INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16203 presentata da ALIPRANDI VITTORIO (FED.LIB.DEM) in data 19951123
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_16203_12 an entity of type: aic
Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso: che, nella seduta del 4 ottobre scorso, l'onorevole Sottosegretario alle Risorse Agricole, Vito Bianco, ha risposto all'interrogazione dell'onorevole Nardone ed altri sull'attuazione del Piano bieticolo-saccarifero; che, come e' noto, i bieticoltori, attraverso le loro organizzazioni, hanno recentemente sollecitato la predisposizione di un nuovo Piano di ristrutturazione del settore, e che tale richiesta e' motivata solo in parte dalla riduzione del regime di aiuti nazionali, voluta dall'Unione Europea. Infatti, il Presidente dell'ANB, in una intervista concessa subito dopo la richiesta ufficiale di un nuovo Piano, ha richiamato l'attenzione sui problemi ancora aperti del Mezzogiorno, della gestione dell'ISI, societa' sorta dal commissariamento del gruppo Montesi, della ristrutturazione dei bacini bieticoli, della distribuzione delle quote e della creazione del polo unico dell'Italia Centrale, problemi che, come ognuno sa, avrebbero dovuto essere risolti dal Piano 1984 e dal suo aggiornamento; che si attendeva, pertanto, che il Governo facesse chiarezza sugli esiti e sulle modalita' di attuazione del Piano, e, soprattutto, offrisse spiegazioni riguardo al mancato raggiungimento di obiettivi che erano alla base del Piano stesso; che la risposta dell'onorevole Sottosegretario ha suscitato, invece, sia per i contenuti, sia per la sua formulazione, nuovi, inquietanti interrogativi sul futuro del settore; che il primo di tali interrogativi riguarda le fonti da cui l'onorevole Sottosegretario ha attinto le proprie informazioni, poiche' non si puo' presumere che egli abbia una diretta conoscenza delle azioni intraprese, dall'Amministrazione, dal 1984 ad oggi, in attuazione del Piano bieticolo-saccarifero. Infatti, nel caso in cui alla formulazione della risposta avessero collaborato, direttamente o indirettamente, nell'ambito del Ministero delle Risorse Agricole, proprio quei funzionari che, in passato, avevano avuto ruoli importanti nell'attuazione del Piano, l'episodio assumerebbe aspetti di estrema gravita', poiche' ne conseguirebbe che persone perfettamente a conoscenza dei fatti hanno deliberatamente mentito al Parlamento, allo scopo evidente di occultare proprie responsabilita'; che, alla luce delle considerazioni sopra esposte, incombe l'obbligo, pur chiedendo scusa all'onorevole Sottosegretario, che si ritiene "incolpevole", di confutare e respingere, punto per punto, le sue dichiarazioni, contrapponendo la chiarezza di fatti, date e numeri alla fuorviante ambiguita' delle informazioni rese al Parlamento, rilevando quanto segue: "1. - la dichiarazione resa dall'onorevole Sottosegretario secondo cui: "le quote A e B sono state sempre assegnate con l'obiettivo di raggiungere a regime quelle programmate" e' in contrasto con le seguenti constatazioni: a) la programmazione, relativamente alla concentrazione della produzione in un limitato numero di impianti ed alla conseguente assegnazione delle quote, era affidata al Piano bieticolo-saccarifero. Questo, all'articolo 35, fissava in 600.000 q.li/anno il limite minimo di produzione da raggiungere per ciascuna unita' produttiva, misura ritenuta necessaria al fine di garantire l'economicita' della gestione. Relativamente alla concentrazione della produzione in un limitato numero di impianti, il Piano, implicitamente, stabiliva che, al termine del periodo della sua attuazione, ovvero entro la campagna 1989-90, dovessero restare in attivita' non piu' di 26 stabilimenti. Cio' in relazione alla capienza della quota nazionale, che era e tuttora e' pari a 15.682.500 q.li. Infatti: (15.682.500:600.000=26,14). Il Piano, inoltre, fissava come segue la distribuzione geografica degli impianti da mantenere in esercizio: 18 unita' nel Nord Italia; 4 unita' nel Centro, rinviando alla seconda fase (1986-1989) la verifica della convenienza di procedere alla chiusura di un impianto della zona adriatica; per il Sud, veniva lasciata aperta ogni opzione, fermo restando che l'impianto di Celano (qui considerato come appartenente al Mezzogiorno Continentale) dovesse restare in attivita'. Tuttavia, il numero degli zuccherifici che, a fine Piano, avrebbero dovuto restare in attivita' al Sud si ricava facilmente come valore residuale: 26-(18+4/3) =4/5. La realizzazione del Piano, come recita l'articolo 59, era affidata alle decisioni degli operatori interessati ed agli interventi della RIBS, la finanziaria di credito partecipativo costituita per la ristrutturazione del settore saccarifero. Le determinazioni del Piano avrebbero dovuto rappresentare le linee guida per gli interventi della RIBS. Detti interventi avvenivano in base a piani specifici di ristrutturazione aziendale predisposti dal Ministero dell'Agricoltura ed approvati dal CIPE. Le alternative e le opzioni lasciate aperte dal Piano, e riguardanti, esclusivamente, la chiusura e ristrutturazione di impianti al Centro e al Sud, dovevano essere risolte in sede di predisposizione dei suddetti piani di ristrutturazione aziendali. Le quote di produzione dello zucchero venivano, periodicamente, ridistribuite, entro i limiti stabiliti dalla normativa comunitaria (Regolamenti CEE 1785/781 e 193/82), attraverso decreti emanati dal Ministro dell'Agricoltura, di concerto con il Ministro dell'Industria. Il Regolamento (CEE) 1785/81 (articolo 25), prendendo a base la produzione della campagna saccarifera 1980/81, stabiliva che le quote di produzione non potessero essere trasferite da una impresa all'altra in misura superiore al 10 per cento se non nei casi di: cessazione di attivita' o cessione di impianti; attuazione di piani nazionali di ristrutturazione del settore saccarifero, per i Paesi a cio' autorizzati (tra cui l'Italia). Per l'Italia, le quote assunte a base per l'applicazione dell'articolo 25 del citato Regolamento erano quelle stabilite dal Decreto interministeriale 30 novembre 1981. Il Regolamento (CEE) 193/82 stabiliva una ulteriore deroga, nei casi in cui, per situazioni di crisi di imprese saccarifere, tali trasferimenti si rendessero necessari per garantire ai bieticoltori il ritiro delle bietole; b) tra il 1983 ed il 1989 (periodo del Piano) furono predisposti dal Ministero dell'Agricoltura ed approvati dal CIPE 8 piani specifici di ristrutturazione aziendali, riguardanti 15 zuccherifici relativi alle Societa': Copro.A, Copro.B, Zuccherificio Castiglionese, Sadam, Nusam, ISZ, ISI, Ponteco. (Dal 1990 in poi, infatti, gli interventi RIBS riguardarono rinegoziazioni, estensioni o interventi a fronte della L. 209/90 per la riconversione di aree bieticole). Dei suddetti piani specifici di ristrutturazione, 3 (trascurando lo zuccherificio della Sardegna, la cui minor quota era motivata dalla insufficiente produzione bieticola), ed, esattamente i piani relativi alle Societa' Sadam, Nusam ed ISI, prevedevano l'assegnazione di quote di produzione inferiori, in relazione al numero di impianti da ristrutturare, rispetto al limite minimo di 600.000 q.li per unita' produttiva fissato dal Piano bieticolo-saccarifero. Questi 3 piani riguardavano 10 zuccherifici dei 15 ristrutturati, complessivamente, tra il 1983 ed il 1989, a fronte della L. 700/83. Risulta, poi, che, in sede di effettiva assegnazione delle quote, neppure le previsioni dei piani di intervento, ancorche', nei casi citati, insufficienti, vennero rispettate (eccezion fatta per il piano Sadam, del 1985, che, comunque, prevedeva una quota di produzione insufficiente rispetto alle indicazioni del Piano bieticolo-saccarifero), ragione per cui si puo' affermare, senza tema di essere smentiti, che nessuna impresa, oggetto di intervento pubblico ottenne, a ristrutturazione ultimata, una quota corrispondente al limite minimo di produzione previsto dal Piano bieticolo-saccarifero. Inoltre, a tutt'oggi, quasi tutte le imprese operanti sul territorio nazionale dispongono di quote di produzione inferiori al limite minimo previsto dal Piano bieticolo-saccarifero. In particolare: b-1) all'impresa saccarifera COPRO.B, che, in quanto unica realta' cooperativa esistente, avrebbe dovuto essere favorita, nell'ambito dell'attuazione del Piano (art. 9), attraverso l'intervento della RIBS, risulta assegnata, a tuttoggi, per due stabilimenti, una quota di produzione di 1.033.591 q.li, pari a 516.795 q.li per unita' produttiva, e quindi nettamente inferiore al limite minimo di 600.000 q.li/stabilimento fissato all'art. 35 del Piano per l'economicita' della gestione, pur disponendo detta societa' sia delle capacita' produttive, sia dei bacini bieticoli necessari per una produzione anche superiore al limite minimo di cui sopra. Si ricorda, a tal proposito, che il piano di ristrutturazione della COPRO.B, approvato dal CIPE l'11.10.84, prevedeva l'assegnazione di 600.000 q.li per stabilimento, e che, in seguito, la stessa COPRO.B ha rilevato lo stabilimento della cooperativa COPRO.A (anch'esso oggetto di intervento pubblico, a fronte di un Piano che prevedeva l'assegnazione di una quota di 600.000 q.li), a seguito della liquidazione di quest'ultima, usufruendo, al fine di completarne la ristrutturazione, di ulteriori finanziamenti pubblici; b-2) il piano di ristrutturazione relativo all'impresa saccarifera SADAM, predisposto dal Ministero dell'Agricoltura ed approvato dal CIPE in data 30.5.85, prevedeva l'assegnazione di una quota di produzione pari a 1.060.300 q.li, che risulta integralmente assegnata. Tuttavia, poiche' il piano di ristrutturazione riguardava due stabilimenti, tale quota risulta inferiore, per 139.700 q.li, rispetto alle disposizioni di cui all'art. 35 del Piano bieticolo-saccarifero (600.000 x 2 = 1.200.000). A tuttoggi, il Gruppo SADAM, di cui fa parte, dalla campagna 1994/95, ai fini della distribuzione delle quote, ai sensi del Reg. CEE 193/82, lo zuccherificio di Termoli (appartenente alla Societa' Zuccherificio del Molise), dispone di quote insufficienti rispetto alle previsioni di detto Piano; b-3) il piano di ristrutturazione relativo alla societa' ISI, costituita allo scopo di acquisire e ristrutturare gli zuccherifici del Centro-Nord del Gruppo Saccarifero Veneto, in Amministrazione Straordinaria, ai quali, complessivamente, faceva capo, ai sensi del decreto di asssegnazione del 30.11.1981 (base per l'applicazione del Regolamento CEE 1785/81 per la distribuzione delle quote), una quota di produzione primaria di 4.191.351 q.li, pari al 26,72 per cento della quota nazionale, previde la ristrutturazione di sei zuccherifici e l'assegnazione, agli stessi, di una quota di produzione di 3.230.000 q.li, ovvero 370.000 q.li in meno rispetto alle disposizioni di cui all'art. 35 del Piano bieticolo-saccarifero (6 zuccherifici x 600.000 q.li = 3.600.000) e 961.350 in meno rispetto alla quota di pertinenza degli zuccherifici stessi (4.191.351 - 3.230.000 = 961.350). L'assegnazione di una quota di produzione insufficiente causo', come era facilmente prevedibile, la crisi economica della societa', manifestatasi a partire dalle campagne 1989-90 e 1990-91. Detta crisi permise ad Eridania, sino a quel momento socio paritetico (attraverso la propria controllata SECI) con la finanziaria dei bieticoltori Finbieticola, di assumere il controllo della Societa' sia sotto il profilo azionario, sia sotto il profilo gestionale. Finbieticola ottenne alcune garanzie, in forza di patti parasociali che, tuttavia, sono scaduti il 30 giugno 1995. La crisi dell'ISI fu accelerata dalla assegnazione di circa 40.000 q.li in meno rispetto ai pur insufficienti 3.230.000 q.li previsti dal piano di ristrutturazione; c) sin dal 1984 il Ministero dell'Agricoltura era a conoscenza delle quote di produzione che si sarebbero rese disponibili da chiusure e cessazioni di attivita'. Tali quote erano sufficienti a coprire il fabbisogno necessario per il rispetto, nei piani di ristrutturazione aziendali ex-L. 700/83, del limite minimo di produzione fissato dal Piano bieticolo-saccarifero. Infatti, per 7 piani specifici di intervento predisposti dal Ministero dell'Agricoltura ed approvati dal CIPE tra il 1984 ed il 1989, in attuazione della L. 700/83, e riguardanti 15 zuccherifici (interventi ex L. 700/83), avrebbero dovuto essere assegnate quote di produzione pari a: 15 x 600.000 = 9.000.000 q.li. Considerata la situazione dello zuccherificio di Villasor, che non avrebbe potuto, per carenza di bietole, produrre piu' dei 350.000 q.li assegnati nel piano di ristrutturazione, tale fabbisogno risultava ridotto a 8.750.000 q.li. All'epoca in cui furono predisposti i piani di ristrutturazione, alcune delle societa' interessate (Copro.A, Copro.B, Castiglionese, Sadam, ISZ) erano gia' in attivita' e disponevano di quote di produzione per 2.499.686 q.li, complessivamente. Pertanto (8.750.000 - 2.499.686 = 6.250.314 q.li), per le integrazioni richieste dai piani di ristrutturazione, sarebbe stata sufficiente una ulteriore disponibilita' di 6.250.314 q.li. Dalla cessazione delle attivita' delle Societa' SERMIDE, SACAM e SOMESA (non e' compresa la quota della Zuccherifici Meridionali, in quanto temporaneamente trasferita al Corebs insieme allo zuccherificio di Policoro) e dagli zuccherifici del Gruppo Saccarifero Veneto (commissariato) si rendevano disponibili, per le ristrutturazioni, 6.192.282 q.li. Il fabbisogno risultava quindi, praticamente coperto (mancavano, in tutto, 58.032 q.li, reperibili dalla Zuccherifici Meridionali nell'ambito della ristrutturazione del Sud). La quota del Sud (tenuto conto del numero di stabilimenti programmato implicitamente nel Piano) sarebbe stata, in questo caso, salvaguardata. Infatti, considerato che le quote di produzione sono legate ai bacini bieticoli, sommando la quota che avrebbe dovuto essere assegnata alla NUSAM nel piano di ristrutturazione degli stabilimenti di Strongoli e Celano (1.200.000 q.li), quella dello zuccherificio di Termoli ai sensi del decreto ministeriale 30 novembre 1981 (338.212 q.li), la quota dello zuccherificio Meridionali di Policoro (111.869 q.li), e quella dello zuccherificio Eridania di Rignano, che avrebbe dovuto essere vincolata al bacino anche nel caso di chiusura (350.000 q.li), risulta un totale di 2.000.081 q.li, sufficiente per 3 zuccherifici. Aggiungendo lo zuccherificio della Sardegna (350.000 q.li conteggiati a parte), risulta una disponibilita' sufficiente per il numero di zuccherifici previsti dal Piano. Nel caso di adozione dell'opzione che prevedeva 3 zuccherifici al Centro e 5 al Sud, trasferendo la quota di 500.000 q.li dello zuccherificio di Fano al Sud, si sarebbe ottenuta comunque la copertura della quota necessaria. Nel caso in cui, invece, si volesse considerare (come previsto nell'aggiornamento del Piano bieticolo-saccarifero) lo zuccherificio di Celano come appartenente al polo dell'Italia Centrale, allora avrebbe dovuto essere chiuso, al Centro, un altro zuccherificio, per restare nel numero programmato, trasferendone, quindi, la quota al Sud. In conclusione, il Ministero dell'agricoltura non rispetto' le disposizioni del piano riguardo all'assegnazione delle quote di produzione "A" e "B", pur avendone avuto la possibilita'. Il rispetto del Piano bieticolo-saccarifero non fu, in realta', possibile perche', con decreto interministeriale del 22 aprile 1986, la quota della Societa' Eridania venne accresciuta di oltre 960.000 q.li (tenuto conto della cessione dello zuccherificio di Villasor alla ISZ), a danno delle imprese saccarifere che avevano richiesto l'intervento pubblico ex legge 700/83. Sino a quel momento, Eridania aveva usufruito, in forza del Regolamento (CEE 193/82) di trasferimenti temporanei e limitati ad una sola campagna di quote provenienti da zuccherifici in crisi (segnatamente dal Gruppo Sermide, per circa 100.000 q.li e, per circa 800.000 q.li, dal Gruppo Montesi). A parte la decisione discutibile di trasferire in blocco tali quote ad Eridania, benche' operassero altre imprese che avrebbero potuto, disponendo delle quote e delle bietole, incrementare le proprie produzioni, le stesse, sino all'assegnazione definitiva, avvenuta con il citato decreto, erano tuttora disponibili per l'attuazione del Piano bieticolo-saccarifero. Il decreto interministeriale 22 aprile 1986 fu emesso, peraltro, in violazione dell'articolo 25 del Regolamento (CEE) 1785/81, in quanto esso trasferiva quote di produzione da una impresa all'altra in misura superiore al 10 per cento, a favore di una impresa non interessata dal piano nazionale di ristrutturazione del settore. Ne' poteva, nella circostanza, essere invocato - ed, in effetti, non fu invocato - il Regolamento (CEE) 193/82 (garanzia del ritiro dei prodotti ai bieticoltori), in quanto, meno di quattro mesi dopo, con decreto interministeriale 11 agosto 1986, si dava atto del venir meno delle condizioni di crisi per gli zuccherifici del Centro-Nord del Gruppo Montesi, a seguito del piano di ristrutturazione approvato dal CIPE il 13 febbraio 1986. Le motivazioni del trasferimento effettuato con il sopra citato decreto, in contrasto con la normativa comunitaria e con le disposizioni del Piano bieticolo-saccarifero non sono state, ad oggi, rese note. Questa lunga trattazione, per la quale chiediamo scusa agli Onorevoli colleghi, ha solo lo scopo di contrapporre dati e fatti concreti ed inequivocabili alle categoriche quanto fuorvianti dichiarazioni rese al Parlamento per bocca dell'onorevole Sottosegretario; 2. - la dichiarazione dell'onorevole Sottosegretario secondo cui "il rilancio della peroduzione bieticolo-saccarifera nel Mezzogiorno e' sempre stato perseguito negli interventi effettuati e attraverso gli accordi interprofessionali", contrasta con quanto segue: a) le trattative inerenti agli accordi interprofessionali non riguardano il Piano bieticolo-saccarifero, che, invece, si riferiva unicamente al risanamento ed alla ristrutturazione del settore bieticolo e delle imprese saccarifere. Esse, pertanto, non possono essere invocate a dimostrazione della corretta applicazione del Piano nel Mezzogiorno ed ancor meno possono aver sostituito gli interventi che avrebbero dovuto essere fatti, e non furono fatti, in attuazione del predetto Piano; b) in merito all'attuazione degli interventi programmati di cui all'articolo 50 del Piano bieticolo-saccarifero, emergono le seguenti constatazioni: b-1) le informazioni fornite sono carenti, relativamente, soprattutto, alla vicenda della Societa' NUSAM, che avrebbe dovuto acquisire e ristrutturare gli stabilimenti di Strongoli e Celano, in base ad un piano di ristrutturazione predisposto dal Ministero dell'Agricoltura ed approvato dal CIPE nel maggio del 1985. La NUSAM non riusci' mai a decollare, per varie ragioni, tra cui: la cattiva qualita' delle bietole (a cui avrebbe dovuto ovviare l'assistenza tecnico-scientifica del Ministero dell'Agricoltura a favore dei bieticoltori); il ritardo nella ristrutturazione, a causa di intoppi burocratici nel conferimento dello stabilimento di Strongoli, avvenuto solo il 10 novembre 1987; agitazioni sindacali che hanno provocato il deterioramento del prodotto non raccolto; una fitopatia di insolita virulenza, che ha praticamente distrutto un intero raccolto. Sono molti i punti che, a questo riguardo, si sarebbe voluto veder chiariti nella risposta dell'Onorevole sottosegretario, ed in particolare: quanto ha speso e come il Ministero dell'agricoltura al fine di migliorare, qualitativamente e quantitativamente, la produzione dei bacini bieticoli afferenti gli stabilimenti NUSAM; per quali motivi la RIBS non ha ritenuto di dare attuazione alla delibera CIPE del 12 aprile 1988, con la quale essa veniva autorizzata ad anticipare alla NUSAM 6 miliardi dei contributi che avrebbero dovuto essere, successivamente, erogati alla Societa' a fronte della legge 64/86, ed a versare 10 miliardi per la ricostituzione del capitale sociale, piu' altri 4, nel caso in cui gli altri soci non avessero provveduto a versare le proprie quote. Vero e' che la NUSAM, dal 1986 al 1988, aveva accumulato perdite per 29,5 miliardi, che sarebbero aumentate a 59,7 miliardi nel 1989. Tuttavia, si doveva tenere conto della serie di catastrofi di proporzioni quasi bibliche che la Societa' aveva dovuto affrontare, e, soprattutto, della situazione di debolezza del Sud, che meritava qualche sforzo in piu' per giungere ad un effettivo risanamento. E, a questo proposito, spiace veramente dover sottolineare che questi quasi 60 miliardi di perdite NUSAM, seppure impressionanti, sono pur sempre inferiori ai 64 spesi, per un errore, se cosi' vogliamo definirlo, del Ministero dell'agricoltura, per la ristrutturazione degli stabilimenti ISI (ex-Gruppo Saccarifero Veneto) di Argelato e Bottrighe, che dovettero essere chiusi al termine dei lavori, perche' la quota assegnata (dallo stesso Ministero) nel piano di ristrutturazione era indufficiente per il loro mantenimento in esercizio. Il conseguente danno economico all'ISI costrinse il Ministero dell'Agricoltura a predisporre un nuovo piano per rinegoziare il finanziamento di 170 miliardi concesso dalla RIBS all'ISI, nel frattempo passata sotto il controllo di Eridania, con un costo per la finanziaria pubblica, dovuto allo slittamento del periodo di preammortamento, valutabile in 60 miliardi circa; b-2) la ristrutturazione dello zuccherificio di Celano viene citata dall'onorevole Sottosegretario come esempio del buon operato del Ministero dell'agricoltura nel Mezzogiorno. Lo stesso zuccherificio viene citato, piu' avanti, nelle dichiarazioni dell'onorevole Sottosegretario, come facente parte del Polo unico dell'Italia centrale (e cio' in linea con il punto 17 dell'aggiornamento del piano bieticolo-saccarifero). Inoltre, nella delibera CIPE del 26 luglio 1990, con la quale si assegna lo stabilimento di Celano alla SADAM, insieme a nuovi finanziamenti RIBS in aggiunta a quelli gia' concessi alla NUSAM con la stessa finalita', questa operazione viene prospettata "quale concreto avvio del processo di costituzione del polo saccarifero dell'Italia centrale". Riepilogando, le azioni condotte dal Ministero dell'agricoltura, in attuazione del Piano bieticolo-saccarifero, per la salvaguardia della bieticoltura nel Mezzogiorno, ha portato alla seguente situazione: gli zuccherifici in attivita' nel Sud sono, complessivamente, quattro, considerando Celano, oppure tre, considerando quest'ultimo come appartenente all'Italia centrale, secondo le indicazioni dell'aggiornamento del Piano. Di questi: lo zuccherificio di Foggia Incoronata e' stato, si', oggetto di un piano di intervento, ma questo non ha mai avuto attuazione, perche' l'impresa saccarifera che ne ha la proprieta', avendolo acquisito, insieme agli zuccherifici, poi chiusi, di Rendina e Latina del Gruppo saccarifero veneto (commissariato), ha fatto ricorso contro la delibera del CIPE che ne vincolava la quota di produzione al Sud. In altre parole, il gruppo Sfir, che possiede tre zuccherifici al Nord, ha preferito rinunziare al finanziamento agevolato della RIBS, per conservare la facolta' di trasferirne, a proprio piacimento, la quota di produzione al Nord; lo zuccherificio di Termoli (Zuccherificio del Molise) non ha mai usufruito di interventi pubblici a fronte del Piano bieticolo-saccarifero; per quanto riguarda lo zuccherificio della Sardegna, pare si stia considerando la sua chiusura, a causa dell'insufficiente produzione bieticola (vedi articoli 41 e 42 del Piano bieticolo-saccarifero-assistenza ai bieticoltori); 3. - la dichiarazione secondo cui "i piani specifici d'intervento adottati, con le rispettive quote assegnate, in attuazione del piano bieticolo-saccarifero e che l'Amministrazione ha ritenuto di dover sottoporre alla valutazione della Commissione dell'Unione europea, sono stati notificati e approvati dalla Commissione stessa. Tuttavia sull'argomento sono in corso approfondimenti da parte della Commissione, in collaborazione con l'Amministrazione" lascia, letteralmente, sgomenti, in quanto: a) in sintesi, essa significa che il Ministero dell'agricoltura, prima, ed il Ministero delle risorse agricole, poi, si e' autoinvestito della facolta' di stabilire quali piani di intervento sottoporre, con le rispettive quote di produzione, alla Commissione dell'Unione europea, e quali no, ben sapendo che tutti i piani dovevano essere sottoposti, ai sensi dell'articolo 92 del Trattato istitutivo della Comunita' europea, prima della loro presentazione al CIPE e che la mancata osservanza di tale obbligo avrebbe potuto provocare gravi sanzioni (sospensione dei contributi FEOGA) a danno dell'economia nazionale; b) sappiamo che i cosiddetti "approfondimenti" in corso altro non sono che una indagine da parte della Commissione, che, in base all'esposto di una impresa saccarifera, e' venuta a conoscenza di alcuni piani non notificati e, lentamente, sta acquisendo notizie anche sugli altri; c) sappiamo inoltre che, a partire dall'aprile 1986, sono stati approvati dal CIPE ben 9 piani specifici di intervento nel settore saccarifero, e che nessuno di essi e' stato sottoposto alla Commissione. Abbiamo motivo di ritenere che, dopo il piano ISI ed il trasferimento ad Eridania, con decreto dell'aprile 1986, di 800.000 quintali di quota A del Gruppo saccarifero veneto (oltre ai 100.000 quintali trasferiri dal gruppo Sermide), il Ministero abbia evitato, deliberatamente, di sottoporre i piani e le relative quote alla Commissione UE, perche' sarebbe risultato che dette quote non erano disponibili nell'ambito della quota nazionale. Sarebbe stato necessario anche dichiarare esplicitamente che tutte le quote da assegnare sarebbero state di base A, oppure contraddire i conti economici contenuti nei piani di ristrutturazione sottoposti all'approvazione del CIPE; d) sappiamo che il Ministero dell'agricoltura ha alterato i conti economici di tutti e 8 i piani specifici di intervento approvati dal CIPE tra il 1984 ed il 1989, prevedendo l'assegnazione esclusivamente di quota "A". Tale quota non poteva, neppure lontanamente, essere disponibile, e la Commissione UE non avrebbe mancato di rilevarlo. La copertura dei fabbisogni produttivi necessari per l'attuazione dei piani aziendali esisteva, come detto sopra, ma solo sommando quote A e B. Questo espediente servi', tuttavia, al Ministero, per prospettare, nei piani aziendali, risultati economici soddisfacenti, nonostante l'assegnazione di quote insufficienti (piani ISI, NUSAM, SADAM, PONTECO), e quindi ad ottenere l'approvazione del CIPE. Infatti, sulla quota B gravano prelievi (costi) che potevano raggiungere, all'epoca, fino al 39,5 per cento del prezzo dello zucchero, la cui indicazione avrebbe inciso sensibilmente su tali risultati. Questo assunto non poteva trovare ragionevole giustificazione, in base a normali criteri di prudenza, nella richiesta fatta dall'Italia nell'ottobre del 1982 di trasformare i 15.682.500 quintali della quota nazionale, di cui il 15,82 per cento costituita da quota B, interamente in quota A. Ne consegue che centinaia di miliardi dello Stato furono investiti per la realizzazione di piani di ristrutturazione il cui risultato economico era vincolato ad una ipotesi del tutto aleatoria. Nei casi, poi, del piano ISI (1986) e del piano Ponteco (1989), si trattava di una ipotesi chiaramente irrealizzabile. Infatti, nel luglio del 1995 la Commissione, sollevando vivaci proteste da parte degli Stati membri, fu costretta a proporre un incremento del contributo di base sulle quote A e B, per coprire un disavanzo di 400 milioni di Ecu, che aveva cominciato a formarsi gia' dalla campagna 1981/82. Questo clima non poteva, in alcun modo, far presumere che la richiesta di sgravio dell'Italia sarebbe stata accolta. Peraltro, si e' avuto cura, in tutti i piani, di evitare di menzionare che i conti economici erano basati sullo sgravio degli oneri di quota "B". Ne' poteva essere interpretato in tal senso l'auspicio generico, espresso in diversa sezione dei piani stessi, di una adesione da parte della Commissione CEE alla richiesta avanzata dall'Italia. Ci sia consentita una ulteriore osservazione: i piani economici relativi al settore saccarifero sono legati a parametri fissi, ed ancor piu' lo erano a quell'epoca, in relazione al regime dei prezzi e delle quote. Ecco, quindi, la necessita' di occultare uno di questi parametri, al fine di raggiungere il risultato che si voleva far apparire; 4. - le dichiarazioni rese dall'On.le Sottosegretario in merito al raggiungimento degli obiettivi indicati nel Piano bieticolo-saccarifero, relativamente al risanamento dei Gruppi saccariferi in Amministrazione Straordinaria, trovano confutazione nelle seguenti considerazioni: a) per la ristrutturazione degli zuccherifici del Centro-Nord del Gruppo Saccarifero Veneto (Famiglia Montesi), fu costituita la societa' ISI, partecipata per il 35x, rispettivamente, dalla finanziaria dei bieticoltori Finbieticola e da Eridania (attraverso la propria controllata SAFI), e per il restante 30x, temporaneamente, dalla RIBS. L'ISI acquisto' i nove zuccherifici del GSV al prezzo di 63,6 miliardi dall'Amministrazione Straordinaria e, usufruendo dell'intervento finanziario della RIBS (206 miliardi), provvide alla chiusura di tre zuccherifici ed alla ristrutturazione degli altri sei. Detta ristrutturazione avvenne in base ad un piano predisposto dal Ministero dell'Agricoltura ed approvato dal CIPE. Il piano prevedeva l'assegnazione all'ISI di una quota di produzione di 3.230.000 q.li, inferiore ai 3.600.000 q.li che avrebbero dovuto essere assegnati in base all'art. 35 del Piano bieticolo-saccarifero. Furono cosi' poste, scientemente (poiche', per far quadrare i conti, e quindi ottenere l'approvazione del CIPE, il Ministero dell'Agricoltura altero' i conti economici previsionali, omettendo l'indicazione degli oneri di quota B) le basi per la crisi dell'ISI. Detta crisi, puntualmente verificatasi a partire dalle campagne 1989-90 e 1990-91, fu strumentalizzata da Eridania che riusci', in tal modo, ad acquisire la maggioranza azionaria (65x contro il 35x di Finbieticola) ed il controllo della gestione della Societa'. Gli zuccherifici dell'ISI tornarono prontamente in attivo a partire dalla campagna 1991-92 (gestita da Eridania), grazie alla chiusura di due impianti in esubero, costati, secondo il piano predisposto dal Ministero dell'Agricoltura, per la loro ristrutturazione, circa 64 miliardi. Lo stanziamento di ammortamenti anticipati, in previsione di tali chiusure, ingiganti' le perdite dell'ISI nell'esercizio 1990. Tuttavia, poiche' erano stati stanziati, negli esercizi precedenti, ammortamenti anticipati in misura pressoche' sufficiente a coprire le perdite degli esercizi 1989-90-91, e poiche' 250.000 q.li della produzione saccarifera del 1990, insolitamente, non erano stati venduti, e quindi figuravano in bilancio ad un valore inferiore a quello di realizzo, Eridania non dovette effettuare investimenti per risanare la Societa'. Come puntualizzato recentemente dal Presidente dell'Associazione Nazionale Bieticoltori, all'atto dell'acquisizione della maggioranza da parte di Eridania, furono stipulati patti parasociali a garanzia del socio di minoranza Finbieticola. Detti patti, tuttavia, sono scaduti il 30 giugno 1995, e Finbieticola avra' tempo sino al 31 dicembre 1995 per decidere se intende mantenere o cedere la propria partecipazione. Il Presidente dell'Associazione dei bieticoltori ha anche espresso preoccupazioni per l'interesse manifestato dalla Societa' francese Saint Louis (di cui Ifil, holding finanziaria del gruppo Agnelli, detiene il 25,9x) ad acquistare Eridania. Verrebbe compromessa, in tal modo, la garanzia per i bieticoltori riguardo alla permanenza delle quote nel nostro Paese. Si sottolinea, come detto in precedenza, che il Gruppo Saccarifero Veneto disponeva, per i propri zuccherifici del Centro-Nord, di quote pari a 5.191.351 q.li, piu' che sufficienti per l'assegnazione, ai sei zuccherifici ristrutturati a fronte del piano predisposto dal Ministero dell'Agricoltura, della quota minima prevista dal Piano, pari a 3.600.000 q.li. Si osserva inoltre che il mancato rispetto del Piano bieticolo-saccarifero, per quanto riguarda il limite minimo di produzione per la gestione economica degli impianti, danneggio' i piccoli azionisti ed i creditori del Gruppo Saccarifero Veneto. Infatti, la determinazione del prezzo di cessione degli zuccherifici alla Societa' ISI fu fatta, come dimostrano le cifre, in base al valore reddituale previsto nell'arco di 15 esercizi. Detto valore fu determinato dalla Societa' Arthur Andersen in base ai seguenti parametri: quota di produzione (insufficiente per la gestione economica); ammortamenti dei costi di ristrutturazione (eccessivi, in quanto basati su un numero di zuccherifici troppo elevato rispetto alla quota di produzione prevista). Dal valore risultante, dovettero essere detratti i costi previsti per la ristrutturazione dei sei zuccherifici, e per tale ragione il prezzo risulto' irrisorio; b) gli zuccherifici del Gruppo Maraldi, cosi' come quelli del Sud del Gruppo Saccarifero Veneto, costituenti, insieme, il 14,3x della quota nazionale, furono ceduti alla impresa saccarifera Sfir (3,6x della quota nazionale nella situazione ante-piano). La Sfir e' stata rafforzata e trasformata in Gruppo con l'apporto di capitali esteri (spagnoli); 5. - l'affermazione dell'On.le Sottosegretario, secondo cui sarebbe stata raggiunta una produzione media di 682.000 q.li per stabilimento e' corretta, ma ricorda la famosa storiella sulle statistiche per cui se "A" mangia un pollo e "B" resta digiuno, risulta che A e B hanno mangiato mezzo pollo a testa. Troviamo, infatti, che Eridania, grazie all'operazione ISI, controlla il 55,68x della produzione nazionale (contro il 33,53x assegnatole con il DM 30.11.81) e beneficia di una produzione media per stabilimento di 793.864 q.li, che gia' supera il nuovo limite minimo di 700.000 q.li prospettato nelle dichiarazioni rese dal Presidente dell'Associazione Nazionale Bieticoltori. Inoltre, rispetto al 1981, Eridania ha migliorato il rapporto tra quota A e quota B. Peraltro, Eridania ha difficolta' a produrre l'intera quota assegnatale, ed e' costretta a prolungare la durata della campagna di raccolta, provocando malcontento tra i bieticoltori. Invece, la Copro.B (cooperativa, che dovrebbe beneficiare, in base al Piano, di un maggior sostegno pubblico), con due stabilimenti, ha una media di soli 516.796 q.li per stabilimento, pur essendo in grado di produrre molto piu' della quota (1.200.000 q.li) prevista dai relativi piani di ristrutturazione. Il gruppo SADAM, costituito dal cosiddetto "Polo Industriale dell'Italia Centrale", di proprieta' della SADAM, e dallo zuccherificio di Termoli, di proprieta' dello Zuccherificio del Molise, che fa gruppo con SADAM ai sensi del Regolamento (CEE) 193/82, mancano 128.740 q.li. Infatti, il gruppo e' composto da quattro zuccherifici al centro ed uno al Sud, pertanto, considerato che, in base all'aggiornamento del Piano bieticolo-saccarifero, la quota minima da assegnare agli zuccherifici del Sud non puo' essere inferiore a 700.000 q.li, la quota complessiva del Gruppo dovrebbe essere pari a 3.100.000 q.li, contro i 2.971.260 q.li che risultano assegnati. Se poi si considera l'affermazione dell'onorevole Sottosegretario, secondo cui allo zuccherificio di Termoli sarebbe stata assegnata una quota di 800.000 q.li, per gli altri quattro zuccherifici la produzione media risulterebbe di 542.815 q.li (mancherebbeo quindi 228.740 q.li). Il gruppo SFIR, con quattro zuccherifici, di cui uno al Sud, dispone di 155.849 q.li in piu' rispetto alle disposizioni del Piano bieticolo-saccarifero e del suo aggiornamento. Considerando, invece, il piano di ristrutturazione dello zuccherificio Ponteco di Pontelagoscuro, che prevedeva l'assegnazione di una quota di ben 780.000 q.li, e l'assegnazione (se dobbiamo credere alla dichiarazione dell'onorevole Sottosegretario) di 800.000 q.li allo zuccherificio di Foggia Incoronata, mancherebbero 124.151 q.li. La ISZ, con soli 289.300 q.li, non fa testo, in quanto condizionata da una insufficiente produzione bieticola; 6. - le affermazioni dell'onorevole Sottosegretareio riguardanti le azioni intraprese per lo sviluppo delle partecipazioni degli agricoltgori alle attivita' di trasformazione, ed all'assunzione, da parte degli stessi, di responsabilita' gestionali, come previsto dal piano devono essere valutate alla luce delle seguenti constatazioni: lo studio di base del Piano bieticolo-saccarifero rilevava che la partecipazione dei bieticoltori alla trasformazione, nel 1983, era "purtroppo" limitata a due cooperative (COPRO.A) e COPRO.B), le quali avevano tendenza a produrre zucchero in eccesso rispetto alle quote assegnate, e, comunque, presentavano un andamento economico soddisfacente. Unico problema: abbisognavano di capitali per l'ammodernamento degli impianti. Attraverso COPRO.A e COPRO.B, il 4,44x della produzione nazionale era gestito direttamente da bieticoltori; oggi troviamo che la COPRO.A, a seguito dell'insuccesso del piano di ristrutturazione predisposto dal Ministero dell'Agricoltura, e' stata messa in liquidazione. Sopravvive la COPRO.B, che ha assunto la gestione dello stabilimento COPRO.A (6,6x della produzione nazionale). Per il resto, la partecipazione dei bieticoltori alle attivita' di gestione e' suddivisa in una serie di partecipazioni minoritarie, che non portano con se', in mancanza di patti speciali, un peso reale nelle scelte gestionali. La partecipazione di Finbieticola in ISI (inizialmente paritetica rispetto a SAFI-Eridania), e' salvaguardata da patti parasociali che scadranno definitivamente a fine giugno 1996. Finbieticola potra' esercitare l'opzione di cedere ad Eridania i propri titoli entro quest'anno. Non si puo' affermare che questa situazione rispecchi gli intendimenti del Piano, laddove esso recita: "Si determinera' percio', anche per le possibilita' offerte dal meccanismo di credito partecipativo, un significativo spostamento del potere societario a vantaggio della componente agricola", verso cui dovrebbero tendere gli interventi della RIBS. Inoltre, nel caso di uscita di Finbieticola dal capitale ISI, bisognerebbe verificare se restino validi i presupposti dell'intervento RIBS o, quanto meno, della estensione della durata del mutuo di 170 miliardi concesso all'ISI da quest'ultima; 7. - riguardo agli interventi del Ministero dell'Agricoltura nei settori della ricerca e dell'assistenza tecnica ai bieticoltori, sarebbe opportuno che fosse precisato in quale modo ed a favore di quali societa' ed organizzazioni l'ABSI - il cui Presidente era ed e' lo stesso funzionario del Ministero dell'Agricoltura che ha gestito il settore bieticolo-saccarifero per tutto il periodo del Piano - ha erogato i propri finanziamenti. Si riscontra, infatti, un vivo malcontento tra i bieticoltori in relazione alla posizione di monopolio assunta da alcune imprese saccarifere, ed in particolare proprio da Eridania, ovvero dalla stessa impresa che risulto' favorita nelle assegnazioni delle quote di produzione, riguardo alla distribuzione del seme di bietola. Questo malcontento ha trovato eco nel provvedimento assunto dall'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato in data 18 maggio 1995, pubblicato sul Bollettino del 5 giugno 1995; 8. - le dichiarazioni dell'onorevole Sottosegretario secondo cui "l'intervento pubblico si e' uniformato alle linee guida generali a favore delle imprese che ne hanno fatto richiesta, lasciando tuttavia piena liberta' alle imprese di sviluppare i programmi produttivi secondo proprie determinazioni (N.B.: delle imprese oggi rimaste in attivita', solo Eridania e Zuccherificio del Molise, societa', quest'ultima, a partecipazione regionale, non hanno richiesto l'intervento pubblico)" ed "in tutti i casi le indicazioni del Piano sono state globalmente rispettate sia nei tempi che nelle forme previste dalla programmazione settoriale" trovano risposta esaustiva nelle osservazioni precedenti; per quanto riguarda, invece, il richiamo fatto dall'onorevole Sottosegretario all'importanza della programmazione settoriale che si e' tentato di attuare con il Piano e della RIBS come strumento specifico di attuazione del Piano stesso, occorre precisare che non si intende qui mettere in discussione il Piano, ne', in generale, il concetto di piano settoriale, ne' la funzione della RIBS, bensi' l'operato del Ministero dell'Agricoltura nel corso dell'attuazione del Piano bieticolo-saccarifero, in quanto difforme dalle linee guida contenute nel Piano stesso; relativamente agli effetti positivi che sarebbero stati prodotti per il mondo agricolo si rinvia, per la parte riguardante le partecipazioni dalla finanziaria dei bieticoltori in importanti imprese di trasformazione, a quanto gia' esposto; 9. - riguardo all'affermazione secondo cui "l'intervento ... ha realizzato il pieno recupero delle produzioni di barbabietole e quindi di zucchero, che ormai da anni si sono stabilizzate sui livelli di investimento agricolo delle migliori campagne precedenti la crisi dei primi anni '80, superando, nei bacini bieticoli centro-settentrionali, le stesse previsioni del piano", si osserva che, nella campagna 1980-81, la superficie investita a bietole effettivamente lavorate dall'industria (vedi studio di base del Piano bieticolo-saccarifero) era pari a 319.104 ha., contro Ha. 284.000 circa nella campagna 1994-95. Si rilevano inoltre ha. 273.974 investiti a bietole nella campagna 1979-80, ed ha. 281.486 nella campagna 1979-80. Se sono state superate, nei bacini settentrionali, nonche' in quelli dell'Italia Centrale, le previsioni del Piano, questo risultato e' stato ottenuto a danno del Meridione, ove si registrano, nella Campagna 1994-95, 42.000 ha. contro i 64.000 previsti dal Piano"; che, in conclusione, la breve indagine compiuta nel settore saccarifero, allo scopo di acquisire quelle informazioni che avrebbero dovuto essere fornite e non sono state fornite al Parlamento, in risposta all'interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri sull'attuazione del Piano bieticolo-saccarifero, rivela quanto segue: "il Ministero dell'Agricoltura non ha osservato, pur avendone avuto la possibilita', le direttive del Piano bieticolo-saccarifero nazionale, relativamente: all'assegnazione delle quote di produzione; al salvataggio dei gruppi saccariferi in amministrazione straordinaria, ed in particolare del gruppo Montesi (Gruppo Saccarifero Veneto); al sostegno alla bieticoltura del Mezzogiorno; all'assistenza tecnica ai bieticoltori; ma, al contrario, a partire dal 1983, quindi ancor prima che il piano fosse approvato, esso ha manifestato, con i propri atti, l'intendimento di favorire la Societa' Eridania, appartenente, a quell'epoca, al Gruppo Ferruzzi, con trasferimenti di quote a favore di quest'ultima in danno delle imprese che avevano chiesto l'intervento pubblico a fronte della L. 700/83; inoltre, lo stesso Ministero, deliberatamente - poiche' le circostanze permettono di escludere ogni possibilita' di errore - ha predisposto, per il risanamento degli zuccherifici dal Gruppo Saccarifero Veneto del Centro-Nord, trasferiti ad una societa' (ISI) all'uopo costituita, un piano di ristrutturazione fittizio, che ha causato, in breve tempo, la crisi economica della Societa' ed il suo passaggio sotto il controllo azionario e gestionale di Eridania; attraverso i trasferimenti di quote, prima, e l'operazione ISI, poi, le attivita' saccarifere del Centro-Nord del Gruppo Saccarifero Veneto sono state integralmente trasferite ad Eridania, che e' passata, in termini di produzione, dal 33,53 per cento al 55,68 per cento della quota nazionale. Tale situazione, oltre ad avere distrutto quel regime di concorrenza tra gruppi che il Commissario Straordinario si proponeva, almeno sulla carta, di raggiungere, nell'interesse dei bieticoltori, degli operatori dell'indotto e dei grandi consumatori di zucchero, di salvaguardare, espone ora la bieticoltura del nord Italia al rischio di veder trasferire in terra francese il controllo delle quote di produzione" -: a quali dirigenti e/o funzionari del Ministero dell'agricoltura e delle foreste, prima, e del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, dopo, debba essere sostanzialmente attribuita, al di la' di quella oggettiva del Ministro, la responsabilita' di quanto segnalato in premessa; se gli atti e/o le operazioni attraverso i quali si e' provveduto alla realizzazione del piano bieticolo-saccarifero nazionale e, correlativamente, alle assegnazioni ai singoli stabilimenti siano stati trasmessi, come era doveroso, per la relativa e necessaria approvazione, alla competente Commissione della Comunita' Europea e, quindi, se nei comportamenti, anche omissivi, dei dirigenti e/o funzionari di cui sopra, possano essere ravvisate fonti di responsabilita' patrimoniale (contabili) o penale, per l'accertamento delle quali sia opportuno investire la Corte dei Conti e l'autorita' giudiziaria, dopo aver eventualmente svolto adeguate indagini attraverso la Guardia di Finanza; se il Presidente del Consiglio dei Ministri non ritenga di dover richiedere al Tribunale di Padova, ove la Societa' ha la propria sede legale, il commissariamento dell'ISI S.p.A., in relazione: alle modalita' con cui Eridania ne ha assunto il controllo, a danno della partecipazione dei bieticoltori attraverso Finbieticola; alla necessita' di recuperare, per dare finalmente attuazione al Piano bieticolo-saccarifero del 1984 ed al suo aggiornamento, le quote arbitrariamente assegnate alla Societa' Eridania; alle disposizioni del Piano bieticolo-saccarifero 1984, che indirizzava gli interventi della RIBS verso la valorizzazione della partecipazione azionaria delle Associazioni bieticoltori, oltre che del patrimonio imprenditoriale del sistema cooperativo gia' operante nel settore saccarifero, e, quindi, al venir meno, con la messa in minoranza di Finbieticola, di uno dei principali presupposti dell'intervento pubblico; alla necessita' di tutelare l'investimento della RIBS nell'ISI, pari a 170 miliardi, sotto forma di mutuo agevolato con scadenza nel 2006; alla necessita' di fornire adeguate garanzie ai bieticoltori riguardo alla permanenza in Italia della quota di pertinenza degli zuccherifici ISI, gia' appartenuti al Gruppo Montesi; in attesa che vengano raggiunti accordi che restituiscano a Finbieticola il ruolo che le era stato attribuito dal piano di risanamento degli zuccherifici ex-Montesi. (4-16203)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16203 presentata da ALIPRANDI VITTORIO (FED.LIB.DEM) in data 19951123
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19951123-
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16203 presentata da ALIPRANDI VITTORIO (FED.LIB.DEM) in data 19951123
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
BONSANTI ALESSANDRA (PROG.FEDER.)
NICCOLINI GUALBERTO (FED.LIB.DEM)
PAOLONI CORRADO (PROG.FEDER.)
PASETTO NICOLA (ALLEANZA NAZIONALE)
PERALE RICCARDO (FORZA ITALIA)
PEZZOLI MARIO (ALLEANZA NAZIONALE)
SALINO PIER CORRADO (FED.LIB.DEM)
SANDRONE RICCARDO (FED.LIB.DEM)
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2014-05-14T20:32:44Z
4/16203
ALIPRANDI VITTORIO (FED.LIB.DEM)