. . . "Ai Ministri della sanita', dell'industria, del commercio e dell'artigianato e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che all'interrogante risultano i seguenti fatti: il cloruro di vinile monomero (cvm) e' una sostanza chimica riconosciuta cancerogena dall'Organizzazione mondiale della sanita' e dalla Cee fin dal 1973; oltre a svolgere un'azione oncogena su vari organi, il cvm provoca un tipico tumore epatico, l'angiosarcoma; tale sostanza, attraverso il processo chimico noto come \"polimerizzazione\", con la modesta aggiunta di additivi, si trasforma in cloruro di polivinile (pvc), un materiale plastico largamente utilizzato in diversi settori economici; una parte della scienza medica ritiene quindi che anche il pvc sia cancerogeno, come risulta anche dalle ricerche svolte da un gruppo di lavoro dell'universita' di Cagliari (Enrico Dessy ed altri 1980); la nocivita' dei materiali plastici in pvc si manifesta durante la produzione e la lavorazione, giacche' la polvere di pvc, soprattutto quella prodotta con la polimerizzazione in emulsione, e' estremamente volatile e molto invasiva degli ambienti di lavoro; come rifiuto, inoltre, il pvc, se sottoposto ad incenerimento, produce diossina; durante il convegno \"Ambiente di lavoro e salute\" del 16 giugno 1989, patrocinato dalla regione Veneto e dalla Usl 36, il dottor Salvatore Giudice, responsabile dell'infermeria del Petrolchimico di Porto Marghera, dichiarava che la mortalita' e i tumori tra gli addetti al cvm di Porto Marghera era inferiore all'attesa, sulla base della media nazionale e regionale, tesi poi riportata nel volume \"Ambiente di lavoro e salute\" del 1990 nel capitolo \"Sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a cvm - L'esperienza del servizio sanitario Montedipe di Marghera\", a cura dei medici Alberto Salvador, Oscar Nardelotto e dello stesso dottor Salvatore Giudice; nel 1989 l'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione, facente capo all'Oms, il piu' importante centro di ricerche sui tumori a livello mondiale, esegui' uno studio sui 12.706 addetti al cvm/pvc in diciannove impianti europei localizzati in Inghilterra, Italia, Norvegia e Svezia: l'Italia dichiaro' una mortalita' del 5,29 per cento, l'Inghilterra del 16,2 per cento, la Svezia del 9,47 per cento e la Norvegia del 23,92 per cento; R. Pirastu e collaboratori, su La medicina del lavoro del 1991, su Porto Marghera dichiararono: \"...La mortalita' per tutti i tumori e' inferiore alle attese. Si osservano due casi di tumore epatico rispetto ad un valore atteso nazionale di 1,1 e regionale di 1,3...\" il Notiziario dell'Istituto superiore di sanita' del 1992, riporta che a Porto Marghera, tra gli addetti al cvm e pvc sono ventisei i casi di \"tutti i tumori\", su 1.535 osservati; il periodico di comunicazione interna Enichem notizie-Marghera del settembre 1994 riporta, in un prospetto dell'Istituto superiore di sanita', a pagina 4, alcune precisazioni sul cvm riferendo che i morti per tumore al fegato (angiosarcoma) nel periodo 1956/1985 a Porto Marghera sono stati solo due, senza specificare che quei casi si riferivano al solo 1972; nello stesso prospetto non venivano menzionati i morti delle imprese d'appalto, addetti all'insaccaggio del pvc, perche' la Montedison, non considerandoli parte del ciclo produttivo, non li ha mai comunicati all'Istituto superiore di sanita'; la \"dimenticanza\" di considerare i decessi tra gli insaccatori, lavoratori esposti, oltre che alla nocivita' del pvc, anche a quella del cvm di cui il pvc era impregnato, e' stata voluta sia dall'infermeria del Petrolchimico che da medicina del lavoro di Marghera, che sono gli unici a fornire le informazioni su cui si basano i dati ufficiali del ministero della sanita'; l'infermeria di fabbrica del Petrolchimico di Porto Marghera, sia quando apparteneva alla Montedison che sotto l'attuale proprieta' Enichem, non ha mai svolto un ruolo di reale ed obiettivo controllo ed informazione della salute dei lavoratori della fabbrica, come risulta anche da un documento del 17 agosto 1982, in cui il direttore del \"Servizio di igiene e medicina del lavoro\" della Usl di Marghera, dottor Corrado Clini, in merito alla possibile esistenza di un'epidemia \"occulta\" di tumori nell'area di Marghera, affermava: \"Le questioni relative alla protezione della salute all'interno del Petrolchimico sono da anni gestite in modo contraddittorio e spesso confuso, perche' con troppa disinvoltura ed in troppe occasioni le parti sociali e gli stessi enti pubblici hanno accettato che la salute dei lavoratori potesse essere oggetto di trattativa politica e sindacale\"; nello stesso documento egli affermava anche di \"...essere venuto a conoscenza di segnalazioni di una significativa diffusione di forme tumorali a carico di lavoratori per i quali risulta positivo il rapporto tra esposizione pregressa e rischio ambientale di onconogenesi e manifestazione della malattia\", e che \"...il rischio di onconogenesi nell'area di Marghera e' sicuramente rilevante: infatti, nei diversi cicli produttivi sono presenti anche in grandi quantita', almeno 8 tra le 18 sostanze chimiche riconosciute cancerogene dallo Iarc dell'Oms e almeno sei tra quelle sospette\", e che in questo ambito il Petrolchimico \"...costituisce la massima concentrazione di rischio nell'area industriale di Porto Marghera, con caratteristiche produttive che in particolare enfatizzano il rischio di onconogenesi per la quantita' e la qualita' delle sostanze chimiche impiegate\"; dalle notizie non veritiere ed incomplete che durano da decenni e che hanno avuto gravi conseguenze sulla salute dei lavoratori del Petrolchimico deriva la ricerca condotta dall'associazione \"medicina democratica-movimento di lotta per la salute\" sui decessi tra i lavoratori di Porto Marghera addetti ai tre piu' importanti settori di lavorazione (polimerizzazione in sospensione, polimerizzazione in emulsione, insaccaggio del pvc), pubblicata sul periodico Medicina democratica, gennaio/aprile 1994; e' emersa una notevole diversita' tra i dati raccolti dall'associazione sulla mortalita' tra i lavoratori esposti e quelli piu' volte comunicati dalla Montedison-Enichem di Porto Marghera e, pertanto, l'associazione ha presentato un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale e presso la pretura circondariale di Venezia nell'agosto 1994; da notizie diffuse a mezzo stampa a gennaio 1995, risulta in corso un'indagine giudiziaria sulla vicenda; dalla ricerca, riguardante i settori lavorativi dove si sono avuti i maggiori danni alla salute e rilevanti casi di mortalita', e' emerso che la percentuale di morti per \"tutte le cause\" e' risultata essere del 20,25 per cento, con una punta del 28,57 per cento tra gli insaccatori del pvc; la mortalita' per \"tutti i tumori\" e' risultata essere del 16,74 per cento, percentuale che, includendo i colpiti da tumore ancora in vita, sale al 18,40 per cento, con percentuali del 25,51 per cento tra gli insaccatori; il dato piu' drammatico e' che l'80 per cento dei morti per tutte le cause sono deceduti per tumore a fronte del 29,9 per cento atteso; dalla ricerca emerge inoltre che: tutti gli addetti colpiti da angiosarcoma sono stati prevalentemente esposti al cvm, la mortalita' tra gli insaccatori di resina pvc delle imprese di appalto e' risultata superiore ad ogni previsione, tra gli addetti all'insacco, esposti al pvc e al cvm, e' prevalso il tumore alla laringe e ai polmoni tutti i lavoratori colpiti da tumore alla laringe (sette deceduti e quattro vivi che hanno subito operazioni chirurgiche mutilanti) erano stati addetti all'insaccaggio della resina pvc; l'indagine ha inoltre evidenziato che la mortalita' tra gli insaccatori di pvc, abbandonati al loro destino dai sindacati, non e' piu' stata presa in considerazione dall'infermeria del Petrolchimico e da medicina del lavoro di Marghera dopo il 1975, anno in cui si e' svolta l'ultima indagine epidemiologica da parte della facolta' di medicina dell'universita' di Padova, nonostante le aziende siano obbligate a tenere un registro degli esposti a sostanze pericolo ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 962/1982; l'infermeria di fabbrica del Petrolchimico, la direzione dell'Enichem-Montedison ed il sindacato, che continua a difendere l'azienda in ogni circostanza, oltre a non tenere in considerazione i lavoratori delle imprese d'appalto, sono fermi a dati che si riferiscono a ventidue anni fa; i pochi casi di mortalita' riconosciuti ufficialmente come derivanti dall'esposizione al cvm di Porto Marghera sono avvenuti a causa del ricorso giudiziario dei familiari delle vittime, reso necessario dal rifiuto degli istituti assicurativi al dovuto riconoscimento delle cause di morte e quindi al relativo versamento pensionistico; la mortalita' per esposizione al cvm, come da ricerche internazionali, si manifesta sul lungo periodo, fino ad arrivare ad una latenza di diciotto/venticinque anni ed oltre; la ricerca di medicina democratica ha evidenziato un caso di decesso con un minimo di esposizione al cvm per sette anni ed il caso drammatico di un decesso dopo soli tre giorni dalla manifestazione del male, dopo un'esposizione negli impianti di polimerizzazione del cvm durata trentacinque anni; a distanza di tempo quasi regolare, in relazione al \"tempo di latenza\" (periodo intercorrente tra l'esposizione al fattore cancerogeno ed il manifestarsi della malattia), si diffonde in fabbrica da piu' di venti anni la notizia di un altro lavoratore morto per angiosarcoma; nel 1994, la produzione stimata del cvm a Porto Marghera e' stata pari a 240 mila tonnellate ed a 160 mila tonnellate di pvc, le rimanenti 80 mila tonnellate di pvc sono destinate alla spedizione anche all'estero; i lavoratori impegnati nel settore sono migliaia essendoci grossi stabilimenti oltre che a Porto Marghera a Ravenna, Ferrara, Terni, Brindisi, Porto Torres, Priolo (Siracusa) -: se, alla luce di tali premesse/ i Ministri interrogati non ritengano quanto mai urgente ed improcrastinabile l'apertura di un'inchiesta ministeriale sulla vicenda, per valutare l'operato dei soggetti responsabili della tutela della salute dei lavoratori del Petrolchimico di Porto Marghera; se non ritengano altresi' indispensabile ripetere un'indagine epidemiologica tra tutti gli addetti ed ex addetti al cvm e pvc, compresi i lavoratori e gli ex lavoratori delle imprese d'appalto, per accertare i reali fattori di rischio cui sono stati e sono tuttora esposti migliaia di lavoratori negli stabilimenti di tutta Italia; se, nel caso in cui i dati raccolti confermino la drammatica situazione denunciata della ricerca di Medicina democratica, non ritengano opportuna la messa al bando di tutte le sostanze riconosciute cancerogene la cui lavorazione ha ucciso o condannato molti lavoratori, criminalmente tenuti all'oscuro dei rischi che correvano. (4-03214)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03214 presentata da GALLETTI PAOLO (MISTO) in data 19960917" . "0"^^ . "2014-05-15T10:28:27Z"^^ . . "GALLETTI PAOLO (MISTO)" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03214 presentata da GALLETTI PAOLO (MISTO) in data 19960917"^^ . "19960917-" . . "4/03214" .