_:B12832a730900f0c6ac8c3fa833079d8e "Atto Camera Risposta scritta pubblicata mercoledì 9 aprile 2008 nell'allegato B della seduta n. 278 All'Interrogazione 4-04237\n presentata da PICCHI Risposta. - Il signor Antonio Pagliaricci nel 1995 costituì una società mista con un cittadino etiopico, la «P and P - Private Limited Company», di fatto mai entrata in attività. In quella occasione il Pagliaricci importò in Etiopia alcuni macchinari ed attrezzature per conto della suddetta società ed alcuni beni personali. Le dogane etiopiche li hanno suddivisi in due categorie: beni «di investimento» e «personali», (secondo la destinazione dichiarata dallo stesso Pagliaricci) ed hanno chiesto al connazionale il pagamento di un dazio per entrambe. Il Pagliaricci pagò il dazio relativo ai soli beni «personali» (presentando tuttavia contestuale ricorso per questo pagamento) e rifiutò di pagare quello per i beni considerati di «investimento», sostenendo che si trattava di un'errata applicazione della legge locale, che a suo giudizio prevedeva l'esenzione totale. Egli aprì quindi una vertenza con la dogana e con l'Autorità etiopica per gli investimenti. Da quel momento i beni di investimento sono bloccati in dogana ed il contenzioso aperto con le Autorità etiopiche non si è ancora concluso. Sin dal 1999, grazie al tempestivo intervento della nostra ambasciata, le Autorità etiopiche hanno riconosciuto il diritto del Pagliaricci ad ottenere la restituzione del dazio pagato per i «beni personali». A tal fine, la dogana etiopica ha chiesto al connazionale di inoltrare la pertinente documentazione. Il Pagliaricci, tuttavia, ha sempre dichiarato di non essere più in possesso di tale documentazione e non ha mai prodotto l'istanza per il rimborso. Con lettera inviata alla dogana etiope nell'agosto 2006, l'ambasciata è tornata a chiedere che al Pagliaricci fosse restituito il valore del dazio indebitamente pagato per i «beni personali». Nessuna menzione è invece fatta nella lettera dell'ambasciata, come invece affermato nel testo dell'interrogazione, all'esistenza o meno di una pratica per il rimborso. Né poteva esservi, essendo noto alla nostra Ambasciata che il Pagliaricci non aveva prodotto l'istanza per il rimborso. Nella lettera dell'ambasciata inoltre si afferma che i documenti che riguardano le proprietà del connazionale non esistono più, ma ci si limita ad indicare che negli archivi etiopi erano stati trovati solo pochi documenti relativi al Pagliaricci. Per quanto riguarda invece i beni considerati «di investimento», un gruppo di lavoro congiunto, promosso dalla stessa ambasciata sin dal 2002, ha esaminato il caso ed ha confermato la validità delle decisioni prese dalle Autorità etiopi sui ricorsi del Pagliaricci: in base alla legge etiope il Pagliaricci era, ed è, tenuto al pagamento del dazio. In successivi tentativi esperiti dall'ambasciata per cercare di far riconsiderare la questione, le Autorità etiopiche hanno sempre riaffermato di considerare definitiva e conforme alla loro normativa interna la decisione. La dogana etiope, oltre al pagamento del dazio secondo la legge, chiede inoltre oggi al Pagliaricci il pagamento dei costi sostenuti per il deposito delle merci presso i propri magazzini. Per quanto riguarda la possibilità, citata nell'interrogazione in oggetto, che il rimborso possa essere ottenuto dal connazionale attraverso le risorse liberate dalla cancellazione del debito etiopico, essa è manifestamente priva di fondamento poiché fa riferimento ad accordi internazionali di cancellazione del debito sovrano che lo Stato etiopico aveva contratto con l'Italia. Tali somme non possono pertanto essere in alcun modo collegate ad una questione privata quale la controversia del signor Pagliaricci con la dogana etiopica. Da quanto sopra, emerge che nel corso di questi anni l'ambasciata in Addis Abeba ha sempre tempestivamente fornito al signor Pagliaricci tutta l'assistenza da lui richiesta. Da ultimo, il connazionale è stato ricevuto in ambasciata il 18 giugno 2007 per un lungo colloquio volto a riprendere le fila della questione. Oggi il connazionale si dichiara non più interessato ad importare i macchinari tuttora bloccati in dogana e chiede di poterli riesportare. A tal fine necessita di rientrare in possesso dei documenti di proprietà delle merci. L'ambasciata ha pertanto suggerito al Pagliaricci di avviare la procedura per la riesportazione dei «beni di investimento» inviando una lettera contenente tale richiesta alla dogana etiope. L'ambasciata ha inoltre nuovamente assicurato al Pagliaricci l'eventuale assistenza nel caso incontrasse difficoltà con le autorità etiopiche in merito alla richiesta di riesportazione. Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli." . _:B12832a730900f0c6ac8c3fa833079d8e "20080409" . _:B12832a730900f0c6ac8c3fa833079d8e "VICE MINISTRO AFFARI ESTERI" . _:B12832a730900f0c6ac8c3fa833079d8e . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04237 presentata da PICCHI GUGLIELMO (FORZA ITALIA) in data 03/07/2007"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04237 presentata da PICCHI GUGLIELMO (FORZA ITALIA) in data 03/07/2007" . "2015-04-28T21:59:11Z"^^ . "4/04237" . "Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-04237 presentata da GUGLIELMO PICCHI martedì 3 luglio 2007 nella seduta n.182 PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: il signor Antonio Pagliaricci nel 1995 aveva esportato alcuni beni in Etiopia a seguito di un investimento italiano, protetto ai sensi della Legge 597 del 6 novembre 1996; tali beni che risultano a tutt'oggi bloccati presso la Dogana Etiopica e di cui il Signor Pagliaricci ha la responsabilità giuridica ma non la disponibilità, non hanno più alcun valore commerciale, tuttavia la responsabilità giuridica dei beni impone la necessità di riesportarli per sottrarre il signor Pagliaricci a possibili «pressioni» esercitabili da qualsiasi Funzionario delle Istituzioni Etiopiche; l'Ambasciata di Addis Abeba, contattata dal signor Pagliericci, ha dato incarico al Suo Legale di verificare il caso. Il Legale dell'Ambasciata concludeva sia nella sua relazione del 28 agosto 2003 che in quella dell'11 gennaio 2004 che la «richiestadi rimborso, era giustificata (1.5 Milioni di US$ + Interessi maturati in 12 anni)» e consigliava alcune possibili vie per ottenere il rimborso tra cui l'accesso alle risorse liberate dalla cancellazione del debito Italiano (documenti agli Atti dell'Ambasciata); successivamente durante un incontro formale con il Board of Investment Etiopico, presieduto dal Ministro dell'Industria etiopico Girma Birru, l'Ambasciatore Guido La Tella produsse dei documenti in cui chiaramente si evinceva che un Funzionario della Dogana aveva bloccato una direttiva sia dell' Investment Authority nonché della Direzione delle Dogane; la risposta formale dell' Investment Authority all'Ambasciatore La Tella, dichiara che la decisione con cui si rinnegava la loro azione secondo la Legge Etiopica fu presa in data 4 maggio 1999 in base ad una comunicazione della Direzione della Dogana datata 30 settembre 1999; il giorno 5 gennaio 2005 l'allora Sottosegretario agli esteri Sen. Mantica unitamente all'Ambasciatore De Lutio, informavano il Signor Pagliaricci che era stato consegnato un fascicolo preparato dall'Agenzia delle Entrate Italiane al Ministro degli Esteri Etiopico Seyum Mesfin; qualche tempo dopo il Funzionario dell'Ambasciata Italiana incaricato di seguire la cosa informava l'interrogante, che dette affermazioni non erano fondate in quanto non vi era agli Atti nessun fascicolo proveniente dalla Agenzia delle Entrate e che se fosse vero ve ne sarebbe stata una copia; il giorno 28 agosto 2006 il signor Pagliaricci ha indirizzato una lettera all'Ambasciatore De Lutio, in cui trasmetteva degli atti della Dogana Etiopica in cui si evidenziava che 12 anni prima gli erano stati riconosciuti i diritti derivanti dalle Leggi vigenti, che tuttavia non esisteva alcuna pratica istruita per il rimborso e che infine non esistevano più documenti che riguardavano le proprietà sotto Dogana; a seguito di ciò l'Ambasciatore De Lutio scrisse una lettera al Capo delle Dogane Etiopiche trasmettendo gli atti nonché la richiesta di rimborso; tuttavia ad oggi non risulta che vi sia stata alcuna risposta né che questa sia stata sollecitata -: quali iniziative tempestive intende intraprendere presso il Governo Etiopico e presso le altre istituzioni italiane per risolvere la situazione del signor Pagliaricci; quali tempi siano prevedibili per il superamento delle difficoltà in premessa. (4-04237)" . . . "PICCHI GUGLIELMO (FORZA ITALIA)" . "20080409" . "1"^^ . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . "20070703-20080409" . "20070703" . "Camera dei Deputati" . . .