INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00306 presentata da MELONI GIORGIA (FRATELLI D'ITALIA) in data 29/04/2013

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-00306 presentato da MELONI Giorgia testo di Lunedì 29 aprile 2013, seduta n. 10 GIORGIA MELONI . — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che: la signora Valeria Grasso, testimone di giustizia sottoposta al regime di protezione ai sensi della legge n.82 del 1991, vive da un anno, e con lei la sua famiglia, un fortissimo disagio frutto di un sistema burocratico-amministrativo la cui scarsa trasparenza produce situazioni molto spiacevoli per i testimoni, il servizio centrale di protezione e un danno per le finanze pubbliche. Sono purtroppo numerosi gli atti amministrativi che rischiano di incrinare il rapporto tra la testimone e il servizio centrale di protezione. La signora Grasso è un'imprenditrice di Palermo che ha sentito il dovere morale e civico di denunciare gravi situazioni in cui erano implicati esponenti di spicco di un famigerato clan mafioso tra i più pericolosi d'Italia. Inutile precisare che questa coraggiosa scelta ha coinvolto tutta la sua famiglia, composta dal compagno e dai tre figli, due dei quali minori, nucleo che improvvisamente si è trovato catapultato in una realtà stravolta e che ha determinato anche importanti e comprensibili conseguenze psicologiche; il turbamento che la tutela di una scorta 24 ore su 24 avrebbe provocato ai figli, ha indotto la signora Grasso a preferire il trasferimento in località protetta, una misura che implica l'abbandono per un periodo di tempo indeterminato della città di origine, di tutte le attività e le abitudini proprie del nucleo familiare. Si tratta di una scelta non semplice poiché Valeria Grasso ha dovuto trascurare la sua impresa, il compagno ha dovuto subordinare il proprio lavoro alle nuove esigenze e i tre figli hanno dovuto cambiare le scuole e la città dove proseguire i rispettivi corsi di studi. Il trasferimento impone la cessazione dell'attività lavorativa con cui si mantiene la famiglia, un mancato introito surrogato dalla corresponsione di un contributo mensile, ridotto del 50 per cento per il periodo di soggiorno negli alberghi in attesa di un'abitazione definitiva. È superfluo precisare che questi soggiorni tutto sono tranne che una piacevole vacanza e che percepire un contributo crea anche imbarazzo in chi ha sempre provveduto a mantenere la famiglia grazie al proprio lavoro; la gestione delle risorse economiche di tali soggiorni ha suscitato più di una perplessità. Infatti, in data 18 ottobre 2012, la signora Grasso ha ricevuto «verbale di comunicazione» da parte del servizio centrale di protezione contenente la notifica dell'addebito forzoso di presunte spese extra sostenute in alcune delle strutture alberghiere in cui la signora Grasso e famiglia è stata ospite. La somma complessiva addebitata è di circa 1.800 euro, ma la signora Grasso ne contesta l'importo e riconosce il rimborso di soli 360 euro in quanto spese extra da lei effettivamente sostenute e certificate da ricevute firmate dalla stessa signora. Una successiva comunicazione del 9 febbraio 2013, pervenuta a seguito delle osservazioni della signora Grasso, recitava «le verifiche effettuate presso le strutture alberghiere hanno confermato la consumazione degli extra da parte della testimone e dei suoi familiari» senza però specificare il contenuto e le modalità di tali verifiche e senza permettere la consultazione delle eventuali ricevute firmate dalla signora Grasso, così come avviene normalmente nelle strutture alberghiere di tutto il mondo. L'indefinibilità di tali consumazioni extra, la fatturazione arbitraria e unilaterale proveniente dagli alberghi e la mancata verifica di quanto sostenuto dalla signora Grasso solleva un serio problema di trasparenza che può innescare sospetti di cui francamente né i sottoposti al regime di protezione né l'amministrazione hanno bisogno; la signora Grasso, poi, evidenzia cospicue trattenute effettuate sull'importo del contributo mensile a lei spettante nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2012 nonché nel corrente mese di aprile, le cui motivazioni, inizialmente ignote e non da lei riscontrabili, sono state in seguito giustificate dall'amministrazione come ulteriori tranche di rimborsi alberghieri e come revoca del contributo per il mantenimento della figlia. Questo passaggio costituisce un'ulteriore ferita poiché Margherita, la figlia oggi diciottenne, ma minore nell’ incipit della vicenda, ha manifestato gravi disagi a seguito della condizione che si trova a vivere. In procinto di conseguire il diploma di maturità, gli psicologi indicati dal servizio di protezione centrale, hanno visitato Margherita e ne hanno consigliato l'immediato reinserimento temporaneo nella città e scuola di origine per cercare di lenire il suo palese malessere ed evitare la somministrazione di farmaci antidepressivi. Tale provvedimento è stato confermato anche dalla visita sostenuta dalla giovane presso una struttura pubblica ASL della regione siciliana. Da pochissimi mesi Margherita è tornata a vivere nella città di origine a casa dei nonni materni ma il distacco dalla sua famiglia non è certamente indolore. La revoca della somma destinata al mantenimento di Margherita e l'inspiegabile quanto dolorosa diffida ricevuta dalla signora Grasso a recarsi nella sua città di origine per incontrare la figlia sono elementi che accrescono disagi e sofferenze. Questa diffida non è stata giustificata in alcun modo, nemmeno con ragioni di sicurezza. Dalla presente esposizione sono stati omessi altri passaggi e momenti (come uno sfogo drammatico del figlio tredicenne Emanuele) che hanno cadenzato negativamente l'incedere dell'ultimo anno trascorso da Valeria Grasso e dalla sua famiglia; al fine di chiarire alcune situazioni e favorire un clima di maggiore collaborazione e armonia che possa eliminare le incomprensioni, Valeria Grasso ha già da alcuni mesi avanzato la richiesta di essere ascoltata dalla commissione del servizio di protezione centrale. Si capisce pienamente quali siano le difficoltà che il servizio di protezione centrale affronta per garantire la sicurezza e gestire in maniera appropriata le numerose e diverse esigenze che inevitabilmente sorgono quando si tutela un intero nucleo familiare. La signora Grasso e l'interrogante esprimono apprezzamento e riconoscenza per lo sforzo che si sta compiendo: proprio per valorizzare tale azione si auspica che la rigida burocrazia applicata nei confronti dei protetti sappia modellarsi meglio alla situazione «sul campo» e, nell'altro verso, si cerchi di porre rimedio ad una eccessiva «semplificazione» che sembra caratterizzare soprattutto i rapporti economici tra amministrazione ed esercenti. La mancanza di un rapporto diretto tra la testimone e i curatori del servizio e la farraginosità delle comunicazioni amplifica la sensazione di forte limitazione della libertà, materiale e psicologica, a cui è sottoposta la signora Grasso; lo scopo di questa interrogazione non è certamente mettere in discussione la professionalità degli operatori del servizio, ma fare luce sulle modalità poco trasparenti con cui vengono gestite preziose risorse pubbliche e non certo palesare un inesistente attaccamento al denaro da parte di Valeria Grasso la quale si trova, insieme a tutta la sua famiglia, a vivere un disagio drammatico per il suo forte spirito di giustizia e senso dello Stato, sentimento confermato da altri interrogativi che la signoria Grasso solleva a proposito del rapporto economico intrattenuto dall'amministrazione con gli alberghi: ci si chiede per quale motivo, ad esempio, si sarebbe proceduto al pagamento del soggiorno di tutti i cinque componenti il nucleo familiare anche per i periodi in cui nelle strutture erano ospitati solo due o tre dei membri della famiglia e per quale motivo l'intera famiglia sarebbe stata obbligata, a quanto consta all'interrogante, a consumare tutti i pasti all'interno delle strutture alberghiere quando avrebbe potuto scegliere delle alternative più economiche che avrebbero anche favorito un clima di maggiore normalità; è inequivocabile che siffatto modo di procedere necessiti di un'accurata verifica e spiegazione al fine di fugare ogni dubbio e porre rimedio in caso di eventuali irregolarità che non ci si augura; giova sottolineare che un testimone di giustizia non è un criminale che ha deciso di collaborare con le istituzioni (molto spesso per convenienze personali) ma una persona, un cittadino che sta rendendo un grande servizio alla comunità nazionale. Un testimone ha il diritto di vivere la sua vita nel modo più normale possibile, compatibilmente con le esigenze di sicurezza. La vita di un testimone e della sua famiglia non può essere trasformata in una condanna a una forma di detenzione, per quanto dorata possa essere. Valeria Grasso apprezza sinceramente l'impegno che lo Stato sta profondendo per garantire la sicurezza sua e della famiglia, ma non può fare a meno di evidenziare situazioni spiacevoli e incongruenti con lo spirito e le finalità del regime di protezione di cui fruisce. Il fondato timore è che altri cittadini che si trovano o, potrebbero trovarsi nelle sue condizioni decidano di rinunciare alla possibilità di assicurare alla giustizia pericolosi criminali per non dover assoggettare la propria vita e quella dei propri cari a condizioni al limite del possibile; il sistema di protezione dei testimoni di giustizia rappresenta una risorsa troppo preziosa per essere anche parzialmente macchiata da situazioni poco chiare. Essa deve rispondere a criteri di trasparenza assoluta considerata la delicatezza e l'importanza che riveste. Si sa bene quanto siano straordinari l'impegno, la professionalità e il senso del dovere degli uomini e delle donne del servizio di protezione centrale. Ci sembra giusto che il loro lavoro non venga inficiato da questioni amministrative che rischiano di danneggiare la credibilità e l'efficacia del servizio stesso. I cittadini sottoposti al regime di protezione vedono completamente stravolta la vita loro e delle famiglie, dovendo rinunciare a risiedere liberamente dove desiderano, dovendo spesso lasciare le proprie attività, i legami affettivi ed amicali, rinunciando a stabilire relazioni sociali normali, sapendo di dover essere frequentemente spostati, almeno per un certo periodo di tempo, per motivi di sicurezza. Il sacrificio di queste persone deve essere gratificato sia dal punto di vista morale che, per quanto possibile, da quello materiale: è quindi giusto che la comunità nazionale sia in grado di garantire loro una vita dignitosa e sicura. La piena fiducia dei cittadini nelle iniziative delle istituzioni rappresenta lo strumento primario affinché le iniziative stesse si rivelino utili ed efficaci, in ragione della fondamentale importanza che questo servizio riveste nella lotta alla criminalità, al fine di garantirne la massima trasparenza, efficienza e livello di sicurezza per i cittadini–: quali iniziative intenda assumere il Governo affinché la vicenda in questione venga sottoposta rapidamente a verifica evitando altri disagi e patimenti alla signora Valeria Grasso e alla sua famiglia; se non si ritenga opportuno intervenire per evitare spiacevoli sviluppi che distrarrebbero risorse umane e materiali dal principale scopo del servizio di protezione, rischiando anche di minare il fondamentale rapporto di reciproca fiducia tra cittadino sottoposto al servizio e istituzione; se non si ritenga opportuno rivedere le procedure e le pratiche amministrative poste in essere in situazioni analoghe; se non si ritenga opportuno considerare, ai fini del miglioramento del servizio, anche le osservazioni e i suggerimenti dei cittadini fruitori delle misure di protezione. (4-00306)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
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