"4/04246" . "20140327" . . . . . "20140327" . . "BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO)" . . . "http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?sezione=lavori&tipoDoc=sicross&idlegislatura=17&ramo=camera&stile=6&idDocumento=4/04246" . "http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?sezione=lavori&tipoDoc=sicross&idlegislatura=17&ramo=camera&stile=9&idDocumento=4/04246" . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04246 presentata da CAPONE SALVATORE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 27/03/2014" . "0"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04246 presentata da CAPONE SALVATORE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 27/03/2014"^^ . . "Camera dei Deputati" . . "2018-05-16T15:51:49Z"^^ . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . . . "CAPONE SALVATORE (PARTITO DEMOCRATICO)" . . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-04246 presentato da CAPONE Salvatore testo di Giovedì 27 marzo 2014, seduta n. 199 CAPONE . — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che: il 30 ottobre 2013 l'Ufficio di Presidenza della Camera ha disposto la desecretazione dei documenti relativi all'inchiesta condotta nel corso della XII legislatura dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; nei documenti resi pubblici, relativi alle dichiarazioni rilasciate al presidente Massimo Scalia dal collaboratore di Giustizia Carmine Schiavone, appartenente al clan dei Casalesi, viene tratteggiato nelle oltre sessanta pagine con dovizia di particolari il traffico di rifiuti illeciti gestito dalla camorra in Campania e nell'intero Meridione in accordo con le mafie territoriali. Una descrizione agghiacciante, dove a un certo punto si legge: «Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso, non è che lì rifiutassero i soldi. L'essenziale era il business . So per esperienza che fino al 1992 la zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall'Italia»; più precisamente, incalzato dal presidente Scalia, Schiavone a proposito della Puglia dice: «C'erano discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori. A mia conoscenza personale nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e Foggia»; in questi anni anche altri collaboratori di giustizia, uno tra tutti Silvano Galati, ex esponente della Sacra Corona Unita, ha parlato agli inquirenti di rifiuti sepolti nelle campagne del Sud Salento, indicando una porzione di territorio circostante il comune di Casarano. Nel 2005, dopo l'arresto, Galati nel corso dell'interrogatorio dice che il suo clan, legato direttamente ai Tornese di Monteroni, «aveva avviato un servizio di smaltimento rifiuti tossici per le imprese del Basso Salento che trattavano pellame per scarpe o per accessori di abbigliamento». Nel corso dell'interrogatorio Galati parla espressamente di rifiuti tossici, a seguito di analisi fatte svolgere da uno degli uomini del clan e addirittura di un «prodotto smaltito che poteva inquinare un intero paese se non addirittura finire nella falda acquifera». Successivamente, nel 2006, il gruppo tutela ambientale di Napoli, con lo scanner iperspettrale, sorvolando la zona indicata dal collaboratore di giustizia, scatta numerose foto aeree, rilevando, nei 18 fotogrammi, grazie alla differenza di temperatura del terreno, i siti probabilmente inquinati. Tale documentazione è nei documenti in possesso della Commissione bicamerale per il ciclo dei rifiuti dal 2008, allorché i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Lecce relazionano in commissione sulle aree a rischio nel Salento, ed è divenuta di pubblico dominio nei giorni scorsi, pubblicata online da altre forze politiche; sull'argomento i mezzi di informazione pugliese — cartacea, televisiva online —, hanno svolto un preziosissimo lavoro di approfondimento, aprendo inchieste e rimappando episodi spesso apparentemente lontani tra di loro, permettendo l'emergere di un quadro decisamente allarmante anche relativamente all'incremento dell'incidenza di particolari e precise patologie tumorali, differenti a seconda delle zone, con particolare riguardo a leucemie, ai tumori al polmone, tumori al pancreas e allo stomaco, tumori alla tiroide; nell'ultimo rapporto Ecomafie 2013, presentato da Legambiente nelle scorse settimane, si conferma che nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia occupa stabilmente la terza posizione, con un significativo aumento degli illeciti pari al 24 per cento. Proprio in Puglia, dal 2002 al maggio 2013, si contano ben 42 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, pari al 19,4 per cento circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Fra le inchieste più importanti, Legambiente cita l'Operazione Cenerentola avviata dai carabinieri del nucleo operativo ecologico, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, che ha permesso l'emergere di un presunto traffico illecito di rifiuti speciali, in particolare ceneri industriali, illecitamente smaltite in due siti (cave) del brindisino privi di autorizzazione per trattare rifiuti speciali pericolosi. Operazione che vede come indagati imprenditori e trasportatori a cui è stato contestato il reato di traffico e gestione illecita di rifiuti. Altra operazione menzionata la cosiddetta Black Wear , in provincia di Foggia, dove i carabinieri del Noe, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, hanno smascherato un vero e proprio traffico nazionale e internazionale di rifiuti speciali (materiale tessile) che ha prodotto l'evasione dell'ecotassa per circa un milione e mezzo di euro, ma soprattutto danni ambientali delle zone agricole demaniali dove gli «stracci» venivano bruciati o sotterrati nel terreno. Inoltre, e non è certo una novità, la Puglia rimane la base logistica, la porta d'ingresso o d'uscita, per i traffici internazionali di rifiuti e i fronti caldi sono sempre i grandi porti di Bari e di Taranto; nella ultima relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Puglia della Commissione parlamentare d'inchiesta nel corso della XVI legislatura, approvata dalla Commissione il 20 giugno 2012, si conferma ancora una volta, e grazie alle indagini svolte da numerose procure italiane, come la Puglia, e in particolare il tarantino, sia il terminale di enormi traffici, tanto da far parlare di «uno spaccato inquietante di traffici illeciti di rifiuti diretti in Puglia». Nello specifico, tra l'altro, nella relazione si fa riferimento a due precise e distinte discariche: la discarica Vergine di Lizzano e la discarica Ecolevante di Grottaglie. Due situazioni evidentemente così allarmanti da spingere il Presidente della Commissione Gaetano Pecorella a scrivere: «Meraviglia, dunque, che in loco non siano state sviluppate indagini, né che siano state segnalate le indagini sopra menzionate da parte degli organi di controllo e degli organi investigativi locali. Si tratta di un gap conoscitivo da parte delle autorità locali che non può non incidere negativamente sulla programmazione delle attività di controllo e prevenzione che dovrebbero essere orientate anche in ragione dell'individuazione di zone o settori particolarmente sensibili». Tanto più se, come si descrive nella relazione, il meccanismo di smaltimento dei rifiuti tossici contemplerebbe anche un meccanismo di attribuzione falsa di certificati atti a comprovare il trattamento degli stessi, trattamento mai avvenuto; nel frattempo sui mezzi di informazione territoriali si dà conto di oltre duecento siti presenti nelle tre province jonico-salentine, «potenzialmente contaminati», conosciuti da quasi vent'anni, il cui censimento, effettuato nel 1994 dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo sostenibile, sarebbe stato trasmesso alla regione e divenuto uno dei fondamenti del Piano regionale delle bonifiche del 2001. I siti sarebbero stati complessivamente 991 nell'intera regione, e più dettagliatamente 266 nella provincia di Lecce, 170 nella provincia di Brindisi, 127 nella provincia di Taranto. Dopo dieci anni e parziali attività di ripristino ambientale rimarrebbero da risanare, ancora, 197 siti a Lecce e 6 a Brindisi; stesso quadro allarmante emerge nella mappa redatta dalla regione Puglia nel report consegnato dall'assessore all'ambiente Nicastro alla V Commissione regionale. Stilato sulla base degli interventi di Guardia di finanza, Carabinieri e Corpo forestale, il report individua dodici siti, dislocati sull'intero territorio salentino, punto di arrivo di un ciclo dei rifiuti parallelo a quello lecito. Nello stesso report la regione afferma come sia altissima la quantità di rifiuti tossici che ogni anno «svaniscono» in Italia, provenienti da Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Campania, nonché Germania e Bulgaria, e che si troverebbero nelle discariche abusive pugliesi. Nello stesso incontro svoltosi in V Commissione, sempre l'assessore Nicastro avrebbe affermato: «Abbiamo registrato 2.391 sequestri, un numero rilevante di sanzioni e di imposte evase recuperate, il numero più elevato in Italia di arresti e sanzioni», sottolineando l'impegno della regione Puglia in tal senso, ma rafforzando lo sgomento e la paura e sostanzialmente dichiarandoli fondati; tali e tante notizie, spesso anche contrastanti tra di loro, hanno, come si può facilmente intuire, creato nelle popolazioni salentine uno stato di fortissima preoccupazione ed enorme allarme, tanto da produrre la nascita di comitati spontanei di cittadini e una vera e propria massiccia mobilitazione di cui si stanno facendo portavoce i sindaci; in ultimo, il 26 novembre, in conferenza stampa presso la procura di Lecce, è stata annunciata l'apertura di un'inchiesta contro ignoti sul traffico dei rifiuti che avrebbe visto nel territorio salentino una delle «stazione terminali». Tale decisione, annunciata dal procuratore capo Cataldo Motta e dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, darà il via ad una serie di accertamenti da parte di un Gruppo interforze composto da uomini del Corpo forestale dello Stato, Carabinieri e Guardia di finanza, con lo scopo di monitorare la penisola salentina per evidenziare l'eventuale presenza di rifiuti pericolosi interrati nelle discariche nel sottosuolo, anche con l'utilizzo di mezzi aerei e speciali attrezzature in grado di «leggere» il sottosuolo; ad avviso degli interroganti sarebbe opportuno assumere iniziative per riunificare tutte le attività di indagine attivate o in essere nelle procure italiane e che hanno per oggetto il traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti nocivi e tossici verso la Puglia ad opera di imprese operanti in altre regioni italiane o europee–: quali iniziative di competenza i Ministri abbiano già assunto o intendano intraprendere in merito a quanto esposto per accertare lo stato delle cose, fugando la paura e il dubbio delle popolazioni locali; se i Ministri non ritengano opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di procedere alla costituzione di un tavolo permanente di monitoraggio o verifica sulle azioni poste in essere dalla filiera istituzionale, integrato da quanto emerso negli anni nel corso del lavoro della Commissione parlamentare sui rifiuti e della Commissione parlamentare antimafia, così che tutte le informazioni possano comporre un unico quadro; se i Ministri non ritengano opportuno, necessario e urgente, assumere ogni iniziativa di competenza per lo stanziamento di risorse mirate alla bonifica dei territori oggetto delle indagini, e a verifiche più puntuali sullo stato di salute dei terreni coinvolti, oggetto delle mire criminali. (4-04246)" .