INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11144 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110307

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11144 presentata da RITA BERNARDINI lunedi' 7 marzo 2011, seduta n.444 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: sul quotidiano La Repubblica del 4 marzo 2011 e' apparso un articolo di Carlo Bonini intitolato: «Stuprata dai carabinieri; la denuncia shock di una donna di 32 anni»; sottotitolo: «Indaga la Procura. I militari: c'e' stato sesso ma lei era consenziente. La 32enne era stata fermata per un furto di vestiti. Agli abusi hanno partecipato tre uomini dell'Arma e un vigile urbano»; stante la gravita' della notizia in esso riportata, la prima firmataria del presente atto ritiene opportuno riprodurre integralmente il contenuto dell'articolo in questione: «Il buio e il silenzio di una caserma deserta. Una donna priva della liberta'. Un uomo in divisa da carabiniere e un vigile urbano che godono del suo corpo di detenuta. Altri due militari che ascoltano, capiscono, e tacciono. È storia della notte tra mercoledi' 23 e giovedi' 24 febbraio. Stazione dei carabinieri del Quadraro, periferia a est della citta'. Una madre di 32 anni, detenuta in una camera di sicurezza della caserma dopo un arresto in flagranza per furto, ha rapporti sessuali completi e ripetuti con almeno uno dei tre carabinieri che l'hanno in custodia e con un agente della polizia municipale che e' in quegli uffici. «Una violenza», denuncia lei. «Un abuso» vigliacco consumato su chi e' privato della liberta' e dunque e' di per se' in una condizione di «minorita' fisica e psicologica», ipotizza il procuratore aggiunto Maria Monteleone che procede nei confronti dei tre militari. E della loro stupefacente giustificazione: «È vero il rapporto sessuale c'e' stato, ma quella donna era consenziente». I fatti, dunque. Almeno per come e' possibile in questo momento ricostruirli incrociando il racconto della donna (che trovate in queste pagine) e quello consegnato dai militari alla loro catena gerarchica prima, alla procura della Repubblica, poi. Mercoledi' 23. S., 32 anni, nata a Crema e a Roma da qualche tempo, viene sorpresa in un magazzino dell'Oviesse del quartiere Casilino mentre ruba dei capi di abbigliamento. La donna e' giovane, bella, e ha una vita complicata. Dice di essere ragazza madre, non ha una casa, non ha un lavoro, si appoggia nell'appartamento del suo compagno, un agente immobiliare. Il pomeriggio del 23, il suo verbale di arresto viene redatto nella caserma dei carabinieri del Casilino. «Andrai a giudizio per direttissima domani», le spiegano. «Stanotte la passi dentro». Nelle camere di sicurezza del Casilino non c'e' posto. S. viene quindi trasferita alla stazione del Quadraro. Arriva che e' notte. E di lei si «occupano» tre militari di turno («un appuntato e due carabinieri - riferiscono fonti del Comando Generale - dal foglio disciplinare immacolato»). I tre arrivano in caserma quando S. e' gia' nella sua cella. Hanno passato la serata fuori e si sono tirati dietro un amico, un vigile urbano. Hanno bevuto e fanno bere anche S. E qui - racconta lei - comincia il suo incubo. I quattro le aprono la porta della cella. Le dicono di seguirli in sala mensa. Il rapporto sessuale e' ripetuto. E di almeno un carabiniere, S. memorizza i tatuaggi su una parte del corpo. La mattina dopo, giovedi' 24 febbraio, S. e' in tribunale per la convalida del suo arresto per furto. È stordita, umiliata. Ricorda il sesso, non ha memoria di violenza fisica. Al giudice monocratico e al pm di udienza non racconta nulla. Viene scarcerata e, convinta dal compagno, nel pomeriggio si presenta alla stazione dei carabinieri del Casilino per sporgere denuncia. I militari la accompagnano al Policlinico Casilino, dove viene sottoposta al tampone vaginale e, visitata, si certifica «l'assenza di segni visibili di violenza sul corpo». La Procura comincia a indagare a ritmo indiavolato. Gli atti vengono secretati. Il racconto dettagliato della ragazza (a cominciare dal dettaglio del tatuaggio sul corpo di uno dei militari) trova riscontro. Gli indagati afferrano quanto scivoloso sia per loro il terreno e scelgono una strada antica. Se non c'e' violenza fisica argomentano - e' la prova che non c'e' stata violenza sessuale. S. ha fatto sesso perche' e' quello che voleva. E poi, S. e' una «sbandata». È un toppa peggiore del buco. Che, se possibile, rende ancora piu' determinato il procuratore, Maria Monteleone. Nella difesa dei carabinieri e del vigile urbano c'e' infatti qualcosa che rende ancora piu' odioso quel che e' accaduto. I quattro non capiscono - o fingono di non capire - che la violenza e' nel presupposto della condizione in cui S. e' precipitata la notte in cui i suoi carcerieri hanno goduto del suo corpo. Che diventa oltraggioso persino parlare di una «seratina» di alcool e sesso con una detenuta. Che non esiste consenso in un rapporto tra un uomo libero e una donna dietro le sbarre. Ma tant'e'. La difesa, ad oggi, resta questa. Nell'imbarazzo profondo, nella vergogna, che ora diventano dell'Arma intera e del suo Comando generale nella medesima giornata e' pubblicato un ulteriore articolo a firma di Emilio Orlando, dal titolo: «Prima il whisky poi l'aggressione, cosi' la notte e' diventata un incubo» nel cui testo si afferma: «Ho ancora in mente un tatuaggio, quello dell'uomo che mi ha violentata. Sono sconvolta. Non riesco a pensarci. Come e' accaduta una cosa del genere? Io stessa non ci volevo credere. E forse ho rimosso per un po'. Ora pero' sento tutto il dolore. In quella mensa ho avuto tanta paura...». Parla, parla senza fermarsi con i carabinieri di via In Selci ma sembra non riuscire a mettere a fuoco quello che le e' capitato: racconta degli abusi che ha subito» S.D. T, 32 anni, dice di essere stata la «vittima» di tre carabinieri e di un vigile urbano la notte tra mercoledi' e giovedi' nella camera di sicurezza della stazione dei carabinieri di Roma Quadraro. La donna, una ragazza madre, originaria di Crema ma residente nella Capitale, arrestata per aver rubato dei vestiti in un supermercato, quella notte dormiva nella cella della piccola stazione sulla Tuscolana in attesa del giudizio per direttissima. Dice di ricordare con chiarezza «quello che e' accaduto». E racconta: «Durante la notte sono stata svegliata quattro uomini che sono venuti da me con bottiglie di alcolici e mi hanno offerto da bere. Ho Accettato, non immaginavo di non potermi fidare. Abbiamo bevuto whisky, poi ho chiesto qualcosa da mangiare, avevo fame, e loro mi hanno fatto uscire dalla cella e mi hanno portato in sala mensa». La donna interrompe il racconto e comincia a piangere. Poi riprende: «È stato li' che e' successo il peggio. Mi hanno circondata e a turno hanno avuto con me rapporti sessuali. Anche loro avevano bevuto e molto». Gli investigatori del Nucleo investigativo di via In Selci hanno dato il via alle indagini, hanno fatto i rilievi nella cella e nella mensa, che ora e' sotto sequestro. Le indagini sono partite appena dopo la denuncia. Poche ore dopo che S.D.T. si e' presentata nell'aula di tribunale per essere processata per il furto. «Dopo l'udienza ho avuto il coraggio di denunciare, di raccontare della folle notte passata in caserma - afferma - quello che ho detto e' vero. Sono pronta a descrivere i tatuaggi che aveva uno degli agenti che ha fatto sesso con me. Sono una ragazza madre, faccio lavori saltuari, ma non sono una di facili costumi». Ad aiutare la donna e' stato un amico, un agente immobiliare che l'ha accompagnata a sporgere denuncia e l'ha poi portata al Policlinico Casilino, per i test sanitari. «Era spaventata e sotto choc - ha sottolineato l'amico - le ho detto che non doveva avere paura, ma lei era intimorita perche' doveva accusare dei carabinieri. Le ho detto che doveva dire la verita'. Come avrebbe dovuto comportarsi altrimenti? Lasciar correre solo perche' si tratta di uomini appartenenti alle forze dell'ordine?» -: di quali informazioni dispongano circa i fatti riferiti in premessa; se, negli ambiti di rispettiva competenza, sia stata aperta un'indagine amministrativa interna sull'episodio in questione e quali ne siano stati gli esiti; quali provvedimenti intendano adottare nei confronti dei militari coinvolti in questa incresciosa vicenda, qualora dovesse emergere una loro responsabilita' quanto meno sotto il profilo disciplinare. (4-11144)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11144 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110307 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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