INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03241 presentata da SBAI SOUAD (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20090611
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03241 presentata da SOUAD SBAI giovedi' 11 giugno 2009, seduta n.186 SBAI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: da notizie di stampa, anche da un intervista a Abdellah Mechnoune, imam di Torino, dal titolo «Attenti, l'islam radicale e' qui e cresce senza controllo» si sollevano inquietanti interrogativi sulla gestione del patrimonio, sulla provenienza dei fondi per le attuali e le nuove costruzioni di moschee in Italia, sulle inchieste giudiziarie che interessano imam e loro frequentatori assidui. Sono queste le incognite su cui il Ministero dell'interno dovrebbe mirare un intervento per individuare le zone d'ombra dell'islam italiano; cio' vale, a partire dai finanziamenti alle costruzioni delle moschee, prima fra tutte quella di Colle Val D'Elsa (Siena), che si avvia alla conclusione, senza che gli interessati interpellati, abbiano rivelato i nomi dei finanziatori o fornito qualunque notizia in merito. Secondo Alexandre Del Valle, saggista francese e conoscitore del mondo arabo, sei moschee su dieci, in Italia, sarebbero controllate direttamente o indirettamente dal fondamentalismo islamico. Si legge, infatti, che piu' del 50 per cento delle moschee italiane e' gestito da imam fanatici, legati all'U.C.O.I.I. e ai Fratelli Musulmani», inoltre, spiega lo studioso, «bisognerebbe diffidare anche di iniziative finanziate da stati islamici moderati» parole che alimentano l'insofferenza degli abitanti del quartiere Aurora di Torino, dove la realizzazione di una nuova grande moschea, suscita polemiche e movimenti di opinione della cittadinanza; altre moschee, sono ferme alla fase di progettazione, come a Bologna, dove l'U.C.O.I.I. non ha fornito i richiesti chiarimenti sui finanziamenti ricevuti; l'U.C.O.I.I., Unione delle Comunita' ed Organizzazioni Islamiche in Italia, nascerebbe, in realta', con l'intenzione di fornire alla comunita' e ai musulmani, attivita' di orientamento e servizi del tipo: unicita' di rappresentanza di fronte alle istituzioni dello Stato; orientamento tecnico legale e amministrativo; organizzazione di attivita' e mediazioni culturali; convegni, congressi e campeggi; raccolta e distribuzione di informazioni; attivita' sociali e umanitarie; produzione e distribuzione di materiali stampati e audio-visivi; studio ed elaborazione di programmi e proposte generali nei settori dell'istruzione tradizionale; tecnica e della formazione professionale e cosi' via, che nulla hanno a che vedere con quanto l'Organizzazione sta, nei fatti, dimostrando di fare. Si proclama come unica associazione che rappresenta gli islamici ma in realta', molte comunita' musulmane come la comunita' marocchina, non si sentono rappresentati da loro; le loro attivita' sono ambigue, i collegamenti sospetti, organizzano eventi e raccolgono fondi che non si sa da dove vengano e dove finiscano. Come cittadina marocchina e parlamentare colpita da querela per aver manifestato il pensiero sul nefasto ruolo degli integralisti, posso affermare che l'U.C.O.I.I. non e' cosi' rappresentativa come vorrebbe far credere, strumentalizzando, in realta', il ruolo conseguito per dare il via all'estremismo integralista ed a cellule fomentatrici di odio, magari mascherate da moderate. Stessa sorte e' toccata a diversi giornalisti, querelati dall'U.C.O.I.I. per aver manifestato il loro pensiero, diritto costituzionalmente sancito; oltretutto, per l'U.C.O.I.I., si e' accesa la disputa della «caccia» all'8 per mille di devoluzione del gettito fiscale dei contribuenti, che sara' possibile, pero', solo con un accordo con lo Stato italiano ratificato da apposita legge e questo non puo' e non deve accadere; in realta' l'U.C.O.I.I. e' dedita ad attivita', quale la costruzione di moschee, che attingono a risorse finanziarie di non chiara origine, ne' si sa da chi provengono, ne' e' dato sapere a che scopo sono stanziate; fra le moschee della U.C.O.I.I., numerose sono quelle i cui dirigenti in qualche modo si ispirano all'ideologia dei Fratelli Musulmani, e per tali legami, l'associazione e' stata aspramente contestata. A sua discolpa, l'associazione sostiene che tale legame e' limitato alla militanza di alcuni propri dirigenti nei rispettivi paesi d'origine, in periodi ormai remoti nel tempo e che l'U.C.O.I.I., attualmente, fa piuttosto riferimento al Consiglio Europeo della Fatwa e a sapienti, come il Mufti d'Egitto Ali Goma, all'Islam europeo, a Tariq Ramadan, alle elaborazioni delle femministe islamiche, agli scritti degli affiliati italiani e al lavoro giovanile e studentesco. Tutte argomentazioni da verificare; molto scalpore e numerose critiche, sono state destate da alcune inserzioni su diversi quotidiani italiani (acquistate nell'estate 2006) nei quali l'U.C.O.I.I. paragono' il bombardamento su Gaza alla strage di Marzabotto. A seguito di tale annuncio, i senatori del Pdl Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio, hanno sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Roma per istigazione all'odio razziale, avendo l'Associazione messo sullo stesso piano le stragi naziste compiute in Italia, con gli eccidi compiuti dagli israeliani, con proteste delle comunita' ebraiche e apertura del fascicolo giudiziale penale, prova del ruolo nefasto di alimentazione di odio e di sentimenti razzisti e antisemiti, frutto della propaganda antisionista che l'U.C.O.I.I. porta avanti da tempo, con ingiusta strumentalizzazione delle vittime, iniziative abbiette dal punto di vista morale, capaci solo di rivelare un pericoloso giustizialismo ideologico; la costruzione delle moschee in Italia, in questo contesto, potrebbe avere pericolosi risvolti nel tessuto sociale, economico e politico del Paese, senza contare gli aspetti di grave pericolo per l'ordine pubblico, che il nostro Governo sta tutelando con efficacia e fermezza dall'inizio della Legislatura, sino all'ultimo provvedimento, in materia di sicurezza pubblica, appena licenziato dalla Camera ed ora all'altro ramo del Parlamento; questa attivita' sta dilagando e attecchendo un po' in tutta l'Italia: a breve sorgera' nelle campagne senesi la predetta moschea di Colle Val d'Elsa, la piu' grande d'Italia dopo quella di Roma, ma non certo frutto di accordi col Governo marocchino, ne' fornita come quest'ultima, di tutti i controlli, del rispetto delle regole, diretta da un imam regolarmente accreditato, un teologo che parli italiano e che sia integrato nel nostro tessuto culturale ordinamentale, per far spazio ad un incerto approssimativismo radicale. Tutti conoscono le origini di questa vicenda: approfittando del periodo estivo e della situazione di stasi in cui era caduto il progetto di costruire una grande moschea nella zona di Colle Val d'Elsa, i dirigenti dell'U.C.O.I.I., hanno messo a segno un importante colpo per il controllo dei principali centri islamici del Paese. Si sono assunti l'onere della costruzione e della gestione della moschea colligiana. Si tratta di una querelle per gli abitanti della localita' «Abbadia» che da anni sono uniti in un comitato contro la moschea. Se prima, infatti, il progetto era nelle mani dell'Imam Feras Jabareen, noto per essere moderato e per avere grosse difficolta' nella realizzazione della moschea e, in particolare, nel reperirne i fondi, adesso la situazione e' cambiata. Sono intervenuti direttamente i dirigenti dell'Unione delle Comunita' islamiche in Italia, U.C.O.I.I. di Nour Dachan che, sotto l'amministrazione assunta da Ezzedin El Zir, rapidamente hanno reperito nuove risorse economiche, che assicurano il completamento della moschea, ma senza fornire i chiarimenti richiesti dai cittadini. Secondo El Zir, il denaro sarebbe stato ottenuto da una millantata raccolta di fondi «straordinaria» promossa nelle moschee. Essi, stanno dimostrando di avere meno difficolta' a trovare i finanziamenti, senza, pero', rivelarne l'origine; in realta', questa e' la prova tangibile del pericoloso problema dei finanziamenti utilizzati dall'U.C.O.I.I. per la costruzione delle moschee. I suoi dirigenti sono di nuovo scesi in campo dopo un periodo di stand-by durato piu' di un anno, in attesa della sentenza di archiviazione con la quale il Gup di Roma ha evitato a Dachan di andare a processo per istigazione all'odio razziale in seguito alla pubblicazione di un manifesto anti israeliano, di cui alle presenti premesse; la dirigenza U.C.O.I.I. ha ripreso a lavorare, puntando direttamente sulla moschea di Colle Val d'Elsa. Ad occuparsene direttamente e' il portavoce dell'Unione, l'Imam fiorentino Ezzedin el-Zir, di origine palestinese, che e' infatti, subentrato nella gestione del progetto e nella guida della comunita' colligiana al suo connazionale Feras Jabareen. Quest'ultimo si e' reso protagonista di una strana vicenda. In un momento di crisi finanziaria, che vedeva il cantiere della moschea fermo per mancanza di fondi, ha deciso di lasciare l'Italia e rientrare in Israele. Ufficialmente, spiega El-Zir, «e' dovuto rientrare in patria per motivi familiari». Fatto sta che ha dovuto lasciare la mano e, anche per questo motivo, il cantiere della moschea, e' stato fermo per otto mesi. El-Zir aveva annunciato di aver gia' incontrato il sindaco di Colle e che la ripresa dei lavori era stato argomento al centro di incontri con l'amministrazione comunale. Il progetto prevede la realizzazione di un minareto di 8.30 metri, di una cupola alta 6, su 3.200 metri quadrati di terreno. Sui lavori pendono anche ricorsi, esposti e un'inchiesta della magistratura di Siena. Per quanto riguarda i finanziamenti, e le annunciate nuove risorse economiche, grazie a una raccolta straordinaria di fondi nelle altre moschee italiane, non si parla di quali moschee si tratti e di chi si sia esposto per questo ma non e' difficile immaginare che si tratti dei centri islamici che fanno parte della rete dell'U.C.O.I.I.; ma questo non basta, il problema dei finanziamenti illeciti e' diffuso in gran parte del territorio nazionale, e non da oggi. I servizi indagano da anni anche nelle Marche, dove le campagne di «autofinanziamento» sono purtroppo, una politica assai diffusa. A Porto Recanati, uno dei luoghi dove e' attuata con piu' frequenza, e' molto radicato il movimento pakistano Tabligh Eddawa, ma non e' possibile dimostrare in che misura l'influenza religiosa possa degenerare in proselitismo politico, magari sulla base di finanziamenti dall'estero: ad esempio, un rapporto di intelligence trasmesso tempo fa alla procura di Torino, frutto della cooperazione tra nuclei antiterroristici italiani e FBI, aveva segnalato l'imam Bouriqui Bouchta - poi espulso - per i collegamenti col movimento palestinese Hamas, per aver organizzato una raccolta fondi per la guerriglia nei territori, indicato come animatore di un centro di radicalismo nella moschea di via Cottolengo: associazione rappresentativa di un nodo logistico e finanziario dove si raccoglievano fondi e si reclutavano volontari per il fronte ceceno. Bouriqui Bouchta risultava avere contatti anche a Milano, nella moschea di viale Jenner, gia' oggetto di indagini e di arresti. È stata sgominata una cellula Jihadista che operava in Lombardia (e, anche in data recente, a Milano e' stata realizzata un'analoga operazione) radicata sul territorio, come ruolo di collettore islamico internazionale e base operativa pronta ad agire, con possibili attentati nel nostro Paese; non a caso, il piu' recente rapporto del Dipartimento Informazioni e Sicurezza della presidenza del Consiglio (Dis), parla della Lombardia come di una delle principali «piazze del radicalismo», insieme con l'hinterland partenopeo. Infatti, la piu' grande moschea della Campania si e' trovata per la quarta volta, dal 2005, al centro di un'indagine giudiziaria. Il centro islamico di San Marcellino, nel Casertano, e' stato oggetto di un intervento da parte della Procura della Repubblica, per disarticolare una rete di supporto logistico per immigrati clandestini. Per gli inquirenti, la moschea offriva agli immigrati ospitalita', assistenza economica e documenti contraffatti per rimanere in Italia e spostarsi in area Schengen (Abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dello spazio Schengen). Pur se si puo' definire Schengen come una cooperazione rafforzata all'interno dell'Unione europea; l'assenza di un drastico intervento istituzionale volto a scoraggiare tale fenomeno, sta portando alla diffusione di uno stato di illegalita' in cui le organizzazioni islamiche, di matrice fondamentalista, possono operare in piena liberta'. Non dimentichiamo, che il terrorismo internazionale Jihadista ha duramente provato l'Europa con i sanguinari attentati di Madrid dell'11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005. Occorre attivarsi, per scongiurare l'ulteriore proliferare di iniziative che potrebbero portare ad ulteriori atti terroristici di matrice islamica; l'operazione predetta ha riguardato anche le province di Venezia, Padova, Brescia, Firenze, Como, Cuneo e Trento. Secondo il Dis, infatti, il panorama integralista italiano e' molto «fluido», con circuiti estremisti raccolti attorno a «referenti carismatici in grado di influenzare i piu' giovani». Tra i rischi c'e' anche quello di incontrare i cosiddetti «lone terrorist», i cosiddetti jihadisti dell'ultimora, cioe' soggetti che agiscono al di fuori di qualsiasi vincolo associativo, seguendo indicazioni tecnico-operative in cui Internet resta una fonte di prima grandezza, cosa che e' gia avvenuta nel 2007 a Ponte Felcino (Perugia); tutto cio', non puo' far tacere gravi rischi per la sicurezza, l'incolumita' e l'ordinamento pubblici, al di la' dei principi costituzionali sulla parita' e liberta' di culto che il nostro Paese ha dimostrato di rispettare, ora e' necessario agire per fare chiarezza e sradicare queste pericolose infiltrazioni, questi, probabilmente illeciti, finanziamenti e cellule eversive annidate nei centri islamici e moschee illegali, in mano ad estremisti, senza controlli adeguati, nonche' sulla reale attivita' in Italia dell'U.C.O.I.I., braccio operativo dei Fratelli Musulmani, anche attraverso la costituzione di un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta, che sia dotata di poteri d'indagine e di iniziativa in sede giudiziaria; cio', anche in relazione alle denunce dell'U.C.O.I.I. contro giornalisti, visto che la liberta' di stampa, costituzionalmente sancita, e' una delle garanzie che un governo democratico, assieme agli organi di informazione (giornali, radio, televisioni, provider internet) dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una stampa libera, con una serie di diritti estesi principalmente ai membri delle agenzie di giornalismo, ed alle loro pubblicazioni; tutto questo, e' un ennesimo anello delle gravi incongruenze della mancanza di adeguato dialogo dell'islam con il nostro Paese. Proliferano moschee dai dubbi finanziamenti (commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione e della prostituzione eccetera), moschee di enormi dimensioni, oscuro presagio di una costosissima rete di associazioni islamiche in Italia, con il sostegno e la solidarieta' delle moschee stesse, quando mancano, proprio sotto il profilo dei finanziamenti, centri culturali, associazioni a tutela delle donne islamiche immigrate vittime dell'analfabetismo e delle violenze piu' aberranti, pur vivendo in un paese evoluto come il nostro, dove riescono ad infiltrarsi la poligamia, il condizionamento dei principi religiosi e della legge islamica radicata nei Paesi di origine, la violazione delle liberta' fondamentali umane e la disparita' tra i sessi -: quali iniziative, nell'ambito della efficace azione intrapresa con diversi interventi messi a segno per la sicurezza pubblica ed in relazione alla recente costruzione della Moschea in Colle Val d'Elsa, intenda intraprendere il Governo per chiarire la provenienza e gli scopi dei finanziamenti utilizzati dall'U.C.O.I.I. per la costruzione delle moschee in Italia, la reale attivita' dell'Unione, anche in ambito di collegamenti con l'ala integralista, per evitare e sradicare i fenomeni eversivi contro l'Ordine pubblico Nazionale o di natura terroristica, gia' perpetrati e di cui alle premesse ed a tutela di questo e dell'incolumita' pubblica, con controlli nelle competenti sedi. (4-03241)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03241 presentata da SBAI SOUAD (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20090611
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20090611-
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03241 presentata da SBAI SOUAD (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20090611
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
CARLUCCI GABRIELLA (POPOLO DELLA LIBERTA')
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4/03241
SBAI SOUAD (POPOLO DELLA LIBERTA')