INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18595 presentata da SOSPIRI NINO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980701
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_18595_13 an entity of type: aic
Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che: l'associazione Ambiente e/e' Vita, a seguito di alcune indicazioni pervenutele, ha effettuato in data 23 maggio 1998 un sopralluogo in localita' San Sabba nel porto Petroli di Trieste, procedendo al prelievo di campioni solidi e liquidi in un sito gravemente contaminato a ridosso dell'area in cui sorgeva l'impianto di raffinazione di oli minerali della Esso Italiana (dismesso nel 1979), allora confinante ad est con la Italcementi e ad ovest con la Saicil; l'associazione ha provveduto a documentare tutte le operazioni riguardanti il sopralluogo ed i prelievi di campioni in piu' punti dell'area, per mezzo di videocamera e di diapositive conservando in frigorifero, per ogni campione, un controcampione sigillato con ceralacca a disposizione di chi volesse ulteriormente indagare; le analisi effettuate da un laboratorio di Pomezia, altamente specializzato e munito di certificazione Iso, hanno fornito una risposta inequivocabile sullo stato di grave contaminazione dell'area. E' stata infatti accertata la presenza di notevoli quantita' di residui catramosi acidi contenenti idrocarburi policiclici aromatici, alcuni dei quali ritenuti cancerogeni dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanita'), ceneri da inceneritore di rifiuti urbani (l'associazione ha prove ed evidenze che si tratti di ceneri dell'inceneritore di Rsu di Trieste) con alto contenuto di metalli pesanti tossici (mercurio, cadmio, piombo, nichel), amianto in fiocchi da coibentazione di tubazioni rinvenute nel sito. Le analisi sui campioni di ceneri con molta probabilita' forniranno dati preoccupanti sulla presenza di diossine, data la vecchia tecnologia dell'inceneritore di Rsu di Trieste che per tanti anni ha bruciato (e forse brucia ancora) rifiuti solidi urbani tal quali con presenza quindi di plastiche di ogni tipologia; sulla base di quanto emerso dalle analisi, l'associazione ha provveduto a procurare ulteriore documentazione sulle caratteristiche dell'area e ad approfondire le notizie storiche del sito, prendendo spunto da alcune indicazioni fornite dagli associati della regione Friuli-Venezia Giulia. Ne e' emerso un quadro a dir poco allarmante che la dice lunga su omissioni di atti di ufficio, di responsabilita' disattese, di mancanza di ogni forma di controllo e monitoraggio dell'area da parte delle autorita' amministrative; area che, per come risulta dai documenti, ha alle spalle un'attivita' industriale di oltre cento anni; i risultati dell'indagine, supportati da documentazione inequivocabile, sono stati illustrati dai responsabili del direttivo nazionale di Ambiente e/e' Vita e dal responsabile della regione Friuli-Venezia Giulia nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Trieste il 3 giugno 1998, alla presenza di rappresentanti dei media (Il Piccolo, Il Pomeridiano, Ansa, televisioni locali). Si e' distinta per lo scarso senso di collaborazione la televisione di Stato (Rai 3) che, non solo non ha partecipato, ma sembra abbia fatto sapere all'associazione che ne avrebbe parlato solo dopo le elezioni regionali; la documentazione fornita durante la conferenza stampa sinteticamente si puo' cosi' riassumere: a) l'area contaminata e' a ridosso del sito dell'ex raffineria Esso Standard Italiana che occupava un'area di 235.000 metri quadrati. Tale sito era stato acquistato dalla Siap di Genova da precedenti proprietari (austriaci) in piu' soluzioni nel periodo 1913-1967. Il sito di raffinazione fu costruito nel 1895; b) il sito e' stato utilizzato per la raffinazione di oli minerali dal 1895 al 1967. L'impianto di raffinazione raggiunse una potenzialita' massima lavorativa di circa 8 milioni di barili/giorno di greggio. L'attivita' di raffinazione venne poi affiancata da quella di raffinazione di oli lubrificanti con produzione di melme acide di scarto. Il sito subi' numerosi attacchi aerei nel corso dell'ultimo conflitto mondiale. Le bombe cadute sul suolo e nel sottosuolo (circa 400) hanno recato grave pregiudizio alle falde idriche sottostanti, come a piu' riprese, nel corso degli anni successivi, si sarebbe evidenziato con affioramenti di prodotti petroliferi dal sottosuolo; c) l'impianto di raffinazione ormai inadeguato alle moderne tecnologie venne dismesso nel 1968 e trasformato in deposito costiero dalla Esso Italiana che lo tenne in vita fino al 1979, anno in cui tutte le attivita' cessarono; d) la Esso Italiana restitui' al demanio marittimo nel 1982 le aree demaniali, oggetto dell'indagine di Ambiente e/e' Vita. Tali aree erano state date in concessione dalla Capitaneria di porto. Al tempo della concessione era stato concesso di scaricarvi tutti i residui catramosi delle lavorazioni e i residui della raffinazione degli oli lubrificanti (terre decoloranti ed argille); e) relativamente al sito occupato dalla raffineria, questo venne venduto nel 1990 dalla Esso Italiana all'Ente autonomo del porto di Trieste (EAPT). L'Ente porto, avendo rinvenuto durante lo smantellamento degli impianti, alcuni rifiuti sotterrati in fusti, richiese alla proprieta' di bonificare l'area a sue spese. Il costo di bonifica fu di circa un miliardo, mentre l'EAPT si' assunse l'onere di bonificare altre zone di raffineria a proprie spese (sembra per un altro miliardo di lire). In considerazione dei bombardamenti aerei dell'ultimo conflitto mondiale che hanno compromesso il sottosuolo, sorgono dubbi sulla reale bonta' delle operazioni di bonifica che, secondo stime di esperti del settore, avrebbe richiesto cifre ben piu' consistenti, in considerazione dell'estensione dell'area (250.000 metri quadrati); f) la consistenza delle aree demaniali concesse per lo sversamento dei residui di lavorazione era di 1200 metri quadrati (concessione del 1953) e di altrettanti 1200 metri quadrati (concessione del 1956) come risulta dagli atti concessori della capitaneria di porto. La profondita' dello specchio d'acqua in cui venivano depositati i residui era di circa 6 metri. Nelle concessioni veniva richiesto che, dopo l'utilizzo, le aree venissero consegnate in pristino stato. Cosa che non si e' mai verificata, nel senso che l'area non e' stata mai bonificata; g) la zona di interramento, passata al demanio marittimo, nel corso degli anni e' stata oggetto di riempimento con materiali e rifiuti di ogni genere (inerti, ceneri dell'inceneritore, eccetera) fino a che la linea di battigia e' avanzata notevolmente verso il mare come risulta inequivocabilmente dalle mappe del sito; h) all'indomani della conferenza stampa l'associazione ha presentato una denuncia alla procura presso il tribunale di Trieste, chiedendo che il sito incriminato sia messo in sicurezza, che si accertino le responsabilita' di chi ha provocato la contaminazione stessa e che si approfondiscano le indagini per stimare la reale estensione della zona contaminata; i) la situazione del sito appare attualmente di estremo pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente. Il pericolo di diffusione e dispersione nell'aria delle polveri depositate sulla superficie del sito, costituite, per come si e' visto, da metalli pesanti tossici, da fibre di amianto e presumibilmente da diossine, e' alto in considerazione anche dell'alta ventosita' periodica della zona. La sicura presenza nel sottosuolo di rilevanti quantita' di prodotti idrocarburici di ogni tipo, non esclude al momento la contaminazione della falda idrica. Viste le caratteristiche di porosita' e di disomogeneita' della zona, strappata al mare con terreno di riporto, vi e' il rischio che a seguito di eventi naturali (piogge consistenti, movimenti tellurici, smottamenti, eccetera) avvengano rilevanti contaminazioni dell'ambiente marino; secondo quanto riportato dal giornale Il Piccolo, il Ministro dell'ambiente sull'argomento avrebbe affermato, durante un recente convegno svoltosi a Trieste: a) "in riferimento alla discarica abusiva situata nell'area portuale ex Esso, la bonifica potrebbe rientrare nell'ambito di un vasto programma mirato a risanare tutte le aree industriali oggi dismesse, finanziato con 750 miliardi"; b) "che utilita' puo' avere tirare a lucido ex raffinerie ed ex zone di stoccaggio quando a pochi chilometri, oltre confine, la cultura ecologica sta muovendo i primi passi? In altre parole, non si rischia di creare squilibri ancora maggiori?"; c) "esiste la convenzione delle Alpi che ha il compito di coordinare una serie di iniziative ambientalistiche comuni, d'altra parte Slovenia e Croazia devono affrettarsi a colmare il ritardo per potere entrare nell'Unione europea"; cio' significherebbe che: a) si prevede di destinare finanziamenti pubblici al risanamento ambientale di un sito che al termine della concessione doveva invece essere, in base al contenuto delle concessioni ottenute, restituito in pristino stato, cioe' bonificato, a cura del concessionario; b) siccome in vicine localita' di oltre frontiera vi sono innumerevoli siti contaminati, non avrebbe senso bonificare le aree ricadenti sul territorio nazionale italiano -: se il Ministro dell'ambiente abbia davvero rilasciato tali gravissime dichiarazioni; in caso negativo, perche' non le abbia smentite e, in caso affermativo, quali motivazioni lo abbiano spinto a farle e sulla base di quali informazioni. (4-18595)
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