INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00906 presentata da MATACENA AMEDEO GENNARO RANIERO (FORZA ITALIA) in data 19970318

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Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri di grazia e giustizia e dell'interno. - Per sapere - premesso che: il "superpentito" Giacomo Ubaldo Lauro e' stato arrestato dai carabinieri di Roma perche' sarebbe rimasto coinvolto in un giro di truffe (o forse altro...); Giacomo Ubaldo Lauro, l'onniscente presunto boss che ha "raccontato" venticinque anni di 'ndrangheta ed omicidi a Reggio Calabria, facendo arrestare, con le sue "rivelazioni", centinaia di persone, ha iniziato la sua "folgorante" carriera di collaboratore nella primavera del 1992, quando venne arrestato in Olanda; per i servizi resi, il servizio centrale di protezione gli ha concesso una liquidazione miliardaria, nonostante, da piu' parti, venisse avanzato il sospetto che anche da pentito avesse continuato nelle sue attivita' illecite, cosi' come risulta da ben nove informative inviate dalla Guardia di finanza di Catanzaro alla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria per reati consumati dal dicembre 1992 al 1994; in piu' interrogazioni era stata evidenziata l'inaffidabilita' del Lauro; in particolare: a) nel processo a carico dell'ex presidente della corte d'assise di Reggio Calabria, dottor Giacomo Foti, presso il tribunale di Messina, nell'udienza di giovedi' 28 novembre 1996, il capitano dei carabinieri Sergio Larelli, della Dia di Catania, delegata dalla procura di Messina ad eseguire accertamenti per acquisire eventuali riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, soprattutto Lauro e Serpa, nel controesame da parte dei difensori demoliva, in modo puntuale e preciso, le accuse dei pentiti (interrogazione n. 4-05954 del 9 dicembre 1996); b) il procuratore generale della Cassazione, in occasione della relazione alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura in sede di revoca delle misure disciplinari comminate al dottor Foti, mettendo in discussione l'operato dei magistrati di Reggio Calabria e di Messina, "ormai avviluppati nelle "tragedie" dei pentiti", affermava, tra l'altro: "in fatto e' stato eluso, nelle dichiarazioni rese dai collaboratori Serpa e Lauro, il problema della loro affidabilita' in relazione alla sussistenza di validi moventi calunniosi: i due collaboratori, infatti, per provvedimenti adottati in loro danno dal dottor Foti, ben potevano essere animati da risentimento nei suoi confronti" (interrogazione n. 4-02699 del 31 luglio 1996); c) l'utenza telefonica 06/88641825, intestata a Giuseppe Rampa, via Conca d'Oro 15, Roma, e' stata in uso, sin dai primi mesi del 1993, a Giacomo Ubaldo Lauro; tale utenza, con provvedimento n. 106/93, e' stata sottoposta ad indagini tecniche. Dal contenuto delle predette intercettazioni telefoniche successive al 6 aprile 1993 (successive, quindi, al pentimento, avvenuto nella primavera del 1992) si ricava che Lauro aveva l'uso pieno ed autonomo dell'utenza telefonica; non aveva alcun filtro nelle telefonate da parte del personale della Dia e/o dell'ufficio protezione addetto alla vigilanza; l'utenza telefonica veniva utilizzata non soltanto dai familiari del Lauro, ma anche dal fratello Bruno, dedito al traffico internazionale di stupefacenti; l'abitazione del Lauro non era soggetta ad alcun controllo atteso che lo stesso poteva, indisturbato, ospitare nella sua abitazione la signora Olga Luz Carrillo Mindiola, compagna del trafficante colombiano di droga, nei giorni in cui lo stesso era impegnato nello sbarco di un quantitativo di cocaina al porto di Ravenna (interrogazioni nn. 4-14132 del 28 settembre 1995, 4-01101 del 19 giugno 1996, 3-00664 del 29 gennaio 1997); era stato denunciato come il Lauro si incontrasse spesso con altri pentiti della 'ndrangheta calabrese. Per tutte: 1) il collaborante Giuseppe Scriva, nel verbale d'interrogatorio del 2 agosto 1995, reso davanti al pubblico ministero dottor Gaetano Cau, testualmente affermava: "So che il Lauro in diverse occasioni ha fatto proprie informazioni avute dal collaboratore Barreca"; 2) lo stesso Scriva, dinanzi al tribunale di Messina, nel corso del processo al giudice Foti, all'udienza del 27 novembre 1996, dichiarava di incontri tra Lauro, Scopelliti e Raso i quali avevano "concordato cio' che dovevano dichiarare"; 3) sempre nel corso del processo Foti, all'udienza del 27 novembre 1996, il collaboratore Annunziato Raso dichiarava, tra l'altro, che l'ufficio protezione sembrava "un ufficio di collocamento dove i pentiti si incontravano spesso fra loro" e di essersi incontrato, oltre che con Scriva, con Lauro, Barreca e Scopelliti; tra l'altro, era stato chiesto: a) di accertare se non fosse stato eluso scientificamente il problema dell'affidabilita' dei pentiti Lauro...; b) di verificare se, nell'eccessiva fiducia riposta nei professionisti del "pentimento ad orologeria", non vi fosse il preciso disegno di disporre, sempre e comunque, di collaboratori per ogni inchiesta (interrogazione: n. 4-05954 del 9 dicembre 1996); a Giacomo Ubaldo Lauro, dominus di tutti i processi di mafia dell'ultimo quinquennio, nonostante l'abnorme evidenza dei fatti, e' stata acriticamente accordata credibilita', clemenza e... riconoscenza; lo stesso Ministro di grazia e giustizia, in data 20 febbraio 1997, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-01101, sottovalutava la portata dei precedenti penali del Lauro, dai quali si evidenzia la capacita' delinquenziale dello stesso, giustificando, ad avviso dell'interrogante, per esempio, come "fatti antecedenti all'avvio della sua collaborazione" (primavera 1992) quelli relativi al traffico internazionale di droga (successivi al 6 aprile 1993, vedasi interrogazione n. 3-00664 del 29 gennaio 1997); l'interrogante ritiene al riguardo urgente attivare le procedure necessarie per avviare un'inchiesta parlamentare al fine di fare chiarezza sulla gestione dei pentiti -: se non si ritenga opportuno ed urgente avviare, su quanto teste' esposto, una rigorosa indagine governativa per accertare responsabilita' ed eventuali violazioni di legge; se non si ritenga utile ed indispensabile promuovere una scrupolosa inchiesta sui rapporti continui che i pentiti hanno avuto, al di fuori di ogni controllo, tra loro e con le autorita' investigative. (3-00906)
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