INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08438 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100908
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_08438_16 an entity of type: aic
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-08438 presentata da RITA BERNARDINI mercoledi' 8 settembre 2010, seduta n.366 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: la prima firmataria del presente atto ha gia' presentato un atto di sindacato ispettivo (4-08155) riguardante le condizioni dei detenuti della casa circondariale Ucciardone di Palermo, a tutt'oggi senza risposta; il 15 agosto 2010 in occasione della II edizione del «Ferragosto in carcere» la prima firmataria del presente atto, accompagna da Donatella Corleo (Radicali Palermo), Gianmarco Ciccarelli (Radicali Catania), Vincenzo Gallo e Gloria Cammarata (ufficio Garante dei diritti dei detenuti), e' tornata a visitare la casa circondariale di Palermo «Ucciardone»; la delegazione e' stata ricevuta e accompagnata dal direttore del carcere Maurizio Veneziano e dal vice commissario della polizia penitenziaria Carlo D'Anna; dalla visita ispettiva e' emersa la seguente situazione dell'istituto: i detenuti presenti sono 707 a fronte di una capienza regolamentare di 402 posti e «tollerata» di 490; 384 detenuti hanno una condanna definitiva mentre 323 sono in attesa di giudizio (154 imputati, 105 appellanti, 64 ricorrenti); i detenuti tossicodipendenti sono 86 di cui 14 in terapia metadonica; i sieropositivi sono 16, mentre gli affetti da epatite C sono 15; i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 106; gli stranieri sono 89; dei 530 agenti previsti nella pianta organica (calibrata sulla presenza regolamentare), ne sono stati assegnati 454 mentre quelli effettivamente in servizio sono 365; degli 8 educatori previsti in pianta organica, assegnati ed effettivamente in servizio ve ne sono 6, ma il direttore dichiara che in realta' quelli effettivamente presenti sono soltanto 3, perche' gli altri 3 fruiscono di permessi parentali per assistenza a familiari; mentre gli psicologici, che in tutto sono 9, non sono di ruolo e, assicurano un servizio ad ore prevalentemente rivolto ai «nuovi giunti»; quanto all'assistenza sanitaria, solo un medico e un infermiere assicurano una «copertura» h24; i detenuti che lavorano sono soltanto 62 (meno del 10 per cento della popolazione detenuta), e tutti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria. «Il carcere ha pochi soldi per pagare le mercedi ai detenuti», afferma il direttore; la casa circondariale di Palermo «Ucciardone» ospita esclusivamente detenuti comuni di sesso maschile. È un carcere fatiscente, gravemente sovraffollato, con una marcata carenza di personale; si caratterizza per un elevatissimo turn over di detenuti: circa 25, ogni giorno, fra ingressi e scarcerazioni. Circa il 20 per cento dei detenuti ha una permanenza in carcere inferiore a 7 giorni; questo fenomeno (cosiddetto «delle porte girevoli»), per gli adempimenti che implica per ogni nuovo ingresso e ogni nuova dimissione in termini di energie umane materiali e finanziarie, rappresenta una delle cause principali dell'attuale situazione di collasso; all'Ucciardone i casi di persone arrestate e condotte in carcere per reati minori sono frequenti; lo stesso direttore cita come esempio il caso di un detenuto straniero recentemente entrato in carcere per scontare 10 giorni per la vendita di CD contraffatti; paradossalmente, un'intera sezione dell'istituto, l'ottava, e' stata completamente ristrutturata ma e' chiusa in attesa del collaudo (competente ad effettuare il collaudo: l'ufficio tecnico del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria). L'apertura di questo nuovo reparto, destinato ad ospitare 120 detenuti, potrebbe dare una boccata d'ossigeno all'intero istituto, ma e' subordinata al reperimento di 40 agenti: e' evidente, dunque, che il grave sottodimensionamento dell'organico di polizia penitenziaria rappresenta un serio ostacolo all'apertura di questa nuova sezione; la delegazione torna a vedere il cosiddetto «CANILE» che questa volta pero', a distanza di circa un mese dalla precedente visita, trova «ripitturato» di giallo; e' il luogo in cui vengono ristretti in via provvisoria i nuovi giunti prima dell'assegnazione nelle sezioni: ancora oggi alcune celle sono con il wc alla turca, mentre altre sono addirittura senza wc; celle come «gabbie» prive di tutto, fornite solo di una panca; a detta del direttore la permanenza in questi luoghi squallidi non supera le 5 ore, ma e' facile immaginare quale possa essere l'impatto con il carcere per chi, magari da incensurato, entra per la prima volta in carcere; il direttore informa la delegazione di avere al momento a disposizione soltanto 200 euro per la manutenzione ordinaria e che con questa somma deve arrivare fino al prossimo 31 dicembre; la cucina dell'istituto e' fatiscente, sui muri e sul soffitto sono evidenti le infiltrazioni di umidita'; la nona sezione dell'Ucciardone, si sviluppa su 4 piani. Tutte le celle sono sprovviste di doccia. Al piano terra un detenuto in una cella singola e' visibilmente alterato: «Ho un lavoro, sono impiegato Inpdap, ma mi sono stati rifiutati tutti i permessi». Il suo stato di esasperazione e' ancora maggiore quando lo incontriamo di nuovo all'uscita dalla sezione. Agitandosi, grida: «guardate i passeggi, andate a vedere come ci trattano!». Al primo piano, braccio sinistro, sono presenti 23 detenuti in 11 celle di circa 6 metriquadri. Le celle sono 12, ma una e' adibita ad infermeria. 10 celle ospitano 2 detenuti, una ne ospita 3; in questo braccio (lo stesso vale per la parte destra), le finestre delle celle sono «a bocca di lupo»: la luce naturale non entra in modo diretto per cui l'illuminazione della cella e la circolazione dell'aria risultano fortemente limitate, tutto cio' in violazione dell'articolo 6, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000; le celle sono tutte sprovviste di acqua calda e l'uso delle docce comuni e' consentito solo tre volte alla settimana; i detenuti possono usufruire di 3 ore d'aria al giorno (un'ora e mezza al mattino e un'ora e mezza nel pomeriggio); per 21 ore su 24 i detenuti sono forzatamente ristretti all'interno della cella; i due detenuti della cella n. 12 lamentano l'assenza di socialita' e affermano che l'assenza di acqua calda, oltre che all'interno della cella, si verifica perfino nelle docce comuni: «in media, su 3 docce a settimana, due le facciamo con acqua fredda e solo una con acqua calda»; a questo proposito l'interrogante puo' verificare che facendo scorrere l'acqua della doccia, in effetti, esce soltanto acqua fredda; un detenuto della cella n. 4 denuncia la carenza delle medicine e le ridotte dimensioni dei passeggi: «sono gabbie di leone!»; nella cella n. 6 ci sono tre detenuti ristretti in circa 6 metriquadri; uno di loro, il signor D'Ambrogio chiede insistentemente di rivolgere per conto suo una domanda al ministro della giustizia: «Perche' ci sta facendo morire come nei lager? Cosi', anche le guardie soffrono»; un detenuto della cella n. 10, Antonino Morabito, 37 anni, di Reggio Calabria, e' visibilmente abbattuto e indicando la finestra a bocca di lupo afferma: «Sembriamo al 41-bis, sto perdendo la vista», poi racconta l'«odissea» a cui e' costretta la madre in occasione dei colloqui: «Ho la mamma malata. Quando viene a trovarmi arriva alle 4,00 del mattino, alcune volte anche alle 3,00, poi riesce a entrare solo verso le 12,00, dopo 9 ore. 9 ore sotto il sole, se c'e' il sole, o sotto la pioggia, se piove»; un agente che ascolta lo sfogo conferma: «C'e' una sala d'aspetto, pero' e' piccola e molte volte i familiari non riescono a entrare»; Morabito vorrebbe avvicinarsi alla famiglia e da 9 mesi fa richieste di trasferimento in Calabria: «Mia mamma ha 63 anni ed e' malata. Mio padre e' malato di cuore e ha il diabete»; sempre al primo piano, ma al braccio destro, ci sono 12 celle, ma la n. 6 e' inagibile per infiltrazioni d'acqua. In 11 celle sono ospitati 22 detenuti. Nella cella n. 7 un detenuto di nome Pietro Buccheri, 30 anni, alza la maglietta e ci mostra un grande taglio sul petto e dice: «Sono stato operato a cuore aperto, l'operazione e' durata 2 giorni e mezzo e sono stato in coma 13 giorni. Non ho mai ricevuto un rapporto. Da 3 anni non vedo mia madre: ha 59 anni ed e' paralitica. Mi dicono che piange per me dalla mattina alla sera. Non posso nemmeno scriverle una lettera: non so scrivere». Nella cella n. 9, il signor Paolo Ferruggia afferma di avere due figli di 9 e di 5 anni; racconta di aver ricevuto un rapporto per il solo fatto di aver portato ai figli, in occasione del colloquio, una confezione di caramelle in piu'. «Ora non faccio area verde da quattro mesi». Ferruggia si trova in questo carcere da 3 anni e mezzo e dice: «Stavo meglio in Alta Sicurezza». Inoltre dice di avere una condanna definitiva con fine pena nel 2016 sottolineando il fatto che non dovrebbe trovarsi, con una pena cosi' lunga da espiare, in una casa circondariale come l'Ucciardone; sia Paolo Ferruggia che il suo compagno di cella, Francesco Zappulla, entrambi con una condanna definitiva, hanno fatto domanda per essere trasferiti nel carcere di Noto (in provincia di Siracusa): «Li' almeno c'e' la possibilita' di lavorare»; nella cella n. 4, i detenuti lamentano le condizioni in cui sono costretti a vivere e le scarse condizioni igieniche: «scarafaggi volanti», il soffitto che «cade a pezzi», la scarsa circolazione dell'aria dovuta alla finestra a bocca di lupo: «Qua dentro non si respira»; Guido Piccilli - anche lui detenuto nella cella n. 4 - racconta di aver studiato ragioneria a San Gimignano e di aver fatto da circa un anno la domanda per essere trasferito al carcere palermitano «Pagliarelli», allo scopo di poter frequentare i corsi di scuola superiore attivi in quella struttura (istituto alberghiero e geometra); «Qui all'Ucciardone - sottolinea Piccilli - c'e' solo il liceo scientifico: a che mi serve?», si chiede; Matteo D'Anna, anch'egli detenuto nella cella n. 4, lamenta: «Sono stato declassificato da categoria Alta Sicurezza a comune, ma continuo a poter fare solo 4 colloqui al mese, come quando ero in Alta Sicurezza. Perche' non posso fare 6 colloqui?»; nella cella n. 1 del primo piano della nona sezione, la delegazione incontra il detenuto Angelo Faraci che denuncia gravi carenze nell'assistenza sanitaria; racconta di aver subito un intervento di angioplastica al Policlinico di Palermo in data 24 maggio 2010 e che il medico che lo ha operato gli aveva detto di ripresentarsi dopo un mese, cosa che pero' non e' avvenuta perche' il medico della sua sezione non lo ha ritenuto necessario; ora Faraci dice di stare molto male: «urino sangue»; Faraci racconta anche di aver completato il secondo anno del liceo scientifico, ma di non essere stato informato se abbia o meno superato gli scrutini; sapere se si e' stati promossi (o meno) e' importante perche' i benefici economici previsti dalla legge per i detenuti che studiano sono subordinati alla promozione. «Ho presentato tante domandine per saperlo, ma non c'e' una risposta, non c'e' un riscontro»; Faraci prosegue «Con la finestra a bocca di lupo non entra aria e la mia vista e' notevolmente peggiorata. Stiamo 21 ore in cella. Non mettono le persone in condizioni di poter vivere»; la delegazione ha visitato anche i passeggi che all'Ucciardone sono oltremodo avvilenti; uno di questi passeggi e' di circa 90 metriquadri (15 metri x 6 metri) ed e' tutto di cemento; all'interno non c'e' nulla, nemmeno un lavandino per rinfrescarsi un po'; c'e' soltanto un wc alla turca non funzionante; il passeggio e' ricoperto da una rete di protezione: «una gabbia da leone», appunto; la Sesta e la Settima sono le sezioni piu' affollate dell'istituto; lo scorso 18 luglio la prima firmataria del presento atto aveva visitato la Settima Sezione; questa volta la Sesta che si sviluppa su 4 piani. Le celle sono sprovviste di doccia. Le docce comuni hanno una struttura a labirinto. Le condizioni igieniche delle docce comuni sono cattive. Le condizioni delle celle sono pessime; il primo piano della Sesta sezione e' inagibile; al secondo piano ci sono 71 detenuti, al terzo 77 e al quarto 66; la delegazione incontra i detenuti della Sesta sezione nel passeggio durante l'ora d'aria; non sono moltissimi perche' una buona parte ha scelto di rimanere in cella per il forte caldo; i muri sono stati pitturati da poco e i detenuti insinuano che la ripulitura sia stata fatta proprio per la preannunciata visita di Ferragosto; ecco alcune delle segnalazioni fatte: «Il mangiare fa schifo. Siamo trattati peggio degli animali» (scarsa qualita'); «Il mangiare di uno, lo dobbiamo dividere in 2» (scarsa quantita'); «L'acqua calda nelle docce manca quasi sempre, anche in inverno»; «Nelle celle ci sono formiche e blatte volanti»; «Quando fai la doccia, se ti appoggi al muro ti vengono i funghi»; «Portiamo malattie ai familiari che vengono a trovarci»; «La cucina e il gabinetto sono separati da un muretto alto appena un metro»; «Neanche l'infermeria funziona. Se ci sentiamo male ci danno sempre il BRUFEN. Mal di testa? BRUFEN! Mal di stomaco? BRUFEN! Influenza? BRUFEN! BRUFEN: una pillola per tutto. Qualsiasi malattia hai, ti danno il BRUFEN»; «Ci sono celle che piove» (espressione colorita per dire che ci sono infiltrazioni d'acqua dal tetto); «Siamo esseri umani ma ci trattano peggio dei cani»; «Se non fosse per voi radicali non si saprebbe nulla: saremmo murati vivi!»; «Un agente deve controllare 3 piani, se uno sta male puo' morire»; «Nella sala colloqui c'e' ancora il muretto con il vetro»; «L'acqua che esce dal rubinetto della cella e' gialla»; «Non ci danno niente, ne' detersivi, ne' sapone per lavarci, solo 2 rotoli di carta igienica al mese»; «Quello che compriamo e' piu' caro che fuori» (prezzi del sopravvitto superiori ai prezzi di mercato); dopo i colloqui al passeggio, la delegazione sale al quarto piano della Sesta sezione: «È il piano piu' caldo - dice un agente - perche' e' sottotetto»; nel braccio destro ci sono 6 celle; nella cella n. 1 delle dimensioni di circa 22 mq ci sono 9 detenuti; il gabinetto e' separato dal vano cucina da un muretto di un metro: non vi e' alcuna riservatezza; un detenuto racconta di essere caduto mentre dormiva al terzo piano del letto a castello e di essersi fatto male; un altro lamenta il fatto che l'educatore non si veda mai; in tanti segnalano la scarsa qualita' del vitto: «A colazione ci danno soltanto il latte. Le crostatine che ci passano la domenica sono immangiabili»; «Il pesce lo desideriamo da tempo, quello che passano lo lasciamo, e' immangiabile, la puzza riempie la sezione»; «Quello che ci danno e' pesce che sara' morto pure il pescatore!»; un altro detenuto: «Il carcere non fa la relazione che mi servirebbe per uscire. Questo perche' mancano gli educatori!»; un altro ancora: «Ho una gamba piu' corta di 6,5 cm rispetto all'altra. Mi hanno prescritto delle scarpe speciali, ma non le fanno entrare perche' dicono che sono imperquisibili»; lo scorso inverno, raccontano i detenuti, «in questa cella eravamo in 12, e il dodicesimo dormiva per terra oppure sopra il tavolo». I detenuti riferiscono alla prima firmataria del presente atto che la tecnica che utilizzano in caso di emergenza sanitaria notturna - visto che spesso ad un solo agente e' affidata la vigilanza dei tre piani - e' quella di lanciare l'allarme attirando l'attenzione della sentinella che presidia il muro di cinta posto di fronte alla finestra in modo che questa avverta il collega di turno nel reparto; alcuni carcerati si rammaricano del fatto che i loro figli vengano perquisiti prima di entrare nella sala colloqui; un detenuto racconta: «A me volevano sospendere il colloquio perche' volevo abbracciare mia moglie e mia sorella di 15 anni. Una carezza qui non e' possibile»; tutti confermano che i bagni per i familiari che vengono ai colloqui sono sporchissimi. Un detenuto racconta di aver fatto richiesta un anno fa per una visita oculistica: «ho problemi seri di vista, ma ancora non ho avuto risposta»; un altro: «Io sono stato operato per ulcera perforante e potrei mangiare solo in bianco, ma qui non e' possibile avere una dieta personalizzata». Un agente invita ad osservare le condizioni del bagno per gli agenti che, constata la prima firmataria del presente atto, non sono dissimili da quelle dei bagni dei detenuti: sul soffitto sono presenti evidenti segni di umidita' e i muri sono scrostati; al braccio sinistro (quarto piano, Sesta sezione), nella cella n. 11 ci sono 10 detenuti in 16 metriquadri: un detenuto e' costretto a dormire per terra (lo spazio per ciascun detenuto e' di appena 1,6 metriquadri); il detenuto Achille Custini, 37 anni, a causa di un incidente ha una placca alla gamba: «Se io non scendo all'aria, non mi danno i giorni di liberazione anticipata per buona condotta. Ma io con questa gamba come faccio a fare 4 piani? Posso fare 1 piano, 2 piani, dopo mi stanco». Custini prosegue: «Ho fatto la domandina per parlare con l'educatrice, da 6 mesi: non l'ho mai vista»; anche all'Ucciardone la prima firmataria del presente atto constata che i detenuti non sono a conoscenza - perche' nessuno li ha informati - della circolare del DAP che consente le telefonate verso i numeri cellulari, previa verifica della corrispondenza fra il titolare della scheda telefonica e il nominativo del familiare indicato dal detenuto -: se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tutto quanto sopra esposto e, in caso affermativo: se ritenga opportuno verificare, attraverso un'ispezione all'interno della casa circondariale indicata in premessa, le condizioni della struttura penitenziaria; se siano previsti specifici interventi volti a modificare la dotazione strutturale penitenziaria della citta' di Palermo e, in caso affermativo, in quali tempi e con quali modalita'; quali iniziative intenda intraprendere - anche alla luce dell'interrogazione 4-08155 presentata dall'interrogante in data 26 luglio 2010 e trasmessa alla procura della Repubblica di Palermo - per ripristinare condizioni di vita civili nella casa circondariale dell'Ucciardone, corrispondenti ai dettami costituzionali e alla normativa vigente in Italia; se, in merito ai casi esposti in premessa, intenda intervenire al fine di garantire il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione e i collegati articoli delle Norme sull'ordinamento penitenziario di cui alla legge n. 354 del 1975 e del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000; quali iniziative intenda urgentemente assumere per assicurare condizioni di lavoro dignitose agli agenti di polizia penitenziaria che prestano servizio nell'istituto di pena palermitano; quale sia la ripartizione del personale di polizia penitenziaria all'interno del carcere Ucciardone di Palermo tra ispettori, sovrintendenti, agenti ed assistenti, distinguendo le unita' previste da quelle effettivamente in servizio.(4-08438)
xsd:string
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08438 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100908
xsd:integer
0
20100908-
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08438 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100908
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO)
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO)
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO)
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO)
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO)
xsd:dateTime
2014-05-15T00:42:20Z
4/08438
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO)