. "2014-05-15T01:07:42Z"^^ . . "FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO)" . "MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO)" . "ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO)" . . . "BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO)" . . "BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO)" . . "TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO)" . "1"^^ . _:Be3ca5a1a59998f4306061af1420b67e7 . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12124 presentata da TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110530" . . "4/12124" . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12124 presentata da MAURIZIO TURCO lunedi' 30 maggio 2011, seduta n.479 MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: la Costituzione italiana recita all'articolo 11 «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»; pertanto l'utilizzo di una forza armata nazionale e' da intendersi a solo scopo di difesa; poiche' non ci sono motivi per temere un'aggressione da parte di Paesi europei o di altri continenti risulta evidente che l'esercito nazionale abbia una funzione solo di peacekeeping e sia destinato a missioni di salvaguardia dei diritti umani. Di conseguenza la dotazione di strumenti di attacco come i cacciabombardieri JSF-F35 e priva di motivazione; il nostro Paese e' impegnato in un progetto per la realizzazione di 2.700 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35, sostenuto dagli Stati Uniti, a cui partecipano altri 8 Paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capo-commessa del progetto e' l'americana Lockheed Martin Aero e l'azienda italiana maggiormente coinvolta e' Alenia Aeronautica che partecipa allo sviluppo ed alla produzione second source dell'ala. Sono poi coinvolte in modo minore un'altra ventina di aziende del nostro comparto nazionale; il costo complessivo di tale progetto e' stimato in 250 miliardi di dollari, ma non e' in alcun modo possibile fare stime sui costi finali reali, tanto che per un singolo aereo le recenti stime statunitensi (marzo 2010) parlano di un costo finale di acquisto di circa 110 milioni di dollari; per la fase di produzione dell'aereo (successiva alla fase di progettazione gia' completata) l'Italia ha ipotizzato di impegnarsi all'acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike fighter (JSF) al costo totale - solo per l'aereo senza armamenti - di oltre 12 miliardi di euro seguendo le ultime stime (cifra spalmata fino al 2026) ed alla realizzazione a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012; per la fase dello sviluppo e per quella di pre-industrializzazione l'Italia ha sottoscritto dei Memorandum of Understanding che la impegnano a destinare al progetto 158,2 milioni di dollari dal 2007 al 2011, ed altri 745 milioni di dollari dal 2012 al 2046; dal punto di vista puramente strategico e' difficile comprendere quali siano le motivazioni per l'acquisto di un cacciabombardiere di quarta generazione: le nostre attuali missioni militari all'estero hanno una caratteristica prevalentemente di peacekeeping, dove fondamentale deve essere la figura umana mentre risulta totalmente inutile, oltre che contraria al nostro dettato costituzionale, la presenza di cacciabombardieri. La possibile giustificazione della deterrenza ai fini difensivi non regge poiche' occorre ricordare che l'Italia sta gia' acquistando il caccia Eurofighter EFA piu' adatto a compiti da intercettore e di difesa da attacchi aerei; anche gli Stati Uniti, con la nuova presidenza di Barack Obama, hanno deciso di effettuare importanti tagli sui sistemi d'arma considerati sovradimensionati ed inutili nelle nuove prospettive strategiche per investire sulla componente umana; diverse voci ufficiali dei Paesi partecipanti al progetto (la Corte dei conti olandese e lo U.S. Government Accountability Office - GAO) hanno espresso le loro forti perplessita' su sostenibilita', efficacia ed effettivo costo di tutto il programma JSF. In un rapporto del marzo 2009 il GAO e' molto critico sul progetto lamentandone principalmente i forti ritardi, il lievitare dei costi e le scarse garanzie sulla buona riuscita. Viene criticata la scelta del dipartimento della Difesa di anticipare la fase di produzione senza aver completato i test necessari, con il forte rischio di scoprire eventuali difetti a posteriori, quando correggerli sara' estremamente complicato e costoso. Per ovviare alle difficolta' progettuali i Paesi acquirenti hanno inoltre deciso di anticipare l'acquisizione del 15 per cento del totale dei velivoli, cioe' 360 aerei, testando solo il 17 per cento delle capacita' dell'F35 in volo, per lasciare tutto il resto alle simulazioni di laboratorio (molti problemi pero' emergono solo con le prove di volo). Sempre secondo il GAO i costi complessivi nei primi nove anni del progetto sono lievitati dell'80 per cento e continueranno a crescere. Gli USA sono impegnati ad investire 10 miliardi di dollari all'anno per i prossimi 20 anni; la Corte dei conti olandese, nell'avanzare le proprie perplessita', ha esposto diverse critiche al forte lievitare dei costi del progetto affermando che e' impossibile calcolare il costo reale di un singolo aereo, mentre tenendo presente il costo della partecipazione delle aziende olandesi al programma di sviluppo del JSF risulterebbe piu' economico per i Paesi Bassi scegliere l'acquisto puro e semplice dell'aereo finito; la Norvegia il 30 marzo 2009 scorso ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF; uno studio interno del dipartimento USA alla difesa di fine 2009 ha confermato le previsioni di costi fuori budget gia' individuati negli anni precedenti (circa 16,5 miliardi di dollari), prevedendo un ritardo di circa due anni e mezzo nella fase di sviluppo e conseguentemente di produzione finale del caccia F35. Cio' ha comportato, in maniera inedita, grosse critiche alla capo-commessa Lockheed anche da parte del Pentagono (per bocca dei suoi massimi esponenti di acquisto armamenti) che ha paventato per la prima volta la possibilita' di richiedere alla controparte industriale delle compensazioni monetarie per tutti questi ritardi e costi aggiuntivi; diversi analisti sin dalla nascita del progetto hanno sottolineato come l'allargamento ai partner, in particolar modo quelli europei, serviva da un lato per coprire i forti costi di sviluppo e produzione dall'altro per tarpare le ali all'industria europea della difesa che specialmente con il progetto dell'Eurofighter stava affermandosi sul mercato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la terza tranche di produzione dell'Eurofighter, il programma del caccia europeo prodotto da Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna, sara' ridimensionata. Dei 236 aerei previsti ne verranno prodotti solo la meta' senza ulteriori certezze per il futuro. L'Italia, che ne doveva acquistare 46 da aggiungere ai 75 delle prime due tranche, ha sottoscritto l'acquisto solo di altri 21 aerei; le promesse occupazionali di circa 600 posti di lavoro per le aziende italiane partecipanti al programma - che corrispondono agli impieghi realmente accertati, e non invece ai 10.000 di cui si e' erroneamente ipotizzato in qualche dichiarazione rinvenibile nei resoconti delle Commissioni parlamentari e negli atti del Governo - in realta' saranno di fatto solo una compensazione di posti di lavoro che si perderanno per i tagli all'Eurofighter. In questo settore bisogna tener presente che i profitti dell'industria militare sono alti, anche perche' garantiti dai Governi, ma basse sono le ricadute occupazionali in proporzione ai pur massicci investimenti. Per stessa ammissione del Governo italiano le ricadute industriali sono bassissime. Considerando poi le maggiori difficolta' che sta incontrando lo sviluppo del progetto negli Stati Uniti resta sempre piu' difficile pensare che le richieste dell'Italia vengano accolte; le ricadute industriali non andranno a sviluppare piu' ritorni rispetto ai soldi investiti dallo Stato per l'acquisto dei caccia, che verranno semplicemente rigirati per la quota parte su aziende italiane. Il notevole costo di ogni singolo aereo sara' inoltre un grande deterrente per eventuali acquisti da parte di nazioni terze non partecipanti al programma di produzione; in un momento di grave crisi economica non e' sicuramente un'opportuna scelta in termini di spesa pubblica andare ad impegnare complessivamente per i prossimi anni circa 15 miliardi di euro che potrebbero invece essere utilizzati per stimolare la ripresa dell'economia ed affrontare meglio la crisi di questo periodo resa piu' evidente dal Rapporto 2011 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica presentato al Senato -: se il Governo intenda sospendere per i prossimi 5 anni la partecipazione al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter e conseguentemente a destinare le maggiori risorse risparmiate per compensare almeno in parte i negativi effetti economici che il decreto-legge n. 78 del 2010 ha avuto sui comparti sicurezza, difesa, del soccorso pubblico, della scuola e della sanita'.(4-12124)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12124 presentata da TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110530"^^ . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "20110530-20111003" . . . _:Be3ca5a1a59998f4306061af1420b67e7 "Atto Camera Risposta scritta pubblicata lunedi' 3 ottobre 2011 nell'allegato B della seduta n. 528 All'Interrogazione 4-12124\n presentata da MAURIZIO TURCO Risposta. - La decisione di partecipare al programma Joint strike fighter e' il risultato di una riflessione, comune ad altri Paesi dell'Alleanza atlantica, che ha tenuto presente le esigenze di lungo termine delle Forze armate. Gli episodi di terrorismo internazionale e delle situazioni di crisi, geograficamente circoscritte ma potenzialmente lesive degli interessi nazionali, hanno imposto un radicale cambiamento nella metodologia d'impiego delle forze armate dei Paesi della Nato e dell'Unione europea che utilizzano lo strumento militare in missioni congiunte di peace-keeping e di stabilizzazione. Tale sforzo congiunto ha imposto agli stati partecipanti un innalzamento del livello di efficienza delle capacita' di prevenzione e di risposta alle minacce in zone di conflitto caratterizzate da una forte asimmetria informativa e da incertezza all'identificazione degli obiettivi militari. Il cacciabombardiere Jsf e' frutto dei requisiti strategici espressi dalle aeronautiche militari di numerosi Stati poiche' presenta importanti innovazioni rispetto ai programmi di terza (F-16 ed F-18) e quarta generazione (Eurofighter). Grazie alle sue dotazioni d'avanguardia sia elettroniche che radar assicura infatti attivita' di supporto aereo ai contingenti a terra che si rivelano particolarmente utili proprio nelle operazioni di peace-keeping ove la minaccia viene dal «terreno» piuttosto che «dall'aria» tuttavia le forze terrestri devono essere adeguatamente protette e tali tecnologie di punta riducono il rischio di amplificare negativamente l'uso della forza. Il progetto per la realizzazione del Jsf, parzialmente concomitante con quello dell'Efa, consentira' di compensare la fine della produzione del velivolo Eurofighter e di salvaguardare almeno in parte i livelli occupazionali del settore. Dal punto di vista operativo, la scelta dell'Aeronautica italiana di dotarsi sia dell'Efa che del Jsf, in analogia con quanto fatto anche dal Regno Unito, e' il frutto della complementarieta' dei due caccia che sono destinati a differenti missioni: di superiorita' aerea per Eurofighter e di supporto alla truppe per il Jsf. La decisione di aderire al programma Jsf da parte dell'Italia e del Regno Unito, che insieme a Germania e Spagna partecipano al programma Eurofighter, non sembra avere un legame diretto con la decisione del Consorzio europeo di procedere ad una riduzione del numero di velivoli Efa prodotti. Giocano invece un ruolo rilevante i tagli ai bilanci della difesa, la riduzione della minaccia di attacchi aerei e le stesse elevate capacita' di protezione aerea dello Eurofighter, che rendono inferiore il numero di caccia necessari per assolvere a tale funzione. Per quanto infine attiene ai ritorni industriali generati dal programma Jsf, occorre tenere presente che a fronte dell'investimento gia' effettuato dall'Italia, di 2 miliardi di dollari, le forniture finora assegnate alle imprese nazionali, pari a 422 milioni di dollari, sono in linea con le stime elaborate dal Segretariato generale della difesa in relazione alla fase iniziale di sviluppo e produzione del programma. Nell'orizzonte temporale sino al 2035 e' previsto che i ritorni per le nostre aziende siano compresi tra l'87 per cento e il 68 per cento dell'investimento complessivo (circa 19 miliardi di dollari), una forbice che tiene conto dell'impatto di un'eventuale conferma anche per il futuro della decisione del Governo statunitense di accantonare il programma relativo al motore alternativo F136 del Jsf (di interesse Avio). Proprio in virtu' dell'estrema importanza del programma Jsf, strategico per il rafforzamento della collaborazione con gli Stati Uniti nel settore dell'industria della difesa e per lo sviluppo di lungo periodo dell'industria aeronautica italiana, l'apposito tavolo di coordinamento interministeriale per il Jsf tra il Ministero degli esteri, il Ministero della difesa ed il Ministero dello sviluppo economico, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri prosegue il costante monitoraggio delle gare al fine di definire le linee d'azione da attuare nel quadro del sostegno istituzionale volto a rendere massimi i benefici delle nostre aziende, inclusa la compensazione per l'industria motoristica. Assicurando altresi' che i ritorni complessivi si collochino nella fascia alta delle percentuali sopra indicate. Sono da segnalare inoltre i vantaggi connessi con i possibili trasferimenti di tecnologie derivanti dalla partecipazione a tale programma. L'obiettivo e' quello di fare breccia nella tradizionale cautela statunitense, incentrata sul principio del need to know, e di assicurare effettivamente all'Italia l'acquisizione di tecnologie di avanguardia attraverso la partecipazione al programma. Rilevante e' altresi' l'importante patrimonio di conoscenze che l'industria italiana acquisira' grazie alla localizzazione nel territorio nazionale dell'unica piattaforma di assemblaggio finale e di manutenzione ospitata al di fuori degli Stati Uniti. Il programma multinazionale a guida statunitense Joint Strike Fighter ha un rilievo anche nel piu' ampio contesto delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti nel settore della difesa, sia perche' il velivolo Jsf risponde a specifiche esigenze delle nostre Forze armate impegnate in missioni di peace-keeping. Anche sul piano militare, il programma Jsf ha un ruolo importante anche sotto il profilo industriale e tecnologico, tenuto conto dell'interesse del gruppo Finmeccanica di diventare un partner strategico di Lockeed-Martin e dell'effetto traino sulle piccole e medie imprese che ne comporterebbe. La scelta di adesione ad un programma a guida statunitense, infine, non ha indebolito la dimensione europea della collaborazione italiana nel settore della difesa, non avendo i Paesi europei sviluppato autonomamente un progetto di quinta generazione. L'ottimizzazione dei ritorni economici e tecnologici derivanti dalla partecipazione italiana al programma Jsf necessita il mantenimento del sostegno istituzionale assicurato dal Governo all'industria nazionale attraverso il coordinamento tra i Ministeri interessati, in particolare degli esteri, della difesa e dello sviluppo economico. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti." . _:Be3ca5a1a59998f4306061af1420b67e7 "20111003" . _:Be3ca5a1a59998f4306061af1420b67e7 "SOTTOSEGRETARIO DI STATO AFFARI ESTERI" . _:Be3ca5a1a59998f4306061af1420b67e7 .