INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13396 presentata da DORIGO MARTINO (MISTO) in data 19950913

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_13396_12 an entity of type: aic

Ai Ministri di grazia e giustizia, dei trasporti e della navigazione e dell'interno. - Per sapere - premesso che: risulta all'interrogante che il giorno 8 novembre 1988, alle ore 17,40, presso un incrocio stradale ferroviario tra via Friburgo e via Maroncelli, nella zona industriale di Padova il giovane Claudio Chiaratti, di 23 anni, alla giuda dell'autovettura Mercedes PD 913091 di proprieta' della madre, veniva investito e ucciso da un treno merci in transito; i due sensi di marcia della sopracitata via Friburgo, sono divisi in due carreggiate separate nel mezzo dalla tratta ferroviaria che dalla stazione FS di Padova Centrale conduce allo scalo merci dell'Interporto, e che all'incrocio con via Maroncelli vede separato il traffico automobilistico da quello ferroviario solo da un passaggio a livello incustodito e senza sbarre, segnalato unicamente, all'epoca dei fatti, da due croci di Sant'Andrea lampeggianti; risulta all'interrogante che il giorno dopo la morte di Claudio Chiaratti, a testimoniare la consapevolezza della carenza di sicurezza sulla strada, da parte delle autorita' competenti, in via Friburgo sono stati precipitosamente installati ben quattro cartelli per ogni senso di marcia, due di direzione obbligata dritta e due di divieto di svolta a sinistra; negli ultimi anni in tale incrocio sono avvenuti altri cinque incidenti mortali, senza che mai le autorita' competenti abbiano provveduto a rimuovere le cause di pericolo, ancorche' sollecitate da ripetute e pressanti richieste delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori delle ferrovie e dai cittadini della zona, ampiamente riportate dagli organi di informazione; fino ad una settimana prima dell'incidente, da un certo periodo di tempo, all'incrocio ferroviario stradale di via Friburgo via Maroncelli, le ferrovie dello Stato, al passaggio dei convogli, facevano intervenire addetti di manovra che operavano come sbandieratori, per segnalare il pericolo: stranamente tale misura di sicurezza non era piu' in uso all'epoca dell'ncidente, nonostante la presenza di un caposquadra, un capomanovra, e due manovratori, nella cabina del locomotore; lungo l'insistenza della tratta ferroviaria nel mezzo di via Friburgo, nel tratto non separato al centro dell'incrocio suddetto, non e' mai esistita una segnaletica orizzontale che delimiti il margine di sicurezza tra sito stradale e binario, nonostante l'ingombro dei treni (e specialmente delle motrici con predellino sporgente D 141 "Eurofima" come quella che ha investito l'auto di Claudio Chiaratti), si spinga fino a ben 120 centimetri oltre la linea dei binari stessi; risulta all'interrogante che il 28 aprile 1993, la 3^ sezione del tribunale civile di Venezia ha respinto ogni richiesta di risarcimento da aprte dei familiari di Claudio Chiaratti, condannandoli perfino al pagamento delle spese legali delle parti chiamate in causa, ossia Salmaso Daniela e la sua Compagnia assicuratrice, in quanto conduttrice dell'automobile che avrebbe concorso a causare l'incidente, l'ente ferrovie dello Stato ed il comune di Padova quali responsabili della non adozione delle misure di sicurezza che avrebbero potuto impedire il tragico evento; la succitata sentenza e' stata emessa dal collegio giudicante sulla base di una frettolosa istruttoria documentale, dato che e' stata immotivatamente respinta la richiesta di perizia tecnica ricostruttiva (CTU), sulla dinamica dell'incidente, richiesta dai familiari del Chiaratti, e non a caso rifiutata da tutte le parti chiamate in causa; e' da notare che la documentazione istruttoria che secondo il Collegio giudicante avrebbe dovuto bastare a rendere inutile una CTU, consisteva nel rapporto dei vigili urbani di Padova, che si riduce a quattro verbali di sommarie informazioni testimoniali (Salmaso, conduttori treno, e Di Fuccia), dei quali l'unico riferito a persona non parte in causa e' quello dell'automobilista Di Fuccia, che si trovava pero' nella parte opposta dell'incrocio rispetto a quella dove e' avvenuto l'incidente, e percio' non aveva potuto vedere la completa sequenza dei fatti che hanno determinato la collisione tra la Mercedes del Chiaratti ed il treno; in sostanza, il Di Fuccia non aveva potuto vedere se, come affermato dalla difesa dei Chiaratti, in via Friburgo quel giorno sia stata l'autovettura di Salmaso Daniela, compiendo una improvvisa deviazione a sinistra rispetto alla corsia di destra da lei stessa indicata come quella che stava percorrendo, ad aver effettivamente costretto Claudio Chiaratti, che sopraggiungeva da tergo sulla corsia di sinistra, ad una improvvisa frenata (constatata in 7,5 metri di traccia del pneumatico posteriore sinistro sull'asfalto nello stesso rapporto dei vigili urbani di Padova); l'aspetto sopracitato e' dirimente, dato che secondo i Chiaratti, fu la frenata della Mercedes a farla deviare dalla sua corsia, facendola fermare nell'area d'ingombro dei treni, subito prima di essere agganciata e stritolata dal convoglio ferroviario che sopraggiungeva in quel momento all'incrocio tra via Maroncelli e via Friburgo; tale versione sarebbe confermata dal fatto che l'unico elemento certo che emerge dalla testimonianza del Di Fuccia, si riferisce alla Mercedes del Chiaratti vista ferma poco prima dell'arrivo del treno; ed invece, nelle motivazioni della sentenza, si legge: "... dalle risultanze processuali, si evince che Claudio Chiaratti, ... giunto al crocevia ... effettuava la svolta a sinistra ... malgrado appositi segnali in loco ne segnalassero il divieto (in realta' tali segnali sono stati installati dopo l'incidente, come risulta chiaramente anche negli atti, che riferiscono l'esistenza solo delle croci di Sant'Andrea lampeggianti), andando ad impegnare il passaggio a livello senza barriere, ... non avvedendosi che in quel mentre erano in funzione i dispositivi ... segnalanti l'arrivo di un treno. Sebbene avesse cercato di frenare, il Chiaratti era stato agganciato sulla fiancata sinistra dalla pedana anteriore destra del locomotore ... e' fin troppo agevole rilevare che presumibilmente il Chiaratti, una volta accortosi che stava sopraggiundendo il treno abbia cercato di evitare l'impatto senza riuscirvi..."; tale ipotesi, assunta con grande sicurezza dal Collegio giudicante senza il conforto di alcuna perizia tecnica, appare all'interrogante come nettamente smentita anche dal fatto che la traccia di frenata sopracitata, iniziando prima dell'incrocio, ed in linea parallela alla strada, dimostra che il Chiaratti non intendeva attraversarlo, ma semplicemente evitare l'impatto con un'altra vettura che gli compariva davanti deviando dalla carreggiata; del resto, a riprova del fatto che Claudio Chiaratti non aveva nessuna intenzione di attraversare i binari, sta il fatto che la concessionaria Mercedes del signor Sartori, sita in zona industriale di Padova, stava attendendo il giovane che doveva portare l'auto per una riparazione al tettuccio apribile, e dato che mancavano pochi minuti alla chiusura (l'incidente avviene alle 17,30 circa, la concessionaria chiude alle 18,00), e' impensabile che il Chiaratti, proveniente da casa, in via Dignano n. 3, dopo aver attraversato la rotatoria "Grassi", non continuasse a percorrere la via Friburgo, che porta all'autosalone dov'era diretto, ma attraversasse invece l'incrocio per imboccare via Maroncelli in direzione Mortise, deviando completamente dalla sua meta; altrettanto inconcepibile, ad avviso dell'interrogante, appare il fatto che il Collegio giudicante abbia respinto ogni istanza della difesa del Chiaratti, in merito alla responsabilita' delle ferrovie dello Stato e del comune di Padova; la responsabilita' delle ferrovie dello Stato, ad avviso dell'interrogante, risulta evidente dalle stesse dichiarazioni dei cinque addetti presenti sul locomotore al momento dell'incidente (conducente, capo squadra, capo manovra e manovratori), i quali hanno tutti dichiarato ai vigili urbani di Padova, che prima di udire il rumore dello scontro con la Mercedes del Chiaratti, stavano tutti guardando dal lato opposto; dunque, se l'auto del Chiaratti era ferma nell'area di ingombro dei binari di fronte al treno, come afferma l'unico testimone Di Fuccia, e dato che il treno procedeva a 15-20 chilometri orari, come da tutti confermato, e dato che il conduttore ha ammesso di aver iniziato a frenare solo dopo aver agganciato l'auto, e dato che inconfutabilmente la morte del Chiaratti e' stata causata dallo stritolamento avvenuto quando l'auto, trascinata dal treno, e' stata stritolata tra il locomotore ed il muro spartitraffico (tra binari e carreggiata stradale), che inizia solo 16 metri piu' avanti del punto di aggancio, si puo' tranquillamente pensare che se uno solo dei cinque ferrovieri avesse, poco prima di impegnare l'incrocio, guardato anche nella direzione di destra, Claudio Chiaratti sarebbe ancora vivo; infatti, procedendo cosi' lentamente, il treno con la frenatura rapida poteva fermarsi in 30-35 metri, e se il conducente od uno soltanto dei quattro altri ferrovieri presenti sul locomotore avessero, in prossimita' dell'incrocio, doverosamente guardato anche a destra, avrebbero potuto per tempo vedere la Mercedes del Chiaratti ferma sull'area di ingombro dei binari di fronte al treno, e percio' iniziare subito la frenata senza nemmeno arrivare in prossimita' del muretto contro cui il treno ha stritolato l'auto; anche la responsabilita' del comune di Padova, ad avviso dell'interrogante, appare evidente: un passaggio a livello cosi' pericoloso come quello di via Friburgo, non puo' rimanere senza barriere ed incustodito, specie dopo i tanti incidenti mortali e le polemiche, le proteste, gli articoli di stampa: perfino la misura di sicurezza piu' piccola, come quella, elementare, di segnalare almeno, sulla sede stradale, la vera area di ingombro del treno, che come si e' visto supera la linea dei binari di ben 120 centimetri (almeno nel caso dei locomotori a predellino sporgente D 141 "Eurofima"), avrebbe potuto evitare la morte del Chiaratti, se costui, una volta trovatosi fermo con la sua auto vicino ai binari, avesse potuto accorgersi che l'angolo anteriore sinistro invadeva l'area di pericolo, che pochi possono supporre cosi' larga -: se il Ministro di grazia e giustizia non intenda disporre una sollecita ispezione, a tutela dei diritti del cittadino, per accertare se la 3^ sezione del tribunale civile di Venezia, nell'emettere la sentenza del 28 aprile 1993 sull'incidente mortale di Chiaratti Claudio, abbia correttamente esercitato la sua funzione, valutando obiettivamente tutte le richieste della parte lesa, e senza subire condizionamenti od influenze esterne di alcuna natura; se il Ministro dei trasporti e della navigazione non intenda disporre una specifica inchiesta volta ad accertare le responsabilita' delle ferrovie dello Stato nell'incidente dell'8 novembre 1988, in via Friburgo a Padova, costato la vita a Chiaratti Claudio; se il Ministro dell'interno, attraverso gli organismi competenti, non intenda verificare la correttezza e la regolarita' nell'operato degli amministratori del comune di Padova, in merito ai numerosi incidenti mortali avvenuti nell'incrocio stradale-ferroviario tra via Friburgo e via Maroncelli. (4-13396)
xsd:string INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13396 presentata da DORIGO MARTINO (MISTO) in data 19950913 
xsd:integer
19950913- 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13396 presentata da DORIGO MARTINO (MISTO) in data 19950913 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
xsd:dateTime 2014-05-14T19:49:13Z 
4/13396 
DORIGO MARTINO (MISTO) 

data from the linked data cloud

DATA