_:B95ffb204ed19bdd8a2f9342c28edf6c3 "Atto Camera Risposta scritta pubblicata martedi' 6 settembre 2011 nell'allegato B della seduta n. 513 All'Interrogazione 4-07704\n presentata da DOMENICO SCILIPOTI Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riportano, di seguito, gli elementi pervenuti dal Ministero dell'interno. La toponomastica rientra nell'ambito di competenza del comune ed allo Stato residuano esclusivamente poteri di autorizzazione che sono limitati al riscontro dell'assenza di motivi ostativi relativi alla nuova intitolazione della strada o piazza che il comune intende operare. La disciplina della materia appare alquanto datata e per alcuni aspetti frammentaria, per cui sono stati avanzati dubbi interpretativi anche in ordine alla permanenza della competenza prefettizia, prevista dal regio decreto-legge 10 maggio 1923, convertito con legge 14 aprile 1925, n. 473 «Norme per il mutamento del nome delle vecchie strade e piazze comunali» e dalla legge 23 giugno 1927, n. 1188, recante «Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei». In particolare, la citata legge n. 473 del 1925, disciplina il cambio di denominazione dei toponimi esistenti, prevedendo, al riguardo, che i comuni, qualora intendano mutare il nome di vecchie strade o piazze comunali debbano «ottenere preventivamente l'approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione per il tramite delle Soprintendenze ai Monumenti». La legge n.1188 del 1927, concernente le intitolazioni di nuove strade, oltre che di monumenti e altri ricordi permanenti, attribuisce ai prefetti la competenza ad autorizzare le intitolazioni di strade e piazze pubbliche, sentito il parere della regia deputazione di Moria Patria; prevede, altresi', il divieto di intitolare strade e piazze pubbliche, oltre che monumenti o altri ricordi permanenti, a persone che siano decedute da meno di dieci anni, demandando al Ministero dell'interno la facolta' di derogare a tale disposizione in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano acquisito particolari meriti in ambito sociale. Con decreto del Ministro dell'interno del 25 settembre 1992, la competenza ad autorizzare le intitolazioni di strade e monumenti a personaggi deceduti da meno di dieci anni e' stata delegata ai prefetti, stante la prevalenza di valutazioni di ordine pubblico. La successiva legge 24 dicembre 1954, n. 1228, recante: «Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente» stabilisce, infine, all'articolo 10 che «il Comune provvede alla indicazione dell'onomastica stradale e della numerazione civica», mentre il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, recante: «Approvazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente» stabilisce, all'articolo 41, che ogni area di circolazione debba avere una propria distinta denominazione e che «l'attribuzione dei nomi deve essere effettuata secondo le norme di cui al regio decreto-legge 10 maggio 1923, n. 1158, convertito dalla legge 17 aprile 1925, n. 473, e alla legge 23 giugno 1927, n. 1188, in quanto applicabili». Alla luce di quanto sopra rappresentato, si fa presente che non rientra nelle competenze di questa amministrazione fornire ai comuni indicazioni in ordine alla intitolazione di nuove strade, trattandosi di iniziativa rimessa alla specifica responsabilita' delle amministrazioni comunali, fatte salve le eventuali verifiche ad opera delle competenti prefetture. Il Ministro per i beni e le attivita' culturali: Giancarlo Galan." . _:B95ffb204ed19bdd8a2f9342c28edf6c3 "20110906" . _:B95ffb204ed19bdd8a2f9342c28edf6c3 "MINISTRO BENI E ATTIVITA' CULTURALI" . _:B95ffb204ed19bdd8a2f9342c28edf6c3 . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-07704 presentata da DOMENICO SCILIPOTI martedi' 22 giugno 2010, seduta n.341 SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attivita' culturali. - Per sapere - premesso che: la figura e l'opera di Cesare Lombroso, personaggio estremamente controverso e di ormai accertato disvalore scientifico, rappresentano tuttora un profondo vulnus oltre che per la gloriosa scuola medico-scientifica italiana e per i suoi esimi esponenti, altresi' per l'intera popolazione di una vasta area della nazione quale e' il nostro Meridione. A fondamento della richiesta di cancellazione dalla toponomastica italiana della intitolazione segnalata di seguito, vengono presentati i chiari motivi suffraganti l'insussistenza di meriti onorevoli e sufficienti a conservare la denominazione stradale «Via Cesare Lombroso»; nato a Verona nel 1835 e membro di una ricca famiglia cittadina, Cesare Lombroso (all'anagrafe Marco Ezechia Lombroso) nel 1852 si iscrisse alla facolta' di medicina dell'universita' di Pavia, dove si laureo' nel 1858, ricoprendo successivamente docenze in ambito accademico. Riallacciandosi alle teorie del naturalista inglese Francis Galton sulla criminalita' innata e biologicamente condizionata, il Lombroso sostenne nelle sue tesi come le condotte atipiche del delinquente fossero dovute non tanto a componenti ambientali-socioeconomiche (di cui non riconobbe mai il vero peso), quanto piuttosto a fattori indipendenti dalla volonta' come l'ereditarieta' o le condizioni nervose, che diminuirebbero la responsabilita' del criminale in quanto questi sarebbe soprattutto un malato; le convinzioni di Lombroso si basavano in particolare sulla tesi «dell'uomo delinquente nato o atavico», individuo che recherebbe nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'uomo normale e socialmente inserito. Alla ricerca della notorieta' in favore delle sue tesi equivoche e antiscientifiche, il medico Lombroso non esito' a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i piu' incredibili e crudeli interventi su uomini ritenuti criminali per le misure di parti del cranio e del corpo, imbastendo incredibili teorie sulle caratteristiche somatiche dei cosiddetti delinquenti per natura. Il suo lavoro fu fortemente influenzato dalla fisiognomica, sviluppando una pseudo-scienza che si occupava di frenologia forense e psicosomatica e inducendolo a congetture quasi da allievo stregone piu' che da scienziato, in un contesto fondato sull'eugenetica e su certe forme di «razzismo scientifico» le cui conseguenze saranno ben visibili nei decenni successivi (infatti tali congetture furono adottate quale teoria fondante dai medici tedeschi che ne fecero derivare il principio della purezza ariana estendendo la falsa teoria di Lombroso ai caratteri somatici degli ebrei - dei rom e cosi' via per giustificarne il successivo sterminio); l'idea che la criminalita' sia connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona la si ritrova, in tempi pre-scientifici, nell'Iliade di Omero (nel cui libro II la devianza di Tersite e' direttamente legata alla sua bruttezza fisica), ovvero nelle stesse leggi del Medioevo che sancivano, allorquando due persone fossero state sospettate di un reato, che delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole la piu' deforme. Memore proprio di queste antiche grottesche reminiscenze, Lombroso si convinse che la costituzione fisica sia la piu' potente causa di criminalita' e, in una censurabile analisi, attribui' particolare importanza alla configurazione anatomica del cranio, individuando in questo una caratteristica anatomica (oggi chiamata fossetta di Lombroso) che egli riteneva trattarsi di un carattere degenerativo piu' frequente negli alienati e nei delinquenti - mentre in realta' da un punto di vista anatomico si tratta di una caratteristica abbastanza frequente negli individui e del tutto priva di significato scientifico; male influenzato dalle teorie di Darwin, Lombroso giunse cosi' a sostenere che il «delinquente nato» presenta caratteristiche ataviche, ossia simili a quelle degli animali inferiori e dell'uomo primitivo: tali caratteristiche renderebbero difficile o addirittura impossibile il suo adattamento alla societa' moderna e lo spingerebbero sempre di nuovo a compiere reati. Cesare Lombroso delineo' anche le conseguenze giuridiche della propria dottrina: poiche' il crimine non e' il frutto di una libera scelta ma e' piuttosto la manifestazione di una patologia organica, cioe' di una malattia, la pena deve essere intesa non come una punizione (poiche' non ha senso punire chi non ha agito liberamente) ma semplicemente come strumento di tutela della societa'. Egli sostenne sempre con forza la necessita dell'inserimento della pena capitale nel quadro dell'ordinamento giuridico italiano, ritenendo che se il criminale era tale per la sua conformazione fisica non fosse possibile alcuna forma di riabilitazione; queste sconnesse teorie furono ben presto messe in discussione dagli studi degli stessi allievi e seguaci del clinico veronese (tra i quali Enrico Ferri - docente di diritto penale a Bologna, Siena, Pisa e Roma e caposcuola della sociologia criminale), mentre oggi nessuno osa piu' sostenerne la validita' scientifica. L'assurdita' ed equivocita' di pseudo studioso e scienziato di Cesare Lombroso, da tempo ormai accertata, rappresenta motivo e argomento sufficientemente fondato e utile per un sostanziale ripensamento sull'intitolazione stradale nell'ambito della toponomastica italiana, che va a demerito della migliore tradizione accademica e medico-scientifica italiana. Ma non solo, altra argomentazione sostanzia e convalida l'istanza che viene qui formulata; la figura e l'opera di Cesare Lombroso rappresentano tuttora un profondo vulnus per l'intero Meridione d'Italia e la sua popolazione, pesantemente oltraggiati e diffamati dalla deriva antiscientifica assunta dall'attivita' del medico veronese: un oltraggio e una diffamazione le cui conseguenze disonorano tuttora la parte preponderante della popolazione italiana (sommando ai residenti nel Mezzogiorno i milioni di meridionali del Centro-Nord che contribuiscono alla ricchezza di questa area della nazione); dopo la laurea in Medicina all'universita' di Pavia nel 1858, il successivo 1859 Cesare Lombroso si arruolo' nel Corpo sanitario militare piemontese, per essere inviato poi, nel 1861, in Calabria quale «consulente medico» nella campagna di repressione del «brigantaggio»; nella regione meridionale, basandosi sull'abbondante «parco umano» messo a sua disposizione, l'ufficiale medico Lombroso comincio' un approfondito e incontrollato studio criminologico sulle popolazioni calabresi ostili all'invasione piemontese, giungendo perfino ad indagare un improbabile rapporto delinquenziale tra linguaggio - usi - modo di vestire e le caratteristiche fisiche dei residenti. Le sue teorie (rivelatesi palesemente infondate risultando grossolana pseudoscienza) presero forma e vennero applicate con disinvoltura su poveri contadini la cui unica colpa era quella di avere le misure del cranio simili ai dati antropometrici di qualche noto delinquente del tempo. Si tratta di congetture che, purtroppo, trovarono fertile terreno in un contesto storico e in un ambiente militare molto particolari: apparve davvero provvidenziale, per i responsabili dell'esercito, aver trovato dei pretesti pseudo-scientifici per giustificare la sanguinosa repressione attuata su popolazioni inermi e costrette a difendersi da una invasione con effetti devastanti; presero forma in tal modo scandalose mistificazioni per dare un'immagine negativa del Sud: Cesare Lombroso, tutt'altro che un rigoroso scienziato come apparso in seguito, fu praticamente «assoldato» per dimostrare sulla base di una assurda pseudoscienza che i meridionali erano persone delinquenti per nascita. L'obnubilato medico veronese misuro' la forma e la dimensione del cranio di molti ribelli uccisi o deportati dal Meridione d'Italia in Piemonte (premurosi medici militari o carcerari per anni inviarono al pseudo-studioso il corpo o almeno il cranio dei briganti meridionali - ovvero uomini e donne uccisi in battaglia oppure deceduti in galera - perche' potesse misurarli, sezionarli, studiarli e cercare quindi di dimostrare la bislacca teoria del delinquente per natura), concludendo che i tratti atavici presenti riportavano indietro all'uomo primitivo. Si tratta in realta' di una delle piu' efferate violenze fisiche e morali messe deliberatamente in atto contro la gente meridionale, una manifestazione del tutto indegna dei presunti artefici del Risorgimento italiano, mentre sono ormai incancellabili i danni all'intera umanita' che sono derivati dall'odio di Lombroso verso le popolazioni del Sud Italia; si ritiene che la lesione della reputazione collettiva e individuale dell'intera popolazione meridionale, proditoriamente lesa da teorie e congetture di accertata infondatezza scientifica e volte a dare un'immagine negativa del Mezzogiorno, rappresenti ulteriore motivo di profondo pregiudizio, insieme al disvalore scientifico, per la conservazione di una intitolazione stradale nella toponomastica dei comuni italiani che veda l'intestazione «Cesare Lombroso», e se ne ritiene necessaria formalmente e ufficialmente la cancellazione dalla toponomastica di tutti i Comuni italiani -: se i ministri interrogati per quanto di competenza, intendano assumere iniziative per evitare, alla luce di tutto quanto segnalato in premessa e riconosciuto dall'attuale comunita' scientifica, che siano intitolate strade a Cesare Lombroso. (4-07704)" . _:B95ffb204ed19bdd8a2f9342c28edf6c3 . "1"^^ . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "20100622-20110906" . "2014-05-15T00:37:20Z"^^ . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07704 presentata da SCILIPOTI DOMENICO (ITALIA DEI VALORI) in data 20100622" . . . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07704 presentata da SCILIPOTI DOMENICO (ITALIA DEI VALORI) in data 20100622"^^ . . "SCILIPOTI DOMENICO (ITALIA DEI VALORI)" . "4/07704" .