INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03282 presentata da CAPEZZONE DANIELE (LA ROSA NEL PUGNO) in data 16/04/2007
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03282 presentata da DANIELE CAPEZZONE lunedì 16 aprile 2007 nella seduta n.144 CAPEZZONE, TURCO, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che: già il 26 febbraio 2007 il quotidiano finanziario economico russo Vedomosti riportava la notizia (poi confermata anche dal Wall Street Journal ) che Eni ed Enel si preparavano a partecipare alla gara d'asta per acquisire le spoglie della Yukos , la compagnia petrolifera del ex-magnate Mikhail Khodorkovsky, arrestato nel 2003 e condannato nel giugno 2005 da un tribunale moscovita a una pena di otto anni per evasione fiscale e appropriazione indebita. Il tribunale di Mosca aveva inoltre dichiarato la bancarotta di Yukos , giudicandola insolvibile dopo una serie di accertamenti fiscali e smembrandola per fare fronte a richieste miliardarie di risarcimento da parte dello stato russo, che ha incorporato nel 2004 nella sua controllata Rosneft i campi di estrazione di Yuganskneftegaz; la condanna di Khodorkovski e lo smembramento, di Yukos sono stati accompagnati da pesanti polemiche sull'atteggiamento, del Cremlino: la stampa indipendente russa sostiene che l'ex magnate è stato incriminato per essere entrato in rotta di collisione con Putin; in un'intervista al Corriere della Sera del 1 o aprile 2007, l'avvocato canadese di Khodorkovskij, Robert Amsterdam ha, tra l'altro, dichiarato: «È possibile che l'ENI (e i suoi soci, ndr) vinca, magari per poi rivendere qualcosa alla Gazprom, che direttamente non partecipa perché teme azioni legali. Ma tre cose sono chiare nel comportamento dell'ENI: partecipa a un'asta il cui risultato è predeterminato, come lo è in tutte le aste di questo genere a Mosca; compra proprietà a un prezzo inferiore al loro valore; compra beni rubati. In più, si arrende alla Russia e diventa la prima vittima della nuova Opec del gas, dell'accordo sottoscritto recentemente da Russia e Algeria»; il 4 aprile u.s., Eni S.p.A. ed Enel S.p.A. - come da più parti previsto - hanno annunciato che EniNeftGaz (società costituita per il 60 per cento da Eni e per il 40 per cento da Enel) si è aggiudicata la gara per l'acquisizione del cosiddetto «Lotto 2» nell'ambito della procedura per la liquidazione di Yukos , per un prezzo totale di circa 5,8 miliardi di dollari. Tale «Lotto 2» comprende: 100 per cento di OAO Arctic Gas Company, 100 per cento di ZAO Urengoil Inc, 100 per cento di OAO Neftegaztechnologia, 20 per cento di OAO Gazprom Neft e altri asset minori che saranno venduti e liquidati. Le tre società (OAO Arctic Gas Company, Urengoil Inc e Neftegaztechnologia) possiedono, nell'insieme, 5 giacimenti di gas e condensati di gas e parte di altri 3 giacimenti nella regione di Yamal Nenets (YNAO), la regione che produce le maggiori quantità di gas al mondo. Insieme le tre società hanno riserve di gas e petrolio pari a circa 5 miliardi di barili di olio equivalente; all'asta partecipavano, oltre a EniNefteGaz, Unitex e NefteTradeGroup (controllata della russa Rosneft), in corsa per la seconda vendita di attività nel settore gas e petrolio della compagnia petrolifera in bancarotta Yukos; nello stesso giorno, come riportato su numerose agenzie di stampa italiane ed estere, Gazprom ha reso noto di aver siglato un accordo con il consorzio Eni-Enel per una call-option sul 20 per cento di Gazprom Neft. Aleksandr Medvedev, vicepresidente di Gazprom, ha annunciato di puntare all'acquisto del 20 per cento di Gazprom Neft e «come minimo» del 51 per cento di Arcticgaz e di Urengoil, appena acquisiti dal consorzio Eni-Enel; tale call option rientrerebbe nella partnership strategica raggiunta tra Eni e Gazprom in data 14 novembre 2006, che - tra l'altro - prevede progetti congiunti sia in Russia che all'estero. Una nota, diffusa da Gazprom, sottolinea che «una call option prevede il diritto (ma non l'obbligo) all'acquisto degli asset » per Gazprom. Ad asta conclusa, Medvedev ha inoltre sottolineato che l'opzione «ha carattere incondizionato. Quindi la scelta di entrare o meno nella proprietà degli asset vinti oggi da EniNeftGaz è esclusivamente nostro diritto»; parrebbe che, nel caso in cui Gazprom esercitasse la propria opzione di acquisto (esercitabile in qualunque momento entro i prossimi due anni a un prezzo di 3,7 miliardi di dollari, oltre ai costi inerenti al finanziamento dell'operazione), gli asset verrebbero gestiti attraverso una joint venture tra Eni e Gazprom che avrebbe accesso alle tecnologie di Eni; dal canto suo, l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha così commentato l'esito dell'asta: («Quest'accordo è un importante passo nella strategia di Eni di assicurarsi accesso a riserve in paesi leader nella produzione di idrocarburi. Dimostra la capacità di Eni di capitalizzare sulla propria posizione strategica nel midstream e downstream del gas per supportare l'espansione delle proprie attività upstream. Questa operazione, che si inquadra nei proficui e continui rapporti tra Italia e Russia, sottolinea il valore della nostra alleanza strategica con Gazprom»); il presidente di Enel, Piero Gnudi, si è detto parimenti soddisfatto per l'esito positivo della gara in Russia. Un successo che, secondo Gnudi, dimostra la necessità di partnership tra aziende italiane per espandersi all'estero; la stampa internazionale, nel commentare l'esito dell'asta, oltre a evidenziare l'indubbio esito positivo per le aziende italiane, non ha mancato di sollevare perplessità e dubbi sui prossimi sviluppi: l'inglese Times sottolinea, infatti, come nel futuro più prossimo il gruppo Eni dovrebbe cedere una delle «sezioni più lucrative del pacchetto» a Gazprom, secondo quanto stabilito dagli accordi che hanno preceduto l'esito della gara; l' International Herald Tribune ricorda che «la prospettiva che Gazprom acquisterà in futuro altri asset da EniNeftGaz rafforzano la posizione delle compagnie a controllo statale nella grande e lucrativa industria petrolifera russa». Secondo l'analista di Troika Dialog Valery Nesterov, citato dal quotidiano, «non c'è stata vera competizione» (il prezzo è salito solo di pochissimo rispetto a quello di partenza, da 5.57 miliardi di dollari a 5.83). La partecipazione di Eni-Enel avrebbe portato «legittimità e prestigio» all'affare. Sempre secondo l'analista, «Gazprom è libero di definire l'affare in seguito, disponendo però di fondi liberi per poter lanciare offerte nelle altre aste per gli asset rimanenti di produzione e raffinamento della Yukos». Non ultimo, afferma Nesterov, è da considerare il fatto che in questo modo «le aziende italiane hanno evitato a Gazprom di essere oggetto di ripercussioni legali», qualora avesse partecipato direttamente all'asta; il quotidiano La Stampa del 5 aprile 2007 riportava: «L'avvocato di Khodorkovsky incassa il sostegno del Financial Times Deutschland : nel titolo di un articolo il quotidiano finanziario afferma che Eni ed Enel sono gli «utili idioti» della Gazprom (una definizione che rimanda ai tempi del fondatore dell'Urss, Lenin) e che lo smembramento di Yukos da parte delle autorità russe è «una farsa e uno sporco affare, e chi vi prende parte, come Eni e Enel, si sporca le mani». I due gruppi italiani sono definiti come «compartecipi di una pessima farsa, il cui vero vincitore è il monopolista pubblico Gazprom». «Teoricamente» gli italiani acquistano svariate società, ma «in pratica» spianano la strada alla cessione a Gazprom. «Perché mai Eni ed Enel si sono lasciate trascinare in questo gioco?» si chiede il Financial Times Deutschland , la cui risposta è: «Lo hanno fatto per inseguire l'illusione di rendere più sicure le forniture di gas italiane»; secondo il bilancio consolidato 2005 di Eni-Spa, il Ministero dell'economia e delle finanze detiene direttamente il 20,32 per cento di azioni di tale società e, indirettamente, tramite la Cassa depositi e prestiti S.p.A., azioni dell'Eni pari al 10,0 per cento del capitale sociale; anche per quanto attiene a Enel Spa, il Tesoro detiene una quota di circa il 33 per cento del capitale del gruppo elettrico: il 21,87 per cento direttamente e il resto indirettamente, tramite la Cassa depositi e prestiti S.p.A. -: quale sia la valutazione del governo italiano sulla partecipazione di ENI ed ENEL all'asta pubblica di Mosca, anche in relazione agli scenari che, a partire dalle affermazioni dei dirigenti da Gazprom, tendono a profilarsi.(4-03282)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03282 presentata da CAPEZZONE DANIELE (LA ROSA NEL PUGNO) in data 16/04/2007
Camera dei Deputati
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20070416
20070416
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03282 presentata da CAPEZZONE DANIELE (LA ROSA NEL PUGNO) in data 16/04/2007
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
PORETTI DONATELLA (LA ROSA NEL PUGNO)
TURCO MAURIZIO (LA ROSA NEL PUGNO)
MELLANO BRUNO (LA ROSA NEL PUGNO)
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2015-04-28T22:26:09Z
4/03282
CAPEZZONE DANIELE (LA ROSA NEL PUGNO)