INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17908 presentata da MENIA ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980602
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Ai Ministri dell'ambiente, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e della sanita'. - Per sapere - premesso che: sul territorio del comune di Trento, a nord della citta', in una zona di circa 150.000 mq, operavano fino a qualche tempo fa tre industrie chimiche, la Societa' Elettrochimiche Trentine (OET), la SLOI e la Carbochimica Italiana; tali aziende conclusero il loro ciclo produttivo, vuoi per eccessivi costi di gestione rapportati alle esigenze di onerosi costi di ammodernamento degli impianti, come la OET, vuoi per ragioni di sicurezza come per la SLOI chiusa nel 1978 con ordinanza sindacale; pure la Carbochimica Italiana chiuse poco dopo per ineconomicita' di gestione; la OET lavorava prevalentemente materiali di quarzo, magnesio e altre sostanze per la formazione di leghe particolari: venivano cioe' prodotti il siliciuro di calcio, il ferro di silicio, impiegati nell'industria dell'acciaio; la SLOI lavorava il piombo tetraetile e lo stesso stabilimento era un contenitore di prodotti altamente tossici: i problemi di inquinamento, trattati in diversi contenziosi, hanno riguardato lo scarico nelle acque superficiali di prodotti provenienti dalla lavorazione, la salute dei dipendenti, l'inquinamento atmosferico determinato dalle particolari lavorazioni e infine la nube tossica di vapori di soda caustica seguita all'incendio del luglio 1978; la Carbochimica Italiana procedeva invece alla distillazione del catrame, quindi la produzione di naftalina, di olii per la preparazione dei legni di peci per elettrodotti, di anidride ftalica e di acido fumarico; oltre all'inquinamento atmosferico, furono lasciati in eredita' anche quello del suolo e del sottosuolo nei quali le attivita' produttive hanno lasciato residui o rifiuti concentrati o aree a contaminazione diffusa a spargimento o perdita degli stoccaggi e nei cicli produttivi; nelle aree interessate, e in particolare nei terreni ex SLOI e Carbochimica, si rileva la presenza di sostanze inquinanti e nocive come amianto, mercurio, piombo tetraetile (residuo di lavorazione ex SLOI) e idrocarburi polinucleari (lavorati all'ex Carbochimica), soprattutto naftalene, benzene, xilene, etilbenzene; nell'area SLOI l'inquinamento e' dato dal piombo. Si parla di una concentrazione stimata tra le 1700-180 tonnellate su un terreno pari a circa 35.000 metri cubi. Forte presenza e' anche quella del mercurio, in alta percentuale. Il piombo tetraetile, la cui tossicita' neurologica e' nota da tempo, raggiunge valori massimi incredibili di 20.000 mg/kg di piombo contro un valore di soglia C di 12 mg/kg della normativa olandese ed un valore ottimale di 0,8 mg/kg. Valori superiori a 200 mg/kg si rilevano a profondita' di 15 metri; nell'area Carbochimica il terreno e' largamente compromesso dalla presenza in profondita' di idrocarburi policiclici aromatici. La stima e' impressionante: 800 tonnellate su un volume di terreno di 61.000 metri cubi. Le concentrazioni globali si assestano al di fuori di ogni limite; anche le acque di falda in tali aree risultano notevolmente inquinate da piombo e idrocarburi fino ad una profondita' di 15 metri ed uguali concentrazioni di sostanze altamente inquinanti e tossiche si sono rilevate nei quattro corsi d'acqua che le attraversano: tali acque affluiscono poi, con il loro carico inquinante, nel fiume Adige; queste aree sono attualmente in mano a varie cordate di imprenditori i quali, dopo avere elaborato su di esse un ambizioso progetto di riqualificazione territoriale, di armonica integrazione tra le parti della citta' e di riequilibrio polifunzionale delle aree e dopo avere ottenuto dall'amministrazione comunale (dell'Ulivo) opportuna variante al P.R.G. che attesta in 470.000 metri cubi il volume edificabile, si accorgono di non poter garantire il disinquinamento delle aree, che le stime degli esperti valutano per i terreni della Carochimica in 60 miliardi di lire, per i corsi d'acqua in almeno 80 miliardi, mentre per l'area SLOI non e' neppure possibile sapere se e come sia possibile effettuare una bonifica dai costi comunque esorbitanti; di fronte a tale situazione, l'intenzione attuale e dichiarata e' quella di fare intervenire l'Ente pubblico (Stato, provincia, comune) per avviare la bonifica -: come intenda il Governo agire a garanzia e tutela della sanita' pubblica e dell'assetto ambientale della zona in modo tale che emergano le responsabilita' di tutti coloro che ne hanno, a vario titolo; se corrisponda alle intenzioni del Governo quanto affermato a Trento, nello scorso mese di febbraio in conferenza stampa, dal Ministro dell'ambiente, Ronchi, e cioe' che "lo Stato paghera' per Trento nord il 50 per cento della spesa"; se si ritenga corretto che tale intervento statale giunga - ove dovesse effettivamente giungere - non a seguito della constatazione di una situazione di degrado ambientale che turba da decenni la cittadinanza trentina, ma piuttosto come favore ad un gruppo di industriali a cui costerebbe troppo la bonifica di quell'area; per quale motivo dovrebbe essere l'ente pubblico a pagare i disastri ambientali provocati da altri, donando anzi a quest'ultimi un'impunita' che non meritano, dovendo invece essere chiamati a pagare con le loro sostanze e loro tasche i gravissimi errori commessi. (4-17908)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17908 presentata da MENIA ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980602
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17908 presentata da MENIA ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19980602
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2014-05-15T11:41:27Z
4/17908
MENIA ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE)