"20111012-" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . . "0"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13571 presentata da MANTINI PIERLUIGI (UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO) in data 20111012"^^ . "MANTINI PIERLUIGI (UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO)" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13571 presentata da MANTINI PIERLUIGI (UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO) in data 20111012" . . . "2014-05-15T01:17:37Z"^^ . . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-13571 presentata da PIERLUIGI MANTINI mercoledi' 12 ottobre 2011, seduta n.533 MANTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: la citta' di Milano sembra ormai da alcuni mesi vittima inerme di criminali infiltrazioni mafiose di alcuni noti clan della 'ndrangheta calabrese che, pur d'impedire il ripristino della legalita' nei territori vittima dei loro interessi, spavaldamente sfidano lo Stato e il comune, che lo rappresenta, un vero e proprio cancro con le sue metastasi, che utilizza le armi del consenso e dell'assoggettamento intimidatorio; in pieno giorno, alle ore 17.30 del 9 ottobre 2011, un incendio doloso di chiara matrice mafiosa, secondo le dichiarazioni rilasciate dalle forze dell'ordine, ha distrutto il centro sportivo Ripamonti di via Iseo a Milano. Fiamme appiccate da ignoti che, scassinata la porta di emergenza, hanno raggiunto la palestra del primo piano e, dopo aver versato combustibile in diversi punti della sala hanno innescato il rogo. A ulteriore prova del dolo, i vigili del fuoco testimoniano di estintori svuotati e dell'impianto idrico chiuso. «Hanno fatto tutto il possibile per rendere evidente l'intenzionalita' dell'incendio», dicono le forze dell'ordine sul posto. Durissima la reazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia: «tutti i segnali lasciati sul luogo mostrano un chiaro intento intimidatorio. Che non ci spaventa ma ci da' ancora piu' forza e volonta' d'intervenire. Un pessimo segnale (...). Il fatto che in pieno giorno sia accaduto un episodio cosi' grave non puo' che far riflettere sulla necessita' di tenere altissimo il livello di attenzione sulla presenza criminale a Milano». Ancora piu' esplicito il commento dell'assessore alla sicurezza, Marco Granelli, che accusa «un inequivocabile atto intimidatorio della 'ndrangheta al comune»; il centro sportivo Ripamonti, che sorge tra i quartieri Affori e Niguarda, costruito nel 1965, nel 2008 venne ceduto da MilanoSport alla societa' Milano Sportiva A.s.d. a fronte di perdite superiori ai 250 mila euro. Era stato chiuso nel marzo 2011 dal prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi per infiltrazioni mafiose della 'ndrangheta. Secondo l'ordinanza di chiusura di marzo firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari sull'operazione «Redux-caposaldo» del Ros dei carabinieri, si puo' affermare con «assoluta certezza che il centro sia gestito dai Flachi, che esercitano tutti i poteri tipici del dominus: decidono sul personale, risolvono le controversie, gestiscono i servizi e incassano i guadagni. E il comune, senza consapevolezza, in quanto proprietario del centro, finanziava il gruppo Flachi sostenendone le iniziative economiche»; Sono 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere richieste, il 14 marzo 2011, dalla direzione distrettuale antimafia di Milano e disposte dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari, ben 14 contestano l'associazione per delinquere di stampo mafioso e sono indirizzate a personaggi di primo piano della 'ndrangheta «milanese»: il boss Giuseppe «Pepe'» Flachi, suo figlio Davide ed Emanuele Flachi (ritenuti legati ai Pesce di Reggio Calabria, e da decenni imperanti dalla Comasina a Quarto Oggiaro, dalla Bovisa ad Affori fino a Bruzzano), Paolo Martino, considerato «diretta espressione» della famiglia reggina dei De Stefano, e di Giuseppe Romeo e Francesco Gligora considerati punti di riferimento delle cosche di Africo in Lombardia. Sequestrati beni per 2 milioni di euro. A fine giugno, dopo un'informativa interdittiva di maggio della prefettura che parla di «controllo totale» dei Flachi sulla struttura, dal comune arriva la revoca della concessione d'uso a Milano Sportiva con la gestione temporanea che finisce alla partecipata MilanoSport. La 'ndrangheta non ci sta e risponde dando tutto alle fiamme; dall'operazione delle forze dell'ordine «Redux-Caposaldo», del marzo 2011, risulta un quadro molto inquietante: associazione per delinquere di stampo mafioso, minacce, smaltimento illecito di rifiuti, controllo della distribuzione di sostanze stupefacenti, infiltrazioni mafiose nel settore del movimento terra nei cantieri edili di Milano, nella gestione della security in molti, notissimi, locali notturni, estorsione agli esercizi pubblici che sorgono nelle stazioni della metropolitana ed ai chioschi dei «porchettari», il controllo dei posteggi fuori dalle discoteche piu' celebri, la gestione di cooperative appaltatrici dei servizi di trasporto in Tnt (ex Traco, societa' che si occupa anche della consegna di pacchi e posta); le indagini delle forze dell'ordine sembrano ricondurre alla medesima matrice mafiosa il rogo del centro sportivo Ripamonti a quello dello Sugar Lounge di via Alserio a Milano, un bar-ristorante, dato alle fiamme il 28 settembre 2011, di proprieta' della Jeris srl. Il proprietario dello Sugar Lounge e' Raffaele Falzetta, 45 anni, di Catanzaro, e' imparentato con Vincenzo «O banana» Falzetta, 49 anni, gia' vicesindaco di Marcedusa, in provincia di Catanzaro, finito in carcere nel giugno del 2009 accusato dalla guardia di finanza di gestire a Milano per conto del clan 'ndranghetistico legato a Franco Coco Trovato un impero costituito da appartamenti, negozi, discoteche, bar, pizzerie e ristoranti. Il clan Flachi e' storicamente legato al clan Coco Trovato. C'e' poi una coincidenza che negli ambienti dell'Antimafia non viene sottovalutata perche' e' una delle regole della 'ndrangheta: i roghi sono avvenuti in zone di influenza storica del clan Flachi; sempre nella citta' di Milano, nel febbraio 2011 viene dato alle fiamme il Fox River, in via Winckelmann, locale gestito dalla Aron Srl, una societa' che la procura ritiene legata al clan mafioso Fidanzati, di origini palermitane, Cosa nostra. Il 2 ottobre 2010 in via Paravia viene incendiato un altro locale notturno, l'ex Transilvania, il 30 luglio 2010 viene data alle fiamme la discoteca Cappados di viale Monza, locale gia' sotto sequestro su disposizione della questura. In tutti questi i casi (avvenuti in meno di un anno) i proprietari hanno dichiarato «di non aver mai ricevuto minacce». Nell'ordinanza «Infinito», che a luglio 2010 fece scattare 170 provvedimenti di custodia cautelare verso noti affiliati alla 'ndrangheta milanese, il giudice per le indagini preliminari Andrea Ghinetti scrive a proposito di 130 incendi dolosi e 70 attentati con armi ed esplosivi avvenuti nel Milanese: «I fatti, alcuni rimasti a carico di ignoti, testimoniano della condizione di assoggettamento e omerta', del pervasivo controllo del territorio operato dalle locali di 'ndrangheta e dell'esteriorizzazione del metodo mafioso»; la Direzione nazionale antimafia che nella relazione annuale, 1.110 pagine di dati e analisi sulla criminalita' organizzata made in Italy, afferma che la Lombardia si conferma la regione del nord Italia che registra «il maggiore indice di penetrazione nel sistema economico legale dei sodalizi criminali della 'ndrangheta, secondo il modello della \"colonizzazione\"». «In Lombardia la 'ndrangheta si e' diffusa non attraverso un modello di imitazione, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di \"colonizzazione\", cioe' di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso. La 'ndrangheta ha \"messo radici\", divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla \"casa madre\"», «con la quale pero' comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le piu' rilevanti scelte strategiche». In altri termini, in Lombardia «si e' riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo»; al contrario, gli indagati «operano secondo tradizioni di 'ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalita' della terra' d'origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si e' trasferita con il proprio bagaglio di violenza» -: quali misure intenda assumere con urgenza per porre rimedio alla grave situazione denunciata con particolare riferimento alla presenza della criminalita' mafiosa. (4-13571)" . . "4/13571" .