piogge, hanno subi'to rilevantissimi danni; in particolare, la provincia di Firenze e' stata danneggiata per cio' che non e' stato realizzato per evitare il ripetersi di danni da alluvioni; Poggio a Caiano, Campi Bisenzio, Le Sieci, tutte zone in provincia di Firenze, sono gli esempi piu' clamorosi, anche perche', per quelle zone, la Magistratura aveva ricevuto esposti e denunce; subito dopo la tragica alluvione del 1966 la Magistratura fiorentina apri' una inchiesta per accertare le vere cause dell'immane disastro e dopo 3/4 mesi di istruttoria, circolava voce negli ambienti giudiziari fiorentini che non poca rilevanza nella tragedia avrebbe avuto la diga della centrale ENEL di Levane (Arezzo), una apposita perizia avrebbe accertato che effettivamente una delle cause principali dell'inondazione che investi' Firenze era proprio la diga di Levane, sita a nord della citta'; la Magistratura fiorentina non ritenne di rinviare a giudizio nessuno e che sulla vicenda, pare sempre piu' probabile, ci sarebbe stato un intervento atto a fare avocare a Roma tutta l'inchiesta; il giudice dottor Caponnetto, che dirigeva l'inchiesta unitamente al dottor Vigna, fu trasferito a Livorno; la diga di Bilancino - giudici Vigna, Crini, Canessa -: le confessioni di Mario e Vincenzo Lodigiani e di Enzo Papi della COGEFAR, sulle tangenti pagate in tutta Italia per gli appalti delle grandi opere pubbliche rendono la Toscana, per la Magistratura, un'"isola felice": Mario Lodigiani paga tangenti per il centro nord; Vincenzo Lodigiani le paga da Roma in giu'; Monte dei Paschi di Siena - periodo del provveditore dottor Nesi -: la Guardia di finanza di Firenze, dopo sei mesi di estenuanti indagini condotte con grande dispiego di uomini e mezzi, accerta una truffa miliardaria nella quale sono coinvolti noti esponenti politici fiorentini. L'istruttoria e' affidata al dottor Propato che "dimentica" il fascicolo sul suo tavolo per ben cinque anni, tutto preso come e' dal seguire le modifiche della legge con la quale i dipendenti degli Enti privati vengono equiparati ai dipendenti degli Enti pubblici. "Dimenticanza" che gli consente di derubricare in "abuso d'ufficio" i reati di truffa aggravata ed illecito profitto. Nonostante le numerose richieste scritte che la Guardia di finanza invia per avere notizie sulle indagini, non ottiene mai una risposta; collina di San Miniato - dottor Nannucci -: per puntellare la collina di San Miniato, che rischia di scivolare su Firenze, vengono affidati i lavori alla societa' ICLA (di Cirino Pomicino). Una prima perizia stabilisce in lire 1.200 milioni i costi dell'opera, anche se i costi reali ammontano a "soli" 800 milioni. Ci si chiede come mai la ICLA con sede a Napoli, venga fino a Firenze per una cifra cosi' "esigua". Infatti, viene fatta una seconda perizia che convince Roma a stanziare ben 60 miliardi per finanziare i lavori di San Miniato. Viene quindi aperta una inchiesta; nonostante la notevole differenza di cifre i giudici fiorentini trovano tutto regolare; restauri d'oro degli Uffizi - dottor Nannucci -: nonostante gia' nel novembre 1987 ci sia stato il rinvio a giudizio di dipendenti e funzionari del Ministero dei beni culturali per i cosiddetti "restauri d'oro" e nonostante i soliti Lodigiani e COGEFAR ancora una volta confermino le tangenti pagate, la Magistratura fiorentina tace ed archivia; mercato generale di S. Ambrogio - dottor Rosini -: l'inchiesta sui ponteggi ed i lavori complessivi di ristrutturazione del Mercato di S. Ambrogio viene affidata prima al dottor Quattrocchi, poi al dottor Rotella. Vengono accertati pagamenti inesistenti ed un giro di fatture false per circa 14 miliardi. Nonostante cio', viene stilato un certificato di regolare esecuzione dei lavori che vengono pagati per l'intero anche se, in realta', solo la meta' degli stessi e' stata eseguita. Viene quindi presentato un nuovo progetto (con relativi costi) per completare l'opera. Si apre una seconda inchiesta: non si sa in quale scrivania e' stata "appoggiata" dopo le richieste di rinvio a giudizio; ultima nota per Firenze: nel 1989 l'autorita' giudiziaria incarica l'imprenditore fiorentino Andrea Crociani di svolgere una "ricerca" sugli appalti in Toscana. All'uopo, gli viene consegnato un miniregistratore. Una lunga serie di registrazioni ricche di nomi, date, cifre chieste e pagate, viene quindi consegnata dal Crociani ai Magistrati. Gli "intervistati" vengono interrogati, nel 1990, ma negano tutto, affermando di aver "scherzato" con quelle dichiarazioni registrate. I Magistrati prendono per buona la seconda versione ed archiviano tutto. Nel 1992 a Milano con Di Pietro scoppia lo scandalo tangenti: si scopre che nomi, date, cifre milanesi e modalita' coincidono con quanto "scherzosamente" detto dagli intervistati al Crociani nel 1989 e che i Magistrati fiorentini si erano affrettati ad archiviare nel 1990; a queste si potrebbero aggiungere la vicenda relative alla Superstrada Firenze-Pisa-Livorno, al collettore Firenze-Renai-Signa, al depuratore di San Colombano, alla SILFI, all'ANAS-Gregoratti eccetera -: se non reputi urgente ed improcrastinabile l'istituzione di una commissione speciale da parte del Ministero competente, e quali iniziative si intendano assumere presso il CSM al fine di pervenire ad analoga soluzione in quel consesso atta a verificare se nella condotta di alcuni giudici operanti in Toscana sia ravvisabile solo un comportamento superficiale ed omissivo o, peggio, se esistano collusioni con la malavita organizzata e con associazioni piu' o meno segrete. (4-19501)
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