. "CAPARINI DAVIDE (LEGA NORD PADANIA)" . . "Interrogazione a risposta orale Atto Camera Interrogazione a risposta orale 3-02234 presentata da DAVIDE CAPARINI martedì 29 aprile 2003 nella seduta n. 301 CAPARINI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che: dal 1 o gennaio 1998 il settore telefonico avrebbe dovuto essere liberalizzato al fine di garantire la concorrenza fra i diversi gestori nell'offerta di telefonia fissa; sono trascorsi cinque anni e per la telefonia fissa Telecom Italia rimane l'unico gestore che possa, in violazione della concorrenza, minacciare ed attuare il distacco della linea agli utenti. Infatti, se l'utente decide di rivolgersi ad un altro gestore è costretto in ogni caso a corrispondere, direttamente o indirettamente, il canone di linea a Telecom Italia. Gli utenti non possono scegliere tra gestori concorrenti che siano su un effettivo piano di parità; il taglio della linea era una prerogativa dello Stato finché esso gestiva in monopolio il servizio telefonico e serviva a garantire l'ente statale dall'eventuale mancato pagamento del servizio da parte dell'utente. Si trattava di uno strumento eccezionale, attraverso il quale lo Stato tutelava un bene pubblico: il servizio di telefonia fissa; a Telecom Italia è stato consegnato in monopolio quel bene pubblico, le linee telefoniche, concedendo in tal modo a una società privata di usufruire di un'entrata di oltre 4.000 milioni di euro ogni anno derivanti dal pagamento del canone di linea da parte degli abbonati (ogni cittadino paga infatti 350 mila lire all'anno per il canone); l'interruzione della linea è utilizzato da Telecom Italia come strumento di pressione per ottenere dall'abbonato il pagamento dei cosiddetti servizi «aggiuntivi» che non vengono riconosciuti dagli utenti come traffico proprio (166, 899 709 Internet, 00 erotici, eccetera), non richiesti alla firma del contratto ma che sono addebitati fino a un costo di 1,50 euro al minuto più Iva; il pagamento del canone di linea dovrebbe garantire all'utente il diritto alla linea telefonica. Invece, per contestazioni sui servizi aggiuntivi e/o non riconosciuti, questo diritto, con il distacco della linea, viene spesso negato. Va precisato che nessun utente ha mai firmato un contratto per avere servizi aggiuntivi. Si tratta dunque di servizi non richiesti, per i quali si dovrebbe rispettare il dettato del decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 185, che all'articolo 9 (Fornitura non richiesta) afferma che: «È vietata la fornitura di beni o servizi al consumatore in mancanza di una sua previa ordinazione nel caso in cui la fornitura comporti una richiesta di pagamento. Il consumatore non è tenuto ad alcuna prestazione corrispettiva in caso di fornitura non richiesta. In ogni caso, la mancata risposta non significa consenso; l'utenza è intestata al signor Mario di Possagno (Treviso), che paga di solito bollette intorno alle 55.000 lire; per il terzo e per il quarto bimestre 1999 riceve bollette anomale da 528.000 e da 187.000 lire. Il signor Mario le contesta presso la Filiale Telecom di Treviso, dove viene mostrata loro su video una sfilza di 166, senza che tale documentazione venga stampata; al signor Mario viene fatta firmare una dichiarazione sulla privacy in cui conferma che «nella qualità di intestatario dell'utenza telefonica» i tabulati sono disponibili, benché con le ultime cifre oscurate, «per la sola consultazione». Mario deve inoltre firmare un modulo prestampato in cui dichiara di «aver preso visione della documentazione»; paga 60.000 lire - cioè il canone più il normale traffico telefonico - entro la data di scadenza del terzo bimestre 1999; qualche giorno dopo gli arriva una lettera standard in cui Telecom dichiara di aver effettuato «tutti i controlli» che confermano «l'esattezza degli scatti conteggiati». Anche il quarto bimestre viene pagato entro la data di scadenza per un importo di 60.000 lire. Il 7 agosto 1999 Telecom stacca ugualmente la linea in uscita. L'8 ottobre, Mario rinnova la formale contestazione con una raccomandata a Telecom (chiedendo anche l'attivazione della documentazione integrale in bolletta) e una all'ispettorato ministeriale di Mestre, che risponde con lettera di «presa in carico» della pratica. Ciononostante, Telecom mantiene lo stacco della linea in uscita, anche se le successive bollette fino al quarto bimestre del 2000 vengono pagate interamente. Telecom rinuncia comunque alla «risoluzione contrattuale» precedentemente minacciata con lettera. Nonostante numerose raccomandate, Telecom non riallaccia la linea in uscita; l'utente, dal quinto bimestre 2000, inizia a pagare il canone a metà (perché può utilizzare la linea a metà, solo per ricevere) contestando ogni volta con raccomandata. Con lettera del 29 maggio 2001 l'ispettorato ministeriale Veneto invita a rivolgersi all'Authority di Napoli, che «sta concretamente affrontando la problematica relativa al contenzioso nei confronti di Telecom Italia spa» (di questo parleremo nelle prossime puntate). Da questo momento, Mario deve inviare tre raccomandate a tre indirizzi diversi: a Telecom Italia, all'ispettorato ministeriale Veneto (che ha iniziato la pratica) e all'Authority. La disavventura continua finché il 19 dicembre 2001 l'Ufficio Crediti Telecom di Mestre, dopo una lunga telefonata, propone a Mario una transazione per chiudere il debito e ripristinare, la linea: Mario dovrebbe accettare la transazione «a chiusura del debito di 829.000 lire». L'utente contatta il Comitato Vittime Sip-Telecom che gli suggerisce di inviare un fax di richiesta della documentazione relativa alle bollette contestate, che per legge Telecom Italia deve fornire in forma completa in caso di contenzioso con gli utenti. Nel fax Mario sottolinea l'abusiva interruzione della linea telefonica e del pubblico servizio, cioè la violazione del contratto stipulato e finanziato con il pagamento costante del canone di linea. Mario spiega che le chiamate a «servizi aggiuntivi 166», addebitate sulle bollette contestate, non sono mai partite dalla propria abitazione; che le bollette contestate sono state interamente pagate per quanto di propria competenza (canone di linea e traffico telefonico relativo al pubblico servizio); che non ha mai richiesto l'attivazione dei «servizi aggiuntivi 166» né sottoscritto alcun contratto relativo a tali servizi; che le bollette, dall'ultimo bimestre 2000 fino all'ultimo bimestre 2001, sono state interamente pagate per quanto di competenza, entro la data di scadenza, detraendo solamente la metà dei canoni non usufruibili, vista l'arbitraria disattivazione unilaterale della linea da parte di Telecom; che solo al fine di concludere il contenzioso, Mario accetta la transazione proposta dal funzionario Telecom, relativa al contenzioso in corso, per complessive 861.070 lire, somma alla cui richiesta Telecom rinuncia definitivamente per il futuro; Mario precisa che l'accettazione di tale transazione è comunque subordinata al ripristino integrale della linea telefonica. Il 20 dicembre 2001 Telecom ripristina la linea anche in uscita, dopo 2 anni più di 3 mesi e dopo 7 raccomandate! La bolletta del primo bimestre 2002 è pari a 60.000 lire. Mario tira un sospiro di sollievo, i problemi sembrano finiti, inizia invece la seconda odissea. La bolletta del secondo bimestre presenta 0,34 euro di telefonate senza documentazione, e 3,62 euro di «spese riattivazione collegamento»: Mario si sente beffato, perché la disattivazione gliel'aveva inflitta Telecom e comunque le spese di riattivazione gli vengono imputate dopo un accordo di transazione; in bolletta ci sono anche 0,02 euro per «interessi legali e moratori sesto bimestre 2001», che pure rientrava nella transazione. Vengono quindi detratti e contestati con raccomandata 4,77 euro. Per questa modestissima somma ricomincia il balletto delle raccomandate alle quali Telecom non dà risposta, inviando solo solleciti, che per Mario hanno il sapore di lettere minatorie, Anche la bolletta del terzo bimestre 2002 contiene la richiesta del pagamento di 0,62 euro di indennità per ritardato pagamento del solito sesto bimestre 2001, più la richiesta di 1,53 euro di traffico senza alcuna documentazione, che naturalmente vengono anch'essi detratti e contestati con raccomandata rimasta senza risposta. 8,38 euro di traffico non documentato compaiono nella bolletta del 4 o bimestre 2002, regolarmente detratti e contestati con raccomandata. La documentazione cosiddetta «in chiaro», cioè con le ultime tre cifre oscurate (!!), viene invece attivata dal primo luglio 2002, ma solo su metà della bolletta del quinto bimestre 2002, dalla quale si detraggono e contestano 6,24 euro. Con altro sollecito del 26 settembre 2002, si richiedono 8,38 euro, già giustificati dall'utente nelle varie lettere raccomandate, e l'intera bolletta del quinto bimestre. Ai primi di ottobre 2002 Mario si vede nuovamente staccare la linea in uscita. A nulla valgono le proteste ed il riferimento alle contestazioni e agli accordi. Da ultimo arriva una lettera di risoluzione contrattuale in data 15 novembre 2002. Da questo momento, Mario non riesce più a contattare Telecom Italia -: quali iniziative normative il Governo intenda assumere affinché possano essere efficacemente tutelati i diritti degli utenti rispetto alle situazioni deplorevoli di cui si è detto in premessa. (3-02234)" . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/02234 presentata da CAPARINI DAVIDE (LEGA NORD PADANIA) in data 29/04/2003"^^ . . "20030429" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/02234 presentata da CAPARINI DAVIDE (LEGA NORD PADANIA) in data 29/04/2003" . "3/02234" . . . . "2015-04-28T23:07:46Z"^^ . "1"^^ . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE" . "20030429-20040127" . _:B00acb145a7f74253874ba74b71ad4dd4 . "Camera dei Deputati" . "20040127" . _:B00acb145a7f74253874ba74b71ad4dd4 "20040127" . _:B00acb145a7f74253874ba74b71ad4dd4 "SOTTOSEGRETARIO DI STATO COMUNICAZIONI" .