"20000531-" . "0"^^ . . . "BORGHEZIO MARIO (LEGA NORD PADANIA)" . "INTERPELLANZA" . . "Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri della difesa e della giustizia, per sapere - premesso che: i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale, recita l'articolo 18 della Costituzione, seguito dall'articolo 21 in cui si afferma: 'Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non puo' essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si puo' procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorita' giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili'; nel corso degli anni, la Corte costituzionale, chiamata ad esprimersi su eccezioni di costituzionalita' evidenziate dai vari Tribunali civili e militari, in diverse sentenze, ha enunciato il sacrosanto diritto dei singoli militari anche in forma collettiva, della libera manifestazione del proprio pensiero, nonche' della liberta' di associazionismo anche fra militari, ai quali e' stato imposto solo il preventivo assenso del Ministro della difesa, statuizione ultima non meglio specificata dal legislatore; in particolare nella sentenza n. 126 del 29 aprile 1985 la Consulta stabiliva che 'non ve' dubbio che la forma collettiva di manifestazione del pensiero sia garantita dall'articolo 21 costituzionale come essenziale alla liberta' di cui si tratta. Cio' in quanto la forma collettiva (e cosi' quella individuale in rappresentanza collettiva che in essa e' compressa) e' necessaria alfine di dare corpo e voce ai movimenti di opinione concernenti interessi superindividuali. D'altra parte la garanzia costituzionale si estende in linea di principio a ogni modalita' di esercizio della liberta' di manifestazione del pensiero, in relazione al particolare valore che questa riveste in ogni ordinamento democratico; ed ancora in materia di limiti alla libera manifestazione del pensiero l'Alta Corte si esprime: 'come per la configurabilita' del limite suindicato non sia sufficiente la critica anche aspra delle istituzioni, la prospettazione della necessita' di mutarle, la stessa contestazione dell'assetto politico sociale sul piano ideologico, ma occorra un incitamento all'azione, e cosi' di violenza contro l'ordine legalmente costituito, come tale idoneo a porre questo in pericolo. Al contrario e' da ritenere che la pacifica manifestazione del dissenso dei militari nei confronti dell'autorita' militare anche e soprattutto in forma collettiva per l'espressione di esigenze collettive attinenti alla disciplina ed al servizio non soltanto concorra alla garanzia di pretese fondate o astrattamente formulabili sulla base della normativa vigente e quindi all'attuazione di questa, ma promuova lo sviluppo in senso democratico dell'ordinamento delle Forze Armate e quindi concorra ad attuare i comandamenti della costituzione. Cio' non importa obliterare quelle particolari esigenze di coesione dei corpi militari che si esprimono nei valori della disciplina e della gerarchia, ma importa negare che tali valori si avvantaggino di un eccesso di tutela in danno delle liberta' fondamentali e della stessa democraticita' dell'ordinamento delle Forze Armate'; l'articolo 9 della legge di principio sulla Disciplina Militare (382/78) stabilisce testualmente 'i militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare e di servizio (non facilmente individuabili) per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione. Essi (i militari) inoltre possono trattenere presso di se' nei luoghi di servizio, qualsiasi libro, giornale o altra pubblicazione periodica'; nella Sentenza n. 19 del 24 gennaio 1985, il Consiglio di Stato Sezione IV testualmente affermava ai sensi dell'articolo 9 della legge 11 luglio 1978 n. 382, ai militari e' consentito intervenire in pubbliche assemblee e prendere parte alla discussione sugli argomenti che ne formano oggetto, facendo riferimento, senza che sia necessaria la previa autorizzazione, pure a questioni attinenti al servizio sempre che queste non abbiano natura riservata. L'amministrazione ove ritenga la violazione di detta norma da parte del militare, e' tenuta a contestargli esplicitamente il carattere riservato dell'argomento trattato e a motivare puntualmente l'eventuale provvedimento disciplinare in relazione a tale elemento; la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Funzione Pubblica n. 6/1997 del 18 luglio 1997 stabiliva sulle incompatibilita' dei dipendenti pubblici in materia di attivita' extra-professionali che: 'la partecipazione a convegni e la pubblicazione di propri scritti non necessitano di autorizzazione quando sono gratuite'; in relazione ai suddetti principi, libere Associazioni Nazionali a carattere culturale, sociale e assistenziale, quali l'Unac (Unione Nazionale Arma Carabinieri), gia' conosciute dall'Amministrazione Militare, pubblicano tra l'altro un proprio organo informativo mensile denominato la 'Rivista dell'Arma', regolarmente registrato a termini di legge al Tribunale competente ed al garante per l'editoria. In tale pubblicazione i militari unitamente a liberi cittadini, esprimono il proprio libero pensiero su argomentazioni sociali legate alla sicurezza ed al malessere esistente nelle Forze di Polizia anche ad ordinamento Militare, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica su tali problematiche che si ripercuotono in termini negativi sull'operativita' dei singoli e sulla sicurezza dei cittadini sempre piu' oppressa da una criminalita' dilagante; risulta che recentemente vertici dell'Arma dei Carabinieri, hanno sanzionato disciplinarmente militari dell'Arma per aver esternato il proprio pensiero su tale Rivista e sui quotidiani nazionali e locali; in particolare un Maresciallo dell'Arma di Perugia, e' stato 'diffidato' di licenziamento dal Corpo ad opera del proprio Comandante di Reparto (Generale dei Carabinieri) se non si fosse subito dimesso sia dall'Associazione Unac che dal comitato di redazione della stessa Rivista; inoltre il Segretario Generale dell'Unac Maresciallo CC. Antonio Savino, Direttore Editoriale della Rivista, unitamente ad altri militari dell'Arma, sono oggetto di sanzioni disciplinari per aver partecipato a Convegni Nazionali in veste privata di Segretari del sodalizio, e per aver esternato il proprio pensiero su problemi a carattere generale non certamente vietati dall'Amministrazione Militare; recentemente inoltre, lo stesso Maresciallo unitamente ad altri commilitoni tutti appartenenti all'Unac, risultano indagati dalla Procura presso il Tribunale Militare di Torino circa una contestata presunta 'diffamazione a mezzo stampa' avverso l'Arma dei Carabinieri (identificata nella fattispecie solo nella persona di Ufficiali e Dirigenti chiamati in causa, dimenticando che gli stessi Marescialli, Brigadieri e Carabinieri dell'Unac sono altresi' parte integrante dell'istituzione di polizia) oltre ad una presunta contestata 'attivita' sediziosa', e tanto per il solo motivo di aver 'esternato il proprio pensiero pubblicamente', con dati di fatto circa il malessere e le problematiche esistenti ambito Istituzione, che vanta tra l'altro circa 20 casi all'anno di suicidi di Carabinieri, senza peraltro con tale attivita' giornalistica ed associativa, esternare alcuna palese intenzione di offendere l'onore ed il prestigio di alcuno se non che rappresentare la pacifica manifestazione del proprio pensiero; tenuto conto che il reato di attivita' sediziosa cosi' come enunciato dalla Corte costituzionale nella stessa sentenza n. 126 viene enucleato per i militari solo nei casi in cui con piena volonta' si inducono altri militari ad atti di violenza, o di rivolta o ammutinamento, circostanze che certamente non appaiono dal carattere culturale, assistenziale, ricreativo, sociale, della Rivista dell'Arma edita dall'Unac, e da tutta l'attivita' associativa di detto sodalizio, che si avvale tra l'altro della collaborazione di avvocati, medici, psicologi ed esperti in medicina legale e del lavoro; appare alquanto anomalo che detto reato venga contestato solo ora a militari dell'Arma che hanno esternato pubblicamente il proprio pensiero da svariati anni, per apportare quell'aiuto all'Istituzione stessa circa le finalita' enunciate dall'articolo 52 della Costituzione secondo il quale l'ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica; cio' appare singolare che accada subito dopo che, detti militari dell'Unac, con un'azione senza precedenti, hanno reso pubblico un 'particolare' documento che ha creato sconcerto nell'opinione pubblica (dossier Pappalardo) che da tempo girava in maniera 'inquietante' per le Caserme dell'Arma, senza che nessuno ne parlasse, e con cio' pur 'inimicandosi', (tali associati Unac) la considerazione dei vertici militari, hanno dimostrato certamente un alto senso del dovere ed alto spirito democratico, tenuto conto che gli stessi Carabinieri hanno evidenziato con denunce alla Magistratura recentemente, anomalie e disfunzioni anche gravi ambito Arma Carabinieri; che tutte le suddette azioni disciplinari e penali pur nella libera discrezione procedimentale giudiziaria ed amministrativa, possono apparire non sorrette da principi democratici ma piuttosto con finalita' di 'bloccare' o 'ostacolare' la crescita di tale Associazione che invece nutre profonda adesione ambito Istituzione militare di Polizia ed Organismi civili in generale; ad avviso dell'interrogante sarebbe opportuno che si valutasse seriamente la possibilita' di nominare una commissione parlamentare d'inchiesta che possa interpellare in forma anonima i singoli militari dell'Arma nelle caserme italiane, affinche' si accerti la 'vera' realta' esistente ambito Istituzione militare di Polizia (fenomeni di mobbing, persecuzioni, abusi, illeciti) ed i 'veri' disagi cui sono sottoposti i militari dei gradi inferiori che costituiscono la maggioranza nell'Arma; premesso quanto sopra, tenuto conto dei principi costituzionali enunciati che non possono essere negati ai militari dell'Arma, cittadini italiani non certo di serie 'B' -: se il Governo non intenda: a) approntare ogni iniziativa pubblica in merito affinche' cessino immediatamente tali azioni disciplinari contro i Carabinieri dell'Unac, 'rei' di aver pubblicamente manifestato il proprio pensiero, in linea con i principi Costituzionali, azione disciplinare che ne mette, (a livello singolo ed associativo) in grave pericolo la propria sicurezza professionale e serenita' familiare, che a livello collettivo incide negativamente sull'operativita' per la sicurezza dei cittadini; b) approntare ogni azione di controllo affinche' si accerti se tali azioni cui sono vittime gli stessi carabinieri dell'Unac e che certamente si ripercuotono negativamente sull'immagine di una libera associazione culturale, sono oggetto 'di particolare' attenzione da parte dei Procuratori Militari, 'stimolati' dagli stessi vertici militari, Magistrati ai quali comunque sono state presentate diverse denunce per presunti abusi commessi da alti ufficiali a danno di subalterni, che pur in legittimo esercizio di inizio di azione penale, potrebbero trascurare di valutare elementi 'discriminanti' sul reato di 'attivita' sediziosa' e di 'diffamazione a mezzo stampa' prima dell'inizio dell'azione investigativa penale stessa, che, ultima, induce detti militari ad affrontare enormi spese giudiziarie ed enormi disagi familiari e professionali cosi' facendo il 'gioco' di chi vuole a tutti i costi 'osteggiare' l'Associazione Unac, messa altresi' a dura prova, tenuto conto che, invece, per i Dirigenti Militari denunciati, semmai saranno interpellati, usufruiscono comunque del patrocinio gratuito dell'Avvocatura dello Stato; c) valutare la possibilita' di emanazione di circolari a carattere Nazionale in cui si esortano tutti i Comandanti Militari a rispettare detti principi Costituzionali ed a desistere da un'attivita' in apparenza di carattere discrezionale amministrativa, ma in realta' altamente 'discriminante' di un'attivita' privata, al contrario di altre, le quali, non solo sono accettate dall'Amministrazione militare, ma pubblicizzate e divulgate ambito Reparti ad ogni livello, come avviene per le Riviste edite dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri (dove scrivono militari dell'Arma senza essere accusati di sedizione) e per le Associazioni cosiddette 'riconosciute' sempre ambito istituzione militare, con cio' operando una chiara e precisa disparita' di trattamento a proprio vantaggio; d) che si elenchino quali provvedimenti si intendono adottare affinche' detti attacchi ai principi Costituzionali abbiano a cessare. (2-02449)" . . "INTERPELLANZA 2/02449 presentata da BORGHEZIO MARIO (LEGA NORD PADANIA) in data 20000531" . . "2/02449" . . "2014-05-15T09:37:24Z"^^ . "INTERPELLANZA 2/02449 presentata da BORGHEZIO MARIO (LEGA NORD PADANIA) in data 20000531"^^ . .