INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04828 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20091109

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-04828 presentata da RITA BERNARDINI lunedi' 9 novembre 2009, seduta n.242 BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: l'agenzia di stampa ANSA del giorno 29 ottobre 2009 riporta la notizia del suicidio di Francesco Gozzi, di anni 52, presunto affiliato alla `ndrangheta in quanto esponente della cosca Latella di Reggio Calabria; il detenuto, ristretto nel carcere di Parma, stava scontando la pena dell'ergastolo ed era sottoposto al cosiddetto «carcere duro» di cui all'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 recante norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della liberta'; Francesco Gozzi si sarebbe impiccato utilizzando alcuni fogli di giornale intrecciati in modo da formare una corda; stando a quanto riportato dai mezzi di comunicazione, il detenuto era psicologicamente provato dal regime carcerario cui era sottoposto, tanto e' vero che gia' in precedenza aveva attuato altri due tentativi di suicidio; nelle settimane precedenti al suicidio, i difensori del signor Gozzi, gli avvocati Carmelo Malara e Lorenzo Gatto, avevano chiesto il trasferimento del loro assistito in un centro clinico specializzato, ma non avevano ottenuto risposta alcuna; con riferimento al suicidio del signor Gozzi la procura della Repubblica di Bologna ha avviato un'inchiesta ipotizzando il reato di istigazione al suicidio; gia' nel recente passato il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa si e' dedicato all'osservazione delle condizioni in cui versano i detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis rilevando nei loro rapporti che «non vi e' alcun dubbio che un sistema simile e' di natura tale da provocare degli effetti dannosi che possono provocare l'alterazione delle facolta' sociali e mentali, spesso irreversibilmente», con cio' raccomandando l'adozione di misure urgenti e che, in generale, l'intero sistema sia oggetto di un riesame poiche' poco chiaro appare «il rapporto tra l'obiettivo dichiarato di esso - impedire la costituzione e/o il consolidamento dei legami tra un detenuto e il suo gruppo di appartenenza - e certe restrizioni imposte, come la sospensione totale della partecipazione alle attivita' culturali, ricreative, sportive, la sospensione del lavoro, le limitazioni ai colloqui familiari e all'ora d'aria». I rapporti sul cosiddetto 41-bis del Comitato per la prevenzione della tortura rilevano che si puo' legittimamente dubitare che «un obiettivo non dichiarato del sistema sia quello di agire come un mezzo di pressione psicologica al fine di provocare la dissociazione o la collaborazione» del detenuto con l'autorita' giudiziaria, al punto che a riguardo il Comitato sottolinea il principio generale secondo il quale la detenzione rappresenta una sanzione e che essa deve limitarsi alla privazione della liberta'; secondo i dati forniti dal Centro studi di Ristretti Orizzonti, da gennaio a fine ottobre 2009, negli istituti di pena italiani sono morti 146 detenuti, tra questi 59 si sono tolti la vita; in pratica in appena 10 mesi e' stato superato il numero dei suicidi dell'intero anno 2008, registrando quindi un aumento del 30 per cento; sempre secondo quanto contenuto nel dossier «Morire di Carcere» curato da Ristretti Orizzonti, in dieci anni 1.500 detenuti hanno perso la vita all'interno delle carceri: in pratica muoiono 150 detenuti all'anno; un terzo per suicidio e gli altri due terzi per «cause naturali» non meglio specificate; le presenze dei detenuti all'interno degli istituti di pena italiani ha oltrepassato quota 65mila: il 48,8 per cento dei detenuti si trova dietro le sbarre in custodia cautelare mentre, tra i condannati, circa 9mila persone devono scontare pene inferiori ad un anno; a cio' occorre aggiungere che meta' dei carcerati e' affetto da epatite, il 30 per cento e' tossicodipendente, il 10 per cento malato di mente e il 5 per cento ha l'Hiv; una politica di fermezza verso il crimine non esclude certo la realizzazione di un sistema carcerario che, dovendo essere costituzionalmente finalizzato al recupero ed al reinserimento del detenuto, deve poter offrire una condizione minimale di vivibilita', soprattutto nei confronti di quei gruppi vulnerabili al rischio-suicidio come le persone sottoposte al cosiddetto 41-bis; il direttore generale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (D.A.P.), dottor Sebastiano Ardita, ha indirizzato, in data 18 dicembre 2008, una circolare a tutti i provveditori regionali dell'Amministrazione penitenziaria avente ad oggetto «prevenzione dei suicidi e tutela della vita e della salute delle persone detenute e/o internate», sollecitando tutti gli operatori ad un maggiore impegno teso a scongiurare situazioni di criticita'; il grave problema delle morti e dei suicidi all'interno delle strutture penitenziarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, piu' in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della liberta' personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario -: se quanto esposto in premessa corrisponda al vero; se con riferimento al suicidio avvenuto nel carcere di Parma sia stata aperta un'inchiesta amministrativa e quali ne siano eventualmente gli esiti; se risulti siano state presentate istanze volte al trasferimento del detenuto e, in tal caso, se sia noto per quali motivi il detenuto Francesco Gozzi, persona in stato di forte sofferenza psicologica al punto da avere tentato gia' due volte di togliersi la vita, non sia stato trasferito presso un centro clinico specializzato come richiesto dai suoi avvocati difensori; se non ritenga che l'alto tasso di suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno, soprattutto per quanto riguarda le persone sottoposte al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario; quali iniziative intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei suicidi in carcere; quali misure il Governo intenda adottare per evitare che le forme di applicazione delle modalita' di detenzione previste in base all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario siano finalizzate a scopi di pressione psicologica e accanimento in contrasto con i diritti fondamentali dell'individuo e con le finalita' proprie dell'istituto giuridico in questione. (4-04828)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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