INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/04351 presentata da GUERRA MAURO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 19991004
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Ai Ministri della giustizia e della sanita'. - Per sapere - premesso che: il giorno 3 settembre 1999 il Signor Pietro Ibba veniva condotto presso la casa circondariale di Lecco per scontare una pena di dieci mesi di reclusione; pochi giorni dopo la madre, signora Angela Legnani, si recava a far visita al figlio che, dopo pochi minuti di colloquio, la informava di sentirsi stanco, di avere la febbre da diversi giorni e di voler andare a riposare; il 12 settembre, dopo ben dieci giorni che il signor Ibba si trovava in carcere a Lecco, la signora Legnani veniva informata telefonicamente che il proprio figlio sarebbe stato trasferito presso la casa circondariale di Opera per motivi di salute, in quanto, le veniva detto, "ad Opera c'e' l'infermeria e potranno essere eseguiti tutti gli accertamenti e le analisi che a Lecco non e' possibile effettuare"; non contenta della vaga spiegazione la signora (vedova, pensionata e con gravissimi problemi di salute) si faceva accompagnare da vicini di casa presso il locale comando dei carabinieri, ove veniva rassicurata ed informata che, ad Opera. Pietro sarebbe stato assistito a dovere; la signora, comprensibilmente preoccupata per la salute del figlio, si recava presso la casa circondariale di Lecco alla ricerca di ulteriori notizie e riceveva da un Agente, gentile, la conferma che "Pietro stava molto male"; martedi' 15 settembre 1999 la signora Legnani, affrontando un lungo e faticoso viaggio, si recava presso il carcere di Opera per sostenere il colloquio e portargli la biancheria pulita. Un Agente, in modo sbrigativo, diceva alla signora che per quel giorno non sarebbe stato possibile vedere il figlio. Alle inevitabili insistenze e richieste di chiarimenti della signora, l'agente rispondeva di non sapere nulla e la invitava a ritornare il martedi' successivo; in realta', senza che nessun familiare ne fosse stato informato, Pietro, paziente non sieropositivo, era stato trasferito all'ospedale Sacco di Milano, reparto infettivi p. t. il giorno 14 settembre; la mattina del 17 settembre Pietro Ibba e morto di setticemia. Solo, senza che sua madre venisse informata della gravita' delle sue condizioni e potesse stargli vicina; l'avvocato di Pietro, Barbara Valli, telefonava il giorno stesso alla casa circondariale di Opera per chiedere chiarimenti, ma nessun medico era presente e veniva invitata a contattare l'ospedale Sacco; il sabato mattina la salma di Pietro veniva sottoposta ad una prima autopsia presso lo stesso ospedale; il lunedi' mattina l'avvocato Valli contattava telefonicamente la dottoressa Bini dell'ospedale Sacco, che si era personalmente occupata di Pietro e che le riferiva che lo stesso era stato condotto in ospedale martedi' 14, iperpiretico, in stato di parziale incoscienza e cachettico. Riferiva inoltre che era stato tempestivamente sottoposto a terapia antibiotica, che il mercoledi' 15 pareva reagire, peggiorava il giovedi' 16, si aggravava ulteriormente durante la notte e spirava la mattina del 17; la dottoressa Bini riferiva che Pietro aveva ripetutamente chiesto che venisse avvisata la propria mamma e che, a tal fine, lei stessa si era premurata di telefonare piu' volte a Opera, chiedendo che i parenti fossero informati della gravita' delle condizioni cliniche di Pietro. La dottoressa riferiva inoltre che il decesso era stato verosimilmente determinato da stepsi; il lunedi' pomeriggio, dopo aver fissato un appuntamento, l'avvocato Valli, accompagnata dalla signora Legnani e dal signor Dolcini (cugino di Pietro), si recava presso la casa circondariale di Opera, dove veniva ricevuta dal Vicedirettore dottor Sorrentini, il quale aveva cura di informarla che tutto il possibile era stato fatto per la salute di Pietro e che nessuno era stato informato del trasferimento all'ospedale Sacco, in quanto, dalla casa circondariale di Lecco, non era stato trasmesso alcun recapito. L'avvocato Valli faceva presente che, data la gravita' della situazione, il modo di avvertire i congiunti lo si sarebbe potuto trovare, tramite il municipio di Mandello del Lario, o il locale comando dei carabinieri o, ancora, tramite la polizia municipale (attraverso la quale, peraltro, la madre era stata successivamente informata del decesso); quello stesso pomeriggio l'avvocato Valli, la signora Legnani e il signor Dolcini, raggiungevano l'Ospedale Sacco e riuscivano a parlare con il dottore Riva che, unitamente alla dottoressa Bini ed al dottor Franzetti, aveva seguito Pietro. Il dottor Riva si diceva "scioccato" dalle condizioni cliniche di Pietro al momento del ricovero e dall'atteggiamento degli agenti addetti a piantonarlo i quali, avrebbe osservato il dottor Riva nonostante i numerosi solleciti da parte del personale medico a contattare i parenti di Pietro, non avevano in alcun modo provveduto ne', quanto meno, tentato in qualche modo di provvedere; quanto al decesso, il dottor Riva riferiva che Pietro, condotto in ospedale con una setticemia in stato avanzato, era deceduto per arresto cardiaco determinato da stepsi, osservando che, comunque, si doveva attendere l'esito dell'autopsia. Aggiungeva inoltre che, all'ingresso in ospedale di Pietro, date le sue condizioni, aveva ritenuto trattarsi di paziente sieropositivo, scoprendo solo successivamente che cosi' non era; la mattina del 21 settembre l'avvocato Valli si recava presso l'obitorio di Milano, Piazzale Gorini, dove doveva essere eseguita una seconda autopsia sulla salma di Pietro. l'avvovato Valli, notando che sui documenti in possesso dei medici addetti all'autopsia stava scritto che Pietro era affetto da Aids, chiedeva che tale indicazione, falsa, venisse cancellata e tanto otteneva dopo una verifica da parte del personale -: se il Governo non ritenga gravissimi dal punto di vista della dignita' e dei diritti della persona, e delle conseguenti responsabilita', i fatti narrati, le condizioni ed i modi attraverso i quali si e' giunti, senza che un soccorso attento e tempestivo potesse salvarlo, alla morte del giovane Pietro Ibba; quali immediate iniziative il Governo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per accertare quale sia stato lo svolgimento dei fatti; per quale ragione Pietro Ibba sia rimasto in quelle condizioni per dieci giorni presso la casa circondariale di Lecco, carente di strutture adeguate, e quindi senza essere sottoposto a nessun accertamento clinico; per quale ragione Pietro Ibba non sia stato trasferito subito presso l'ospedale piu' vicino, quello di Lecco, e, dopo dieci giorni, mandato ad Opera; quale sia stata l'assistenza e gli accertamenti apprestati ad Opera; per quali ragioni non siano stati informati i familiari, in particolare la madre, condannando cosi' Pietro Ibba alla tragica solitudine negli ultimi giorni della sua vita ed i familiari allo strazio di non averlo potuto assistere; quali iniziative si intendano assumere, una volta accertati i fatti, e salva l'azione della magistratura, per individuare le responsabilita' ed assumere i conseguenti provvedimenti; quali misure piu' generali ed in particolare in relazione al terribile fatto denunciato siano state assunte o si intendano assumere per determinare condizioni tali da impedire che possano verificarsi altri episodi quali quello di cui e' stato atrocemente vittima, in modo angosciosamente solitario, Pietro Ibba. (3-04351)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/04351 presentata da GUERRA MAURO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 19991004
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GUERRA MAURO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO)