INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16564 presentata da LEONE ANTONIO (FORZA ITALIA) in data 19980331

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_16564_13 an entity of type: aic

Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: in data 3 novembre 1994, il dottor Vincenzo Nardi, ispettore generale capo del Ministero di grazia e giustizia, con relazione esaminava e riferiva ampiamente la posizione del dottor Vincenzo Macri, anche allora, come oggi, sostituto procuratore nazionale antimafia, ritenendo (punto 5 - paragrafo VIII - conclusioni e proposte) che potesse essere azionato il meccanismo disciplinare nei confronti dello stesso dottor Macri in relazione ai seguenti addebiti: a) per essere stato, in violazione dei doveri di correttezza, lealta' e riserbo, costantemente "presente" o comunque, per essere risultato sempre "coinvolto", in una serie di attacchi di stampa e di iniziative diffamatorie messe in atto, in questi anni, in danno del presidente della corte di appello di Reggio Calabria, dottor Giuseppe Viola e in particolare: per avere, nel 1987, fornito notizie ed espresso valutazioni al giornalista Enzo Magri del settimanale L'Europeo, che venivano recepite in due articoli a firma dello stesso, pubblicati sul detto settimanale, gravemente diffamatorie nei confronti del dottor Viola, come riconosciuto da una sentenza di condanna del tribunale di Milano, emessa nel procedimento penale per diffamazione che ne era seguito e confermata sia in secondo sia in terzo grado; per avere, verosimilmente, sollecitato la pubblicazione sulla stampa locale (La Gazzetta del Sud) della notizia relativa alla denuncia sporta a carico del dottor Viola da esso Macri nel corso delle indagini relative alla costruzione del palazzo dello sport in localita' Pentimele di Reggio Calabria; per avere, nel corso della presentazione del libro La citta' dolente: le confessioni di un indagato corrotto, avvenuta a Roma in data 15 giugno 1993, svolto un intervento contenente disinvolte e diffamatorie valutazioni riferentisi (implicitamente) alla persona del presidente Viola e sviluppate con labile tecnica de relato; intervento per il quale il dottor Viola era stato costretto a presentare querela per diffamazione al procuratore della Repubblica di Roma (il relativo procedimento risulta ancora pendente); per avere rilasciato al giornalista Iacopino del quotidiano Il Giorno una grave e sconcertante intervista, pubblicata il 5 ottobre 1993, nel contesto di un servizio dal titolo "Anche la Calabria ha toghe corrotte alla Curto'", nella quale, fra l'altro, lasciava intendere che il presidente Viola era oggetto di una delle indagini penali finalizzate alla scoperta di magistrati corrotti, percettori di "mazzette", sulla base delle accuse formulate dal "pentito" Barreca: affermazione che era, invece, del tutto falsa, non solo perche' nessun procedimento era stato mai promosso a carico del dottor Viola sulla base delle dichiarazioni del Barreca, ma perche' era stato il magistrato a promuovere, con un esposto presentato al procuratore della Repubblica di Roma, un procedimento penale per calunnia a carico del suddetto "pentito", nel quale si era costituito parte civile (procedimento risultato ancora pendente); per avere partecipato, nel lavoro di informazione, nei ripetuti "incontri", nei summit con i due "giornalisti" Flora Volpin e Iuri Pevere - risultati dalle registrazioni di varie conversazioni telefoniche - alla preparazione di un articolo diffamatorio nei confronti di diversi magistrati di Reggio Calabria, fra cui il presidente Viola, apparso sul settimanale Liberazione del 6 agosto 1992, a firma dei due predetti giornalisti; articolo oggetto di tempestiva querela per diffamazione da parte del dottor Viola, conclusasi, allo stato, con la sentenza di condanna (patteggiata) a carico del direttore responsabile del periodico. E tutto cio' con grave lesione del prestigio dell'ordine giudiziario; b) per avere, ancora in violazione dei doveri di correttezza e lealta', nonche' di probita', fatto uso scorretto della giurisdizione; in particolare: per avere, quale sostituto delegato dal procuratore nazionale antimafia ad ascoltare l'imputato Francesco Quattrone, ristretto nella casa circondariale di Messina (che ne aveva fatto richiesta), su fatti ed aspetti riguardanti l'omicidio Ligato, "utilizzato" tale occasione per rivolgere indebitamente all'imputato domande estranee al detto processo, non rientranti nel tema oggetto del "colloquio investigativo" e riguardanti il presidente della corte di appello, in relazione al quale qualsiasi esigenza investigativa non poteva non postulare la competenza funzionale del magistrato identificabile ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale; per avere gestito l'inchiesta giudiziaria riguardante il palazzo dello sport in localita' Pentimele di Reggio Calabria in maniera clamorosamente dimostrativa - date le gravi anomalie processuali che la caratterizzano, assolutamente non spiegabili con difetto o insufficienza di cognizioni tecniche - del disegno, strumentalmente perseguito da esso Macri, di "coinvolgere" in qualche modo ed a qualsiasi costo il presidente Viola in fatti e comportamenti illeciti attribuiti a tecnici ed amministratori comunali; con la conseguenza di compromettere, con tali "iniziative" scorrette e persecutorie, in modo grave, il prestigio dell'ordine giudiziario; c) per avere, sempre in violazione dei doveri di correttezza, lealta' e probita', suggerito o incoraggiato o, comunque, non dissuaso, come inequivocabilmente dimostrato dalle registrazioni delle numerose conversazioni telefoniche, le iniziative del notaio Pietro Marrapodi, personaggio sconcertante e di recente arrestato perche' sospettato di appartenenza ad associazione mafiosa, autore di tutta una serie di esposti, denunce, esternazioni ed interventi vari in pubblici dibattiti contro diversi magistrati reggini e in particolare, contro il presidente Viola, il cui disinibito e farneticante linguaggio avrebbe dovuto anche sollevare dei dubbi sulle attuali condizioni mentali del predetto, oggetto - in ogni caso - di cinica strumentalizzazione da parte di esso Macri, nel contesto di una lucida "strategia" di destabilizzazione e delegittimazione che ha avuto ripercussioni fortemente negative sul prestigio dell'ordine giudiziario; in data 6 ottobre 1993 il procuratore generale della Repubblica presso la Corte di cassazione ha chiesto il rinvio a giudizio davanti alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura del dottor Vincenzo Macri incolpato della "violazione dell'articolo 18 del regio decreto-legge 31 maggio 1946, n. 511, per essere incorso in reiterate violazioni dei doveri di correttezza, lealta' e riserbo, gravemente pregiudicando la considerazione di cui il magistrato deve godere ed il prestigio dell'ordine giudiziario"; la condotta del dottor Vincenzo Macri, per come emerge dalla "relazione Nardi", e' estremamente grave per le sistematiche e reiterate violazioni di legge -: a che punto sia il procedimento a carico del dottor Vincenzo Macri, presso il Consiglio superiore della magistratura (procedimento n. 84/95 R.G.), quale intervento, eventualmente, si ritenga di potere effettuare acche' venga definito con l'urgenza che il caso richiede e se si siano ravvisate o si ravvedano fatti che possono concretizzare addebiti penalmente rilevanti. (4-16564)
xsd:string INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16564 presentata da LEONE ANTONIO (FORZA ITALIA) in data 19980331 
xsd:integer
19980331- 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16564 presentata da LEONE ANTONIO (FORZA ITALIA) in data 19980331 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
CONTE GIANFRANCO (FORZA ITALIA) 
DE GHISLANZONI CARDOLI GIACOMO (FORZA ITALIA) 
SCARPA BONAZZA BUORA PAOLO (FORZA ITALIA) 
BRUNO DONATO (FORZA ITALIA) 
RIVELLI NICOLA (FORZA ITALIA) 
TABORELLI MARIO ALBERTO (FORZA ITALIA) 
VIALE EUGENIO (FORZA ITALIA) 
xsd:dateTime 2014-05-15T11:34:24Z 
4/16564 
LEONE ANTONIO (FORZA ITALIA) 

data from the linked data cloud

DATA