INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06493 presentata da MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20100311

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-06493 presentata da GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO giovedi' 11 marzo 2010, seduta n.298 MARINELLO, TRAVERSA, ROMELE, MARSILIO, GIOACCHINO ALFANO e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: la Libia e' stata una colonia italiana fin dal 1911 (prima di allora era stata sotto la dominazione turca) e, i cittadini italiani vi godevano di proprieta' mobili ed immobili ed esercitavano attivita' agricole, commerciali e professionali contribuendo allo sviluppo economico libico. Le vicende della seconda guerra mondiale portarono la Libia sotto l'occupazione britannica che si prolungo' fino alla risoluzione dell'ONU del 15 dicembre 1950 con la quale la Libia diveniva indipendente. I rapporti fra l'Italia e la neonata monarchia libica furono regolati nell'ottobre 1956 con un trattato bilaterale (Trattato Italo/Libico successivamente ratificato dal Parlamento italiano con legge n. 843 del 1957); il trattato del 1956 prevedeva un accordo di collaborazione economica e regolava in via definitiva tutte le questioni fra i due Stati derivanti dalla risoluzione dell'O.N.U.: fra l'altro l'Italia trasferiva allo Stato libico tutti i beni demaniali e, a saldo di qualunque pretesa, corrispondeva la somma di 5 milioni di sterline. Lo stesso trattato assicurava la continuita' della permanenza della comunita' italiana residente nel paese garantendone i diritti previdenziali ed il libero godimento dei beni. In particolare l'articolo 9 stabiliva che: «Il Governo Libico dichiara, anche agli effetti di quanto previsto dall'articolo 6, par. 1 della Risoluzione, in merito al rispetto dei diritti ed interessi dei cittadini italiani in Libia, che nessuna contestazione, anche da parte dei singoli, potra' essere avanzata nei confronti delle proprieta' di cittadini italiani in Libia, per fatti del Governo e della cessata Amministrazione italiana della Libia, intervenuti anteriormente alla costituzione dello Stato Libico. Il Governo Libico garantisce pertanto ai cittadini italiani proprietari di beni in Libia, nel rispetto della legge libica, il libero e diretto esercizio dei loro diritti»; tuttavia, il cambiamento di regime avvenuto in seguito al colpo di Stato del 1 o settembre 1969 con l'ascesa al potere del Colonnello Muhammar Gheddafi, porto' in pochi mesi all'adozione di misure sempre piu' restrittive nei confronti della collettivita' italiana, fino al decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per «restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori»; gli italiani privati di ogni loro bene, furono sottoposti a gravi vessazioni e costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970, in aperta violazione sia del Trattato Italo/Libico del 1956 che delle risoluzioni ONU relative alla proclamazione di indipendenza della Libia, che garantiva i diritti e gli interessi legittimi della comunita' italiana residente in loco; per ragioni di opportunita' politica ed economica conseguenti al repentino rincaro del petrolio, il nostro Governo ritenne opportuno accettare il fatto compiuto senza denunciare la violazione del Trattato del 1956. In seguito alle legittime richieste avanzate dai profughi italiani aventi diritto attraverso i propri organismi rappresentativi, il Parlamento italiano approvo' una prima legge per un acconto sugli indennizzi per i beni perduti con coefficienti scalari nella misura media del 15 per cento (legge n. 1066 del 1971) «in attesa di accordi internazionali». Successivamente, i rimpatriati dalla Libia hanno beneficiato di leggi d'indennizzo, parziali e senza rivalutazione monetaria, a favore di tutti i proprietari di beni perduti all'estero (legge n. 16 del 1980, n. 135 del 1985 e n. 98 del 1994) che con lentezza sono ancora in via di applicazione; non hanno tuttavia ottenuto nessun provvedimento specifico che, tenendo conto del loro preciso diritto e delle obiettive difficolta' di ottenere da parte libica una documentazione probatoria, risolvesse in modo equo e definitivo il contenzioso in essere. Su un piano concreto gli indennizzi corrisposti negli anni ai profughi dalla Libia ammontano complessivamente a 288 miliardi di lire. Infatti, con la prima legge d'acconto (1066/71) erano stati erogati 32 miliardi e 282 milioni di lire; con le altre leggi, che erano a beneficio dei rimpatriati dalla Libia hanno ricevuto complessivamente 255 miliardi e 165 milioni di lire. Come e' evidente, nonostante il coefficiente di rivalutazione previsto dalla legge n. 135 del 1985 per recuperare in parte il tasso d'inflazione, la cifra globale corrisposta ad oggi, a circa trent'anni dalla confisca, non e' assolutamente adeguata; soggetti danneggiati dalla condotta delle autorita' libiche lamentano un comportamento non adeguato nella gestione delle pratiche da parte delle autorita' italiane competenti; l'accordo italo-libico siglato nel luglio 1998 dal Ministro Dini e dal suo collega libico Muntasser ha affrontato ogni contenzioso tra i due Paesi ma non ha minimamente esaminato ne' la questione del risarcimento per i beni confiscati ne' l'altra da definire e risolvere, non meno gravosa, delle vendite sottocosto dei beni immobili e commerciali che i nostri concittadini, in prossimita' dei decreti di espulsione dal territorio libico, si sono trovati a dover subire, trovandosi in condizioni di stretta necessita'; gli ultimi stanziamenti in favore dei profughi previsti dal recente trattato Italia-Libia, pari a 150 milioni di euro, coprono solo in parte le reali necessita' -: quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato con riferimento ai fatti sopra esposti; se non ritenga assolutamente indispensabile ed urgente definire in modo definitivo e soddisfacente la questione degli indennizzi dei beni confiscati ai profughi italiani dalla Libia includendo anche le ingenti perdite economiche derivate per i nostri connazionali dalle vendite forzate dei beni italiani avvenute nell'imminenza dei provvedimenti di confisca e di espulsione da parte del Governo Gheddafi; se non consideri opportuna una riapertura dei termini per la presentazione delle richieste di indennizzo, anche in considerazione della questione delle «cosiddette» vendite forzate. (4-06493)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06493 presentata da MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20100311 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
ALFANO GIOACCHINO (POPOLO DELLA LIBERTA') 
CARLUCCI GABRIELLA (POPOLO DELLA LIBERTA') 
MARSILIO MARCO (POPOLO DELLA LIBERTA') 
ROMELE GIUSEPPE (POPOLO DELLA LIBERTA') 
TRAVERSA MICHELE (POPOLO DELLA LIBERTA') 
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4/06493 
MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA (POPOLO DELLA LIBERTA') 

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