"19951109-" . "0"^^ . . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: con decreto del Ministero del lavoro del 4 gennaio 1991, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 1991, venne posta in liquidazione coatta amministrativa la Societa' Cooperativa a r.l. \"Alleanza italiana Cooperative Agricole\" - AICA con sede in Bologna, che, com'e' noto, e' un consorzio di cooperative agricole e di trasformazione di secondo grado, cui aderiscono centinaia di cooperative agricole di tutta l'Italia che, come AICA, aderiscono alla Lega delle cooperative; con lo stesso decreto furono nominati liquidatori: 1) Giuliano Bondi, avvocato; 2) Tommaso Rubino, dottore commercialista; 3) Luciano Rubino, ragioniere; il 18 marzo 1991, i liquidatori trasmisero all'autorita' giudiziaria di Bologna, e precisamente alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna e alla Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Bologna, un'informativa relativa all'apertura della procedura con la quale si informava altresi' che i termini di presentazione della relazione sulle cause e circostanze del dissesto nonche' sulle eventuali responsabilita' di amministratori, sindaci ed altri soggetti non avrebbe potuto essere presentata nei termini di legge, peraltro ordinatori, stante l'enorme complessita' dei problemi (rapporti con istituti di credito, centinaia di posizioni creditorie e debitorie e contenziosi giudiziari ed extragiudiziari. La procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna iscrisse l'informativa al n. 267/91 R.G. 45 (notizie prive di rilevanza penale); il fascicolo fu assegnato al sostituto procuratore dottoressa Iolanda Ricchi; successivamente, nel giugno del 1992, con provvedimento del procuratore della Repubblica dottor Gino Paolo Latini, lo stesso procedimento fu riassegnato al sostituto procuratore dottor Libero Mancuso; al dottor Mancuso la Socie'te' Generale SA, con sede in Milano, Foro Bonaparte n. 45, creditrice di AICA per diversi miliardi, segnalava, con proprio atto depositato presso la segreteria della procura di Bologna, come il ritardo nel deposito della relazione dei liquidatori, in violazione delle finalita' previste dall'articolo 203 3^ Co. L.F., la possibilita' di una precisa ricostruzione delle cause e circostanze del dissesto di AICA, con conseguente pericolo di non individuare precise responsabilita' di gestione, con richiesta al Pubblico ministero di opportuno intervento; la richiesta della Socie'te' Generale SA fu inoltrata al dottor Mancuso circa un mese dopo il deposito della relazione dei liquidatori avvenuto nel maggio del 1992, sedici mesi dopo la nomina, sia alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna che alla procura circondariale; il P.M. Mancuso, nell'agosto 1992, trasmetteva il fascicolo (agli atti dell'Ufficio) cioe' sostanzialmente lo archiviava. Il magistrato ritenne quindi che dalla relazione dei liquidatori non emergessero fatti penalmente rilevanti e neppure elementi meritevoli di approfondimenti investigativi di sua competenza e cio' al fine di una successiva e ponderata valutazione dei fatti; i legali della Socie'te' Generale SA, al contrario, dopo avere ottenuto copia di documenti allegati alla relazione (dicembre 1992), il 23 marzo 1993, autorizzati dal P.M., esaminarono il fascicolo archiviato, con facolta' di estrarre eventuali copie fotostatiche di atti; il giorno successivo i detti legali presentarono un circostanziato esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna evidenziando come proprio dalla relazione dei liquidatori emergessero fatti di grave rilevanza penale, insufficientemente trattati dai liquidatori e meritevoli di ulteriori approfondimenti di competenza del P.M. che in precedenza si era dimostrato assolutamente inerte, nonostante il dissesto, ampliamente pubblicizzato dalla stampa fosse di oltre trecento miliardi di lire; tra i fatti di piu' rilevante gravita' gli esponenti indicavano: 1) l'ingiustificato ritardo nell'esecuzione dell'obbligatoria ispezione biennale ordinaria che avrebbe dovuto essere effettuata nel biennio 1987-1988, quando i segnali dello stato prodromico al successivo dissesto avrebbero potuto facilmente essere rilevati; l'ispezione ordinaria fu poi eseguita nel dicembre del 1990, quando le allarmanti notizie di stampa avrebbero dovuto provocare una ispezione ministeriale straordinaria, e si concluse in pochi giorni con la richiesta di liquidazione coatta amministrativa, concessa dal Ministero a tamburo battente cosi' da evitare indesiderate e piu' rischiose dichiarazioni di fallimento secondo una ben collaudata prassi nella gestione dei numerosi dissesti di cooperative rosse; 2) la relazione dei liquidatori non forniva alcun elemento di valutazione e chiarimento circa l'enorme massa di crediti inesigibili (ben oltre cento miliardi); come gia' detto la relazione dei Commissari liquidatori AICA fu trasmessa anche alla procura circondariale di Bologna, che opero' una scelta processuale radicalmente opposta a quella del dottor Mancuso: dispose indagini di polizia giudiziaria dalle quali emerse che proprio dalla relazione dei liquidatori, frettolosamente cestinata dal dottor Mancuso, emergevano gravi elementi in merito alla conclamata e reiterata violazione dell'articolo 223 L.F.; risulta che tali indagini abbiano individuato evidenti prove di reato circa i rapporti intercorsi, per decine di miliardi, tra AICA ed un gruppo di circa quindici societa' facenti capo a Cuneo Polli e Mangimi Genola amministrate da tale Agostino Borello, persona chiave per la corretta comprensione ed interpretazione delle gravissime vicende oggetto dell'interrogazione parlamentare. Deve con forza essere evidenziato a questo punto come, di fronte alla pervicace ed inerte cecita' del dottor Mancuso, si ponga l'attivita' dei legali della Socie'te' Generale SA, ma soprattutto la condotta doverosamente corretta del procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale che dimostra ancora una volta come l'inerzia del P.M. dottor Mancuso si dimostri inequivocabilmente colpevole ed ingiustificabile se confrontata con le condotte tenute dagli altri soggetti sopraindicati; ma un ulteriore elemento di riscontro si ha constatando che l'esposto presentato dalla Socie'te' Generale SA determinava finalmente la procura di Bologna a destarsi dal \"grande sonno\" e portava all'apertura di un procedimento penale assegnato ad altro magistrato diverso dal compiacente dottor Mancuso; di tale procedimento si e' occupato con toni incredibilmente ovattati la stampa di Bologna (il Resto del Carlino, l'Unita' e la Repubblica). Nonostante tale \"garantista riserbo\", si e' potuto apprendere che in merito all'\"affaire\" AICA sono stati iscritti sul registro degli indagati solo alcuni degli amministratori, proprio per quei fatti criminosi gia' in precedenza segnalati dai legali della Socie'te' Generale SA e accertati dal procuratore circondariale in base alla semplice lettura della relazione dei liquidatori; sempre da organi di stampa, si apprendeva che il P.M. di Bologna dottor Rustico procedeva ad interrogatori di indagati tra i quali sicuramente quell'Agostino Borello, general manager del gruppo Cuneo Polli, debitore fallito di AICA e, all'epoca dei fatti anche amministratore di AICA. Grazie al quotidiano il Resto del Carlino del 6 ottobre 1995 si e' appreso che il Borello, nel dicembre del 1993, in carcere a Milano per fatti di bancarotta fraudolenta \"... aveva risposto alle domande dei P.M. Di Pietro e Ielo come un torrente in piena. Aveva minuziosamente descritto i meccanismi grazie ai quali le cooperative della lega falsificassero i loro bilanci per finanziare il PSI e il PCI\". Sempre da fonti giornalistiche, e non solo, si e' appreso anche che le dichiarazioni del Borello furono trasmesse dai P.M. milanesi al P.M. veneziano Nordio titolare della nota indagine sul sistema degli illeciti finanziamenti al PCI-PDS tramite il meccanismo delle cooperative che, una volta \"spremute\", venivano poste in liquidazione coatta amministrativa e affidate a liquidatori compiacenti e politicamente amici; il P.M. di Bologna, interrogando Borello, avra' certamente acquisito ulteriori e utili elementi anche in merito alla vicenda AICA, madre di tutte le cooperative rosse. E' auspicabile che di tali ulteriori risultati investigativi, cosi' come di ogni altro elemento acquisito nell'indagine AICA, sia tempestivamente stato comunicato dalla procura di Bologna a quella di Venezia, cosi' come sarebbe auspicabile e doveroso il coordinamento costante tra i due uffici giudiziari impegnati in un settore di indagine comune di cruciale importanza per consentire agli italiani di conoscere la verita' su quarant'anni di intrecci tra il mondo cooperativo, i suoi dissesti e i suoi padrini; si e' infatti appreso che tra le altre attivita' illecite, AICA aveva: 1) concesso crediti facili per oltre ventimiliardi di lire al gruppo facente capo al Borello, che contestualmente rivestiva il ruolo di consigliere di amministrazione di AICA, crediti mai restituiti per via del successivo ma prevedibile fallimento delle societa' del gruppo stesso, con corrispondente danno al sistema bancario che, senza l'improvvida intermediazione di AICA, si sarebbe guardato bene dal prestare a quel gruppo piu' di poche lire; 2) acquistato, gia' in stato di decozione, e con modalita' oscure, una inutile partecipazione in Finarbit, societa' formalmente operante nel settore valutario, in realta' inattiva dalla sua nascita, dotata di un capitale sociale di ventimilioni di lire pagando il corrispettivo assolutamente folle di tremiliardi di lire, cosi' sottratti ai gia' piu' che danneggiati creditori; 3) particolarmente significativo ed inquietante, oltre che riscontrabile dal registro delle imprese presso la camera di commercio di Firenze, e' il fatto che il legale rappresentante di Finarbit era all'epoca dei fatti tale Riccardo Fantechi, presidente del consiglio di amministrazione di Gestival, altra societa' gia' fallita con passivo multimiliardario, notoriamente strumento finanziario del PCI-PDS (il Giornale 22 ottobre 1994), recentemente assurta agli oneri della cronaca per il suo collegamento con il fratello maggiore dell'onorevole Walter Veltroni; pochi mesi dopo l'operazione di copertura dei reati commessi dagli amministratori di AICA e dai loro complici, lo stesso dottor Mancuso, delegato ancora una volta dal dottor Latini, si \"occupo'\" di un'altra grave vicenda relativa ad illeciti penali ascrivibili a pubblici amministratori (quasi tutti di area PCI-PDS), nonche' ad alcune importanti cooperative aderenti alla Lega; nel maggio 1993, infatti, tale Aramis Pignatelli, gia' dipedente della societa' cooperativa Edilter (colosso delle costruzioni aderente alla Lega, attualmente rivoltosi al tribunale fallimentare di Bologna per ottenere il beneficio dell'amministrazione controllata per evitare il fallimento), inoltrava un circostanziato esposto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna con allegati numerosi documenti a sostegno dei fatti descritti; oggetto dell'esposto erano alcune \"anomalie\" verificatesi nella conduzione di Agripolis spa con sede in Bologna, societa' costituita nel 1982 con la partecipazione preponderante dei comuni dell'area interessata, della provincia di Bologna e di un unico soggetto privato di minoranza, la FIBO srl di Bologna, e con oggetto sociale la costruzione di un impianto di raccolta, compostaggio e commercializzazione di rifiuti solidi urbani, espressione di una esigenza, almeno dichiarata, di creare quel tipo di impianto destinato a servire l'area della provincia di Bologna in linea con il piano di smaltimento di rifiuti urbani adottato dalla provincia stessa nell'anno 1979; i responsabili di Agripolis decisero di affidare la costruzione dell'impianto alla cooperativa Edilter, e la sua successiva manutenzione alla cooperativa Manutencoop, entrambe socie della srl FIBO sopramenzionata, socia privata di minoranza di Agripolis. L'impianto fu realizzato nel 1986 e funziono' a livello sperimentale fino al 1987, anno in cui cesso' di funzionare del tutto, senza quindi essere mai entrato in esercizio, e senza che, nonostante le successive reiterate segnalazioni e proposte dell'esponente signor Pignatelli, fosse presa qualunque iniziativa per rendere possibile l'attivazione dell'impianto e quindi perseguire l'oggetto sociale; l'esponente fece inoltre rilevare al procuratore della Repubblica di Bologna come non potesse essere evidente l'anomalia riguardante il socio privato di Agripolis, e cioe' la srl FIBO, la quale era costituita a sua volta da societa' cooperative appartenti alla Lega, tra cui proprio Edilter e Manuntencoop, appaltatrici rispettivamente della costruzione e della manutenzione dell'opera; per completezza di informazione allo scopo di evitare possibili equivoci, l'esponente segnalo' che alla FIBO srl subentro' nella posizione di socio di Agripolis una societa' a responsabilita' limitata composta dagli stessi soci di FIBO, denominata Ecolega, soggetto successivamente dichiarato fallito dal tribunale di Milano e, a quanto risulta, i cui amministratori sono attualmente indagati per fatti di bancarotta fraudolenta; per completare il quadro, l'esponente infine evidenziava che tale Giannino Ferrari era allo stesso tempo amministratore delegato di Agripolis, presidente di FIBO, nonche' di Ecolega fin dal suo subingresso in Agripolis, cio' che avrebbe dovuto allertare il P.M. sul probabile conflitto di interessi del Ferrari nella sua duplice ed inconciliabile veste di amministratore delegato di Agripolis, stazione appaltante, e di legale rappresentante della societa' schermo degli appaltatori e indurlo a sollecite e doverose indagini dirette anche a chiarire le motivazioni sottese ai giri di valzer delle societa' private in Agripolis, entrambe chiaramente schermo dei medesimi appaltatori. Tanto piu' che Agripolis era destinataria di finanziamenti miliardari e altre provvidenze a carico della regione Emilia Romagna e dei soci pubblici che ne sostenevano le perdite quasi totalmente; l'esponente era evidente portatore dell'interesse pubblico diretto ad accertare le logiche ispiratrici del mantenimento in vita della societa' Agripolis ad opera di soggetti pubblici, pur nella sua inattivita' operativa fin dal 1987, con spreco consapevole di miliardi di denaro pubblico gettati al vento; l'evidenza dell'interesse pubblico e' conclamata nell'apertura, da parte della Corte dei conti, di un procedimento per responsabilita' contabile con danno patrimoniale a carico dei pubblici amministratori responsabili di aver dilapidato decine e decine di miliardi di denaro pubblico in una operazione piu' volte definita politicamente ed economicamente disastrosa, come la stampa di Bologna ha ampiamente divulgato; ancora una volta risulta che il procuratore della Repubblica di Bologna dottor Latini, nonostante la gravita' dei fatti, come nella fattispecie esposti dal Pignatelli, abbia iscritto l'esposto al famigerato modello 45 che se non utilizzato con professionalita' e trasparenza, porta ad una diagnosi di acritica e precoce mortalita' di denunce o esposti senza che alcun organo di controllo giurisdizionale valuti tali scelte, a volte non discrezionali ma, come nel caso di specie, arbitrarie ed illegali; secondo uno schema ormai collaudato il procuratore della Repubblica delego' anche questo procedimento al dottor Mancuso, e cio' si rivelerebbe gravissimo ed intollerabile se fosse avvenuto fuori dai criteri di assegnazione automatica adottati, per quanto si sa, da quell'ufficio, ma certamente ed in ogni caso la scelta di quel magistrato appare comunque obiettivamente inopportuna e sostanzialmente compiacente verso precisi settori politici ed economici; e questa gravissima situazione in cui versa l'amministrazione della giustizia inquirente di Bologna trova preciso ed inoppugnabile riscontro nella condotta tenuta dal dottor Mancuso anche in questa circostanza: cosi' come nel caso AICA, un esposto circostanziato e documentato rivelatore di gravi reati viene cinicamente insabbiato, con l'arroganza di chi ritiene di potere impunemente piegare il diritto agli interessi di parte; anche in questo caso pero', fattori esterni ed indipendenti dalla volonta' del P.M., hanno smascherato la sua intenzione di non indagare su gruppi di interesse e di quell'area a cui il magistrato ha platealmente e senza alcun ritegno fattivamente dichiarato e dimostrato di appartenere; da notizie di stampa, infatti, e' apparso che il caso Agripolis e' stato rivitalizzato a seguito di un'indagine di P.G. attualmente in corso su altre vicende di malaffare, sempre in materia di smaltimento di rifiuti urbani e coinvolgenti pubbliche amministrazioni emiliane di area PDS. Tali indagini hanno consentito di dimostrare la immanenza di Agripolis in ogni fatto illecito relativo a quel settore; la riapertura dell'indagine preliminare e' stata possibile nonostante la colpevole inerzia del dottor Mancuso che, cosi' come nel caso AICA, ha posto in essere un gravissimo tentativo di ostacolare l'accertamento di responsabilita' penali \"politicamente scomode\" a Bologna, in Emilia-Romagna e a livello nazionale -: se intenda ordinare, in relazione ai fatti suesposti, un'ispezione ministeriale straordinaria, ormai non piu' procrastinabile, al fine di accertare: in merito alla vicenda AICA: 1) come il procedimento n. 267/91 Mod. 45 sia stato assegnato, successivamente al trasferimento della dottoressa Ricchi ad altro ufficio al P.M. Mancuso, e soprattutto se allo stesso magistrato siano stati assegnati altri procedimenti penali precedentemente in carico alla dottoressa Ricchi; 2) se il P.M. Mancuso abbia posto in essere atti di indagine preliminare attinenti allo stesso procedimento precedentemente alla trasmissione del fascicolo agli atti. Vorra' contestualmente accertare se sui medesimi fatti oggetto del procedimento 267/91 Mod. 45, il procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Bologna abbia o meno attivato indagini preliminari, e, in tal caso, se gli esiti delle indagini siano stati comunicati al P.M. presso il tribunale; 3) se risulti appurato o appurabile che, a seguito dell'esposto della Socie'te' Generale SA, le indagini abbiano accertato che i miliardi trasferiti da AICA a Finarbit a dissesto conclamato, siano poi finiti alla finanziaria del PCI-PDS Gestival, circostanza piu' che verosimile stante la presidenza delle due societa' ricoperta dalla stessa persona, signor Riccardo Fantechi; 4) se tra i commissari liquidatori di AICA uno o piu' soggetti siano direttamente o indirettamente collegabili al PCI-PDS, e se comunque l'attivita' da loro svolta sia stata e sia coerente con gli interessi dei creditori e rispettosa degli obblighi loro imposti dalla legge; 5) se tra i professionisti comunque e da chiunque incaricati nella procedura e nelle indagini, quali consulenti, liquidatori, periti estimatori ed altri, vi siano soggetti gia' piu' volte incaricati dal dottor Mancuso in fatti di criminalita' economica coinvolgenti enti pubblici o privati e societa' pubbliche o private, comprese cooperative, riferibili al PCI-PDS o alla Lega delle cooperative; 6) di accertare conseguentemente quali siano stati i procedimenti penali in materia di criminalita' economica come specificati al precedente punto cinque trattati dal P.M. Mancuso e quali ne siano stati gli esiti, controllando la correttezza e la imparzialita' degli atti di indagine preliminare posti in essere dallo stesso magistrato; 7) se l'attuale attivita' di indagine preliminare sia stata svolta, nell'evidenza di elementi di connessione soggettiva e probatoria, con il doveroso coordinamento con l'Ufficio del Procuratore della Repubblica di Venezia (dottor Carlo Nordio), di Milano (dottor Paolo Ielo) rimuovendo eventuali ostacoli e rilevando ogni possibile condotta omissiva; in merito alla vicenda Agripolis: 1) se le indagini attualmente attivate in merito agli illeciti penali commessi da amministratori di Agripolis e altri soggetti abbiano consentito al P.M. procedente di iscrivere nominativi di persone coinvolte sul registro degli indagati e se tra tali persone risultano esponenti di rilievo, anche parlamentari, appartenenti al PCI-PDS; 2) se l'indagine abbia evidenziato reati gia' individuabili dall'esposto del signor Pignatelli e se dalla vicenda emerga come vi sia stato sperpero di denaro pubblico e guadagni privati conseguiti da Edilter e Manutencoop in evidente conflitto di interessi con Agripolis, cosi' come gia' era stato sottolineato in prima battuta dal Pignatelli nel suo esposto; 3) come il fascicolo relativo all'esposto suddetto sia stato ancora una volta assegnato dal Procuratore della Repubblica Latini al P.M. Mancuso; 4) se le indagini in corso abbiano posto in essere ogni utile accertamento di responsabilita' a carico di chiunque e se le stesse indagini abbiano riguardato o riguardino tutti i soggetti coinvolti nella vicenda; 5) se altri magistrati in servizio presso la procura della Repubblica di Bologna abbiano trattato procedimenti penali direttamente o indirettamente ricollegabili alla vicenda Agripolis al fine di valutarne gli esiti e la correttezza della condotta dei magistrati stessi; in merito alla vicenda complessiva, all'interrogante risulta che: il P.M. Mancuso e' considerato dalla publbica opinione magistrato interno al PCI-PDS, partito del quale il magistrato dichiaro' pubblicamente di essere stato un regolare tesserato, e questo quando svolgeva gia' da tempo la propria attivita' professionale con funzioni giurisdizionali (intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, cronaca di Bologna nell'anno 1989); lo stesso dottor Mancuso, in occasione dell'ultimo congresso del PCI tenutosi a Bologna sia stato designato dagli organi ufficiali dello stesso partito quale delegato esterno; lo stesso dottor Mancuso sia stato e sia immancabilmente presente con ruolo attivo a tutti i convegni e dibattiti organizzati dal PCI-PDS; il magistrato Mancuso sarebbe stato pubblicamente accusato dal pidiessino Mauro Moruzzi, all'epoca assessore comunale bolognese, di rappresentare \"il braccio giudiziario armato dell'ala dura del partito\", disposto nell'interesse di quella fazione a neutralizzare ogni tipo di avversario, anche interni al PDS, a colpi di richieste di ordinanze di custodia cautelare. La stampa bolognese ha dato amplissimo risalto alla \"querelle\" dopo che l'assessore Moruzzi aveva sperimentato sulla propria pelle il \"braccio armato\" di Mancuso per una vicenda penalmente ridicola ma politicamente rilevante; a seguito di un'intervista rilasciata dal dottor Mancuso alla rivista piediessina Sicurezza e territorio, l'allora Ministro di grazia e giustizia onorevole Biondi ordino' un'ispezione straordinaria al fine di accertare se le accuse lanciate dal dottor Mancuso nel corso di tale intervista corrispondessero o meno al vero. Incredibilmente infatti Mancuso accusava i suoi colleghi della procura di essere stati ossequienti e rispettosi di \"logica di vertice anche se non direttamente illegali\" e quindi di non aver indagato contro \"gruppi affaristici cosi' forti e rilevanti da determinare in citta' una doppia amministrazione\". Tali poteri venivano indicati dal Mancuso quali facenti capo anche al sistema delle cooperative, e cio' proprio mentre si adoperava, come si e' visto, in sofisticate operazioni di insabbiamento dei processi che i reati riferibili a quel sistema dovevano accertare e punire; il ruolo del dottor Mancuso all'interno del PDS a Bologna e' ancora oggi talmente importante da legittimare le affermazioni del direttore dell'Acoser di Bologna dottor De Leonardi (dirette a rassicurare il dottor Ganapini, all'epoca del colloquio tenutosi il 6 febbraio 1995 vice-presidente della stessa Acoser, in ordine a un progetto simile a quello di Agripolis sul quale sta indagando la procura della Repubblica di Bologna, P.M. dottor Persico), di essere in contatto continuo con le segreterie politiche tra cui Sabatini (segretario dei PDS bolognese) tramite l'amicizia di una figlia con la figlia di Mancuso, come risulta da un articolo del Resto del Carlino dal titolo \"Miliardi gettati al vento\"; cio' premesso l'interrogante chiede: di conoscere gli esisti dell'ispezione ministeriale disposta dal ministro Biondi a seguito della intervista di Mancuso menzionata al precedente punto 5; di conoscere quali siano state le iniziative assunte in merito dal Ministro o quali si intendano assumere qualora risulti che la detta ispezione abbia dimostrato la falsita' e la pretestuosita' delle gravissime accuse lanciate ai colleghi dal dottor Mancuso nell'intervista stessa; se in ogni caso non ritenga che sussistano gravi problemi di incompatibilita' ambientale per un magistrato cosi' politicamente schierato, tenuto conto anche della sua attuale altissima e delicata funzione di presidente di corte d'assise di primo grado nonche' di presidente di una sezione del tribunale penale di Bologna; se infine, anche alla luce di queste ultime considerazioni, non ritenga imprescindibile ed improrogabile un'ispezione ministeriale straordinaria sui fatti esposti che hanno prodotto e producono un grave turbamento nella coscienza dei cittadini, dal momento che, in Bologna, si ottenebra sempre di piu' l'immagine di una giustizia realmente uguale per tutti. (4-15617)" . "2014-05-14T20:31:36Z"^^ . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15617 presentata da GASPARRI MAURIZIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19951109" . "GASPARRI MAURIZIO (ALLEANZA NAZIONALE)" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15617 presentata da GASPARRI MAURIZIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19951109"^^ . . "4/15617" . .