INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10510 presentata da PISAPIA GIULIANO (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 15/07/2004
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Interrogazione a risposta scritta Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-10510 presentata da GIULIANO PISAPIA giovedì 15 luglio 2004 nella seduta n. 491 PISAPIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: da notizie stampa e da segnalazioni delle associazioni che si occupano di carcere, quali l'Associazione Antigone, si è appreso che in poco più di un mese sarebbero 13 le persone decedute in carcere per suicidio, overdose, malattia e, in alcuni casi, per cause non ancora accertate, ma in relazione ai quali sono stati ipotizzati gravi episodi di violenza; il 13 maggio 2004, nel carcere di San Nicola di Avezzano, un detenuto marocchino di venti anni, Mohamed Agrufai, è stato trovato agonizzante in cella dopo essersi impiccato con un lenzuolo, ed è morto subito dopo il trasferimento in ospedale. Tre sarebbero gli agenti di Polizia penitenziaria accusati di omicidio volontario, ed altrettanti i detenuti accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni al pubblico ministero ( Ansa , 29 giugno 2004); il 6 giugno 2004, nel carcere di Bologna, Bebika Husovic, 38 anni, di origine bosniaca, si è impiccata nella sua cella. Era stata prelevata, solo 24 ore prima della sua morte, dal campo nomadi bolognese di Via Peglion, dove era agli arresti domiciliari, in quanto doveva scontare un cumulo di pene di 3 anni e mezzo. I parenti e il difensore della donna hanno parlato di un suicidio annunciato, visto che la Husovic aveva già tentato di levarsi la vita. La direttrice del carcere avrebbe replicato negando i precedenti episodi di autolesionismo e avrebbe dichiarato che la detenuta non era un soggetto a rischio ( La Repubblica , 9 giugno 2004); il 7 giugno 2004, nel carcere di Siracusa, Vincenzo De Rosa, 42 anni, si è impiccato in cella, usando come cappio una maglia e annodandone un'estremità alla presa d'aria. Ex collaboratore di giustizia, da qualche tempo soffriva di una grave crisi depressiva e si trovava in isolamento per ragioni connesse all'instabilità mentale che gli derivava dalla malattia. Nel suo insano gesto ha sicuramente influito non poco la depressione, rispetto alla quale nulla è stato fatto per aiutarlo dal punto di vista psicologico. Come hanno rilevato i medici e la direzione del carcere: «Per aiutarli a combattere la depressione i detenuti sono sottoposti a visite psicologiche e psichiatriche». Per le stesse occorrono, però, fondi adeguati sia per il personale medico sia per i farmaci, mentre negli ultimi anni secondo l'interrogante, vi sono stati inaccettabili tagli in generale per la medicina penitenziaria e, in particolare, per le visite specialistiche negli istituti di pena, con le intuibili coseguenze rispetto al diritto alla salute, e alla vita, dei detenuti....» ( La Sicilia , 8 giugno 2004); l'11 giugno 2004, nel carcere di Sollicciano (Firenze), Khaled, un detenuto algerino di 25 anni, si è ucciso nella sua cella, impiccandosi ai rinforzi delle sbarre in cemento, apposti in seguito alle ben note evasioni. Il giorno precedente un altro detenuto, che aveva tentato il suicidio nell'identico modo, era stato salvato in extremis. ( Nove da Firenze , 12 giugno 2004); il 12 giugno 2004, nel Carcere di Bologna un detenuto italiano, di 36 anni, si è impiccato alle sbarre della finestra della sua cella, utilizzando un k-way. Il cadavere è stato trovato da un agente di polizia penitenziaria, che solo venti minuti prima era passato davanti alla cella e lo aveva visto ancora in vita. Il detenuto, godeva di permessi premio e, in data 8 giugno 2004, era rientrato dall'ultimo permesso che gli era stato concesso. ( Emilia Net , 16 giugno 2004); il 12 giugno 2004, nel carcere di Torino, Roberto Leo, 39 anni, è deceduto in carcere, mentre stava svolgendo la sua attività lavorativa all'interno dell'istituto penitenziario. Secondo le prime notizie, l'uomo sarebbe morto per infarto, anche se soltanto l'autopsia potrà chiarire con precisione le reali cause. Ex collaboratore di giustizia, a cui nel 1998 era stato revocato il programma di protezione, Leo si è accasciato in un corridoio dell'istituto di pena mentre stava facendo le pulizie. È intervenuto immediatamente un medico, ma non c'è stato nulla da fare. ( Ansa , 13 maggio 2004); il 13 giugno 2004, nel carcere di Brescia, un detenuto palestinese di 25 anni si è impiccato in cella. Lo hanno trovato, all'alba, i suoi compagni di cella. Era stato arrestato da meno di un mese, con l'accusa di furto ( Giornale di Brescia , 14 giugno 2004); sempre il 13 giugno scorso, nel carcere di Lanciano (Chieti), Tommaso Bolletta, 36 anni, è stato trovato senza vita nella sua cella. Era stato trasferito nel carcere di Lanciano, proveniente da Vasto, per scontare 6 anni e 6 mesi di reclusione, relativi a una condanna per rapina. Dopo la cena e il momento di socialità, il Bolletta era andato in bagno, dove è stato poi trovato privo di vita, con avvolto al collo un giubbino. La magistratura ha aperto un'inchiesta. ( Il Messaggero , 15 giugno 2004); il 14 giugno 2004, nel carcere di Carinola (Caserta), Raffaele Ascione, 50 anni, si è accasciato a terra nella sua cella e, malgrado l'immediato soccorso, è deceduto durante il trasporto all'ospedale di Caserta. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, Raffaele Ascione non era affetto da alcuna specifica patologia. Proprio per questo i sanitari, dopo averne accertato il decesso, hanno subito disposto l'autopsia. ( Il Mattino , 15 giugno 2004); il 20 giugno 2004, nel carcere di Torino, Laudovino De Sanctis, 69 anni, malato di tumore, è deceduto. «Mio padre è morto disperato, ora vogliamo sapere se in carcere è stato curato davvero» ha affermato il figlio. Aveva un permesso di quattro ore, due ore la mattina e due il pomeriggio per potersi sottoporre a chemioterapia presso l'ospedale San Raffaele. Nell'aprile scorso è tornato a Regina Coeli con l'accusa di spaccio di droga, poi dal carcere romano è stato trasferito al carcere di Torino, per permettergli di curare il linfoma che lo distruggeva fisicamente e psicologicamente. Il figlio ha sostenuto che il padre ha interrotto la cura al San Raffaele: «L'ultima persona che lo ha visto vivo è stata mia sorella, è andata a trovare nostro padre due settimane fa e mi ha detto che era un relitto». La malattia, come sostiene il figlio, avanzava in modo velocissimo ogni volta che il padre interrompeva la chemioterapia. «Bastava che saltasse una sola seduta per vedere subito gli effetti devastanti. Andremo fino in fondo a questa vicenda. Mio padre è stato quello che è stato, e per questo ha pagato». «Non voglio morire in carcere», aveva detto. ( Il Messaggero , 21 giugno 2004); il 21 giugno 2004, nel carcere di Sollicciano (Firenze), un detenuto italiano di 30 anni è stato trovato morto in cella. Dall'autopsia, eseguita presso l'istituto di medicina legale di Firenze, non è emerso nulla, a livello macroscopico, sulle cause della morte: saranno quindi necessari nuovi accertamenti. Il medico legale incaricato dal Pm sta anche cercando di acquisire la documentazione medica del detenuto. Da quanto risulta, infatti, l'uomo sarebbe stato sottoposto a terapie fuori dal carcere: detenuto con fine pena nel 2009, era rientrato in carcere domenica scorsa, dopo aver usufruito di un permesso di quattro giorni. Era stato sottoposto a visita medica e sembrava che stesse bene. ( Nove da Firenze , 24 giugno 2004); il 28 giugno 2004, nel carcere di Sulmona (L'Aquila), Francesco Di Piazza, 58 anni, condannato all'ergastolo per reati di mafia, si è impiccato con le stringhe delle scarpe alla grata della sua cella. Era stato trasferito a Sulmona nel marzo scorso, dal carcere di Lanciano (Chieti). L'allarme è stato dato da un agente di polizia penitenziaria il quale, nel normale giro di conta, ha trovato il Piazza appeso con i lacci delle scarpe attorno al collo. L'uomo era ancora in vita, ma è morto durante il trasporto d'urgenza all'ospedale di Sulmona, mentre i medici tentavano di rianimarlo. Sull'episodio, la Procura ha aperto un'inchiesta disponendo l'autopsia. Francesco Di Piazza era considerato un detenuto tranquillo e non aveva mai fatto prevedere di voler mettere in atto episodi autolesionistici. ( La Sicilia , 29 giugno 2004); il 29 giugno 2004, nel carcere di Livorno, Domenico Bruzzaniti, 50 anni, si è impiccato con la cintura dei pantaloni nella sua cella. Già tre giorni prima aveva tentato il suicidio, usando una bomboletta di gas da campeggio infilata in una busta, con cui si era avvolto la testa. Le esalazioni del gas fuoriuscite dalla busta avevano attirato l'attenzione degli agenti penitenziari, che in quell'occasione sono riusciti a salvarlo. Trasferito nella sezione di Alta Sicurezza, sotto stretta sorveglianza, è riuscito ad eludere ogni controllo. La cronica carenza di personale delle Sughere, più volte denunciata dai sindacati, non ha permesso di impedire il gesto del detenuto, che sembra fosse afflitto da crisi depressive ( Il Tirreno , 30 giugno 2004) -: le valutazioni del Ministro rispetto ai gravi fatti esposti in premessa; se siano state avviate inchieste al fine di accertare eventuali responsabilità rispetto a tali episodi avvenuti in poco più di un mese; se ritenga di adottare misure urgenti, e di quale tipo, a tutela della salute e dell'integrità fisica dei detenuti. (4-10510)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10510 presentata da PISAPIA GIULIANO (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 15/07/2004
Camera dei Deputati
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10510 presentata da PISAPIA GIULIANO (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 15/07/2004
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PISAPIA GIULIANO (RIFONDAZIONE COMUNISTA)