INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03166 presentata da SANTANGELO VINCENZO (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 16/12/2014
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Atto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-03166 presentata da VINCENZO SANTANGELO martedì 16 dicembre 2014, seduta n.366 SANTANGELO, DONNO, MORONESE, VACCIANO, CRIMI, MARTON, MOLINARI, PUGLIA, SCIBONA, MANGILI, NUGNES, ENDRIZZI - Al Ministro dell'interno - Premesso che per quanto risulta agli interroganti: i beni definitivamente confiscati alla criminalità organizzata, tra immobili e aziende, al 2013 sono oltre 13.000, tra questi solo 2.000 sono aziende. Il 43 per cento circa di tali beni si trova in Sicilia, il 15 per cento in Campania, il 14 per cento in Calabria, il 9 per cento in Puglia e il restante 19 per cento distribuito nelle altre regioni d'Italia: tra queste, quella con più beni confiscati è la Lombardia; la maggior parte dei beni confiscati ricadono nella provincia di Palermo, per un valore di circa 30 miliardi di euro. I beni posti sotto sequestro vengono affidati ad un amministratore giudiziario, scelto dal giudice del caso, che dovrebbe gestirli mantenendoli in attività e conservandoli agli stessi livelli che precedevano il sequestro; il tema della gestione dei beni confiscati è sempre più rilevante, sia per l'alto valore simbolico che per la testimonianza tangibile della capacità delle istituzioni e della società civile di ripristinare condizioni di legalità in territori fortemente colpiti dal fenomeno criminale; la legge n. 109 del 1996, per il riutilizzo dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, ha compiuto da poco 18 anni, e il bilancio che ne deriva fa emergere, a parere degli interroganti, diverse zone d'ombra. La normativa ha consentito allo Stato di recuperare migliaia di beni tra palazzi, appartamenti, terreni e aziende mentre per le aziende i risultati sono stati al di sotto delle aspettative: quasi il 90 per cento delle imprese confiscate ha chiuso i battenti, causando la dispersione del patrimonio confiscato e, di conseguenza, lasciando una scia di disoccupazione e di costi per le casse pubbliche. A giudizio degli interroganti tale situazione è da attribuirsi ad una normativa che andrebbe rivista; considerato che: lo scorso 5 febbraio 2014 durante l'audizione nella Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere del Prefetto Giuseppe Caruso, direttore in carica dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, successivamente sostituito, a far data del 13 giugno 2014, come annunciato nella seduta del Consiglio dei ministri dal Prefetto Umberto Postiglione, sono emerse numerose anomalie circa l'amministrazione dei patrimoni sottratti ai mafiosi e, in particolare, si è riscontrata la necessità di verificare le competenze e l'operato degli amministratori giudiziari nominati dall'organo giudicante in fase di sequestro e, spesso, confermati dall'Agenzia nazionale dopo la confisca. Il prefetto Caruso ha riferito, in quella sede, che alcuni amministratori giudiziari hanno "usato a fini personali" i beni confiscati, bloccando il conferimento degli stessi agli enti destinatari, percependo "parcelle stratosferiche" e mantenendo cariche nei consigli di amministrazione delle aziende confiscate, così da rivestire al contempo il ruolo di controllato e controllore; a giudizio degli interroganti per comprendere ciò che è richiesto all'amministratore giudiziario è necessario distinguere fra provvedimenti che implicano attività meramente conservative (custodie giudiziarie in senso stretto) e quelli che necessitano, invece, di attività gestorie (amministrazioni giudiziarie). Non è sufficiente il nomen iuris per discriminare fra i due genus ; ad esempio il custode di un'azienda (ovvero di singoli beni) sottoposta a sequestro preventivo ex art. 321 del codice di procedura penale o ex lege n. 575 del 1965, non può e non deve limitarsi ad una statica attività volta alla tutela della loro integrità ma, piuttosto, deve preoccuparsi di conservarne e, se possibile, incrementarne il valore economico. Quindi, compito fondamentale del custode/amministratore dei beni oggetto di sequestro giudiziario (come, d'altronde, di qualsiasi custode di beni o, ancora più in generale, di qualsiasi altra amministrazione giudiziaria) è, in linea generale, quello di conservare ed amministrare, quale organo ausiliario di giustizia (sicché nell'esercizio della funzione gli va riconosciuta la qualifica di "pubblico ufficiale"), i beni affidatigli, sostituendosi al loro titolare, al fine di preservarne e, se possibile, incrementarne il valore economico; considerato inoltre che: risulta agli interroganti che il dottor Nicola Ribolla è stato nominato custode giudiziario delle seguenti aziende/società confiscate: Building Trade Srl, Cofin SpA, Cambuca Biagio, Ce.Pr.Edil. Srl, Costa Assicurazioni Srl, Costa Blu Srl, Costa Costruzioni SpA, Costa Immobiliare Srl, Dalfa Srl, F.lli Costa di Costa Giovanni Sas, Alle Verde Costruzioni Srl, Villa Celestina Srl; inoltre, il dottor Nicola Ribolla, è stato nominato amministratore giudiziario delle seguenti aziende confiscate: FA.MA. Srl, GA.GI.VI. Srl (comprendente: Gruppo 6 G.D.O. Srl e Grigoli Distribuzione Srl), Triassi Maria Giuseppina, Latticini Provenzano; il decreto legislativo del 6 settembre 2011, n. 159 prevede l'istituzione di un albo pubblico degli amministratori, con l'individuazione delle competenze gestionali, l'indicazione del numero delle nomine assegnate e delle competenze in denaro incassate; il 17 giugno 2014 la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, come riportato nel Documento XXIII, n. 1, auspica l'identificazione delle categorie di professionisti deputati ad assumere tale incarico, la previsione della nomina congiunta di più professionisti anche per la stessa procedura ed infine l'integrazione della normativa relativa ai criteri di conferimento dell'incarico basata sulla rotazione e l'equilibrata ripartizione; considerato altresì che, a quanto risulta agli interroganti: la fase di sequestro, secondo il decreto legislativo n. 159 del 2011, non deve superare i 6 mesi, e può essere incrementata al massimo di ulteriori 6 mesi. In questo periodo vengono svolte le dovute indagini e si decide il destino del bene stesso: se dichiarato legato ad attività mafiose esso viene confiscato e destinato al riutilizzo sociale, mentre se il bene non è legato ad attività mafiose viene restituito al proprietario; i beni soggetti alla custodia, o all'amministrazione giudiziaria, non vengono mantenuti nello stato in cui sono consegnati alle autorità; difatti, la gestione finanziaria dell'amministratore giudiziario svolta dal dottor Nicola Ribolla, affiancato in seguito dal consulente avvocato Antonio Gemma, ha portato al depauperamento del capitale della "Latticini Provenzano" che, sotto la stessa gestione, ha chiuso con una posizione debitoria di circa 28 milioni di euro. A tale proposito, per ottenere un chiarimento sulla correttezza dell'operato dell'amministrazione giudiziaria, il 17 giugno 2014, nella seduta n. 263, è stato presentato al Senato l'atto di sindacato ispettivo 4-02342; risulta agli interroganti che di sovente non vengano rispettate le tempistiche di cui al decreto legislativo n. 159, ed in media il bene resta sotto sequestro per 5-6 anni, ma ci sono casi in cui il tempo si prolunga fino ad arrivare a 16 anni; a parere degli interroganti l'albo degli amministratori competenti dovrebbe essere la fonte da cui vengono scelte le figure professionali più idonee, in base alle competenze e alle capacità. Ciò eviterebbe la scelta arbitraria effettuata dai giudici delle sezioni delle misure di prevenzione dei tribunali, evitando inoltre la ripetizione delle stesse nomine di custodi e/o amministratori giudiziari; come riportato dall'ANSA in data 29 ottobre 2014, Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, intervenendo a Palermo alla cerimonia di consegna di 530 beni confiscati in Sicilia, ha sottolineato la necessità dell'istituzione dell'albo degli amministratori giudiziari previsto dal codice antimafia e non ancora realizzato, ed evidenziato che inoltre andrebbe attuata l'anagrafe dei beni confiscati, uno strumento indispensabile per l'autorità giudiziaria, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; quali siano i tempi previsti per una piena operatività dell'albo, di cui già al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, affinché possano essere monitorate le nomine e, a giudizio degli interroganti, svincolare dall'arbitrio del magistrato le nomine dirette, come finora accaduto; quale sia il quadro economico dell'attività di gestione amministrativa delle aziende o dei beni confiscati ed assegnati dal tribunale di Palermo al dottor Nicola Ribolla, e quanti siano gli incarichi ancora a lui affidati. (4-03166)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03166 presentata da SANTANGELO VINCENZO (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 16/12/2014
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03166 presentata da SANTANGELO VINCENZO (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 16/12/2014
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
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BERTOROTTA ORNELLA (MOVIMENTO 5 STELLE)
BOTTICI LAURA (MOVIMENTO 5 STELLE)
CRIMI VITO CLAUDIO (MOVIMENTO 5 STELLE)
ENDRIZZI GIOVANNI (MOVIMENTO 5 STELLE)
MOLINARI FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
MORONESE VILMA (MOVIMENTO 5 STELLE)
NUGNES PAOLA (MOVIMENTO 5 STELLE)
SCIBONA MARCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
VACCIANO GIUSEPPE (MOVIMENTO 5 STELLE)
DONNO DANIELA (MOVIMENTO 5 STELLE)
MANGILI GIOVANNA (MOVIMENTO 5 STELLE)
MARTON BRUNO (MOVIMENTO 5 STELLE)
MORRA NICOLA (MOVIMENTO 5 STELLE)
PUGLIA SERGIO (MOVIMENTO 5 STELLE)
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SANTANGELO VINCENZO (MOVIMENTO 5 STELLE)
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