INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15461 presentata da JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20120323

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-15461 presentata da GIORGIO JANNONE venerdi' 23 marzo 2012, seduta n.610 JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: a Nord di Napoli, tra Giugliano e Aversa si concentrano i migliori falsari d'Europa. In questo territorio si stampano la maggior parte delle banconote contraffatte che circolano in Europa, grazie al lavoro di tipografi che vengono violentemente assoldati da gruppi criminali. Giugliano e' un piccolo stato invisibile, che non ha governo, non ha confini definiti; non ha banche, ma stampa banconote false, ma riprodotte talmente bene da mettere in allarme la Banca centrale europea e tutte le forze di polizia internazionali. Nel raggio di venti chilometri attorno al comune di Giugliano, in un quadrilatero tra Afragola, Marano, Castelvolturno e Aversa, si trova la piu' alta concentrazione di falsari e stamperie clandestine del continente. Piu' della meta' del denaro contraffatto che circola nei 17 Paesi dell'Eurozona viene prodotta li'. Dal 2002, da quanto e' stato introdotto l'euro, sono stati ritirati in Europa 5 milioni e mezzo di biglietti riconosciuti falsi, per un controvalore di circa 400 milioni di euro. Puo' sembrare una cifra residuale, se paragonata con i 14 miliardi di pezzi genuini attualmente in circolazione. «Ma il sequestrato e' solo la punta dell'iceberg - spiega una fonte qualificata dell'Europol all'Aja - quello che sfugge ai controlli e' molto di piu'». Almeno 3-4 volte di piu', secondo, alcune stime. «E le grandi commesse, quintali di euro falsi divisi in mazzette, finiscono nel Nord Africa, in Colombia, in Medio Oriente». Mazzette prodotte a Giugliano, l'enclave europea della contraffazione. Tanto piccola e protetta quanto pericolosa e professionale, perche' a minacciare l'integrita' della moneta unica, piu' della quantita', e' la qualita' raggiunta dai falsari campani; i falsari che gravitano nel giuglianese sono chiamati «Napoli Group», termine coniato dai poliziotti dell'Europol. Sono considerati i maestri artigiani della contraffazione monetaria, specialisti nel taglio da 20 euro. Nemmeno i falsari di Plovdiv e Haskovo, nel sud della Bulgaria, fenomeni nell'imitare il biglietto verde da 200 euro, raggiungono il loro livello. Hanno un «curriculum» lungo dieci anni. Nel 2004 la prima stamperia clandestina di euro viene scoperta a Parete, a pochi chilometri da Giugliano. Nei tre anni successivi ne vengono trovate altre tre, a Castel Volturno, a Marano e a Lusciano. Il 2009 e' l'anno in cui diventa chiaro a tutti che il fronte avanzato della guerra comunitaria ai falsari si posiziona qui, dove si miscelano almeno due «arti», quella tipografica e quella di arrangiarsi. La maxioperazione Giotto dei Carabinieri porta in carcere 109 persone, una cinquantina delle quali tra Napoli, Afragola, Casalnuovo, Qualiano, Giugliano. Nello stesso periodo saltano fuori un laboratorio serigrafico a Grumo Nevano, una stamperia a Gricignano d'Aversa e un'altra a Varcaturo, dove vengono sequestrati dinari algerini prodotti addirittura con la filigrana originale della banca d'Algeria. Nel 2010 l'ultimo caso, a Ponticelli. E tutta la produzione illegale, milioni e milioni di euro, ruota attorno a pochi soggetti. I tipografi che sanno imitare gli elementi di sicurezza dei soldi, infatti, sono circa una decina. Per la malavita, sono un capitale: Giuseppe S., 52 enne di Calvizzano, e Mario T., 34 enne di Carinaro sono tra i pochi al mondo in grado di riprodurre in casa gli ologrammi. Sono stati arrestati gia' due volte. «Chi lo fa, poi ci ricasca - spiega il colonnello Gentili - i tipografi non sono violenti, sono esperti di arti grafiche che vengono assoldati da gruppi criminali, a volte con la minaccia, per fare quello che sanno fare, riprodurre su carta». Viene in mente il clan Maliardo, che controlla l'area. La Camorra tollera questo tipo di attivita', e se ne serve solo per scambiare grandi quantitativi con i trafficanti di cocaina colombiani; le carte dell'operazione Giotto raccontano il modus operandi del Napoli Group. Sono necessarie tre figure e una logica aziendale di rigida divisione dei compiti per mettere su una banda del falso: il finanziatore della stamperia, che poi e' anche il committente. È il soggetto, di solito un personaggio minore dei clan di Camorra, che si occupa di trovare una macchina tipografica offset di seconda mano (quelle nuove a quattro colori costano anche 500 mila euro), la filigrana, gli inchiostri, gli altri strumenti; il tipografo, addetto alla produzione ed il distributore. Quest'ultimo e' un uomo di fiducia del committente. Ha il compito di organizzare un deposito, rigorosamente lontano dalla stamperia, e di tenere i contatti con i clienti. Quando si sparge la notizia che qualcuno «sta fabbricando soldi», al distributore si avvicina un gruppo criminale che usa una lingua propria, in codice, per cui i biglietti da 50 e da 20 al telefono diventano «magliette della Roma e del Napoli», i dollari sono «jeans» e «bottiglie verdi», e per definire le quantita' da acquistare usa perifrasi del tipo «l'appuntamento e' al numero 150, porta le magliette della Roma», comunicando cosi' il bisogno urgente di 150 banconote da 50 euro; la catena dello smercio segue gli stessi schemi dello spaccio di droga. Il primo passaggio, dal distributore al «grossista» (puo' essere un altro malavitoso che acquista euro a quintali, o un commerciante colluso), avviene al costo del 10 per cento del valore nominale. Per un milione di euro finti, la banda ne guadagna 100 mila veri. Dal grossista si approvvigiona (pagano un prezzo maggiore, il 20 per cento del valore nominale) una serie di soggetti minori, dal piccolo criminale locale al corriere straniero (di solito lituano o estone) che porta la valuta fasulla in Spagna, Belgio o Lituania. Fino all'extracomunitario in difficolta' che spera di guadagnare qualcosa spacciando banconote alle stazioni centrali di Roma e Napoli. A ogni passaggio della filiera, il ricarico aumenta del dieci per cento; se la meta' della produzione clandestina europea e' coperta dai giuglianesi, la percentuale sale al 62 per cento con i falsari calabresi e pugliesi («ma un napoletano nella banda c'e' sempre», sottolinea il colonnello Gentile). I veri «competitor» del «Napoli Group» si trovano nelle campagne del sud della Bulgaria e nella periferia di Sofia. Qui l'antica tradizione di copiare i dollari con la stampa offset ha reso possibile riprodurre la banconota da 200 euro in ottima qualita'. È nella zona industriale di Varna sul mar Nero, che l'Europol e il Secret Service statunitense (il servizio segreto che si occupa della difesa del dollaro e dell'incolumita' dei presidenti) scoprirono il 22 gennaio 2004 una delle prime stamperie al mondo capace di riprodurre la banconota nata appena due anni prima. Otto anni dopo i centri di produzione si sono spostati attorno alle citta' di Plovdiv e Haskovo, nel sud del Paese. Nel mese di giugno 2011 l'ultima operazione della polizia bulgara ha smantellato un sito in questa zona, sequestrando 200 mila euro in pezzi da 500. Due esperti dell'Europol li hanno valutati «tra i migliori mai prodotti». Francia e Spagna vengono subito dopo l'Italia nella classifica dei falsi prodotti, ma qui si usano, nell'80 per cento dei casi, stampanti laser di ultima generazione, tecnologia che ha aperto il mercato del falso anche a esperti di informatica e di computer grafica. In Italia invece la quota delle stampe digitali e' al 10 per cento, anche se in continua crescita; bisogna contare, inoltre, le nazioni «emergenti». La Polonia, dove poche settimane fa e' stato sequestrato in un appartamento a Varsavia un milione di euro che doveva essere utilizzato per truffare i tifosi di calcio durante i prossimi Europei, e la Bosnia, dove a controllare il mercato e' un gruppo di falsari di Banka Luka. Turchia, Romania, Albania non producono, ma agiscono da distributori, facendo la spola per approvvigionarsi tra Napoli e' Sofia. I piu' efficienti spacciatori d'Europa pero' sono i criminali lituani, che hanno avuto l'idea di smerciare le banconote taroccate usando la ben collaudata rete di pusher sul territorio. Il Ministro dell'interno bulgaro Tsvetan Tsvetanov ha dichiarato il 3 giugno 2011 che «la contraffazione sta diventando preoccupante per la sicurezza finanziaria dell'euro perche' i falsi inondano il mercato e perche' le condanne per i falsari non sono abbastanza severe». A Francoforte invece i dirigenti della Bce ostentano tranquillita', perche' il volume del sequestrato nel 2011 si e' ridotto del 19,3 per cento rispetto al 2010 e le 606 mila banconote ritirate (215 mila solo in Italia, un controvalore di una decina di milioni di euro) su un totale di 14,4 miliardi di pezzi del circolante genuino danno una percentuale di falsificazione bassa, lo 0,00043 per cento; «Eviterei ogni inutile allarme - ci tiene a dire il colonnello Gentili - abbiamo diverse strutture che sorvegliano l'integrita' dell'euro, tra cui l'Europol, l'Olaf a Bruxelles, la Banca d'Italia, la finanza e noi carabinieri. Con un po' di accortezza, facendo un piccolo sforzo per conoscere meglio come sono fatte le banconote genuine, i cittadini possono evitare di essere frodati». Anche per questo le rotte del falso fuori dall'Europa portano, passando attraverso la Spagna, in quei Paesi che hanno una moneta debole e una scarsa conoscenza degli euro. Medio Oriente, Africa del Nord, Est Europa soprattutto. In Africa ci sono banche che nemmeno riconoscono quelli finti e li cambiano con la valuta locale; «ma di recente - raccontano all'Europol - abbiamo scoperto che gli ologrammi usati dai falsari bulgari per le banconote da 200 euro erano stati fatti da alcuni criminali cinesi. Se anche loro si mettono a stampare, sara' un problema per tutti» -: quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di contrastare e smantellare la produzione ed il traffico di banconote false in Italia, che provoca delle pesanti ricadute anche per l'economia nazionale. (4-15461)
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