INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00795 presentata da MARENCO FRANCESCO (ALLENZA NAZIONALE - MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO) in data 19940525

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Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: l'avvocato Augusto De Megni, Sovrano Gran Commendatore del rito massonico scozzese antico e accettato, secondo quanto l'interrogante ha appreso da attendibili notizie di stampa, e' sottoposto ad indagini preliminari per "associazione a delinquere e per costituzione e partecipazione ad associazione segreta in violazione degli articoli 1 e 2 della legge n. 17 del 25 gennaio 1982", nota anche come legge sullo scioglimento della P2; tale legge (articolo 1) prevede l'illeceita' della associazione quando questa "svolge attivita' diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche ... nonche' di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale"; come noto l'avvocato Augusto De Megni risiede a Perugia, citta' in cui l'amministrazione della giustizia ad avviso dell'interrogante non sempre risponde a criteri di imparzialita' e indipendenza. L'interrogante ha avuto modo di rappresentare alcune situazioni paradossali, riguardanti il Magg. Antonio Capponi (interrogazione n. 4-16475 del 20 luglio 1993), il dottor Francesco Capponi e la signora Paola Rossetti (interrogazione n. 4-17055 del 3 agosto 1993), tutte connesse al nome di De Megni; dagli atti del Consiglio Superiore della Magistratura, seduta del 14 luglio 1993, l'interrogante apprende che il dottor Nicola Rotunno, giudice del Tribunale di Perugia, sezione penale, ha un procedimento a carico per il reato di cui all'articolo 2 comma 2 della citata legge 17/82, ovvero per partecipazione alla stessa "associazione segreta" per cui e' sottoposto ad indagini il De Megni; negli stessi atti del C.S.M. del 14 luglio 1993 si narra di recentissimi "stretti rapporti, anche documentalmente e testimonialmente provati" tra Augusto De Megni e Gelli, mentre dalla sentenza del 9 febbraio 1983 dello stesso C.S.M., si rileva che il dottor Paolo Nannarone, magistrato, attualmente con funzioni di Presidente della Sezione penale del Tribunale di Perugia, sottoscrisse il modulo di adesione alla massoneria nel gennaio 1976, in presenza di Gelli; altri giudici di Perugia hanno recentemente assunto posizioni contrastanti con le decisioni del C.S.M. in ordine alla massoneria: un collegio della Corte di Appello, formato dai magistrati dottor Raffaele Maggiore, dottor Giancarlo Orzella e dottor Pietro Abritti, con ordinanza n. 5/93 C.C. del 29 gennaio 1993, ha escluso l'esistenza di un "interesse" in capo al giudice massone quando una parte nel processo e' legata alla massoneria; tale collegio e' stato formato con giudici della sezione "civile" della Corte di Appello, nonostante che il procedimento fosse originato da un processo "penale" e che la stessa Corte, presieduta dal dottor Emanuele Salvatore Medoro, si fosse gia' espressa, due mesi prima, sulla palese ed incontestabile esistenza di un "interesse" tra organo giudicante e parte del processo, se appartenenti alla massoneria; e' quantomeno singolare che nelle recentissime ricusazioni nei confronti dei giudici dottor Paolo Nannarone e dottor Nicola Rotunno, motivate dal fatto che sono iscritti alla massoneria e che una parte processuale e' la cugina del De Megni (la signora Aureliana Del Commoda, difesa anche da Avvocati massoni), il dottor Emanuele Salvatore Medoro, giudice della competente sezione della Corte di Appello sia stato indebitamente escluso dal collegio giudicante; la netta presa di posizione del C.S.M., nella citata seduta del 14 luglio 1993, in cui si ipotizza "un fumus di illeceita' disciplinare anche per il solo fatto della appartenenza del magistrato alle varie logge massoniche" dovrebbe quantomeno essere tenuto presente anche dai magistrati di Perugia, almeno l'interrogante se lo augura vivamente; la situazione della giustizia perugina, in sintesi, vede piu' di un magistrato "legato" a questioni di massoneria e, oltre ai gia' citati, occorre ricordare che anche il genero di Gelli, dottor Marsili, svolge le sue funzioni di magistrato a Perugia (la sentenza del 9 febbraio 1983 del C.S.M. assolse il dottor Marsili - indicato "in sonno" - dall'appartenenza alla P2, ma non escluse la sua iscrizione alla massoneria), peraltro, sempre il C.S.M., negli atti del 14 luglio 1993, sotto il titolo "attivita' criminose svoltesi in seno alla massoneria", indica proprio un magistrato quale Presidente del collegio massonico dell'Umbria; non si puo', peraltro dimenticare che il Procuratore Generale di Perugia, dottor Alfredo Arioti, risulta all'interrogante essere appartenente alla massoneria, anche se il Presidente dei maestri massoni dell'Umbria e Presidente dell'Ordine degli Avvocati ha precisato con comunicato alla stampa che non risulta negli elenchi perche' ... "receduto", termine assolutamente incomprensibile ed inusuale per la massoneria; peraltro lo stesso magistrato, solo un mese prima, aveva dichiarato alla stampa di "non essere massone"; e anche il Procuratore Capo dottor Restivo, secondo notizie di stampa (Corriere della Sera) risulta essere iscritto alla massoneria; i giudici e i procuratori della Repubblica del Distretto della Corte di Appello di Perugia, a norma dell'articolo 11 del codice di procedura penale, sono competenti per tutti quei procedimenti in cui sono parti del processo penale (imputati o parti offese o danneggiati dal reato) i magistrati di quasi tutto il centro Italia e, in particolare, tutti i magistrati del distretto della Corte di Appello di Roma, compresi i magistrati della Suprema Corte di Cassazione; pertanto le assegnazioni nella sede di Perugia dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione, cosi' come l'operato degli stessi magistrati; a Perugia, come risulta invece all'interrogante, non viene esercitata l'azione penale nei confronti di determinate persone, in palese violazione del disposto costituzionale: e' il caso di denunce e querele a carico della cugina del De Megni, signora Aureliana Del Commoda, a carico dell'avvocato Fettucciari, a carico della signora Irma Tofi o di altri legati all'ambiente giudiziario come un curatore e un ufficiale giudiziario, pur denunciati dai due fratelli Capponi; in tale situazione le vicende del Magg. Antonio Capponi e del dottor Francesco Capponi, di cui alle gia' citate interrogazioni, su cui manca ancora una risposta, sembrano il frutto di pesanti interferenze di settori, deviati o meno, della massoneria perugina, e comunque e' ricorrente la presenza di personaggi legati alla massoneria (legali, parentele, ecc.) e di palesi illegalita' -: quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo e il Ministro di grazia e giustizia intendano assumere per garantire la reale indipendenza e imparzialita' dei magistrati di Perugia da gruppi di potere e lobbies locali e nazionali, anche nei confronti di coloro che non sono e non vogliono iscriversi alla massoneria, come i fratelli Capponi; se risulti al Governo quali siano le inchieste disciplinari o penali aperte nei confronti dei magistrati di Perugia, oltre quella che riguarda il dottor Nicola Rotunno, giudice nella sezione penale del Tribunale di Perugia per partecipazione ad associazione segreta e se il Ministro titolare dell'azione disciplinare intenda aprirne; quali provvedimenti intenda prendere o promuovere il Ministro affinche' i processi penali a Perugia non siano decisi da magistrati indagati di appartenenza ad "associazioni segrete che interferiscono nelle funzioni pubbliche" quando sono parti del processo parenti stretti del De Megni, indagato per lo stesso reato e per la stessa "associazione segreta", come nel caso Capponi-Del Commoda; quali provvedimenti intenda prendere o promuovere il Ministro affinche' i processi penali a Perugia non siano decisi da magistrati massoni quando sono parti del processo parenti stretti del DE MEGNI, ovvero di colui che e' al vertice della massoneria di rito scozzese, come nel caso Capponi-Del Commoda; se il Ministro non ritenga di disporre l'apertura di una formale inchiesta, con la necessaria urgenza, per accertare l'effettivo stato della amministrazione della giustizia penale e civile nel distretto della Corte di Appello di Perugia, in riferimento, anche, alle vicende dei fratelli Capponi; quando e' stata compiuta l'ultima ispezione del Ministero di grazia e giustizia a Perugia e quale ne e' stato l'esito, posto che si ripetono da almeno quattro anni fatti che appaiono illegittimi e sconcertanti; se e quando il Ministero di grazia e giustizia intenda sentire personalmente i fratelli Capponi in ordine alle inchieste disciplinari in corso verso magistrati del distretto della Corte di Appello di Perugia, come loro stessi hanno chiesto sin dal 10 agosto 1993 a mezzo telegramma. S'intende richiamato l'atto ispettivo presentato nella XI legislatura di contenuto identico al presente, n. 4-17366. (4-00795)
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