INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08582 presentata da NACCARATO ALESSANDRO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100915

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-08582 presentata da ALESSANDRO NACCARATO mercoledi' 15 settembre 2010, seduta n.368 NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: mercoledi' 28 luglio 2010 a Mogliano Veneto (Treviso) - nell'ambito di un'operazione condotta dalla squadra mobile e dal servizio centrale operativo di Catania in collaborazione con la questura di Treviso - e' stato arrestato Vito Zappala', 61 anni, di Catania, condannato a 29 anni di carcere per traffico di stupefacenti con l'aggravante delle modalita' mafiose, e latitante dal 1999; nel corso della perquisizione dell'alloggio dove Zappala' viveva sotto falsa identita' sono stati sequestrati un passaporto e una patente di guida contraffatti, diversi telefoni cellulari e circa 40 schede telefoniche utilizzate - secondo gli investigatori - per sottrarsi alle intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura; secondo i rapporti e le numerose relazioni stilate dagli agenti dell'Interpol, Zappala' controllava per conto delle cosche mafiose del catanese il traffico di stupefacenti dai porti del Belgio all'Italia. Dalle prime stime gli inquirenti calcolano che Zappala', nel corso degli anni, sia riuscito a movimentare ingenti partite di droga del valore di diversi milioni di euro; a quanto si apprende dagli organi della stampa locale, a Mogliano Veneto Zappala' conduceva un'esistenza apparentemente irreprensibile, tanto da riuscire a ingannare perfino la propria compagna, ignara della sua vera identita'. Le modalita' dell'arresto, effettuato mentre Zappala' si apprestava a concludere la quotidiana «corsetta» nelle vie del comune trevigiano, dimostrano l'elevato grado di infiltrazione nel tessuto sociale veneto da parte del latitante e la considerevole capacita' di mimetizzazione tra i residenti di Mogliano Veneto; venerdi' 9 luglio 2010, il giudice per le indagini preliminari della procura di Napoli Maria Foschini ha disposto 72 mandati di cattura per associazione camorristica. Tra gli arrestati figura Antonio Barra, 44 anni, di Afragola (Napoli), residente a Casacorba di Vedelago (Treviso) dove ufficialmente esercitava l'attivita' di pizzaiolo. Secondo la direzione distrettuale antimafia di Napoli Barra e' da ritenersi un esponente di spicco del clan camorrisitico Moccia attivo nei comuni campani di Casoria, Arzano e Caivano. Per gli inquirenti Barra era stato incaricato dai boss della camorra di gestire le attivita' criminali dei clan campani nelle province di Treviso e Venezia; a carico di Barra risultano altresi' 24 fascicoli giudiziari aperti, nel corso degli anni, dalla procura di Treviso oltre a numerose denunce per truffa ai danni di artigiani e imprenditori del veneziano; secondo il Gip di Napoli da tempo il camorrista era riuscito a imporre il «pizzo» ai titolari di una decina di pizzerie nelle province di Padova, Treviso e Venezia. Tra i reati contestati figurano minacce, estorsioni, riciclaggio di denaro di provenienza illecita e usura al fine di impadronirsi delle attivita' commerciali della zona. Negli anni passati Barra era stato accusato anche di riciclaggio di titoli di credito rubati ed emissione di assegni protestati, oltre a essere indagato per traffico di cocaina; insieme a Barra sono stati arrestati numerosi complici, i cosiddetti «trasfertisti» incaricati dalla camorra di supportare le attivita' estorsive nelle province venete. Secondo gli inquirenti gli affiliati ai clan napoletani facevano regolarmente la spola dalla Campania al Veneto minacciando di morte e picchiando gli imprenditori che si rifiutavano di pagare il «pizzo» a loro imposto; il 20 maggio 2010, sempre nel trevigiano, e' emerso un altro episodio sintomatico del livello di infiltrazione della criminalita' organizzata nel Nord Est. I carabinieri di Castelfranco Veneto (Treviso), su ordine del tribunale di Palermo hanno posto i sigilli a un appartamento di lusso nel residence Le Barchesse adiacente alla storica Villa Corner in localita' Cavasagra (Treviso). Si tratta di un alloggio comprato da Francesco Ferrante, 66 anni, di Palermo, affiliato al clan di Salvatore Lo Piccolo considerato l'«erede» del boss Bernardo Provenzano. Secondo la magistratura siciliana l'immobile, in regime di multiproprieta', sarebbe stato acquistato per riciclare i proventi delle attivita' illecite; piu' volte l'interrogante ha atti di sindacato ispettivo sul pericolo di infiltrazioni della criminalita' organizzata nel Nord Est, senza tuttavia ottenere dal Ministro alcuna risposta. Le vicende sopra descritte dimostrano, al contrario, che questo rischio sussiste; l'elemento di maggiore pericolosita' di mafiosi e camorristi infiltrati in Veneto va individuato proprio nell'inquietante capacita' di fondersi e confondersi nella realta' sociale e produttiva della regione. Tale attitudine dimostra altresi', la percezione di una relativa sicurezza da parte di esponenti della criminalita' organizzata che sembrano muoversi in un ambiente a loro sempre piu' familiare -: se sia al corrente dei fatti esposti; quali misure ritenga di dover adottare, oltre alla strategia repressiva affidata alle Forze dell'ordine, per prevenire il radicamento della criminalita' organizzata in Veneto e quali disposizioni intenda attuare al fine di svolgere un'attenta e puntuale attivita' di controllo e ricognizione nel settore degli appalti di opere pubbliche e in particolare delle attivita' edilizie e commerciali della regione. (4-08582)
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