INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03630 presentata da DI MAIO LUIGI (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 19/02/2014

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03630 presentato da DI MAIO Luigi testo di Mercoledì 19 febbraio 2014, seduta n. 176 LUIGI DI MAIO . — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che: all'interrogante sono giunte inquietanti segnalazioni di denuncia circa la qualità dell'acqua erogata dagli acquedotti sul territorio nazionale; a soli fini esemplificativi, si esporrà la situazione dei comuni del viterbese e in particolare del comune di Civita Castellana il cui approvvigionamento dovrebbe essere garantito tramite l'A.T.O. n.1 Lazio Nord e Talete S.p.A.; il problema dell'acqua con alti contenuti di sostanze pericolose per la salute, quale arsenico, fluoro e borio è divenuto evidente, in particolare, con l'entrata in vigore del decreto legislativo n.31 del 2001, che recepisce la direttiva n.98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Da quel momento in poi, infatti, si è evidenziata – finalmente anche a livello normativo – una vera e propria emergenza sanitaria rimasta irrisolta ormai da oltre un decennio; i valori limite di 10 μ/l per l'arsenico, di 1 mg/l per il borio e di 1,5 mg/l per il fluoruro fissati dalla normativa comunitaria sopra citata mirano ad assicurare che le acque destinate al consumo umano possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell'intero arco della vita; purtroppo, nella sola provincia di Viterbo, in 40 comuni su 60 sono in vigore specifiche ordinanze che vietano l'utilizzo dell'acqua del rubinetto per gli usi personali (abbeveraggio, cucina, igiene personale), mentre ne è consentito l'utilizzo solo per la pulizia della casa; nel frattempo, ben tre proroghe sono state chieste e concesse all'Unione europea, l'ultima delle quali in data 2 febbraio 2010 per alcune forniture nelle regioni Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino-Alto Adige e Umbria; il 17 gennaio 2011 viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale 24 novembre 2010, che non prevede alcuna disciplina derogatoria per la regione Lazio. Da ciò si desume come nulla sia stato fatto negli ultimi anni e come la popolazione sia stata lasciata esposta a contaminanti estremamente dannosi per la salute; il sindaco del comune di Civita Castellana, avvocato Gianluca Angelelli ha, addirittura, emesso in data 3 febbraio 2011 l'ordinanza sindacale n.4 del 2011, nella quale – preso atto che su tutto il territorio comunale i dati di concentrazione dell'arsenico erano al momento superiori ai 10 μ/l ovvero alla soglia consentita per legge oltre la quale l'acqua non è più potabile – disponeva la non potabilità delle acque erogate dal pubblico acquedotto su tutto il territorio comunale determinata dal superamento delle concentrazioni di arsenico fissate dal decreto legislativo n.31 del 2001, disponendo, inoltre, che l'A.T.O. n.1 e Talete S.p.A. quali gestori del servizio idrico integrato del comune in questione, avrebbero dovuto provvedere con immediatezza: a) ad effettuare le analisi sulle acque in distribuzione; b) a mettere in atto tutti gli accorgimenti idonei a garantire l'abbattimento del livello di concentrazione di arsenico al di sotto del limite di legge; c) a garantire l'approvvigionamento idrico anche mediante erogatori pubblici, avvertendo che, in assenza di provvedimenti tempestivi, l'Ente avrebbe agito in loro danno; in data 2 gennaio 2014, dal sito web della ASL di Viterbo si apprende che nonostante i fondi pubblici spesi per gli impianti di depurazione dell'acqua potabile, i valori sono ancora lontani dall'essere ritenuti sicuri e a norma di legge; occorre a questo proposito segnalare che la non potabilità dell'acqua inficia in senso negativo il valore commerciale del bene, mentre dal punto di vista igienico e sanitario le strutture abitative e in genere ogni immobile realizzato dopo l'entrata in vigore dei limiti europei e che ha nelle proprie condotte acqua non potabile non assume le caratteristiche della agibilità, secondo quanto disposto dall'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.380; peraltro, occorre segnalare che, nella misura in cui l'edificio difetti della certificazione di agibilità e abitabilità, risultano nulli altresì i contratti di ogni fornitura–: se il Governo, non ritenga doveroso attivarsi – con ogni iniziativa a sua disposizione considerati anche gli obblighi derivanti dalla normativa europea, e nel rispetto dei diversi livelli di competenza territoriale – al fine di ripristinare il rispetto dei requisiti di legge dell'acqua potabile, la cui violazione rappresenta un danno non solo economico per le sopraesposte considerazioni circa l'agibilità degli immobili, ma soprattutto alla salute dei cittadini, dal momento che l'esposizione a tali agenti inquinanti è una delle principali cause dell'aumento dell'incidenza di patologie tumorali. (4-03630)
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