INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01454 presentata da BOATO MARCO (MISTO) in data 19970731
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Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: venerdi' 25 luglio 1997 l'interrogante ha visitato la casa circondariale di Pisa nella sua qualita' di parlamentare; nel corso di tale visita, l'interrogante ha avuto occasione di incontrare il detenuto ebreo Davide Coen, traendone una sconvolgente e terribile impressione sulle sue condizioni fisiche e psicologiche, tali da richiamare alla memoria immagini da campo di concentramento; l'interrogante ha provato la sensazione di trovarsi di fronte ad un caso disperato, che potrebbe portare rapidamente ad esiti tragici in assenza di un tempestivo intervento della magistratura di sorveglianza, con conseguente sospensione provvisoria della pena; anche su sollecitazione dell'interrogante, e con l'aiuto di altri detenuti, Davide Coen ha presentato una istanza al magistrato di sorveglianza di Firenze, che qui di seguito si riproduce integralmente: "Al Magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Pisa. Sono Davide Coen, nato a Milano il 24 marzo 1937, detenuto nella Casa Circondariale di Pisa in esecuzione di cumulo di pene definitive (per ricettazione e falso nummario) dal 24 marzo 1995, e faccio istanza a codesto Magistrato perche' voglia concedermi la sospensione provvisoria della pena in considerazione del mio gravissimo stato di salute, avendo rivolto analoga istanza di differimento della pena al Tribunale di Sorveglianza di Firenze. Mi spinge a questa richiesta uno stato fisico e d'animo di consunzione, prostrazione e disperazione, di cui riassumero' ora le manifestazioni morbose piu' evidenti, e che ormai mi fa sembrare un'avventura angosciosa ogni giorno e ogni notte - soprattutto ogni notte - della mia esistenza. Non passa giorno senza che il mio corpo soffra di mancamenti, collassi, perdita di respiro. Non passa notte senza che io stenti penosamente a prendere sonno, spaventato dall'idea di non risvegliarmi piu' e non vedere piu' i miei figli. Quando mi addormento, mi risveglio improvvisamente pieno di sudore e di panico, col cuore che mi batte e il respiro che manca. Negli ultimi giorni sono sottoposto ad una terapia di fleboclisi. Nonostante questo, le precipitazioni nell'abisso della debolezza e della disperazione non si diradano. Domenica mi e' stata misurata la pressione sanguigna a 40, e sono stato tenuto con la testa in basso e i piedi in alto nell'infermeria. Benche' mi sforzi da tempo di nutrirmi con regolarita' e abbondanza, perche' voglio sopravvivere, tanto piu' dopo aver respirato finalmente di nuovo, grazie ad un breve permesso, l'aria del mondo e la vicinanza dei miei cari figli, il mio peso corporeo e' sceso fino a 46 kg. L'altro giorno, di fronte a visitatori parlamentari, mi e' stato chiesto da amici detenuti di togliere la maglietta: ho visto il turbamento e forse il raccapriccio nei loro occhi. Le mie cartelle cliniche devono registrare le patologie che mi hanno portato al ricovero nei centri clinici di Opera e di Pisa, cosi' come negli ospedali civili milanesi di Fatebenefratelli e Maggiore. Sono stato operato all'intestino; ho un enfisema diffuso; il dimagrimento involontario e' vicino all'irreversibilita', ammesso che non l'abbia superata. Qualunque degenerazione organica abbia investito il mio corpo, io so che non riesco a resistere, per quanti sforzi mi imponga, alla detenzione. So che una istanza di questo genere non puo' prendere in conto argomenti processuali, ma e' un fatto che io non so farmi ragione delle pene severissime che mi sono state inflitte in un modo che sento errato. Per aver riprodotto, senza intenti di falsificazione, ma come copie evidenti, vecchie monete in ottone, ho accumulato: 3 anni e 6 mesi scontati in Francia; 6 anni (per lo stesso reato) dal tribunale di Milano; 3 anni di revoca di condoni risalenti agli anni '70. Mi sono altresi' procurato una condanna a 3 anni e 2 mesi per una ricettazione non commessa, che accettai di addebitarmi - con un malaugurato consiglio di un difensore - per liberare mia moglie che per quel sospetto di ricettazione era stata posta agli arresti domiciliari: e in quella tormentosa condizione, donna incensurata, e dopo 22 anni di matrimonio, mori' di embolia polmonare. Questa e' stata la mia vita, che ora sento fragile come un filo. Mentre subivo simili condanne, altre autorita' competenti e altri magistrati accertavano la mia buona fede. Il laboratorio per il quale subii l'accusa di ricettazione non solo non era una zecca clandestina, ma un laboratorio in cui riproducevo medaglie e vecchie monete, vendute a prezzi incompatibili con ogni intenzione falsaria, con regolari bolle di accompagnamento e relative fatture, con relativi permessi comunali, partita IVA e tasse pagate. Tre mesi di intercettazioni telefoniche mostravano che non avevo mai falsato prodotti ne' conseguito illeciti guadagni. Per piu' di dieci anni ho lavorato autorizzato dal giudice dott.ssa Elena Riva Crugnola, sotto il controllo periodico della Polizia di Stato. Mi furono riconosciuti i requisiti morali adeguati a esercitare la patria potesta' su una bambina restata orfana, e accolta nella mia casa. Non sono un delinquente, e lo sgabuzzino in cui lavoravo anche 12 ore al giorno era destinato nei miei pensieri a preparare un avvenire sano e ordinato per i miei figli. Quei figli che oggi, col loro affetto e il loro onesto lavoro, sono la sola ragione che mi lega alla vita, e che gia' hanno subito un dolore e una pena cosi' tremenda con la perdita della loro madre. Ho voluto ricordare queste cose, perche' io stesso le ricordo tutte di nuovo ogni giorno, e mi pare di cadere in fondo a un pozzo senza risalita. La prigione e' terribile per tutti, ma diventa fatale quando non si puo' rassegnarsi al modo in cui ci si trova. Io mi rivolgo alla vostra umanita' perche' mi accordiate una sospensione della pena, poiche' sento che non usciro' vivo da questo posto. Sento che non c'e', non diro' risanamento, ma neanche sollievo possibile per me, se non in una sospensione di questa consumazione del corpo e di questa angoscia del cuore. Con osservanza. Davide Coen" -: se sia a conoscenza delle drammatiche condizioni del detenuto Davide Coen nella casa circondariale di Pisa; quali iniziative di informazione e sollecitazione intenda assumere, nel pieno rispetto della competenza della magistratura di sorveglianza di Firenze, perche' il caso del detenuto Davide Coen possa essere affrontato prima che si verifichino tragiche conseguenze. (3-01454)
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BOATO MARCO (MISTO)