. . . "4/15503" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15503 presentata da LO MORO DORIS (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120327" . . "2014-05-15T01:31:38Z"^^ . "1"^^ . _:B30be7df4d3b26f9d41e6217ee4bb651a . "LO MORO DORIS (PARTITO DEMOCRATICO)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "20120327-20120807" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15503 presentata da LO MORO DORIS (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120327"^^ . . . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-15503 presentata da DORIS LO MORO martedi' 27 marzo 2012, seduta n.612 LO MORO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: secondo quanto riportato da un quotidiano regionale, nei giorni scorsi Massimo Di Stefano, un collaboratore di giustizia calabrese al quale di recente sarebbe stata revocata la protezione per «qualche imprudenza», sarebbe rientrato in Calabria, a Lamezia Terme, ed avrebbe affidato ad un cronista un appello del seguente tenore «Voglio dire allo Stato: o mi aiutate o mi metto a passeggiare in citta' fino a quando chi mi da' la caccia non porti a termine la propria missione» articolo di Giuseppe Natrella su Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012 pag. 32 dal titolo «Per salvare la mia famiglia pronto anche a farmi uccidere»; il Di Stefano, che in occasione del suo rientro nella regione di origine, si sarebbe portato presso la prefettura e la questura competenti per protestare contro la revoca della protezione e dell'assistenza economica, non intenderebbe tornare in Calabria e chiederebbe di essere aiutato a trovare una fonte di reddito per mantenere se stesso e la propria famiglia; al cronista il pentito di 'ndrangheta, che da diciassette anni vive in una localita' protetta del Nord Italia insieme alla famiglia, avrebbe anche affidato delle confidenze su fatti delittuosi verificatisi negli anni scorsi a Lamezia Terme. In particolare, il Di Stefano avrebbe riferito che il mandante del duplice omicidio di Pasquale Cristiano e Vincenzo Tramonte, i due netturbini uccisi il 24 maggio del 1991, «sarebbe un autorevole esponente di una cosca lametina che ai netturbini aveva suggerito di non fare il proprio lavoro...» e precisato «di aver descritto il quadro della vicenda agli inquirenti fornendo indizi che avrebbero potuto portare all'identificazione dei killer e dei mandanti, ma lo scenario non fu approfondito... perche' c'erano politici di mezzo»; il Di Stefano, inoltre, avrebbe raccontato la sua verita' su altri delitti, ed in particolare sull'omicidio di Antonio Mercuri, candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Lamezia Terme, ucciso l'11 maggio 1986, sostenendo che a suo tempo aveva rivelato agli inquirenti i nomi dei mandanti («due politici») e dell'esecutore materiale del delitto; secondo quanto riportato dal cronista, infine, il Di Stefano avrebbe sostenuto che «Lamezia era ed e' governata dalle cosche che in ogni campagna elettorale hanno scelto candidati e coalizioni da sostenere» e avrebbe confidato, con riferimento alle competizioni elettorali del 1993, di aver saputo che un grosso esponente politico era stato in citta' per fare degli accordi con la mafia («qualcosa c'e' stato: c'e' stato un avvicinamento, c'e' stata una riunione» - articolo di G. Natrella pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012, a pag. 20, dal titolo «Le ombre sull'omicidio di Antonio Mercuri»); a parere dell'interrogante, dichiarazioni di questo genere - ovviamente tutte da verificare se non gia' verificate - per la loro gravita', non possono restare nel vago specie perche' riferite ad una citta' ed a un contesto sociale gia' duramente provati dalla difficolta' di fare definitiva chiarezza sugli intrecci politico-mafiosi che hanno portato per ben due volte, nel 1991 e nel 2002, allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose -: se siano a conoscenza della protesta posta in atto dal collaboratore di giustizia Massimo Di Stefano e della sua richiesta di aiuto; se ci siano le condizioni per intervenire sulle condizioni di vita del Di Stefano e della famiglia; se e quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, intendano adottare in relazione a quanto riportato in premessa, con specifico riguardo alle dichiarazioni del pentito sugli omicidi su cui rilascia confidenze e sulle interferenze della criminalita' organizzata sulle competizioni elettorali svoltesi a Lamezia, compresa «quella del 1993» espressamente richiamata nell'articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud del 26 marzo 2012 dal titolo «Le ombre sull'omicidio di Antonio Mercuri». (4-15503)" . _:B30be7df4d3b26f9d41e6217ee4bb651a "Atto Camera Risposta scritta pubblicata martedi' 7 agosto 2012 nell'allegato B della seduta n. 678 All'Interrogazione 4-15503\n presentata da DORIS LO MORO Risposta. - Il collaboratore di giustizia Massimo Di Stefano e' stato ammesso, unitamente ai propri familiari, al programma speciale di protezione con delibera del 5 giugno 1995 adottata dalla Commissione centrale di cui all'articolo 10 della legge n. 82 del 1991, su proposta della procura della Repubblica di Catanzaro - Direzione distrettuale antimafia, per aver reso dichiarazioni in merito a numerosi omicidi perpetrati, negli anni 1985-1994, da una cosca malavitosa nel territorio lametino. II programma di protezione e' stato piu' volte prorogato alla periodica scadenza. Tuttavia, con delibera del 27 aprile 2010, la citata commissione centrale ha revocato lo speciale programma di protezione, in quanto il predetto collaboratore, deferito alla procura della Repubblica competente, e' stato condannato per detenzione illegale di armi, munizionamento e ricettazione. Le indagini svolte hanno consentito, inoltre, di accertare una copiosa produzione di certificati medici contraffatti ed altre falsificazioni a mezzo computer. Il provvedimento di revoca e' stato impugnato davanti al TAR del Lazio che, con sentenza del 30 gennaio 2012, ha rigettato il ricorso, ritenendo pienamente legittimo l'operato della commissione centrale. In particolare, il giudice amministrativo ha considerando esenti da censure le valutazioni relative all'incompatibilita' tra le violazioni di legge commesse dal Di Stefano ed il mantenimento del programma di protezione. Il 2 marzo 2012, e' stata notificata all'interessato la delibera della commissione centrale che, in ottemperanza a quanto disposto dal giudice amministrativo, ha incaricato il servizio centrale di protezione del dipartimento della pubblica sicurezza di dare esecuzione alla revoca del programma di protezione. Si rappresenta che la cessazione del programma di protezione determina il passaggio dalle speciali misure contemplate dalla legge n. 82 del 1991 a quelle ordinarie che competono alle competenti autorita' di pubblica sicurezza, sentito il comitato-provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Secondo quanto riferito dal prefetto di Catanzaro risulta che l'8 marzo 2012, in relazione al previsto rientro del collaboratore di giustizia a Lamezia Terme o provincia di Catanzaro, sono state disposte idonee misure di tutela in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia. Tali misure sono state attivate con ordinanza del questore, ha altresi' richiesto agli operatori di polizia di sottoporre a costante, assidua attenzione gli appartenenti a gruppi criminali del lamentino, con particolare riguardo alle cosche nei cui confronti il Di Stefano, negli anni scorsi, aveva fornito dichiarazioni accusatorie. Il collaboratore di giustizia risulta aver fatto rientro in provincia di Catanzaro il successivo 20 marzo, unitamente al proprio cognato. Entrambi, contattati da personale del commissariato di pubblica sicurezza di Lamezia, hanno manifestato la volonta' di fermarsi nel territorio di origine, senza peraltro comunicare il luogo di dimora prescelto. Tale circostanza ha reso necessaria l'adozione di un ulteriore provvedimento del questore, per fissare, sia pure in modo temporaneo, specifiche e diverse modalita' applicative del dispositivo tutorio gia' previsto. La questione della sicurezza personale del Di Stefano e' stata ulteriormente esaminata il successivo 22 marzo, nel corso di una nuova riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In tale sede il questore ha comunicato che nella serata del 21 marzo il Di Stefano e suo cognato avevano lasciato il territorio della provincia per far ritorno nella localita' protetta. Informo, inoltre, che il Di Stefano ha effettuato alcune manifestazioni di protesta per la revoca del programma di protezione da ultimo il 3 luglio 2012 davanti al tribunale di Lamezia Terme. Voglio inoltre aggiungere che la gia' citata commissione centrale, nel corso della seduta del 19 aprile 2012 ha nuovamente esaminato la posizione del Di Stefano in relazione ad alcune istanze di natura economica. Sul punto la commissione ha rilevato, da un lato, che la posizione dell'interessato risulta definita per effetto del provvedimento amministrativo riconosciuto legittimo dalla pronuncia del TAR Lazio, dall'altro che non e' possibile adottare nuove misure in assenza di ulteriori proposte dell'autorita' giudiziaria competente. Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano." . _:B30be7df4d3b26f9d41e6217ee4bb651a "20120807" . _:B30be7df4d3b26f9d41e6217ee4bb651a "SOTTOSEGRETARIO DI STATO INTERNO" . _:B30be7df4d3b26f9d41e6217ee4bb651a .