"2014-05-14T19:35:55Z"^^ . "19950301-" . . . "0"^^ . "MORMONE ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE)" . "4/08027" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . . "Ai Ministri di grazia e giustizia e dell'interno. - Per sapere - premesso: che in data 30 ottobre 1994 sulla edizione della Penisola Sorrentina e Capri del quotidiano Il Golfo veniva pubblicato un articolo avente ad oggetto il caso Cirillo e nuovi presunti coinvolgimenti tra politica, imprenditoria, camorra e magistratura; che il testo integrale dell'articolo era il seguente: \"Gava ordino': \"Liberate Cirillo\". 27 aprile, 1981, gate Rosse rapiscono l'Assessore Regionale all'urbanistica Ciro Cirillo, una pedina fondamentale nello scacchiere della Democrazia Cristiana partenopea. Gli scudocrociati vanno immediatamente in fibrillazione, Cirillo non e' Aldo Moro, va liberato subito. Occorre \"votarsi\" a Don Raffaele Cutolo, lui sapra' come fare, \"Cutolo - scrive nelle 1535 pagine della requisitoria il giudice istruttore Carlo Alemi, riportando le dichiarazioni del pentito Giovanni Pandico - chiese che alle trattative partecipasse, altresi', un esponente di rilievo della DC napoletana, in particolare l'onorevole Silvio Gava (la presenza di questi fu preferita a quella di Antonio Gava, perche' Cutolo riteneva il padre piu' rappresentativo e determinante del figlio). Alla fine, pero', come emergera' da gli atti dell'istruttoria, sara' proprio Antonio Gava il regista dell'operazione riscatto, facendo la questua tra gli imprenditori piu' fidati. Ad occuparsi della vicenda saranno, tra gli altri, due dei piu' stretti collaboratori di Gava: Francesco Patriarca e Raffaele Russo. Patriarca e Gava diventano degli habitue' del carcere di Ascoli Piceno: \"L'avvocato Bruno Enrico Spiezia - dichiara ad Alemi il camorrista Pasquale D'Amico - mi disse che per il riscatto di Cirillo era intervenuto personalmente Antonio Gava, il quale si era piu' volte recato ad Ascoli per parlare con Cutolo insieme a Patriarca. L'avvocato Spiezia aggiunse di aver una volta atteso due ore che il boss finisse di parlare con gli esponenti democristiani e di aver visto le auto dei due parlamentari con le relative scorte in attesa all'esterno del carcere\". Il riscatto cosi' raccolto verra' poi consegnato nelle mani del brigatista Giovanni Senzani dal mediatore Enrico Carlo Zambelli. Alea iacta est. \"Quella volta giu' a Le Axidie...\" De Rosa racconta. La Penisola Sorrentina con i suoi tanti imprenditori dalle tasche ridondanti, finira' con il fornire gra parte di quei soldi che saranno dati alle BR in cambio della liberazione di Ciro Cirillo. L'\"imperatore\" Antonio Gava chiama a raccolta i suoi \"proconsoli\" sparsi sul territorio peninsulare ed impartisce loro il nuovo ordine: \"Servono soldi\". \"Un giorno eravamo allo stabilimento balnerare Le Axidie di Vico Equense - rivela ai magistrati l'ex assessore regionale ai trasporti Armando De Rosa - io, Patriarca, il professor Siola, la moglie, un assistente ed il giornalista Calenda. Facevamo spesso il bagno li'. Quando ad un tratto vedemmo arrivare l'ingegnere Giuseppe Savarese. Ci rivelo' di aver da poco finito di parlare con Gava e che si doveva avviare la raccolta di denaro per la liberazione di Cirillo\". La circostanza sara' poi smentita pubblicamente dal Siola, ma confermata, nel corso delle indagini, da Francesco Patriarca. Anche per Ciccio \"a promessa\", Savarese, in quella occasione, aveva conquistato i galloni sul campo di battaglia. Andava premiato? Se si', come? La ricostruzione post-terremoto: il progetto di Villa Ciambitti. Pochi mesi prima che avvenisse il rapimento di Cirillo, si sarebbe verificato un altro evento che avrebbe segnato il futuro di questo angolo di Sud: il sisma del 23 novembre 1980. A Vico risultano danneggiati dal terremoto due antichi fabbricati: Villa Olivieri e Villa Ciambitti. Occorre ricostruire; lo Stato ha da poco approvato la legge 219/81 che fara' piovere, nelle aree colpite dalla calamita', miliardi a catinelle. Il 21 gennaio 1982 al Comune di Vico Equense viene variato il piano di recupero urbano del comparto di Via Sconduci. Nel piano cosi' modificato si stabilisce di spostare il fabbricato di Villa Olivieri con possibile accorpamento dello stesso immobile di Villa Ciambitti e di cedere gratuitamente al comune il 50 per cento delle aree parcheggio coperto ricavate. Nel novembre '82, dinanzi al notaio Nicola Chiari, presenta un progetto giurato del preesistente degli stabili di Via Sconduci proprio l'ingegnere Giuseppe Savarese. Dai dati volumetrici, redatti dal Savarese, emerge che Villa Ciambitti e' pari a metri cubi 11.201,33, mentre Villa Olivieri e' pari a metri cubi 3.898,80 per un totale di metri cubi 14.600,13; dati discutibili secondo i piu', ma non per il tecnico incaricato dal comune, l'architetto Mario Rispoli, che rettificando una precedente rilevazione, si adegua pienamente alle misurazioni prese dal Savarese; sara' poi il consiglio comunale - presieduto da Francesco Cannavale - con la delibera 244 del 4 aprile 1983 a fare proprie le modifiche e, contestualmente, a convertire la richiesta di cessione del 50 per cento delle rimesse, in costruzione di una casa di riposo sull'area dell'ex Villa Nirvana. Dopo \"attento\" esame da parte della Commissione Edilizia, il 24 dicembre 1983 l'assessore comunale all'urbanistica, Giuseppe Ruggiero, per delega del Sindaco pro tempore Francesco Cannavale, rilascia la concessione edilizia n. 3/83. A firmare il progetto di ricostruzione e' ancora una volta l'ingegnere Savarese, il quale prevede di impegnare poco piu' di 13.000 metri cubi. In realta', come nota l'avvocato Felice Laudadio in un parere reso al comune vicano nell'ottobre '90 \"... dalla relazione al progetto presentata con perizia giurata dall'ingegnere Savarese si avrebbero metri cubi 13.458, dall'esame dei grafici di progetto, emergerebbero metri cubi 14.096, oltre 6.962 relativi al piano cantinato ed atrio\". Possibile che nessuno se ne accorga della \"piccola\" differenza di oltre settemila metri cubi? Il cerchio tuttavia si chiude il 16 giugno 1984, quando la concessione edilizia rilasciata al signor Giuseppe Murena, a nome dei proprietari di Villa Ciambitti viene volturata alla srl Equedil, nella cui compagine risulterebbero direttamente o indirettamente l'imprenditore Zecchina e, manco a dirlo, Giuseppe Savarese. L'Equedil si incarichera' di ricostruire gli stabili danneggiati dal sisma, offrendo ai precedenti inquilini, gratuitamente, degli appartamenti nuovi di zecca. Tutto quel che realizzera' in piu' lo mettera' sull'avido mercato immobiliare in cambio di miliardi \"freschi freschi\". Il pranzo e' servito. Possibile che tanta distrazione e tanta indulgenza abbiano potuto caratterizzare l'iter e l'esame della pratica? O e' questa la ricompensa prevista per il fido ingegnere per contraccambiare l'impegno mostrato in occasione del \"Caso Cirillo\"? O cos'altro? Al via i lavori De Gennaro Sindaco. Partono finalmente i lavori a Villa Ciambitti. Nella primavera dell'85 fu eletto Primo cittadino Tommaso De Gennaro. Inizia allora il tormentone delle perizie e delle controperizie. Una prima volta, l'8 agosto 1985, e' il geometra del comune Somma a recarsi al cantiere, costui rilevera' la presenza di \"... ferri di armatura per corpi aggettanti su Via Nicotera, allo stato, non ancora realizzati\": un buco nell'acqua. Appena una settimana dopo l'Ufficio Tecnico scende nuovamente in campo e riferira' al Sindaco che \"... la sagoma del fabbricato si discosta da quella autorizzata principalmente in modo riduttivo e che il direttore dei lavori asseri' di aver approntato apposita variante\". Qualcuno, pero', inizia a vederci poco chiaro, sono i consiglieri di opposizione della Lista Fiore e del Partito Comunista che presentano una interrogazione al Sindaco. L'Assessore all'urbanistica, Antonio Cioffi, chiede nuovamente lumi all'Ufficio Tecnico comunale che, con la nota n. 34 del 15 febbraio 1986 rileva che il progetto in via di esecuzione differisce per eccesso dal progetto presentato ed e' quindi in contrasto con la disciplina urbanistica vigente per la zona. Cioffi, cinque giorni dopo, scrive all'Equedil contestando la consistenza volumetrica. La societa' risponde in data 3 marzo 1986 obiettando quanto affermato dall'amministratore comunale. Tra una missiva e l'altra si giunge al novembre dell'86 con l'avvicendamento tra De Gennaro ed il dottor Giuseppe Scaramellino. Scaramellino e le sue ordinanze. L'esordio del primario vicano si mostra subito dei piu' promettenti. Il neo-eletto sindaco, infatti, neanche il tempo di assestarsi sulla poltrona, decide di mettere mano alla sempre piu' delicata vicenda di Villa Ciambitti. Nel dicembre dell'86 Scaramellino adotta un'ordinanza sindacale di sospensione dei lavori intrapresi per la ricostruzione del fabbricato. L'atto non sortira' alcun effetto e, dopo qualche tentennamento e un intervento da parte del TAR scadra' il tempo utile per adottare ulteriori provvedimenti. Passa un altro anno e questa volta ad interrogare il Sindaco e' il rappresentante del Partito Repubblicano, Vincenzo Esposito. Nuova perizia disposta dal Comune ad altre irregolarita' evidenziate: \"... realizzazione di volumetria maggiore, variazione della sagoma del fabbricato, modifica delle rampe di accesso ai box-garage, realizzazione degli aggetti su Via Nicotera con profilo continuo anziche' intervallato e ad altezza ridotta rispetto al suolo stradale\". Sulla base di questi elementi il Sindaco emette l'ordinanza 425 del 27 dicembre 1987 di sospensione dei lavori, abbattimento di tutti gli sporti, demolizione del solaio di calpestio e tanta altra bella robetta. Il TAR, adito dall'Equedil, con ordinanza n. 221 del 9 febbraio 1988 accoglie la domanda di sospensione del provvedimento di sospensione. Palla al centro e si ricomincia. Dopo otto mesi Scaramellino emana un altro provvedimento di demolizione della sporgenza realizzata ad altezza inferiore del suolo stradale. Quest'ultimo provvedimento viene al fine impugnato dalla societa' Equedil con ricorso al Tribunale Amministrativo del novembre '88 e la societa' ottiene nuovamente la sospensiva dell'atto demolitorio del 23 dicembre 1986. La tarantella delle ordinanze rigettate offre spunto a delle perplessita': perche' Scaramellino non ricorrera' mai al Consiglio di Stato? E perche' non adira' mai il Tribunale Amministrativo in merito alla questione? Protegge qualcuno o qualcosa, visto che non e' lui il sindaco che ha rilasciato la concessione edilizia n. 3/83? \"E' tutta colpa di Cannavale\". Qualcosa si rompe all'interno della \"balena bianca\" e il dottore Giuseppe Scaramellino, da sindaco che era, finisce con il diventare una \"ruota di scorta\". Ma il primario scalpita e nell'agosto dell'89 decide di dare sfogo alla rabbia. Prepara la sua \"catilinaria\" contro Francesco Cannavale. In una interrogazione al Sindaco Tommaso De Gennaro, Scaramellino cosi' riassume l'intero \"affaire Ciambitti\": Caro Sindaco, finora si sa bene chi ha impedito tutto cio' e molti di noi sappiamo quali ipnotiche logoree consiliari siamo stati costretti a subire e quante tesi riferite e piu' volte rimanipolate siano state propinate a noi stessi ed ai consiglieri di opposizione da chi allora presiedeva il Consiglio Comunale. Vorrei ricordare quanto e come questo nostro ex collega, oggi Consigliere Provinciale (Francesco Cannavale ndr) con ogni mezzo ha impedito ad entrambi di verificare su presunte irregolarita'. Chi non sa che lo scempio da lui fu voluto pilotato, imposto, modificato e rimodificato? Non mette conto poi quanti di volta in volta, abbiano formalmente ed io dico ingenuamente, firmato ed approvato atti amministrativi contingenti\". Intanto, a seguito dell'interrogazione parlamentare presentata dal senatore Ferdinando Imposimato, Villa Ciambitti finisce sulle pagine di tutti i giornali ed addirittura anche la magistratura le dara' uno sguardo. Tutti sotto accusa, ma... Il 4 marzo 1991, il giudice Stefano Di Stefano, rinvia a giudizio: Cannavale Francesco, Ruggiero Giuseppe, Maffucci Vincenzo, Cioffi Antonio, Imperato Giovanni, Staiano Antonio, Cilento Renato, De Gennaro Tommaso, Di Lengite Angelo Antonio, Scaramellino Giuseppe, Celentano Giovanni, Rispoli Mario e Babuscio Eduardo \"... perche' in concorso tra loro essendo i primi dodici consiglieri di Vico Equense e componenti la Giunta dello stesso comune, essendo il Rispoli tecnico incaricato del Comune di Vico Equense della verifica delle volumetrie degli edifici da riattare e, essendo il Babuscio titolare della Societa' Equedil, abusavano del loro ufficio nel rilascio della concessione edilizia n. 3/83\". Pare che a leggere il dispositivo del decreto stesso in Procura qualcuno si lascera' sfuggire: \"Qui si spara nel mucchio per non colpire nessuno\". Dalle indagini condotte dal Sostituto Arcibaldo Miller (recentemente finito sotto inchiesta per corruzione a seguito delle rivelazioni del pentito Galasso), emerge la totale estraneita' ai fatti dell'ingegnere Giuseppe Savarese. L'incarico a Miller e' stato affidato direttamente dal Capo della Procura della Repubblica di Napoli: il dottore Vittorio Sbordone. Questo nome non e' nuovo a Villa Ciambitti. Spunta Casa Sbordone. Sbordone, infatti, e' anche il nome di uno degli occupanti gli appartamenti realizzati sulle ceneri dell'immobile oggetto dell'inchiesta. Per la precisione si tratta dell'oculista Mario Sbordone. Costui e' figlio del magistrato napoletano e, a detta di condomini e conoscenti, risulterebbe essere il proprietario dell'appartamento. La situazione in realta' e' tutt'altro che chiara. All'Ufficio del Registro non risulterebbe alcun titolo di proprieta' (d'altra parte sarebbe stato difficile registrare il contratto d'acquisto di un appartamento che pare essere privo del requisito fondamentale dell'abitabilita'). Fatto strano, pero', e' che non risulta nemmeno alcuna comunicazione (ai sensi della legge Rognoni-La Torre) alle autorita' competenti di nessun tipo di contratto di locazione. Come e' arrivato nella ex Villa Ciambitti il figlio di Sbordone? A quale titolo occupa l'immobile? C'e' da dire che gli Sbordone sono particolarmente affezionati a Vico Equense. Da anni frequentano la Marina d'Aequa e sovente li ritroviamo sull'arenile dello stabilimento Le Axidie, dove l'ingegnere Giuseppe Savarese e' praticamente di casa. Magari proprio sotto l'ombrellone un giorno potrebbe essere stato detto: \"Giudice ci sono degli appartamenti che si vendono in Vico centro. Un affare, una ricostruzione post-terremoto, pero'...\", \"Parliamone ingegnere, parliamone\". Sta di fatto che, supposizioni a parte, da qualche altra parte emergono nuovi interessanti particolari. L'avvocato Angelo Cerbone (certo non molto dolce con la famiglia dell'ex Procuratore della Repubblica) si premura di dedicare un intero capitolo del suo libro \"Radiografia del potere\" alle proprieta' dell'alto magistrato e dei suoi prossimi congiunti (moglie e figli). Tra i tanti averi che Cerbone attribuisce alla dinastia degli Sbordone risultano anche due voci particolari: \"... Fabbricato in Vico Equense numeri civici di Marina d'Equa da 44 a 62 vani 31... 1/5 case in Vico Equense numeri civici da 44 a 62 vani 13\". La vicenda, invece di chiarirsi, finisce con l'intricarsi. Cerbone, infatti, nell'individuare gli immobili risulta essere particolarmente preciso (indicazione di vani, numeri civici eccetera), ma non indica le strade: Dove stanno di preciso queste \"benedette\" proprieta'? Intanto il processo, dopo il rinvio a giudizio disposto da De Stefano, rimane \"parcheggiato\" nel Tribunale di Napoli per quasi tre anni senza che vedesse mai il via la fase dibattimentale. Sbordone, nel frattempo lascia la Procura e gli subentra Agostino Cordova, ma non basta. Con il gennaio 1994 gli atti vengono trasmessi al nuovo tribunale di Torre Annunziata. Per il prossimo maggio e' fissata l'udienza. Un altro rinvio? Staremo a vedere. In comune arrivano Belforte ed Esposito. Agosto 1992. A seguito delle elezioni amministrative tenutesi due mesi prima, a Vico si da' vita ad un governo nuovo di zecca. La Democrazia Cristiana, sfrondata di alcuni \"infedeli\", stringe una santa alleanza con comunisti, repubblicani, socialisti e liberali. In Giunta entrano Vincenzo Belforte (succeduto al dottor Antonino Castellano per ragioni misteriose) e Vincenzo Esposito cioe' due personaggi che anni addietro erano stati in prima linea a battersi contro lo scandalo di Villa Ciambitti. Accanto a loro le facce semi-nuove o riverniciate della potente DC, partito ancora saldamente nelle mani dell'onnipresente Francesco Cannavale. Il risultato di questa inedita ammucchiata e' un'insalata mista condita di buoni propositi, ma anche, forse, di un forte desiderio di dimenticare. L'impressione che si e' avuta in questi due anni di amministrazione e' che alla fine sia gia' stato proprio questo secondo sentimento a prevalere ed a frustrare, la annunciata \"perestroijka\" vicana. Villa Ciambitti nella mentalita' comune dominante si trasforma in \"un affare dei giudici\". Non si denuncia piu', non si interroga piu', non si scrive piu', non si fa piu' rumore, facendo volutamente, o inconsapevolmente - non lo sapremo mai - il gioco di chi vuole che la fredda regola della prescrizione legale scenda a redimere gli amministratori ed i faccendieri degli \"anni di piombo\". Sanatorie e condoni provvederanno a completare l'opera e legalizzare quel pachiderma in cemento armato del volume di oltre 20.000 metri cubi che e' diventato con lo scorrere del tempo Villa Ciambitti. Restiamo dell'avviso che nessun nuovo corso potra' essere inaugurato, senza prima aver fatto chiarezza sui \"buchi neri\" del passato; siamo altresi' consapevoli che in politica la Giustizia non sempre si concilia con l'opportunita'. La verita' puo' attendere\"; il tenore del predetto articolo e' tale da far emergere in maniera sufficientemente chiara un quadro assai poco edificante circa rapporti tra ambienti camorristici e quelli politici, imprenditoriali con il coinvolgimento in vicende speculative di alte figure della magistratura; gli elementi forniti dalla testata giornalistica locale sono piu' che sufficienti per aprire una inchiesta di ampio respiro sulle vicende della ex Villa Ciambitti e su tutte le implicazioni che attorno ad esse gravitano -: se, come e quando si intenda avviare una piu' approfondita inchiesta su Villa Ciambitti, sul ruolo e sul significato che la stessa, sia pure incidentalmente ha avuto nella trattativa culminata con il rilascio di Ciro Cirillo; se non si intenda investire della questione anche il Consiglio superiore della magistratura circa la posizione del giudice Vittorio Sbordone e se non si ravvisino gli estremi per l'adozione di provvedimenti immediati; se risponda al vero che il procedimento penale in corso a carico dei (gia' meglio sopra individuati) rinviati a giudizio sia realmente destinato ad estinguersi per prescrizione ed in caso affermativo se ci siano responsabilita' specifiche da parte di alcuno; se risultino i motivi per i quali non si e' ritenuto dover rinviare a giudizio l'ingegnere Giuseppe Savarese, il quale, stando alle precise notizie contenute nell'articolo giornalistico sopra riportato, avrebbe ricoperto un ruolo di primissima importanza nell'intera vicenda; se non si intenda informare di quanto sopra la Dia e l'attuale Procuratore della Repubblica e/o altri organismi deputati allo svolgimento di indagini particolarmente \"delicate\". (4-08027)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08027 presentata da MORMONE ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19950301"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08027 presentata da MORMONE ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 19950301" . . . .