INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10682 presentata da BIONDI ALFREDO (FORZA ITALIA) in data 19970609
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_10682_13 an entity of type: aic
Ai Ministri di grazia e giustizia e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che: il 1^ dicembre 1992 la giunta comunale di Mantova (sindaco Genovesi) con delibera n. 1903/1992 aveva affidato allo studio dell'architetto Pellegrin ed associati di Roma l'incarico di predisporre la documentazione necessaria al fine dell'ottenimento del finanziamento, da parte della Cassa depositi e prestiti, dei lavori di costruzione di un nuovo palazzo di giustizia (vedasi in allegato 1 la relativa convenzione); per tale consulenza l'imputazione di spesa di lire 30.250.000; la commissione edilizia del comune di Mantova, in data 24 giugno 1993, espresse parere non favorevole all'insediamento del nuovo palazzo di giustizia nel quartiere di Fiera Catena, quartiere che era stato prescelto, in sede di studio preliminare, dall'architetto Pellegrin ed associati per l'ubicazione del fabbricato stesso; la Giunta comunale, nel frattempo cambiata (sindaco Corradini), assunse, nel giugno 1994, la decisione di non costruire piu' un palazzo di giustizia da lire 130.000.000.000 (diconsi centotrenta miliardi di lire) nel quartiere di Fiera Catena, pur riconoscendo che l'attuale tribunale di via Poma (per il quale il comune di Mantova ha speso a tutt'oggi, per il suo ammodernamento, 20 miliardi di lire circa senza contare annessi e connessi) necessitava di adeguate ristrutturazioni: il che significava la delocalizzazione del carcere contiguo per utilizzare ulteriori spazi oppure la ricerca di un immobile di proprieta' comunale o statale, da adattare a sede di uffici giudiziari quali quelli del giudice di pace e della pretura; il costo attuale per l'acquisizione, ristrutturazione e relativa progettazione di riuso di un immobile dello stato - l'ex convento di San Sebastiano ed ex presidio militare -, situato a 250 metri di distanza dal Tribunale, si aggira sui 9/10 miliardi di lire ovvero un tredicesimo della spesa di lire centotrenta miliardi per quel tribunale "megagalattico", voluto da qualche magistrato mantovano, tipico esempio di inutile spreco di denaro pubblico; il commissario prefettizio dottor Pisasale, succeduto alla ulteriore giunta comunale (sindaco Pinfari), decaduta per ineleggibilita' del sindaco stesso, riprese in mano la vicenda del nuovo palazzo di giustizia sotto la pressione di una parte della magistratura locale ed inizio' un iter per localizzare, di nuovo, nel quartiere di Fiera Catena, il palazzo medesimo; che la giunta comunale uscita dalle elezioni del 1996 (sindaco Burchiellaro) sta perseguendo nella strada della costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Fiera Catena; che lo studio dell'architetto Pellegrin ed associati, che nulla aveva piu' a pretendere, perche' pagato lire 30.250.000 per il suo incarico, definito dallo stesso ufficio legale del comune di Mantova, in data 27 ottobre 1994, "a rischio", e' tornato piu' volte alla carica per ottenere la progettazione esecutiva del Palazzo (parcella stimata dallo stesso architetto Pellegrin in lire cinque miliardi e piu' circa); il parere dell'ufficio legale del comune di Mantova in data 27 ottobre 1994 cosi' recita: "Lo studio Pellegrin e' stato incaricato della predisposizione di studi e quant'altro necessario per ottenere il finanziamento di un'opera per un compenso di lire trenta milioni circa. Il pagamento dell'effettivo lavoro svolto sarebbe stato effettuato dopo che il comune avesse ottenuto il finanziamento dell'opera. Si tratta pertanto di un incarico "a rischio" e pertanto, non potendo l'amministrazione essere assoggettata ad obblighi di fare (in questo caso, a richiedere il finanziamento) neppure in sede giurisdizionale, si ritiene che allo studio Pellegrin non possa essere riconosciuto altro che il compenso pattuito in disciplinare e finanziato con delibera. Al massimo lo studio potrebbe esperire azione di indebito arricchimento qualora l'amministrazione avesse tratto profitto dall'opera. Non mi pare che quest'ipotesi ricorra. Si aggiunga infine che il progetto e' stato effettuato sulla base di una localizzazione effettuata da un piano particolareggiato non approvato, ma in bozza, e che, nel frattempo, tale bozza e' stata modificata e non prevede piu' la localizzazione dell'opera in esame. Cio' rende impossibile la richiesta di finanziamento ma rende altresi' assai difficoltoso, come ammette lo stesso studio, nella nota del giugno 1993, qui allegata, un utilizzo del progetto su altro sito". Tale parere e' a firma della dottoressa Cristina Pratizzoli, dirigente dell'ufficio legale e contratti; l'ordine degli architetti di Roma e provincia, in data 28 dicembre 1995, inviava una nota al comune di Mantova segnalando la posizione "irregolare" dell'iscritto architetto Pellegrin; il comune di Mantova, tramite il subcommissario, competente per la delega all'urbanistica e i lavori pubblici, rispondeva in data 11 marzo 1996; in data 30 maggio 1996 il dirigente dell'ufficio tecnico comunale ingegner Marzio Malagutti con nota al commissario prefettizio, refertava quanto segue: "Il direttore della Cassa depositi e prestiti (consultato dallo stesso Malagutti), ritiene che l'affidamento della progettazione debba ora avvenire mediante appalto di progettazione ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 216 del 1995 dovendosi interpretare il suddetto incarico relativo a progetto preliminare o come incarico a rischio e pertanto nullo"; la "volonta'" dell'attuale giunta Burchiellaro di perseguire, a tutti i costi, la strada dell'insediamento di un nuovo palazzo di giustizia nel quartiere di Fiera Catena, si evince da documenti (che dovrebbero costituire materia di indagine) ovvero da una lettera del 9 settembre 1996 della dottoressa Cristina Pratizzoli (attuale segretario generale FF. del comune di Mantova che, in data 27 ottobre 1994, come dirigente dell'ufficio legale e contratti, aveva refertato sull'incarico allo studio Pellegrin definendolo "a rischio"), diretta al dottor Di Pietro, allora Ministro dei lavori pubblici in carica; da un'ulteriore lettera del 28 ottobre 1996, sempre della dottoressa Pratizzoli, che pone al dottor Di Pietro i medesimi quesiti del 9 settembre 1996 (allegato 6): a) se chiedere ai progettisti (architetto Pellegrin e C., ndr:) di procedere alla definizione di ulteriori fasi progettuali; b) se le stesse possono essere affidate attraverso una trattativa privata allo stesso studio professionale; c) se, invece, si debba procedere ai sensi dell'articolo 17, comma 10, della legge Merloni, affrontando, con ogni probabilita', un contenzioso con lo studio professionale; l'allora Ministro dei lavori pubblici Di Pietro, in data 11 novembre 1996 (allegato 7), "taglia le gambe" ai quesiti in quanto, appellandosi al decreto-legge n. 29 del 1993 e alla conseguente circ. Pcm n. 6 del 1993, non entra nel merito e, di conseguenza, giustamente non risponde perche' i quesiti "afferiscono singole fattispecie, anche in ossequio al principio di imparzialita' cui devono ispirarsi gli atti della pubblica amministrazione (articolo 97 della Costituzione), vista la sia pur teorica idoneita' del parere, qualora reso in relazione a casi singoli, ad incidere su posizioni soggettive di terzi"; nella risposta del Ministro pro tempore Di Pietro, sotto la sua firma, si legge una nota a mano dell'attuale Assessore ai lavori pubblici del comune di Mantova, ingegner Luciano Battu' (Pds), che testualemente scrive: "Visto, risposta generica: data la rilevanza del quesito posto, ripetere la richiesta inviando ulteriore documentazione". E' incredibile ad avviso dell'interrogante come il citato assessore ai lavori pubblici passi la risposta del Ministro, evidenziandola come "generica" e ordinando di inviare "ulteriore documentazione"; Di Pietro, nel frattempo, si dimette da ministro ai lavori pubblici; vi e' ancora una terza lettera del 21 novembre 1996 del comune di Mantova (allegato 8), sempre a firma della dottoressa Pratizzoli, segretario generale FF., diretta si' al Ministro dei lavori pubblici ma, nello specifico, indirizzata alla cortese attenzione dell'onorevole Bargone, attuale Sottosegretario ai lavori pubblici, identica, nel contenuto, alla seconda del 29 ottobre 1996; alla medesima non viene allegata nessuna ulteriore documentazione e tuttavia la lettera sortisce gli effetti desiderati; in data 16 gennaio 1997, infatti, dal ministero dei lavori pubblici, a firma dell'avvocato Marco Corsini, Capo dell'Ufficio Studi e Legislazione, viene inoltrato un fax all'attenzione della dottoressa Pratizzoli in risposta al quesito posto dal comune stesso in data 21 novembre 1996: da tale risposta si evince che "l'attivita' demandata ai progettisti, nel caso di specie (architetto Pellegrin), essendo espressamente riferita a tutto quanto necessario all'ottenimento del parere preventivo di cui alla norma citata e anche al successivo conseguimento del finanziamento, non puo' che intendersi comprensiva della progettazione esecutiva. In altri termini, la stessa progettazione esecutiva - in quanto gia' ricompresa nell'originaria prestazione contrattuale - non deve oggi essere oggetto di autonomo, ulteriore affidamento". Il che significa, in parole povere, quanto segue: "Caro comune di Mantova, affida pure direttamente (e tranquillamente) allo studio Pellegrin e C. di Roma, il progetto esecutivo, scavalcando la legge Merloni, per il "modesto", anzi "insignificante" importo di lire cinque miliardi e passa di parcella!"; ad avviso dell'interrogante il parere dell'avvocato Marco Corsini appare incredibile perche', al di la' del merito, va contro la legge ovvero contro il decreto-legge n. 29 del 1993, citato da Di Pietro, contro la conseguente circolare Pcm n. 6 del 193 e soprattutto "contro l'articolo 97 della Costituzione ovvero quel principio di imparzialita' cui devono ispirarsi gli atti della pubblica amministrazione, vista la sia pur teorica idoneita' del parere, qualora reso in relazione a casi singoli, ad incidere (e qui Di Pietro ha usato un eufemismo, ndr.) su posizioni soggettive di terzi!" -: se risulti che il parere rilasciato dall'avvocato Marco Corsini sia stato inoltrato in modo autonomo o dietro suggerimenti o pressioni ; in tale ultimo caso se esse provengano dall'esterno da parte di dirigenti e/o amministratori del comune di Mantova oppure da parte di dirigenti e/o rappresentanti dell'Esecutivo (sottosegretari e quant'altri) e se vi siano stati eventuali contatti ed incontri preventivi, in ambito romano, tra rappresentanti del Governo e amministratori e/o dirigenti del comune di Mantova sul problema specifico del nuovo tribunale di Mantova e della sua progettazione esecutiva; se il Governo condivida i contenuti del parere rilasciato dall'avvocato Marco Corsini; se, in ogni caso, al di la' di questi aspetti, il Governo sia interessato alla costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Mantova, individuato come priorita', mettendone, a tal fine, a disposizione i relativi finanziamenti; se non ritenga invece il Governo piu' utilmente percorribile la strada del decentramento del vetusto carcere sito in pieno centro storico cittadino e la possibilita' quindi di ristrutturarne gli spazi al servizio dell'attuale tribunale o l'ipotesi della ristrutturazione di un immobile esistente in grado di assorbire le esigenze espresse dalla magistratura mantovana. (4-10682)
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BIONDI ALFREDO (FORZA ITALIA)