INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04109 presentata da MICCOLI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 19/03/2014

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-04109 presentato da MICCOLI Marco testo di Mercoledì 19 marzo 2014, seduta n. 193 MICCOLI e FASSINA . — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che: la camera di commercio è un ente che associa le imprese di un determinato territorio per tutelare i loro interessi collettivi, creare opportunità di affari e prestare loro eventuali servizi (ad esempio di arbitrato per le controversie tra di esse o con i loro clienti). Nell'ordinamento italiano le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (CCIAA), comunemente note come camere di commercio, sono enti pubblici locali non territoriali dotati di autonomia funzionale. Ai sensi della legge 29 dicembre 1993, n.580, svolgono, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza e sulla base del principio di sussidiarietà di cui all'articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell'ambito delle autonomie locali; in data 11 novembre 2013, il giornale Il Fatto Quotidiano , a firma di Emiliano Luizzi e Paola Porciello, riportava il seguente articolo dal titolo «Dirigenti come nababbi la torta dell'Ente Pubblico» in cui si descriveva come «la camera di commercio è una di quelle poltrone che non tradiscono, stipendio che può variare, ma anche garantire un livello di ricchezza elevato. Per avere un'idea nel 2011 lo stipendio complessivo di Pietro Abate, segretario della CCIAA di Roma ammontava a 497.357 euro. Non uno scherzo. Parliamo di reddito complessivo che potrebbe avere altre entrate. Una buona fetta sappiamo che arriva da lì [...] 643 mila li guadagna il direttore generale della CCIAA di Milano Pier Andrea Chevallard. Di questi 300 mila gli arrivano dalla camera di commercio, il resto da altre entrate che ricopre altrove»; in data 12 novembre 2013 il quotidiano web La Notizia , a firma di Clemente Pistilli, riportava il seguente pezzo, dal titolo «I manager coprono i redditi e lo Stato neppure li multa» – nel quale si descriveva come «Vengono pagati con denaro pubblico, scelti in larga parte dalla politica, dovrebbero per legge rendere nota la loro situazione patrimoniale e quella dei loro familiari, ma molti di loro non se ne curano. Sono i manager di nomina governativa, ministeriale o comunque al timone di aziende che pesano sulle spalle del Paese. Una violazione delle norme dinanzi alla quale lo Stato risponde con un buffetto, prima una diffida e poi la semplice pubblicazione degli inadempienti in Gazzetta Ufficiale o sui bollettini degli enti locali. L'ultima black list composta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è composta da 47 capitani d'industria statale, che non si sono preoccupati di essere stati diffidati e hanno continuato a tenere ben chiusi nel cassetto i loro conti. Trasparenza solo a parole La legge sulla trasparenza dei patrimoni di politici e manager di Stato è la 441 del 5 luglio 1982. La norma prevede che i titolari di cariche elettive e direttive rendano noti sia i loro redditi, detenzioni di partecipazioni azionarie e proprietà immobiliari che quelli dei loro familiari. L'obiettivo? Evitare illeciti arricchimenti e togliere anche il sospetto che qualcuno possa lucrare sfruttando la propria carica. Nel momento in cui è chiaro lo stipendio ricevuto e sono chiari i beni già posseduti prima di occupare una determinata poltrona, il controllo è facile. La legge del 1982, per quanti non hanno alcuna intenzione di dare notizia del proprio patrimonio, non prevede però neppure una sanzione. La punizione per chi ignora la norma, anche dopo essere stato diffidato a tirare fuori le carte, è semplicemente quella della pubblicazione dell'elenco degli inadempienti. In pratica niente. La lista redatta da Palazzo Chigi comprende presidenti e amministratori di aziende locali e di società che gestiscono milioni di euro. Legge ignorata da Walter Bellantonio, direttore generale dell'istituto Sviluppo Agroalimentare, quello che si occupa di finanziamenti per le aziende del settore, dal vicepresidente e dall'amministratore delegato sempre dell'Isa, Gianpaolo Chirichelli e Annalisa Vessella, da Valerio Zappalà, direttore generale di Infocamere»; in data 11 dicembre 2013 Il Fatto Quotidiano riportava, a firma di Rita Di Giovacchino, il seguente articolo dal titolo «Pier Andrea Chevallard Camera di commercio ed altre 20 poltrone», articolo nel quale vengono elencati alcuni degli incarichi ricoperti e, in particolare, il soggetto citato risulta presidente del collegio sindacale di una società « in house » senza che lo stesso sia iscritto nel registro dei revisori legali–: se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati e quali azioni intendano intraprendere; se non reputino, data la grave situazione di crisi economica in cui versa il Paese, che gli enti pubblici debbano attenersi ai criteri di ragionevolezza e correttezza dettati dalla spending review , reputando paradossale le cifre degli stipendi di alcuni manager e dirigenti apparsi sui maggiori organi di stampa; se considerato che le camere di commercio possono considerarsi di fatto nel perimetro degli enti pubblici, essendo vigilate anche dal Ministero dello sviluppo economico, non si reputi necessaria l'applicazione o l'estensione della legge sulla trasparenza dei patrimoni politici e manager di Stato, anche in base a quanto stabilito dall'articolo 6 del decreto-legge n.78 del 2010 relativamente alla riduzione dei costi degli apparati amministrativi, e all'articolo 4 del decreto-legge n.95 del 2012 in materia di riduzione delle spese; se, come riportato dalla testata Il Fatto Quotidiano , sia necessario attenzionare che nell'ambito degli incarichi il segretario generale della camera di commercio «ambisca» anche al ruolo di promoter dell'Expo con incarico «lautamente retribuito» e di «peso politico e decisionale» rilevanti; se non reputino presenza di conflitto di interesse emblematico nel caso di Pier Andrea Chevallard, segretario generale della camera di commercio, industria artigianato e agricoltura di Milano (delibera giunta camerale n.354 del 26 novembre 2001 – rinnovo incarico delibera giunta camerale n.145 del 6 maggio 2013) che ricopre inoltre le cariche di direttore dell'Unione delle camere di commercio della Lombardia, membro del consiglio di amministrazione della Fiera di Milano spa, amministratore delegato di PARCAM Srl, amministratore delegato di Tecnoholding S.p.A., presidente del consiglio di amministrazione dell'accademia del teatro alla Scala, presidente del collegio sindacale di infocamere; se non ritengano di dover assumere iniziative eventualmente anche normative per impedire che si possano mantenere o creare situazioni come quelle indicate nel settore degli enti camerali. (4-04109)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04109 presentata da MICCOLI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 19/03/2014 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
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FASSINA STEFANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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