INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12971 presentata da BOSSA LUISA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110803

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12971 presentata da LUISA BOSSA mercoledi' 3 agosto 2011, seduta n.512 BOSSA e GARAVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: i collaboratori di giustizia hanno dato un contributo fondamentale alla conoscenza del fenomeno mafioso, allo scardinamento dell'omerta', al recupero di informazioni indispensabili per la lotta alla criminalita' organizzata, grazie al lavoro fatto innanzitutto da Giovanni Falcone e da altri inquirenti; per questa loro funzione sono osteggiati dalle mafie, perseguitati, aggrediti nei loro affetti e nei loro legami familiari, ripudiati da mogli e perfino dalle madri, considerati il vero pericolo per gli affari e gli interessi della criminalita' organizzata; nei giorni scorsi alcuni episodi drammatici, rilanciati dalla stampa, hanno riguardato la situazione dei collaboratori di giustizia in Italia, facendo scattare un allarme sulle loro condizioni; Giuseppe Di Maio, un esattore del «pizzo» della famiglia palermitana della Guadagna, si e' tolto la vita; qualche giorno prima un altro collaboratore di giustizia siciliano, Manuel Pasta, mafioso della famiglia di Resuttana Colli, Palermo, in udienza, a Roma, ha chiesto la parola e ha detto; «Se voi lasciate soli i collaboratori non date un buon esempio perche' la mafia non lascia mai soli i mafiosi. Cosa Nostra assicura uno stipendio ai carcerati e ai loro familiari, paga anche gli onorari agli avvocati. Io vengo qua perche' sono pentito dentro, altrimenti dovrei solo scappare da questo Stato»; anche uno dei mafiosi piu' temuti di Cosa nostra e uno dei collaboratori piu' importanti della lotta alla mafia, ha tentato di togliersi la vita; si tratta di Francesco Marino Mannoia che alcuni giorni fa ha tentato di suicidarsi ingerendo un cocktail di farmaci; salvato da sua moglie, Mannoia era al secondo tentativo di suicidio. Qualche giorno dopo il primo tentativo, Mannoia aveva affidato il suo sfogo al procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che era andato a interrogarlo per una vecchia inchiesta: «Sono deluso, amareggiato, dopo tutto quello che ho fatto per la lotta alla mafia, dal 1989»; Mannoia, che oggi ha 60 anni, ha vissuto a lungo sotto protezione negli Stati Uniti. Poi, ad aprile, ha deciso di tornare in Italia, ma si e' ritrovato senza una casa e senza denaro, e pare che sia angosciato per il futuro dei suoi due figli; Mannoia ha gia' pagato un grosso prezzo personale: Cosa nostra gli ha ucciso la madre, la sorella e la zia; ha scontato una condanna a 17 anni, oggi e' un uomo libero, ma denuncia di essere stato abbandonato dallo Stato; pare che questo sia un momento difficile anche per molti altri collaboratori di giustizia: secondo notizie di stampa, qualcuno e' stato anche sfrattato di casa perche' lo Stato non avrebbe i fondi per pagare l'affitto; uno dei collaboratori di giustizia meno conosciuti, Roberto Spampinato di Catania, sarebbe stato sfrattato dall'abitazione dove era agli arresti domiciliari; anche uno dei principali collaboratori di giustizia piu' recenti, Gaspare Spatuzza, che sta aiutando la magistratura nella ricerca della verita' sulle stragi del 1992 e del 1993, e' stato costretto a rivolgersi al Tar per avere riconosciuti i suoi diritti, negati da una decisione presa a maggioranza dalla commissione centrale di protezione; sarebbero in tutto 90 i collaboratori sfrattati nell'ultimo anno; alcuni sarebbero stati dirottati in comunita' religiose - conventi di suore - che li hanno accolti, altri hanno perso l'assistenza sanitaria. I loro avvocati, da un anno lavorano gratis: non ricevono piu' gli onorari; secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Monica Genovese, avvocata palermitana che difende Santino Di Matteo - uno dei collaboratori di giustizia della strage di Capaci - e una dozzina di collaboratori di ultima generazione, i «pentiti sono uomini che vivono con 1.200 euro al mese insieme a moglie e due figli ma che ricevono lo stipendio con settimane di ritardo. O che si ritrovano con la luce tagliata a casa perche' chi deve pagare non paga. O che sono costretti, per una testimonianza, a fare su e giu' per l'Italia per 48 ore perche' lo Stato non puo' permettersi un pernottamento in un albergo»; i fondi per i collaboratori erano 70 milioni di euro nel 2006, 52 milioni nel 2008, 49 milioni nel 2010 e 34 in questo 2011. Un taglio del cinquanta per cento in cinque anni che di fatto sta mettendo in pericolo molti processi di mafia, 'ndrangheta e camorra perche' lo Stato appare non piu' in grado di rispettare il patto che aveva fatto con quei mafiosi che avevano deciso di stare con la giustizia; abbandonare i collaboratori di giustizia al loro destino, non mantenere il patto sottoscritto, privarli di protezione, tutela, aiuto economico, produce non solo un pericolo per i collaboratori stessi ma un chiaro disincentivo affinche' altri appartenenti alla criminalita' organizzata possano compiere la scelta della collaborazione, privando la lotta alle mafie di un tassello fondamentale -: se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali siano i suoi intendimenti al riguardo; quale sia la situazione dei collaboratori di giustizia oggi in Italia, se lo Stato stia tenendo fede, e come, ai suoi doveri di protezione e tutela verso chi ha esposto se stesso a rischi altissimi per offrire una collaborazione decisiva alle inchieste; cosa si intenda fare per ripristinare una situazione di adeguata tutela e protezione dei collaboratori di giustizia, al fine di adempiere al proprio dovere, e anche per non disincentivare nuove collaborazioni con lo Stato di appartenenti alle organizzazioni criminali. (4-12971)
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GARAVINI LAURA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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