INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08544 presentata da FLORINO MICHELE (ALLEANZA NAZIONALE) in data 20/04/2005
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Interrogazione a risposta scritta4-08544 Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-08544 presentata da MICHELE FLORINO mercoledì 20 aprile 2005 nella seduta n. 784 FLORINO. Al Ministro dell'interno. Premesso: che con interrogazioni parlamentari 4-04667 del 4 giugno 2003, 4-06547 del 6 aprile 2004 e 4-06856 del 25 maggio 2004 lo scrivente ha denunciato al Ministro dell'interno l'intreccio consolidato negli anni nel Municipio di Pomigliano D'Arco tra cosche camorristiche, politica e affari, alimentata dalle scelte deviate del sindaco Michele Caiazzo, già rimosso nel 1993 dal Capo dello Stato dalla carica di vice sindaco dello stesso Comune per accertati condizionamenti da parte della potente cosca camorristica «Foria», propaggine dei gruppi criminali oggi attivi nel Nolano-Vesuviano riferibili al clan Fabbrocino e alla consorteria mafiosa-imprenditoriale della famiglia Agizza-Romano; che, a seguito delle dettagliate denunce dell'interrogante su fatti e circostanze denotanti le inconfutabili collusioni affaristico- criminali della Giunta Caiazzo con la camorra, il Ministro dell'interno, nel rispondere all'interrogazione dello scrivente 4-06547, riferiva per il tramite del Sottosegretario di Stato per l'interno che «in merito alle vicende evidenziate concernenti l'amministrazione comunale di Pomigliano D'Arco (Napoli), si fa presente che il Prefetto di Napoli, su delega del Ministro dell'interno, ha disposto con provvedimento del 15 aprile 2004 l'accesso presso il citato comune, ai sensi della normativa antimafia, per il tramite di una apposita Commissione. Pertanto, solo al termine degli accertamenti attualmente in corso, la cui conclusione è prevista per il prossimo mese di luglio, potranno essere adottate eventuali misure di rigore previste dalla legge e richieste dall'onorevole interrogante»; che, inspiegabilmente, benché il compimento degli accertamenti fosse stato fissato per il luglio 2004, il Prefetto di Napoli acquisiva l'informativa completa della Commissione di accesso solo nell'imminenza delle elezioni dell'aprile 2005; che, inspiegabilmente, il Prefetto, benché la Commissione di accesso, a quanto consta all'interrogante, abbia rilevato inquietanti episodi di collusione, connivenze, condizionamento camorristico, infiltrazioni mafiose e commistioni di interessi nella spartizione di appalti e nella gestione del piano regolatore del Comune di Pomigliano D'Arco, non ha ritenuto di procedere in tempo utile allo scioglimento ovvero alla sospensione del civico consesso, pur avendone un potere-dovere ai sensi del comma 5 dell'articolo 143 del decreto legislativo 18/8/2000, n. 267, in attuazione del quale «il Prefetto, in attesa del decreto di scioglimento, sospende gli organi dalla carica ricoperta, nonché da ogni altro incarico ad essa connesso, assicurando la provvisoria amministrazione dell'Ente mediante invio di commissari. La sospensione non può eccedere la durata di 60 giorni e il termine del decreto di cui al comma 3 decorre dalla data del provvedimento di sospensione». Le motivazioni che hanno indotto il Prefetto a scegliere quella che all'interrogante appare un'incomprensibile ed ingiustificata linea di condotta non possono, quindi, che essere individuate in ambiti e per finalità antigiuridiche che appaiono delineare anche intenti politici riconducibili alla gestione monopolistica della sinistra in ampi settori dello Stato, analogamente a quanto emerso in relazione all'epilogo degli scioglimenti dei Consigli comunali di Portici e di Marano di Napoli; che i comportamenti, a parere dell'interrogante discutibili, del Prefetto di Napoli hanno vanificato l'encomiabile lavoro svolto dalle forze dell'ordine, in particolare l'Arma dei Carabinieri, che anche in questa circostanza ha dato prova di grande professionalità, imparzialità e, innanzitutto, fedeltà alle leggi e ai principi di democrazia della nostra Costituzione; che, come statuito più volte dal Consiglio di Stato, «la ratio che è sottesa allo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni della criminalità organizzata è collegata con un istituto di natura preventiva e cautelare, inteso ad evitare appunto che gli indizi raccolti in ordine all'esistenza di una infiltrazione della suddetta criminalità organizzata possano compromettere il regolare e legittimo andamento della gestione della cosa pubblica (sentenza n. 4467/2004 del 16 marzo 2004)»; che gli indizi in ordine all'esistenza di una infiltrazione della criminalità organizzata tale da compromettere il regolare e legittimo andamento della gestione della cosa pubblica presso il Comune di Pomigliano D'Arco erano stati già denunciati con le interrogazioni sopra citate; che la mancata applicazione della misura preventiva e cautelare di cui all'art. 143 del decreto legislativo 18/8/2000, n. 267, nei confronti del Consiglio comunale di Pomigliano D'Arco ha permesso, ad avviso dell'interrogante, agli amministratori contigui alla criminalità organizzata di portare a compimento gli scellerati patti affaristico-criminali con le locali consorterie malavitose, mediante scelte amministrative inficiate da palesi devianze; che, infatti, risulta all'interrogante che l'ostentato convincimento invalso nell'amministrazione Caiazzo di non essere colpita dal provvedimento di scioglimento di cui all'art. 143 del decreto legislativo 267/2000 ha indotto l'Amministrazione del Comune di Pomigliano D'Arco, qualche mese prima del rinnovo del civico consesso, ad adottare la variante al piano regolatore generale, approvata il giorno 8/2/2005 dal Consiglio provinciale di Napoli con il voto del Sindaco e di un assessore di Pomigliano D'Arco, entrambi consiglieri provinciali, e assunta all'indomani, 9/2/2005, dal Comune suindicato; che le devianze e le commistioni affaristiche criminali, riscontrabili in relazione all'approvazione della predetta variante, sono state già denunciate dall'interrogante con l'atto ispettivo 4-06547 del 6 aprile 2004, e cioè in tempo utile per adottare i provvedimenti di prevenzione e cautela necessari ad impedire il verificarsi dell'evento criminale compiuto con detta variante; che, infatti, risulterebbero riconducibili al Sindaco neo-eletto, già Assessore nella precedente giunta ed ex Consigliere nel Consiglio comunale del 1993, sciolto per condizionamento camorristico, lottizzazioni ed edificabilità previste nella variante al PRG; che con la stessa variante al PRG risultano favoriti prevalentemente interessi di singoli assessori, consiglieri comunali dell'Amministrazione Caiazzo e, contestualmente ed indirettamente, soggetti collegati alla criminalità organizzata. Bastano solo alcuni esempi: a) in pieno centro storico, a ridosso della pista ciclabile, sarebbe individuato come area industriale un fondo di proprietà del suocero di un assessore; b) sarebbe stata resa edificabile un'area di proprietà di un assessore comunale sita a ridosso dell'uscita dell'autostrada, nonostante la fascia di rispetto. Lo stesso assessore avrebbe costruito abusivamente la casa paterna senza che il sindaco Caiazzo adottasse alcun concreto ed efficace atto sanzionatorio; c) sarebbe stata resa edificabile l'area sita in via Palermo, di proprietà dei suoceri di un consigliere comunale, operando una vera e propria discriminazione a danno di altri cittadini proprietari di fondi ubicati all'altro lato della strada, colpevoli solo di non godere delle coperture e dei favori del sindaco Caiazzo e della camorra; d) molteplici interessi in numerosi comparti registrerebbero il diretto investimento di un consigliere comunale; e) molteplici interessi sarebbero riscontrabili a Paciano anche attraverso una società nella quale figurano due consiglieri comunali; f) un importante consigliere comunale, unitamente ad un importante Rettore universitario, sarebbe entrato nella gestione di un comparto di via Terracciano e via Mazzini con il noto imprenditore camorrista Siesto che avrebbe, nel tempo, mantenuto rapporti di fatto con il Comune di Pomigliano D'Arco. Notevoli ingiusti vantaggi starebbero ricevendo gli stessi soggetti anche nella gestione dei lotti di completamento di proprietà della famiglia del medesimo consigliere comunale, siti in via Emilia; g) altri vantaggi sarebbero stati ottenuti anche da un consigliere comunale, figlio di un noto pregiudicato, in relazione alla proprietà di beni immobili della «Masseria Chiavettieri»; h) un altro consigliere avrebbe ottenuto ingenti vantaggi in relazione ai beni di sua proprietà siti nelle masserie Cutinelli e Paciano; i) Nunzio Sassone, imprenditore legato con molteplici interessi con il Comune di Pomigliano D'Arco e con la Pomigliano Ambiente, avrebbe ottenuto dalla variante al PRG l'edificabilità del fabbricato abusivo sito in zona ASI in via Pratola Ponte nel Comune di Pomigliano D'Arco, dove è stato arrestato il killer di Annalisa Durante, il camorrista Salvatore Giuliano, sembra nipote della moglie del Sassone, per effetto della riduzione della fascia di rispetto da 900 metri a 450 metri; l) Antonio Minichino, detto «o zuccular», imprenditore legato al clan camorristico di Casalnuovo, dove risiede, cugino di primo grado del camorrista Antonio Cennamo, già fatto segno di colpi di arma da fuoco con un agguato camorristico, avrebbe ottenuto con la variante al PRG un'area edificabile nella Masseria Chiavettieri; m) il piano messo a punto dal Caiazzo prevede la realizzazione di cinquemila vani e due comparti nelle Masserie Marcomando e Chiavettieri che, secondo quanto risulta all'interrogante, saranno costruiti da imprenditori collegati al clan camorristica Foria; che oltremodo scandalosa appare all'interrogante la vicenda di una consigliera comunale uscente ex Verdi, che sicuramente è la più beneficiata dal Piano approvato dall'Amministrazione Caiazzo, che ha reso edificabile il giardino del padre vicino all'autostrada e il terreno di famiglia alle spalle della Pretura. Lo stesso Piano ha inoltre previsto il recupero della zona ex Sevel, dove il padre della consigliera avrebbe grandi interessi. La medesima consigliera comunale risulta imputata unitamente al sindaco Caiazzo ed al pregiudicato Vincenzo Apicella, ritenuto collegato ad una potente organizzazione camorristica, nel processo penale menzionato precedentemente. La stessa, inoltre, ha ricevuto dall'ex Presidente della Provincia di Napoli, strettamente collegato al sindaco Caiazzo, un importante incarico di Direzione Dipartimento del Consiglio provinciale; che la variante al PRG è strutturata in modo che tutti i consiglieri comunali della maggioranza ed i camorristi locali ottengano benefici; che, a seguito della consultazione elettorale del 3 aprile 2005, sono risultati eletti i seguenti consiglieri, già presenti nel precedente consiglio comunale che la commissione di accesso ha ritenuto condizionato dalla criminalità organizzata, nonché consiglieri comunali nel civico consesso sciolto nel 1993 per condizionamenti camorristici: Antonio Della Ratta, neo-eletto Sindaco, era assessore uscente nella giunta Caiazzo con delega ai lavori pubblici e alla riqualificazione urbana; Onofrio Piccolo, vice sindaco uscente, ha ottenuto un'area edificabile a ridosso dell'autostrada tra via Vesuviana e via Masarda nonostante la fascia di rispetto, appartenente agli eredi Piccolo, famiglia del padre Donato Piccolo, e in più sarebbe stata sanata un'abitazione abusiva del padre; Maria Rosaria Fornaro, assessore uscente e consigliere provinciale che nella qualità ha approvato l'atto provinciale con voto della detta variante al PRG, ha ottenuto in piena zona agricola, Masseria Fornaro, l'edificabilità di una vasta zona per area industriale: Gianfranco Mazia, fratello del consigliere comunale uscente Antonio Mazia; Armando De Chiara, assessore uscente, coniugato con Teresa Panico, già vice sindaco nella scorsa legislatura e cugina dei pentiti della camorra Ferretti, coinvolta nel nuovo PRG, con un'area industriale in pieno centro storico a ridosso della pista ciclabile, intestata al padre Carmine Panico; Feliciano Sposito, consigliere comunale uscente, presidente del consiglio comunale, è entrato unitamente con Giuseppe Siesto, imprenditore rinviato a giudizio per associazione camorristica nel processo Altomonte + 102, nella gestione di un comparto di un'area di 15.000 metri tra via Taranto, via Lecce e via Cosenza, resa edificabile dalla variante al PRG. Tale area, già sfruttata volumetricamente, è l'area residua del parco Comer, nel piano originario riportata come area verde attrezzata; Giuseppina Ciccarelli, consigliere comunale uscente, moglie del geometra Caiazzo Dino, in rapporti di parentela con Nicola Foria, dipendente comunale presso l'ufficio tecnico, assunto dal sindaco Caiazzo, avrebbe ottenuto l'edificabilità dei suoli di proprietà dei suoceri nel comparto di via Palermo; Francesco Maione, cognato del neo-sindaco Della Ratta; Giovanni Pacchiano, nipote del sindaco Michele Caiazzo; Nicola Manna, consigliere comunale uscente e vice presidente del consiglio comunale, in rapporti di parentela con Domenico Cennamo, alias Dominique, pentito della camorra, che con la variante al PRG avrebbe ottenuto notevoli benefici soprattutto nella Masseria Manna, dove con l'approvazione della variante è stata resa edificabile una proprietà abusiva intestata al pentito Cennamo. In tale zona, pur di rendere edificabili i suoli, è stata soppressa una viabilità prevista dal PRG originario e dal piano di zona 167: che il dato elettorale del 3 aprile scorso conferma la presenza della maggior parte dei consiglieri della precedente amministrazione o alla stessa collegata, ritenuta condizionata dalla camorra; che tale inconfutabile dato rileva come l'attuale consiglio comunale di Pomigliano D'Arco sia, di fatto, costituito e rappresentativo degli stessi soggetti portatori di interessi deviati ed inquinati dai voleri della criminalità organizzata; che, essendo il neo-eletto consiglio comunale, di fatto, la continuazione di quello in carica fino al 3 aprile scorso, ne discende, ad avviso dello scrivente, l'obbligo giuridico per l'Amministrazione dell'interno di applicare la misura di prevenzione e di cautela di cui all'art.143 del decreto legislativo 267/2000 non applicata alla disciolta amministrazione per i suddetti inspiegabili ritardi, in linea con l'indirizzo giurisprudenziale del Consiglio di Stato che, con sentenza 3386/2002 V Sezione del 13 novembre 2001, depositata il 21/06/2002, in ordine ad una analoga situazione che vedeva la riproposizione di amministratori di una precedente amministrazione (Comune di Casandrino Napoli) ritenuta condizionata dalla camorra, ha statuito che «l'esistenza di stretti rapporti, non solo di diretta parentela, tra gli Amministratori oggetto dei provvedimenti di scioglimento in questione (Sindaco, assessori e diversi consiglieri) e quelli che facevano parte del consiglio comunale già sciolto nel 1991 è provata: ma risulta anche provata nella relazione della Commissione di accesso l'esistenza di tali rapporti con personaggi legati ad organizzazioni camorristiche, che avevano interferito con la precedente Amministrazione. Il contesto al cui interno si trova ad operare la nuova Giunta ed il nuovo Consiglio disegnano dunque un quadro di rapporti e legami che rende del tutto plausibile una particolare attenzione da parte dei competenti organi dell'Interno per valutare se il possibile e probabile sostegno della criminalità organizzata alla lista vincente possa tradursi in elementi di interferenza nelle scelte dei nuovi amministratori. Si tratta della ricostruzione di un contesto socio-politico di legami camorristici che, se corroborato da fatti plausibili, può autorizzare l'esercizio dei poteri di scioglimento. Ora, perché i fatti risultino plausibili non è necessario che essi assumano la consistenza di prove in senso tecnico-giuridico, né che necessariamente assumano i connotati che legittimano l'applicazione di misure di sicurezza, ai sensi della legge n. 575 del 1965: essi devono consentire di configurare una situazione nella quale l'interferenza con la libera determinazione degli organi di autogoverno locale sia collegabile all'esistenza di fenomeni, certi ed accertati, di criminalità organizzata che sono ragionevolmente riconducibili agli esponenti politici locali oggetto del provvedimento discrezionale, la cui adozione chiama in gioco gli organi espressione del vertice dei poteri costituzionali: Presidente della Repubblica, Consiglio dei ministri e Parlamento. Siamo cioè di fronte al delicatissimo esercizio di un potere politico-amministrativo, posto a tutela dell'esercizio delle libertà democratiche dei cittadini, in situazioni dove la presenza della criminalità organizzata consente al legislatore di disegnare istituti di eccezione rispetto al quadro ordinamentale, e l'eccezionalità è costituzionalmente ammessa proprio perché è posta a tutela di un valore essenziale dell'ordinamento democratico: la libertà nel processo elettorale e nell'azione degli organi elettivi. Perché tale discrezionalità non si tramuti in arbitrio, e qui si situa la garanzia dell'intervento del giudice amministrativo, è necessario che essa si fondi su fatti e circostanze plausibili: ma tale plausibilità va ricostruita anche alla luce delle caratteristiche specifiche del fenomeno che la legge intende contrastare: quello della criminalità organizzata. Gli elementi contenuti nella relazione della Commissione di accesso rendono plausibile l'ipotesi che tra l'Amministrazione precedente e quella eletta nella tornata elettorale del 3-4 aprile 2005 vi sia una chiara continuità di persone e di indirizzi, e che la criminalità organizzata abbia espresso un sostegno attivo nei confronti della lista che è poi risultata vincitrice. In questo contesto la vicenda del Piano regolatore assume un chiaro valore sintomatico trattandosi dell'atto pianificatorio che direttamente mette in gioco gli interessi legati alla destinazione dei suoli edificabili, dove la criminalità organizzata esprime grande potere di interferenza»; che, quindi, trovandosi l'attuale civico consesso nelle medesime condizioni nel quale versava il consiglio comunale oggetto della predetta sentenza n. 3386/2002 (Comune di Casandrino), non si rilevano condizioni ostative affinché il Prefetto, sulla base degli elementi di condizionamento camorristico rilevati dalla commissione di accesso, formuli legittimamente e doverosamente ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 267/2000, proposta al Ministro dell'interno per lo scioglimento del neo-eletto consiglio comunale di Pomigliano D'Arco, quale inderogabile misura di prevenzione e di cautela per evitare il perpetuarsi delle devianze amministrative e per consentire ad un Organo di gestione statale di procedere attraverso atti di annullamento in autotutela alla rimozione di atti, provvedimenti e scelte amministrative condizionate dalla criminalità organizzata ed adottate dall'Amministrazione Caiazzo e quelli afferenti il PRG, appalti conferiti a ditte di camorra di proprietà di soggetti ritenuti collegati a potenti e pericolosi clan camorristici; che l'adozione di tale provvedimento consentirebbe di mitigare i danni causati dalla clamorosa ed inspiegabile mancata adozione del provvedimento cautelare e di prevenzione che doveva essere adottato nei confronti dell'Amministrazione Caiazzo senza voler considerare i danni subiti dai partiti di centro-destra in occasione della competizione elettorale dello scorso 3 aprile a Pomigliano D'Arco per il messaggio distorto pervenuto agli elettori di quel Comune, poiché il mancato scioglimento è stato inteso dagli stessi elettori come l'attribuzione da parte dell'Amministrazione dell'Interno di una «patente» di integrità morale alla giunta Caiazzo che in tal modo paradossalmente ha ottenuto ricadute e vantaggi elettorali a danno dei partiti di centro-destra, l'interrogante chiede di sapere: se il Ministro dell'interno sia a conoscenza di questi fatti inquietanti; se e quali iniziative si intenda adottare affinché venga ripristinata la legalità nell'azione amministrativa del Comune di Pomigliano D'Arco. (4-08544)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08544 presentata da FLORINO MICHELE (ALLEANZA NAZIONALE) in data 20/04/2005
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08544 presentata da FLORINO MICHELE (ALLEANZA NAZIONALE) in data 20/04/2005
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