INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11942 presentata da RIZZO ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19970723

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Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che: l'articolo 41 del decreto legislativo n. 29 del 1993 recita che per l'accesso ai ruoli del ministero dell'interno, del ministero di grazia e giustizia e delle forze di polizia e di pubblica sicurezza c'e' bisogno dei requisiti previsti per l'assunzione nella magistratura ordinaria; il ministero di grazia e giustizia ha emanato due decreti di decadenza dall'impiego, per mancanza del requisito di moralita' e condotta incensurabile, per il signor Carlo Ferrara (vincitore i due concorsi, riservati agli ex messi di conciliazione), in quanto lo stesso aveva patteggiato una pena a dieci mesi per concorso in abuso di ufficio; il patteggiamento non e' valutato ne' condanna penale ne' ammissione di colpa (come da sentenza n. 2002 dell'8 maggio 1996 e n. 3600 del 26 febbraio 1997, della Corte di cassazione a sezioni unite); per gli impiegati dello Stato (compresi quelli del ministero dell'interno, del ministero di grazia e giustizia e delle forze di polizia e pubblica sicurezza) in servizio, in caso di reato non viene emesso automaticamente il decreto di destituzione (sentenza della Corte costituzionale n. 197 del 27 aprile 1993), ma viene aperto un procedimento disciplinare con il quale il dipendente viene giudicato in base alla gravita' del reato commesso (per quanto riguarda il reato di abuso di ufficio l'ordinamento del ministero di grazia e giustizia prevede la sospensione dal servizio dai tre ai sei mesi); il dipendente pubblico in servizio che patteggia per un reato non grave (tra i quali l'abuso di ufficio) non perde il requisito di moralita' e condotta incensurabile, e quindi non viene destituito automaticamente, ma viene sottoposto a procedimento disciplinare che, nella maggior parte dei casi, si conclude con la riammissione in servizio dopo un periodo di sospensione da esso (si veda il noto caso del maresciallo della Guardia di finanza, condannato per i reati di corruzione e concussione con il rito del patteggiamento, e poi reintegrato in servizio - un esempio come per tanti altri dipendenti di tante altre pubbliche amministrazioni); l'articolo 41 del decreto legislativo n. 29 del 1993 potrebbe essere censurabile in quanto incostituzionale, poiche' sembra violare il principio di uguaglianza fra i cittadini, sancito dall'articolo 3 della Costituzione, quindi la parita' di trattamento tra un cittadino vincitore di concorso ed un cittadino dipendente di una qualsiasi amministrazione, se non e' da considerarsi piu' grave un reato (anche se patteggiato) commesso da un pubblico dipendente in servizio (pubblico ufficiale) che da un cittadino che non riveste nessuna carica pubblica -: quali iniziative intenda porre in essere al riguardo. (4-11942)
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